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5.2 TRA LE DONNE

5.2.5 Perché si cerca di evitare il taglio cesareo

Da questa conversazione emergono diversi nuclei, innanzitutto la questione della stregoneria. L'idea è che uno stregone agisca in modo da bloccare la via da cui dovrebbe nascere il bambino, per cui sono costretti a ricorrere al taglio cesareo.

Poi vi è una motivazione religiosa (a livello locale la maggior parte della popolazione è cristiana cattolica, sebbene vi siano anche anglicani e musulmani):

Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo maritò sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà.» (Genesi 3,16 ed. C.E.I.)

O, come mi ha spiegato l'infermiera Rosa, «he said you'll bear by yourself by contraction but not operation». Quindi, se nella Bibbia non si parla di taglio cesareo perché venire operate? Potrebbe essere dovuto alla stregoneria.

Un'ulteriore motivazione per cui è preferibile il parto vaginale è il problema del lavoro: dopo il taglio cesareo le donne non riescono a riprendere immediatamente a lavorare. La politica dell'ospedale di Tosamaganga è un ricovero di 24 ore per le donne che hanno partorito mediante parto vaginale, e di 10 giorni, di cui i primi due allettate, per quelle che hanno avuto un taglio cesareo. A una donna essere sottratta ai suoi compiti domestici per così tanto tempo può creare delle complicazioni. Infatti non è insolito che alcune se ne vadano prima dello scadere del ricovero, e questo accade anche quando è il bambino a necessitare cure mediche. Per come è organizzato l'ospedale, il neonato non ha una cartella personale, le notizie sulla sua salute si riducono a un foglio inserito nella cartella della madre e le madri spesso hanno altri figli che le aspettano a casa, oppure – dato che l'ospedale non offre un servizio mensa – possono essere in difficoltà a procurarsi il cibo e preferiscono (o sono costrette) quindi tornare a casa.

osservare che, nel villaggio di Ipamba, spesso gli uomini (se non hanno un lavoro regolare) sono sfaccendati, riuniti in gruppetti a bere o conversare. Le donne invece, oltre ad un'attività di business o un lavoro salariato, si occupano della gestione domestica in ogni suo aspetto, dalle pulizie, al bucato (solitamente il sabato) alla raccolta della legna, all'acquisto e alla cottura dei cibi, almeno finché non hanno figli abbastanza grandi da poterle aiutare. Inoltre, quasi tutte le famiglie hanno un appezzamento di terra in cui coltivano principalmente mais, dai cui chicchi essiccati e macinati ricavano la farina per l'ugali, alimento basilare della dieta locale. Alle attività di coltivazione si dedicano tutti i membri della famiglia, allo sgranamento delle pannocchie tendenzialmente solo donne e bambini. Le donne quindi svolgono un ruolo di primaria importanza nell'economia domestica, e un'impossibilità a lavorare può creare grosse difficoltà.

Altro elemento che le donne del wanyfilo hanno richiamato, tra le risate un po' imbarazzate, è il fatto che spesso i mariti non sono contenti che la loro moglie partorisca mediante taglio cesareo. Sanno che una donna non può avere tanti cesarei (il numero massimo è due o tre) e, desiderando una prole numerosa, a volte decidono di divorziare da una donna già cesarizzata più di una volta.

Nel villaggio di Ipamba sono soprattutto le donne anziane ad avere un numero molto elevato di figli (ad esempio, mama Caterina ne ha undici), mentre le donne della generazione successiva tendenzialmente hanno da tre a cinque figli. Tuttavia, spostandosi nei villaggi più lontani dalla città, si nota come anche le donne di mezza età tendano ancora ad avere molti figli.

Un giorno ero presente mentre l'assistant medical officer visitava una donna in gravidanza (la visita consisteva in quel caso nel medico seduto ad una scrivania, la paziente accanto a lui, e lui che le rivolgeva una serie di domande per compilare la cartella della donna). Mi ha chiesto cosa si poteva fare, questa donna era alla nona gravidanza. La donna non osava nemmeno alzare gli occhi dal bordo della scrivania. Io ho domandato se non usasse metodi contraccettivi e il medico mi ha detto che il problema era proprio questo, il marito voleva avere tanti figli. Ho allora chiesto se anche lei voleva avere tanti figli ma a quanto pare il medico non le aveva ancora rivolto questa domanda. La risposta è stata comunque no, la donna non avrebbe voluto un altro figlio ma non era riuscita ad imporsi sul marito.

La questione dei metodi contraccettivi è piuttosto controversa. L'ospedale di Tosamaganga è diocesano, per cui l'infermiera Rosa mi ha spiegato che loro non possono prescrivere contraccettivi (si usa molto un'iniezione ormonale). Quindi, quando le donne si rivolgono alla RCH per questioni di family planning e vogliono un contraccettivo, viene loro consigliato di rivolgersi altrove, ad esempio nell'ospedale statale di Iringa (la città a 15 km dal villaggio di Ipamba e dall'ospedale di Tosamaganga). E analogamente per coloro, soprattutto studentesse alla prima gravidanza, che vorrebbero abortire.

Tuttavia molte donne rifiutano di utilizzare i contraccettivi ormonali, preoccupate per gli effetti collaterali sulla loro salute e fertilità, e comunque non sempre hanno il diritto di scegliere di non avere altre gravidanze. Il contraccettivo può essere percepito come una perdita di potere e controllo da parte dell'uomo sulla sessualità femminile. L'autorità e l'autonomia decisionale della donna è spesso molto limitata, soprattutto nelle zone rurali, in Tanzania come in altri paesi africani, come ha messo in evidenza Holten (2013). Ciò che a volte accade, quando una donna si trova ad aspettare un figlio senza volerlo, sono pratiche di aborto non assistito che spesso hanno risvolti molto pericolosi per la donna.

Infine, un altro fattore per cui è preferibile evitare il taglio cesareo, è il fatto che la donna può morire durante o dopo l'operazione. E questa è l'ultima delle motivazioni che è emersa. Altre donne con cui ho parlato dei motivi per cui il taglio cesareo può essere pericoloso mi hanno accennato a possibili black-out elettrici durante l'operazione, o del fatto che il dottore sia lontano e non venga in tempo per operare. Una donna mi ha detto che il cesareo è pericoloso per le donne grasse (lei era è piuttosto voluminosa), ma non ha saputo spiegarmi perché. L'incompetenza medica o possibili infezioni o emorragie non sono considerati fattori di rischio.