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Piera Condulmer

Nel documento Cronache Economiche. N.011-012 Anno 1976 (pagine 100-104)

Non è il caso di designare il turismo col ter-mine di fenomeno, come se fosse un accadimento eccezionale, ma piuttosto riconoscerlo come un fatto che s'inserisce negli aspetti sociali ed econo-mici di un paese, con una accentuazione oggi particolare, che investe tutto il complesso della vita politica e diviene importante voce di com-pensazione nei bilanci. Perciò captare, drenare il turismo del maggior numero di paesi, è divenuta un'ansia incoercibile, come panacea per tutti i lai economici.

Viceversa è una esplosione che deve essere attentamente controllata e programmata, altri-menti crea a sua volta squilibri e danni irreversi-bili, come avviene per ogni fenomeno di massa. Questi pericoli sia dal punto di vista ecologico, sia per la facile illusione del puro profitto, sono già stati oggetto di studio di molti convegni na-zionali e internana-zionali sul turismo. D'altra parte le migliorate condizioni economiche della massa lavorativa, il prolungarsi delle ferie pagate, la velocità dei mezzi di comunicazione, il maggior tempo libero, rendono la circolazione umana sem-pre più inarrestabile. Sono perciò problemi di crescita che bisogna affrontare, a risolvere i quali non basta possedere la materia prima delle bel-lezze naturali e artistiche; anch'esse possono es-sere degradate se non sono protette, difese, soste-nute; mari, laghi, fiumi, boschi, musei, città d'ar-te, da difendere da deturpatori e da speculatori; visioni irripetibili di monti annullate da urlanti grattacieli, aspetti di culture arcaiche sopraffatte da impianti irridenti; oppure possono essere beni non fruiti per una male intesa uguaglianza di diritti, che ignora la concatenazione sociale di ogni atti-vità, portando spesso alla conseguenza che capitali artistici rimangano inerti e chiusi nei maggiori momenti di flusso di forestieri. La illogica

disloca-zione delle vacanze ammassate nello spazio di due mesi, costringe a predisporre attrezzature affette da gigantismo per dare ricetto ai compratori di vacanze, per poi lasciarli inutilizzati per il 6 5 % , cioè per il resto dell'anno. Nel breve periodo di ferie tutte le infrastrutture dei paesi non predi-sposti a simile invasione, subiscono una usura che le porta rapidamente ad essere inservibili, con grave danno dei comuni. Altra e non ultima con-seguenza della disarmonica distribuzione dei frui-tori di vacanze, è la precarietà del lavoro di molti addetti, il che non giova a stabilizzare la popola-zione in loco, né a scegliere la carriera di addetti alle attività turistiche alberghiere; pensiamo poi agli squilibrii dei prezzi delle derrate e degli affìtti.

Tutti questi aspetti negativi del turismo di massa, che abitualmente non vengono considerati, o vengono sottovalutati, sono quelli che nel 1959 hanno fatto sentire la necessità della costituzione di un Ministero del turismo, cui facessero capo e l ' E N I T e l'EPT e le varie Pro Loco. Ma ciò a cui non si è guardato con sufficiente solerzia è la formazione di una competenza specifica sui pro-blemi del turismo, da parte degli elementi pre-posti a tale settore, a tutti i livelli, da quelli diri-genziali a quelli esecutivi, facendo come al solito assegnamento sulla capacità di arrangiarsi degli italiani, mentre ora il turismo per la vastità e va-rietà dei problemi che implica, deve essere con-siderato attività di alta specializzazione, cui si ac-ceda con un curriculum di studi universitari spe-cifici per i quadri dirigenti.

Il congresso di Firenze del 1976 ha messo in luce come causa, o concausa, della flessione tu-ristica italiana rispetto, per esempio, al turismo greco, spagnolo, jugoslavo, di recente sviluppo, e la resistenza allo spirito associativo, e

rela-tiva frantumazione delle varie organizzazioni in 13.000 imprese alberghiere e in altri 250.000 pub-blici esercizi, e migliaia di agenzie di viaggio, aziende di trasporto ecc. Un complesso cioè di 300.000 imprenditori piccoli e grandi, che coin-volge un milione e mezzo di addetti. Individua-lismo che espone i nostri operatori, spesso im-preparati tecnicamente, a dover competere con operatori stranieri agguerriti, nel drenare turismo nell'Europa centrale, che offrono vacanze a costo minore e con garanzia di maggior stabilità. Causa di flessione è ritenuta anche la poca preparazione in generale degli addetti. Il turismo è un fatto storico che investe tutte le componenti sociali, ideologiche, economiche, politiche, e ora impone che le soluzioni ai suoi problemi non possano più essere affidate all'iniziativa privata, ma debbano rispondere ad una pianificazione con criteri di pubblicizzazione, senza vincoli o condizionamenti ad un passato improvvisato, dilettantistico, eroico talvolta.

Ogni conquista civile impone una nuova pro-blematica, e la promozione turistica è divenuta oggi operazione di cultura, di tecnica e di abilità professionale, che richiede preparazione specifica; perciò un corso di Diritto del turismo potrebbe essere oggetto di insegnamento universitario, men-tre altri pomen-trebbero riguardare l'Economia del tu-rismo, la Tecnica commerciale del mercato delle vacanze. Materie che hanno attinenza con il piano di studio del corso di Economia e Commercio e di Scienze Politiche. Se forse è eccessiva la pro-posta avanzata dall'Università di Perugia, di tutto un corso di laurea, l'istituzione di corsi biennali caratterizzanti, sarebbe più che utile, necessaria. Vi sono università che si sono già messe su questa via: Cà Foscari a Venezia fin dal 1960 ha istituito un corso di Economia del turismo; l'università di Bologna svolge un corso di Diritto amministrativo e di Legislazione turistica; alla Bocconi di Milano si svolge un corso semestrale di perfezionamento e aggiornamento per funzio-nari di enti pubblici e aziende private con il con-corso della Regione Lombardia. Non è gran che, in quanto dalla università non si sfornano quegli elementi che andranno a coprire il ruolo di inse-gnanti nelle scuole tecnico-professionali del tu-rismo, di materie specifiche. Mentre l'università dovrebbe promuovere corsi, seminari, incontri, ri-cerche, pubblicazioni, tali da formare una lette-ratura scientifica aggiornata e propulsiva, antici-patrice delle sempre nuove e più importanti

im-plicazioni sociali ed economiche del turismo. La cultura perciò, anche generale, rappresenta l'im-prescindibile fattore trainante della evoluzione di qualsiasi società e attività, perché essa è ricerca in ogni campo, è arricchimento, è apertura con-tinua verso sempre nuove prospettive.

E questa cultura è molto carente, con tutte le conseguenze che si risentono di questo stato di cose; una breve indagine statistica sulla fine di giovani diplomati o maturati, specie a livello me-dio elevato, a distanza di due anni, indica che l ' 8 0 % di essi ha abbandonato tale carriera; e le interpretazioni di questa constatazione sono mol-teplici.

C'è il problema della occupazione solo stagio-nale che scoraggia: ma sarebbe proprio uno dei compiti questo, da far risolvere ai quadri diri-genti, con inventiva, con capacità di far sprigiona-re idee originali, fantasia, nell'inventasprigiona-re modi e mezzi per ovviare la stagionalità o quanto meno ridurla al minimo, valorizzando al massimo ele-menti ambientali locali, non ancora sufficiente-mente reclamizzati. Con il passaggio delle com-petenze turistiche alla Regione, molte cose do-vrebbero essere modificate, con una più rapida coordinazione dei diversi assessorati; ma per una promozione proiettiva è necessario un aggiorna-mento tecnico dei quadri, e la qualificazione e riqualificazione di essi per essere strumenti e fat-tori operativi efficienti, per svolgere una capillare politica del prodotto, capace di proiettarsi sul mercato nazionale e internazionale, evidenzian-dosi con mezzi capaci di vincere la organizzata concorrenza straniera. Una attenta visione del

marketing caratterizza la funzione dell'apparato

turistico pubblico.

Per la formazione del personale in Italia si ar-ticolano tre filoni sostanziali d'istruzione secon-daria superiore:

1) Istituto tecnico per periti turistici (il più qualificante e dovrebbe formare l'operatore di me-dia dirigenza, ma è ancora in fase sperimentale);

2) Istituti professionali per addetti ad Agen-zie di viaggio;

3) Istituti professionali alberghieri e per tec-nici delle attività alberghiere. Ad essi si accede dopo la scuola dell'obbligo, e sono quinquennali, con la possibilità per il corso professionale di con-seguire un diplomino di qualifica dopo tre anni, e solo dopo il quinto quello di maturità con pos-sibilità di accesso all'università.

In Piemonte a che punto siamo?

Il 12 agosto 1974 la Regione Piemonte ema-nava la legge regionale n. 23 con la quale essa s'impegnava ad un forte esborso per il potenzia-mento delle strutture recettive e la serie dei ser-vizi complementari per valorizzare l'offerta turi-stica; con essa coinvolgeva anche i Comuni e le Comunità montane come interpreti delle istanze locali.

L'Assessorato al turismo tenta un'opera pro-mozionale per captare quel turismo straniero re-stio a convincersi che a Torino e provincia c'è qualcosa di valido oltre la grande industria. E il suo campo d'azione è soprattutto ora il mondo germanico, raggiunto con richiami pubblicitari su giornali, e l'invio di opuscoli alle diverse agen-zie ecc. Per il turismo interno punta sul turismo scolastico, sul turismo sociale, sul turismo della terza età; queste forme dovrebbero stendersi per tutto l'arco dell'anno, utilizzando così il più a lungo possibile le attrezzature recettive e spor-tive, e rendere continuativo il lavoro ora saltua-rio. Le settimane bianche per studenti e insegnan-ti si rivelano un'esperienza molto riuscita e su-scettibile di sviluppi, quando si perverrà a pro-muovere scambi regionali mare-monti. Si verrebbe cosi a rompere l'isolamento invernale dei valli-giani, invogliandoli a rimanere in loco, e promuo-vendo opportuni scambi culturali con gli studenti di città. Di queste settimane bianche possono an-che beneficiare i lavoratori iscritti alle centocin-quanta ore di studio utilizzandone una parte. Una interessante proposta del comune di Clavière, su-bito accolta, è stata quella di formare accompa-gnatori locali, edotti delle particolarità storiche, geologiche, leggendarie dei loro luoghi, si da pro-muovere negli ospiti un interesse culturalmente umano e non solo sportivo. Sono anche occasioni di lavoro complementare che si determinano in questo modo, utili oltre il resto ad invogliare il valligiano ad interessarsi della sua terra e a rima-nervi, non lasciandola degradare e perire ogni estate di più, sotto la sferzata della turba vacan-ziera.

L'Ente provinciale per il turismo dal canto suo ha organizzato per il 1977 in collaborazione col Centro iniziative culturali « Punto d'incontro », un programma di conferenze e visite guidate per Torino e il Piemonte. Iniziative certamente vivaci, molto utili per il turismo interno e per una diffu-sione informativa culturale; ma per captare il tu-rismo internazionale, per predisporre un'offerta di recettività adeguata al turista moderno, per

pre-parare una guida di vasta capacità, oltre che lin-guistica, culturalp, occorre una sistematicità del-l'impostazione organica dello studio della grande azienda del turismo, con quadri dirigenti formati da operatori a preparazione specifica superiore.

Per cominciare dai primi gradi dell'istruzione secondaria dopo la scuola dell'obbligo, guardia-mo come a Torino ci si avvicina all'apprendi-mento dell'attività turistica: nell'Istituto profes-sionale per il commercio, tra i vari corsi di durata triennale ve ne è uno per addetti agli uffici turi-stici, al termine del quale il giovane consegue un diploma di qualifica; proseguendo per ancora un biennio il qualificato raggiunge la maturità pro-fessionale, col titolo di operatore turistico o pe-rito turistico. Le materie specifiche insegnate in questi corsi sono: tecnica turistica d'ufficio, geo-grafia economica generale e turistica, economia politica e turistica, storia, sociologia, psicologia del turismo, geografia fisica, politica e turistica, nel corso completo.

Esiste poi un Istituto statale alberghiero con corsi triennali per addetti alla cucina, alla sala bar e per segreteria e amministrazione d'albergo; quest'ultimo corso contempla oltre tre lingue stra-niere e le altre materie comuni, quella di geo-grafia e organizzazione turistica. La deficienza dell'attrezzatura in questo istituto per l'esercita-zione pratica fondamentale nel corso cucina (il turista si capata anche attraverso lo stomaco...), è stata rimediata dal comune in forma molto op-portuna, facendo cioè fruire questo istituto del-l'attrezzatissima cucina installata al Bureau Inter-national du Travail (BIT) per i partecipanti al corso di perfezionamento tecnico provenienti da tutte le parti del mondo, favorendo cosi occa-sioni interessanti di possibili contatti agli allievi.

Studi turistici a livello superiore a Torino non vi sono, né universitari né post universitari.

Si sta peraltro attuando da parte dell'Asses-sorato provinciale alla cultura, turismo e sport, un'interessante iniziativa, tendente a coinvolgere professori universitari, amministratori locali, esperti, in un'attività di ricerca a raggio compren-soriale, con i partecipanti stessi al corso, e discu-tendone poi i risultati, in modo da suscitare ope-ratori culturali che nelle proprie sedi si faranno portatori d'idee e promotori d'iniziative. Questo in un primo momento, poi verranno le specializ-zazioni.

La novità sta nell'articolazione di questi incon-tri e seminari e ricerche, con poca teoria e molto spazio alla metodologia della ricerca di gruppo,

per comporre la più ampia bibliografia di base pos-sibile, e la più accurata informazione sulle strut-ture socio-culturali locali, in un territorio cosi profondamente differenziato quale è quello della provincia di Torino e del Piemonte, con problemi ed esigenze diversi. Si vuole cioè stabilire un dia-logo permanente e stimolante tra cultura e terri-torio, in cui s'innesta e da cui scaturisce l'azione promozionale turistica, e la formazione di opera-tori in tale settore. A questa azione pilota

contri-buisce anche la Regione. Suscitiamo una coscienza turistica in Piemonte, dimenticando l'abusato slo-gan del Piemonte negato al turismo che non sia di affari, perché privo di vistosi patrimoni arti-stici. In tutte le sue provincie vi sono valori di varia natura che attendono solo l'animatore che li sappia valorizzare, facendo convergere su di essi l'attenzione e l'interesse degli operatori, de-gli organizzatori del tempo libero, nostrani e stra-nieri.

La Camera arbitrale di Torino

Nel documento Cronache Economiche. N.011-012 Anno 1976 (pagine 100-104)