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LA GUIDA BLU TOSCANA

PIAZZA DEL DUOMO

Piazza del Duomo, o Campo dei Miracoli (mappa Pisa ovest, 2), è una delle vedute più famose d’Italia, con i suoi monumenti di marmo chiaro disposti secondo una collocazione razionale e spaziosa, messi magnificamente in risalto dai prati verdi che li separano. È sempre animata dai turisti, anche nel cuore dell’inverno: tutto in questa piazza è organizzato proprio in funzione dell’economia turistica, tanto che le eccessive bancarelle di souvenir contribuiscono a creare un’atmosfera un po’ pacchiana. Sono comunque presenti circa 50 custodi in uniforme e guardie cortesi che cercano di assicurarsi che

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l’enorme quantità di turisti che arriva qui ogni giorno dell’anno si comporti in maniera corretta, e l’ingresso ai vari monumenti è di solito organizzato in maniera eccellente.

Le splendide costruzioni in stile romanico del duomo, del battistero e del campanile (o ‘Torre Pendente’, come viene sempre chiamato) sono circondate a nord dal Camposanto e da una cinta muraria merlata in uno scenario quasi rurale, e a differenza della maggior parte delle cattedrali italiane non rappresentano il fulcro della vita cittadina. Gli edifici vennero costruiti tra l’XI e il XII secolo, quando Pisa era una delle grandi repubbliche marinare. Tra il XIII e il XIV secolo Nicola Pisano e il figlio Giovanni decorarono l’interno e l’esterno del duomo e del battistero con delle sculture eccezionali.

IL DUOMO

Il duomo è uno degli edifici in stile romanico più celebrati d’Italia, ed è il prototipo dello stile architettonico romanico pisano, di impronta classicistica. I lavori vennero avviati da un certo Buscheto nel 1063, e furono poi portati avanti da Rainaldo nel secolo successivo (entrambi gli architetti sono conosciuti soltanto per i lavori su questo edificio). L’impatto visivo è intensificato dall’ampia pavimentazione marmorea sul quale poggia. Interni ed esterni sono ricoperti di marmo bianco e nero, che esternamente è stato sfumato delicatamente con delle tonalità grigie e ruggine. Ci sono quattro ordini di colonne con gallerie aperte, poste al di sopra di sette alti archi ciechi. La tomba di Buscheto si trova sotto l’ultimo arco a sinistra. L’ingresso avviene normalmente dalla Porta di San Ranieri, che conduce al transetto sud. Bonanno da Pisa realizzò un superbo insieme di porte bronzee nel 1180, che vennero ricollocate qui nel 2007, dopo esser state restuarate. All’esterno della porta, sul bordo del pavimento a sinistra, è presente una copia (realizzata nel 1930, mentre l’originale si trova nel Camposanto) di un bellissimo vaso greco (II-I secolo a.C.), con ninfe e satiri danzanti e scene dionisiache scolpite in bassorilievo,

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un’opera superba che è stata attentamente studiata dagli scultori del Rinascimento.

L’imponente interno, a pianta cruciforme, ha dei transetti eccezionalmente profondi: venne danneggiato da un grave incendio nel 1595, e i restauri effettuati alcuni anni dopo fanno apparire questo edificio meno antico di quanto si potrebbe credere dall’esterno. I numeri si riferiscono alla pianta.

Transetto sud: nascosta in un angolo del transetto si trova la tomba di Enrico VII di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero (1), un sovrano molto ammirato da Dante, che lo menzionò nel suo Paradiso. Morì di malaria nel 1313. La tomba è opera di Tino di Camaino (1315), decorata con una raffinata effigie (parzialmente riassemblata dopo i danni causati dall’incendio del 1595; altre statue si trovano nel Museo dell’Opera del Duomo). La Cappella Ranieri (2) è dedicata a Ranieri (1117-60), il santo patrono di Pisa. Proveniente da una famiglia benestante, rinunciò alle ricchezze e divenne pellegrino nella Terra Santa, compiendo miracoli sulla via del ritorno. La cappella in suo onore presenta delle sculture risalenti al XVII secolo realizzate da Francesco Mosca, e uno scrigno bronzeo di Giovanni Battista Foggini, in cui sono conservate le spoglie del santo. A destra della Cappella Ranieri si trova un altare (3) realizzato dallo scultore pietrasantino Stagio Stagi, con una Madonna con Bambino in

trono e santi di Perin del Vaga e Giovanni Antonio Sogliani. Sul muro opposto

è presente un altro altare (4), con una statua di San Biagio soprastante una placca priva di iscrizione. Nella lunetta si trova una Madonna col Bambino, opera di Pandolfo Fancelli: fu dopo la sua morte che Stagi si occupò del progetto di scolpire nuovi altari di marmo per l’intero duomo.

Coro: all’entrata del coro si trovano due candelabri in bronzo con angeli del Giambologna, che, insieme ai suoi assistenti, realizzò anche le altre sculture bronzee (meno facili da individuare) presenti nel santuario, incluso il crocifisso sull’altare maggiore, l’opera di gran lunga migliore del maestro all’interno della chiesa. Sui pilastri, all’interno di cornici riccamente decorate, si trovano una

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deliziosa Sant’Agnese (a destra) (5) di Andrea del Sarto, e una Madonna (a sinistra) (6) dell’assai meno noto assistente Giovanni Antonio Sogliani. Andrea ha realizzato anche i dipinti di santi sui muri retrostanti la cantoria. Al centro della facciata esterna dell’arco di trionfo (7) si trova un grande affresco della

Madonna col Bambino, risalente al XIV secolo e attribuito al Maestro di San

Torpè. Un nuovo altare e un nuovo pulpito dell’artista contemporaneo Giuliano Vangi sono stati installati qui nel 2001, sollevando molte critiche per la loro incongruità con il resto dell’architettura.

Abside: l’enorme mosaico del Cristo in trono tra la Vergine e san Giovanni è una bellissima opera risalente al XIII secolo, tranne che per la figura di San Giovanni, che venne invece realizzata nel 1302 e fu l’ultima opera del grande artista Cimabue. Le pitture presenti nell’abside, che si possono vedere solo da lontano, includono la Discesa dalla Croce (1540) e il Sacrificio di Abramo (1540) di Sodoma, e altre opere del Beccafumi. A sinistra del presbiterio si trova un dipinto della Madonna (8) risalente al XIII secolo e molto caro ai pisani, e, secondo la tradizione, divenuto oggetto di culto nei momenti di difficoltà a partire dal 1225.

Transetto nord: il ciborio in bronzo e argento nella Cappella del Sacramento è un’opera di Giovanni Battista Foggini (1685), mentre le sculture sono di Chiarissimo Fancelli (1625) e Francesco Mosca (ca. 1563). Nell’arco soprastante si trova un mosaico dell’Annunciazione variamente attribuito a Gaddo Gaddi e Simone Martini. Sul muro a destra è presente il monumento funebre all’Arcivescovo d’Elci (10), realizzato da Giovanni Battista Vaccà, uno scultore di Carrara (1742). Sul muro a sinistra è presente un altare intagliato da Stagio Stagi, con un Miracolo di Cristo di Aurelio Lomi (11).

Navata centrale: sessantotto alte colonne fiancheggiano le navate laterali, con capitelli di impronta classicistica realizzati nel XII secolo. La grande lampada di bronzo che pende vicino al pulpito, che si suppone suggerì a Galileo

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il principio del pendolo, venne in realtà realizzata da Battista Lorenzi nel 1587, sei anni dopo la scoperta della legge da parte di Galileo. Alcune delle piccole finestre in vetro colorato vengono attribuite al pittore del XV secolo Alesso Baldovinetti. Il lucernario è decorato con degli eleganti intarsi marmorei geometrici negli archi, sopra i quali un muro di marmo a semplici strisce bianche e grigie, perforato da piccole finestre con vetri trasparenti, si estende in alto fino al magnifico soffitto dorato a cassettoni, rimodellato dopo l’incendio.

Il pulpito egregiamente scolpito (12) da Giovanni Pisano (1302-11, probabilmente con l’aiuto di Tino di Camaino) è un capolavoro della scultura gotica. Riprende in linea di massima il progetto del pulpito realizzato dal padre Nicola nel battistero, sebbene siano qui presenti differenze significative. Ha una pianta ottagonale (il pulpito del battistero ha invece una pianta esagonale) ed è supportato da nove colonne, di cui alcune poggiano su basi piane, altre sono state scolpite in cariatidi, altre ancora infine poggiano su dei leoni (uno che cattura un cavallo, l’altro che cattura un cervo). L’essere carnivoro che balza sulla sua preda era un motivo ricorrente nell’architettura romanica, usato per simboleggiare la vittoria del cristianesimo sul paganesimo. Al di sopra delle colonne, gli archi trilobati gotici del battistero hanno lasciato spazio ad architravi elaborati, con statue di sibille, profeti ed evangelisti nelle vele. I pannelli a rilievo sulla cima sono di forma delicatamente convessa, e sono stati scolpiti con scene dalla vita di Cristo.

Navata nord: appesa tra gli altari si trova una lunga serie di dipinti del XVIII secolo (tutti etichettati). La lunetta del quarto altare presenta un bassorilievo del XVI secolo con la Madonna che appare a San Ranieri (1592) di Battista Lorenzi (13). Il terzo altare contiene un Dio Padre e Santi di Ventura Salimbeni (14), il secondo un Spirito Santo e Martiri di Passignano (15), e sul primo altare si trova un Cristo sulla croce e Santi di Giovanni Battista Paggi (16).

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Navata sud: il primo altare (17) presenta una Madonna con Santi di Cristofano Allori (1610, probabilmente terminato da Zanobi Rosi nel 1626). Il secondo altare (18) contiene una Disputa del sacramento di Francesco Vanni (una delle figure a sinistra è attribuita a Annibale Carracci). La Madonna delle

Grazie (19) è la pala d’altare più interessante di tutta la chiesa. È un’opera di

Andrea del Sarto e Giovanni Antonio Sogliani, che hanno realizzato anche altre Madonne nel transetto a sud e nel coro (vedere sopra). Sul quarto altare (20) è presente una lunetta scolpita con Dio il Padre di Bartolomeo Ammannati. Tra gli altari, come nella navata nord, è presente una lunga serie di tele del XVII e XVIII secolo (tutte etichettate).