• Non ci sono risultati.

Riccardo Fox

Nel documento Cronache Economiche. N.011-012 Anno 1976 (pagine 76-83)

Premessa.

In Italia il problema della lo-calizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica è diventato di viva attualità, tan-to che nell'agostan-to 1975 venne va-rata una legge apposita, la 393. Tuttavia il problema non risultò completamente risolto e tuttora molti Comuni e Regioni si op-pongono all'insediamento nel lo-ro territorio di tali impianti.

Le ragioni addotte sono in ge-nere di natura ecologica, sebbe-ne spesso ecologia ed interessi economici risultano intimamente connessi (caso ad es. di zone tu-ristiche che rifiutano le centrali per dichiarati motivi ecologici ma in realtà per timore di danni economici dovuti ad un mancato afflusso di turisti).

In realtà il problema non è solamente economico ed ecologi-co ma è soprattutto una questio-ne di avveduta utilizzazioquestio-ne del territorio. In Italia si può dire, senza pericolo di errare, che una politica del territorio non c'è mai stata. Anche nel caso della loca-lizzazione delle centrali elettri-che sono stati esaminati, a fini polemici o meno, tanti aspetti frammentari del problema senza mai inquadrarli in una logica vi-sione dell'utilizzazione del ter-ritorio. Per questo a nostro

avvi-so il problema non è stato riavvi-sol- risol-to, né con i metodi attuali lo potrà mai essere.

In che cosa consiste una poli-tica del territorio? Nella visione globale delle condizioni morfolo-giche, geolomorfolo-giche, agricole, pae-saggistiche, sociali storiche ed economiche di un territorio e nella sua utilizzazione in armo-nia con esse. In tal modo lo svi-luppo economico sarà equilibra-to ed ' ecologico ' nel senso che tutelerà l'ambiente.

Una centrale termoelettrica, ad esempio, che dissipa forti quantità di calore ( 7 5 % energia termica generata nelle centrali con turbina a gas, 7 0 % in quelle nucleari, 6 5 % in quelle termo-elettriche convenzionali), può in-serirsi attivamente nell'utilizza-zione del territorio se prevede (già in fase di progetto):

— di fornire energia per te-leriscaldamento a quartieri citta-dini, ospedali, ecc.;

— di fornire vapore a basso costo ad industrie locali;

— di dissalare acqua di mare fornendo cosi acqua dolce per usi agricoli o civili o industriali.

Un impianto idroelettrico di produzione di energia elettrica può anch'esso assumere un ruolo

positivo nell'utilizzazione del territorio se viene progettato te-nendo presente non solo lo scopo principale (produrre energia elet-trica), ma anche quelli associati (regolare un corso d'acqua, costi-tuire riserve idriche per irriga-zione, contribuire alla bonifica montana di una valle, ecc.).

Le Regioni (o almeno le più avanzate tra esse) si sono rese conto che l'insediamento di una centrale elettrica è un problema di pianificazione del territorio. Esse chiedono che i principali componenti dello sviluppo indu-striale ed economico (centrali elettriche, raffinerie, depositi, elettrodotti, metanodotti, oleo-dotti, ecc.) trovino la loro col-locazione nel Piano territoriale di coordinamento regionale.

Apparentemente la legge 393 accetta questo principio quando coinvolge le Regioni nella scelta dei siti in cui localizzare le cen-trali e nell'esame degli studi e delle analisi di sicurezza effettua-ti da E N E L e CNEN. In realtà i tempi riservati alle scelte regio-nali (7 mesi su 27 per l'iter com-pleto di localizzazione delle cen-trali nucleari e 3 mesi su 17 per l'iter accelerato per gli 8 gruppi da 1000 M W già deliberati dal CIPE) e la mancata partecipa-zione delle Regioni nelle scelte a monte (centrali nucleari o

ter-moelettriche convenzionali o idroelettriche?) hanno fatto pen-sare che non si intendesse affi-dare all'Ente regionale una pro-grammazione nell'uso del terri-torio ma bensì un giudizio di massima sull'insediamento.

In Piemonte il problema è particolarmente sentito. Si sta infatti studiando la possibilità di installare una centrale elettronu-cleare da 2000 M W . La Regione ha affidato al CNEN uno studio per la localizzazione. Attualmen-te una Commissione nominata dalla Regione esamina le risul-tanze dello studio. Al termine di questo esame sarà possibile apri-re un dibattito sia all'interno del-la Regione che con le popodel-la- popola-zioni e gli Enti locali interessati.

Situazione in Piemonte.

I sistemi di produzione di energia elettrica ormai affermati a livello industriale sono:

— centrali idroelettriche; — centrali termoelettriche:

convenzionali (combusti-bile: olio combustibile, metano o carbone);

nucleari (combustibile: uranio naturale o arricchito);

a gas (combustibile: meta-no o benzimeta-none);

geotermiche (sfruttano va-pori endogeni).

In Piemonte esistono centrali di tutti i tipi sopramenzionati con esclusione (per ovvii motivi) di quelle geotermiche. La fig. 1 offre una panoramica generale. In particolare esiste una centra-le nuccentra-leare a Trino Vercelcentra-lese (funzionante ormai da una deci-na di anni senza inconvenienti di alcun genere), alcune grandi cen-trali termoelettriche

convenzio-nali (a Chivasso, a Moncalieri) e due gruppi turbine a gas-gene-ratore elettrico (uno a Chivasso ed uno a Moncalieri), oltre a nu-merosissime centrali idroelettri-che.

In particolare nel 1973 in Pie-monte erano installati impianti:

a) idroelettrici per 1992 M W

(con una producibilità annua di 6 miliardi di k W h ; b) termoelet-trici per 1 557 M W .

Il Piemonte è importatore di energia elettrica: infatti ha con-sumato 14,7 miliardi di k W h sempre nel 1973, producendone 11,2 miliardi, cioè il 2 4 % del-l'energia consumata è

impor-tata (da Liguria, Val d'Aosta e Francia).

La ripartizione dei consumi per utenza è la seguente: 1) in-dustria = 7 0 % ; 2) usi domesti-ci = 1 7 % ; 3) commerdomesti-cio e pub-blica amministraz. = 7 % ; 4) trasporti = 3 % ; 5) agricoltu-ra = 0 , 6 % ; ecc.

Dal punto di vista della ripar-tizione tra Enti produttori la suddivisione era invece: Enel 6 6 % ; Autoproduttori 1 9 % ; Aziende Municipalizzate 1 5 % .

Se si guarda alla ripartizione della potenza installata per re-gione in funzione del numero di abitanti si vede che le regioni

Verbama, Chivasso 5 8 3 M W Piossascr Garessi'oA • Centrale idroelettrica

Centrale termoelettrica convenzionale S S Centrale termoelettrica nocleare A Sottostazioni elettriche trnee Elettriche — — 3 8 0 k V esistenti - — — 3 8 0 k V in costruzione 2 2 0 k V esistenti 132 k V esistenti .o f / r

y

S V I Z Z E R A . . . ^ S V I Z Z E R A Impianti idroelettrici j -1 Valle Toce 514 M W S V I Z Z E R A e / / o V. Grande Bovisio V A L L E D ' A O S T A V A L L E D ' A O S T A . Impianti idroelettrici AE

della Valle dell'Orco ^

270 MW \èm Gravellona T o c e ^ \ ^ B o r g o m a n e r r ^ : A ^Biella^Cos saio \ Mercalle F R A N C I A 8afrf6necclìT3"' A--, • 201 M W d r a m m e ' " 7 20 M W 'X poncafjen^jlW - j , yCasanova - f f - l " A l e s s a f f i ' A : ' \ Sayiglran, C^el^mno Sampeyre3-1-^ ^

r

3 6 M W o - ? V , , taegli'o.Q ,n I H V A • • • • • • . •22 M W 1 \ Genova Vinadio N •-. „£> • - 6 5 M W c r -, Piastra 72 M W

\ > . \

1 Savona Vado Fig. I - P r o d u z i o n e e d i s t r i b u z i o n e di e n e r g i a e l e t t r i c a in P i e m o n t e .

con più elevate disponibilità idri-che (Valle d'Aosta, Trentino, Umbria) sono in testa, accompa-gnate dalla Liguria nella quale è concentrata la produzione di energia termoelettrica destinata alle regioni limitrofe (Piemonte incluso). Valle d'Aosta 9,28 K W / a b . Trentino Alto Adige 3,7 » Liguria 2,0 » Umbria 1,2 » Sardegna 1,1 » Piemonte 0,928 » Media nazionale 0,73 » Puglia e Toscana 0,44 » Calabria 0,33 » Molise e Campania 0,23 » Marche 0,21 » Problemi ecologici.

Come si è detto l'opposizione ' all'insediamento di centrali elet-triche è condotta sempre in no-me dell'« ecologia ». Occorre pertanto verificare quali sono le implicazioni ecologiche connes-se con l'inconnes-sediamento di una cen-trale elettrica, premesso che, per-ché questo esame abbia senso, esso sia effettuato:

— a fini non strumentali (fa-vorire un tipo di impianto piut-tosto che un altro);

— in modo completo (la pa-rola « ecologia » esprime concet-ti ampi e si presta quindi ad in-terpretazioni settoriali);

— in modo coerente: è chia-ro che non si può volere uno svi-luppo industriale (che implica consumi di energia elettrica) e

non volere nel proprio territorio ^delle centrali che producano

que-sta energia (limitandosi a lascia-re ad altlascia-re Regioni l'onelascia-re della centrale.

Se esaminiamo da un punto di vista « ecologico » (inteso in sen-so stretto) quelli che sen-sono gli in-quinamenti possibili prodotti dai vari sistemi di produzione di energia elettrica, possiamo consi-derare la tabella 1.

Da essa si deduce che l'ener-gia elettrica di origine idrica è la meno inquinante. Se però esten-diamo il concetto di ' inquina-mento ' intendendo per tale qual-siasi alterazione artificiosa e dan-nosa delle condizioni ambientali preesistenti, notiamo che anche le centrali idroelettriche ' inqui-nano ':

— perché alterano in genere il paesaggio sia per le dighe e

re-TABELLA 1. — T I P I DI I N Q U I N A M E N T O D O V U T I A C E N T R A L I E L E T T R I C H E

Sistema di produzione energia elettrica

Tipi di inquinamento producibile Sistema

di produzione

energia elettrica Per alterazione termica delle acque (') Per alimen-tazione di combu-stibile (2) Per scarichi atmosferici al camino (3)

Per scarichi liquidi e solidi (4) Per radiazione diretta (5) Per ru-more (6) Idroelettrica n o n o no no n o n o Termo-elettrica Convenzio-nale si si si (Per anidride sol-forosa e polveri) si (Ceneri) n o no Termo-elettrica Nucleare si n o si (Eventuali scarichi radioattivi) si (Scorie radioattive) si n o Termo-elettrica Geotermica si n o n o si (Acque acide) n o si Termo-elettrica Con turbine

a gas no si (Ossidi di azoto) si n o n o si

(!) Per alterazione termica: si intende il riscaldamento delle acque del corpo idrico recipiente (fiume, lago, mare) che viene utilizzato per condensare il vapore.

(2) Per alimentazione di combustibile: si tratta di inquinamento marino o fluviale dovuto al trasporto del combustibile usato ed alle relative perdite.

(3) Per scarichi atmosferici al camino: si tratta dell'inquinamento atmosferico prodotto dallo scarico dei fumi della combustione o di gas che si generano nei reattori nucleari.

(4) Per scarichi liquidi e solidi: si tratta degli scarichi liquidi degli impianti e delle scorie e ceneri della combustione. (5) Per radiazione diretta: si tratta di radiazione ionizzante dovuta alle reazioni nucleari.

lativi serbatoi artificiali, sia pel-le infrastrutture (condotte forza-te, linee elettriche, ecc.), sia per le servitù (sottrazione di acque ad usi agricoli, pesca, ecc. per certi tratti dei corsi d'acqua);

— perché in genere con i loro invasi sottraggono i terreni di fondovalle che sono i migliori in un'economia montana.

Ne consegue che dal punto di vista ' ecologico ' nessun siste-ma di produzione di energia elet-trica è immune dalla colpa di produrre alterazioni ambientali. Occorre però intenderci an-che sul concetto di dannosità dell'inquinamento; in alcuni ca-si infatti esso è sempre e ca- sicu-ramente dannoso (livelli troppo elevati di SO2 nei gas di scarico ai camini, livelli troppo elevati di radiazione ionizzante, ecc.). In altri casi invece può costitui-re fonte di vantaggio anziché di danno, se opportunamente sfrut-tato ed inquadrato in una poli-tica di uso del territorio.

È il caso del cosiddetto inqui-namento termico o alterazione termica delle acque di raffredda-mento al condensatore. Per esemplificare il problema trac-ciamo il seguente schema:

Si vede che l'acqua del fiume si riscalda nel caso in esame di ~ 5 °C; questo riscaldamento al-tera, è vero, la vita del fiume ma tale alterazione può divenire un vantaggio anziché un danno se si pensa di utilizzarla per la pi-scicoltura, come viene effettuato in Ungheria (') o in Francia (2) o in Giappone (3) o per « l'irri-gazione calda » (esperimenti in corso a Pierrelatte su 1,5 ettari di serre ed in altri paesi dell'Eu-ropa dell'Est).

A nostro avviso prima di dire che il « calore » scaricato inqui-na, occorrerebbe studiare se non è possibile sfruttarlo in uno dei modi qui di seguito accennati: 1) riscaldamento di serre in vetro o in materiale plastico per produzioni orticole e flori-cole anticipate e ritardate;

2) impiego delle acque cal-de (con metodi diversi) per la forzatura di specie coltivate in semenzaio e vivaio;

3) irrigazione invernale di colture foraggere con sistemazio-ni del terreno compatibili con le esigenze della meccanizzazione integrale (prati marcitoi ed erbai autunno-vernini coltivati su spia-nate — sistemazioni meno

one-Caliais (Nucleare o convenzionale) Lo s c a r i c a d i a c q u a c a l d a è d i l u i t o d a l l a p o l l a l a n o n u l l l f f l r t » e l ' a c q u a d a l f i u m e t i r i s c a l d a d i - 6 ° C /

rose delle tradizioni tipiche delle marciti);

4) esame delle possibilità colturali offerte dal riscaldamen-to del terreno con tubi non adac-quatori interrati 0 non;

5) esame delle possibilità colturali offerte dall'irrigazione estiva con acqua calda (possibi-lità di evitare gli inconvenienti provocati dall'impiego di acqua sensibilmente più fredda del suolo);

6) impiego delle acque cal-de per la regolazione termica delle acque di risaia nel periodo primaverile allo scopo di antici-pare ed accelerare la germinazio-ne e l'emergenza del riso;

7) utilizzazione delle acque calde per la produzione intensi-va di alimenti ad alto tenore in principi nutritivi (alghe, lievi-ti, ecc.);

8) teleriscaldamento di cen-tri urbani o produzione di acqua dolce dal mare.

Premesso che, chi più chi me-no, tutti i sistemi di produzione di energia elettrica inquinano (nel senso più lato del termine, cioè alterano le condizioni am-bientali) ne consegue che la scelta di un sistema anziché di un altro, deve essere fatta per un dato sito in modo da rendere mi-nimo questo inquinamento. O vi-ceversa che una centrale di un dato tipo deve essere localizzata in funzione delle condizioni

am-( 0 Notizia FAO: tale organizzazione collabora con il governo ungherese per un grande progetto.

(2) « L e M o n d e » del 17-12-75 riporta-va la notizia che in Francia era in corso uno studio per un piano nazionale di sfrut-tamento delle acque calde.

(3) Rapporto di Mu. TANAKA, Utilisation

of heated disellarne water front clectric po-wer plants in acquaculture, al FAO

Techni-cal Confcrencc on Acquaculture (Kyoto, 26 m a g g i o - 2 giugno 1976).

TABELLA 2. — F A T T O R I E C O L O G I C I C H E I N F U E N Z A N O L E L O C A L I Z Z A Z I O N I

Tipo di impianto

Ecologia passiva (oltre agli opportuni sistemi

di disinquinamento) Ecologia attiva

Idroelettrico

—• Localizzazione dei bacini in vallate n o n sfruttate dal p u n t o di vista agricolo. — Esame dei problemi

este-tici connessi con impianti ed infrastrutture in zone turistiche.

— Realizzazione di bacini mi-sti p e r produzione di ener-gia elettrica e p e r irriga-zione.

— Uso turistico dei laghi rea-lizzati. Termoelettric o Convenzio-nale — Alimentazione mediante oleodotti che partono da porti attrezzati.

— Localizzazione lontana d a centri abitati e c o m u n q u e sottovento a questi. — Localizzazione lontana da

zone artistiche e turistiche.

— Localizzazione lungo corsi d'acqua o vicino a laghi o in tratti di coste ove è possibile lo sviluppo del-l'acquacultura.

— Localizzazione in zone agricole adatte all'irriga-zione calda.

Termoelettric

o

Nucleare

— Localizzazione lontana da centri abitati e zone turi-stiche.

— Area di esclusione intorno alla centrale. I d e m come sopra. Termoelettric o Con turbine a gas — Localizzazione lontana d a zone turistiche. — S f r u t t a m e n t o del calore di scarico al camino p e r tele-riscaldamento o p e r dissa-lazione dall'acqua di mare.

Termoelettric

o

Geotermico •— La localizzazione è condizionata dall'esistenza di vapore endogeno e quindi indipendente da scelte volontarie.

bientali in modo da alterarle il meno possibile.

Come si è già detto vi sono inquinamenti sicuramente sem-pre dannosi ed altri che non lo sono sempre ed ovunque; cioè vi è u n " ecologia passiva ' (pura e semplice difesa da attuarsi at-traverso opportune forme di di-sinquinamento) ed u n " ecologia attiva ' (uso di certe alterazioni ambientali, tipo riscaldamento delle acque di circolazione al condensatore, al fine di ottenere vantaggi per l'ambiente).

Cerchiamo di evidenziare per ogni tipo di impianto di pro-duzione di energia elettrica gli aspetti ecologici attivi e passivi che lo caratterizzano e le intera-zioni con l'ambiente (Tabella 2).

Effetti socio-economici indotti.

Una centrale di produzione di energia elettrica è u n a officina che comporta un impiego di per-sonale. Si tratta, è vero, di un'in-dustria con u n elevato investi-mento per dipendente, ma in questo non è inferiore a cer-te industrie petrolchimiche assai più inquinanti delle centrali. 11 personale è altamente specializ-zato e può provenire da altre zone, comunque risiederà nei dintorni della centrale ed ivi spenderà il suo reddito.

Occorre ricordarci che u n a centrale moderna da 1000 M W impiega circa 200 persone aventi un alto reddito, pari in totale a circa 1,5 miliardi di Lit./anno. Inoltre il Comune ove è dislocata la centrale riceve come contri-buti per le opere di urbanizza-zione secondaria per la legge n. 393 2200 L i t . / k W installato, nel caso in esame pari a 2,2 mi-liardi di Lit. A questo si aggiun-ge u n a sia p u r piccola attività indotta costituita da piccole

im-prese di manutenzione e ripara-zioni di cui la centrale si avvarrà nel corso dell'esercizio. Durante la fase di costruzione (3 + 4 anni per una centrale termoelettrica convenzionale e 5 + 6 anni per una nucleare) lavoreranno sul si-to da 3 a 5000 operai addetti ai lavori civili ed ai montaggi, che vi spenderanno parte del reddi-to; buona parte di essi potranno essere reclutati sul posto.

Complessivamente quindi u n a centrale elettrica da 1000 M W ha sul sito il seguente impatto:

— 2,2 miliardi di Lit. per infrastrutture al Comune ospi-tante;

— circa 5 miliardi di Lit. al-l'anno per le maestranze addette alla costruzione per 3 + 6 armi; — 1,5 miliardi di Lit./anno per il personale addetto all'eser-cizio.

Questo flusso di denaro p u ò modificare l'aspetto economico, specie di zone ad economia de-pressa.

— Si p u ò concludere pertan-to che u n a centrale elettrica in una zona depressa p u ò essere un elemento economico rivitalizzan-te, mentre invece in u n a zona economicamente ricca (per tu-rismo ad es.) può essere un ele-mento dannoso.

Occorre inoltre tener conto che una centrale termoelettrica convenzionale o nucleare, per quegli elementi di ecologia atti-va citati precedentemente, può contribuire ad elevare il reddito locale (mediante lo sviluppo di colture acquatiche, mediante ir-rigazione calda, mediante irriga-zione ottenuta con acque dolci ricavate dissalando l'acqua mari-na col calore della centrale, ecc.).

La legge n. 393.

Il 2 agosto 1975 è stata pro-mulgata la legge n. 395 ' Norme sulla localizzazione delle centra-li elettronucleari e sulla produ-zione ed impiego di energia elet-trica ' che dettava norme riguar-danti:

— la localizzazione delle cen-trali nucleari (capo I);

— la produzione di energia termoelettrica e l'utilizzazione di concessioni idroelettriche (ca-po II);

— la localizzazione di cen-trali con turbine a gas (capo III);

— la procedura accelerata per le centrali nucleari dell'Alto Lazio, del Molise e per le 4 cen-trali nucleari già deliberate dal CIPE, e per la redazione da par-te del C N E N di una carta nazio-nale dei siti suscettibili di inse-diamenti di centrali e impianti nucleari (disposizioni finali e transitorie).

Le procedure previste per la localizzazione delle centrali nu-cleari implicano che il tempo ne-cessario per localizzare le f u t u r e centrali sarà di 27 mesi; detto tempo si riduce a:

— 10 mesi per la centrale del-l'Alto Lazio (Tarquinia) (2 grup-pi da 1000 M W ) ;

— 13 mesi per la centrale del Molise (2 gruppi da 1000 MW);

— 17 mesi per le 4 centrali già deliberate dal CIPE il 23-12-1975 (8 gruppi da 1000 MW).

In pratica nessuno dei pro-grammi previsti è stato attuato nei tempi preventivati e la situa-zione attuale è di stallo pres-soché completo.

Alcune Regioni, tra cui quella piemontese fanno notare che il tempo concesso ad esse per de-terminare i due siti da proporre (5 mesi nella procedura comple-ta e 2 mesi per la localizzazione degli 8 gruppi da 1000 M W ap-provati con delibera del CIPE del 23-12-75) non è sufficiente per fare un vero studio di ' eco-logia attiva ' che permetta di in-serire la centrale nel tessuto ter-ritoriale a ragion veduta. Sorge il sospetto che il legislatore ab-bia voluto dare alla Regione il tempo non per una 'pianifica-zione ', ma per un esame fret-toloso degli aspetti di 'ecologia passiva ' connessi con l'insedia-mento.

Nell'articolo 15 la legge pre-vede un contributo E N E L di L. 2200 per kilowatt di potenza nominale da versarsi al Comune in cui è sita la centrale (termica o idroelettrica di accumulo me-diante pompaggio) per le opere di urbanizzazione secondaria.

Molto interessanti sono gli ar-ticoli 10 e 11 che prescrivono:

a) che i progetti di centrali

termoelettriche devono prevede-re quando il Ministero per l'In-dustria lo richiede, l'utilizzazio-ne diretta o mediante vendita in centrale di acqua calda e vapore per la produzione di acqua dol-ce mediante dissalazione dell'ac-qua di mare;

b) che i Comuni e le Pro-vince possono costruire e gestire impianti per produrre e distri-buire vapore e / o acqua calda per riscaldamento, anche abbi-nati alla produzione di energia elettrica;

c) che i Comuni ed i loro Consorzi possono produrre ener-gia elettrica dagli impianti di in-cenerimento dei rifiuti solidi e di dissalazione dell'acqua di mare.

Si tratta di un primo tentativo di creare quegli impianti combi-nati ' produzione di energia elet-trica - utilizzo calore residuo ' tanto diffusi all'estero. Non risul-ta però, sino a questo momento, che nulla sia stato fatto per applicare concretamente queste norme.

Occorre qui dire esplicita-mente che, se è vero che da un lato molti enti locali si oppon-gono (con motivi talvolta poco giustificati) all'insediamento di nuove centrali, è altrettanto vero che ben poco è stato fatto per invogliare dette amministrazioni. Non ci risulta che siano sta-ti progettasta-ti e programmasta-ti im-pianti misti di produzione di energia elettrica e dissalazione nonostante che nel Sud Italia vi sia una notevole scarsità d'acqua. Tutti gli esempi esistenti di im-pianti misti di questo tipo sono

Nel documento Cronache Economiche. N.011-012 Anno 1976 (pagine 76-83)