CAMERA DI COMMERCIO S P E D I Z I O N E I N ABB. POSTALE
INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA . . f . « v G R U P P O ) / 70 . 2« SENI.
DI TORINO 1 1 / 1 ^ ANNO 1876
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rivista della camera di commercio industria artigianato e agricol-tura di forino numero 1 1 / 1 2 anno 1 9 7 6 C o r r i s p o n d e n z a , m a n o s c r i t t i , pubblicazioni d e b -b o n o e l i t r e indirizzati alla D i r e z i o n e della Ri-vista. L ' a c c e t t a z i o n e degli articoli d i p e n d e dal giudizio i m i n d a c a b i l e della D i r e z i o n e . Gli i c r i t t i f i r m a t i o figlati r i s p e c c h i a n o t o l t a n t o il p e n -l i e r o d e -l -l ' A u t o r e e non i m p e g n a n o -la D i r e z i o n e della Rivista né l ' A m m i n i s t r a z i o n e C a m e r a l e . Per le recensioni le pubblicazioni d e b b o n o es-s e r e inviate in duplice copia. £ v i e t a t a la ri-p r o d u z i o n e degli articoli e delle n o t e s e n z a l ' a u t o r i z z a z i o n e della D i r e z i o n e . I m a n o s c r i t t i , a n c h e S6 non pubblicaci, n o n si r t s c i t u i t c o n o .
sommario
U. B e r t a g n a
3 Piazza S. Carlo: dal Castellamonte ai restauri statici del 2° Set-tecento
16 II Piano regionale 1976-1980 e l'analisi delle Camere di commer-cio piemontesi
V. Z i g n o l i
25 Costi e prezzi in un mercato in fase d'inflazione
P. M . F a s a n o t t i
37 Ripercussioni dell'aumento di prezzo del petrolio
F . A s t r u a - E. G a g l i a r d i - A. V a g n i n o
4 0 Tecnologie e sistemi avanzati per lo sviluppo dell'edilizia civile e sociale
S . S e r r e - G . V e n i r
48 Cent'anni e più di consumi alimentari in Italia
G . V i g l i a n o
56 Rapporti tra politica di piano e strumenti urbanistici nelle aree montane
R. F o x
72 Localizzazione di impianti di produzione di energia elettrica in Piemonte e problemi ecologici
A. B o l l a n d o
79 L'arte del restauro nel laboratorio di Aramengo
A. L o f a r o
89 Riflessi del piano commerciale di Torino sulla pianificazione della rete distributiva piemontese
P . C o n d u l m e r
96 A proposito di turismo
A. G a l l o
100 La Camera arbitrale di Torino
A. V i g n a
103 Per l'automobile non è stato un anno facile 107 Tra i libri 115 Dalle riviste 121 Indice dell'annata D i r e t t o r e r e s p o n s a b i l e : Giancarlo Biraghi V i c e d i r e t t o r e : Franco A l u n n o R e d a t t o r e c a p o : Bruno Cerrato ftguto in copertint :
Facciata castellamontiana dell'isolato orientale di Piazza S. Carlo.
D i r e z i o n e , r e d a z i o n e o a m m i n i s t r a z i o n e
C A M E R A DI COMMERCIO
INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA
E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATO
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GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO
(presso la Borsa Merci) - 10123 T o r i n o - Via Andrea Doria, 15.
Piazza S. Carlo: dal Castellamonte
ai restauri statici del 2° Settecento
Umberto Bertagna
Uomo di guerra, il duca Ema-nuele Filiberto, recuperati gli Stati aviti, non potè soverchia-mente adoperarsi al migliora-mento edilizio di Torino, anche se il 2 luglio 1573 aveva ema-nato un decreto col quale dava facoltà « a ogni persona quale babbi casa o sitto in Turino et vogli abbellire et ornare esso
sit-to o casa di notabile et honora-to edificio » costringendo il pro-prio vicino a vendergli la parte di stabile o di terreno che gli era necessario per l'attuazione del disegno, pagandolo al prez-zo di stima aumentato di un quarto; doveva però impegnarsi ad incominciare l'edificio entro un anno, ed a finirlo entro tre (')•
La sua preoccupazione mag-giore e costante fu quella di si-stemare alla difesa le piazze più importanti del ducato, stabilen-do una linea di fortificazioni lun-go il confine sempre minacciato da Francia e Spagna. In partico-lare ebbe a cuore la difesa della sua capitale chiamando a corte i migliori ingegneri del tempo
Fig. 2 - Piazza S. Carlo, particolare di un pilastro dei portici. O n d e e v i t a r e c e d i m e n t i e a s s i c u r a r e m a g g i o r s t a b i l i t à ai p o r t i c i , l'esili c o l o n n e , di p i e t r a di C h i a n o c , f u r o n o i n g l o b a t e nei m a s c h i di m u r a t u r a .
Fig. 3 - Scorcio dei portici della piazza, isolato S. Giovanni Evangelista.
perché gli apprestassero strumen-ti idonei a sostenere un urto con-tinuo e logorante: nacque cosi la Cittadella.
Tuttavia la tradizione fortifi-catoria in Piemonte è sicuramen-te ansicuramen-teriore alla fortificazione to-rinese; in un codice, conservato a Firenze, sono trentacinque gli esempi di fortezze piemontesi (2)
e il suo autore fu tra i primi ad
occuparsi della sistemazione di-fensiva di Torino. Ma ancor pri-ma di lui furono i francesi ad interessarsi del problema: nel 1530 pensando ad accrescere le capacità difensive della Città il maresciallo De Brissac già pro-gettava di aggregare al vetusto circuito delle mura romane una macchina bellica più efficiente e sicura.
Il progetto definitivo venne peraltro affidato, nel 1563, al Paciotto, ingegnere militare di Urbino il quale, applicando i dettami di Francesco di Giorgio Martini, munì la zona più sguer-nita dell'intera città di una stella pentagonale, bellissima gemma, che fu l'oggetto di ammirati con-sensi. Grazie alla solerzia e pe-rizia delle maestranze e degli in-gegneri preposti fu compiuta do-po solo tre anni di intensi lavori
(1566).
Toccò al figlio, il duca Carlo Emanuele I, rinnovare la città; prima con i rimaneggiamenti del-l'abitato compreso nella cerchia antica e poi con i veri ingrandi-menti.
piaz-ze) (3), tracciato dall'architetto
ducale, col preciso assunto di as-solvere a determinate funzioni compositive, venne realizzato tra il 1608 e il 1619.
Su fdo di una rigorosa ricer-ca archivistiricer-ca, anche in relazio-ne al quadro del tardo manieri-smo italiano, sono state puntua-lizzate con estremo rigore e chia-rezza da Nino Carboneri l'opera e la personalità artistica del Vi-tozziC).
Deceduto l'orvietano (23 ot-tobre 1615), gli succedette nella carica di architetto ducale Car-lo di Castellamonte che ne rac-colse l'eredità dando vita ad al-cune esecuzioni parziali e suc-cessivamente, scartati i seducenti disegni prospettati dai primi
pro-getti vitozziani (5), a uno più
semplice, a maglia ortogonale. L'ampliamento tenacemente perseguito dal duca si andava
de-lineando. Una cospicua docu-mentazione iconografica conser-vata è sufficiente testimone di ta-le ta-lenta e continua riplasmazio-ne e, seppur la progettazioriplasmazio-ne dei nuovi sviluppi fece tesoro dei presupposti teorici della trattati-stica e si allacciò spesso diretta-mente a schemi già sperimentati in altre soluzioni e in altre cit-tà, un'apprezzabile originalità si rivela nei pretesti compositivi derivati dai particolari caratteri dell'ambiente preesistente e dalle condizioni economiche e tecni-che locali.
La progettazione, la
regola-mentazione e la realizzazione dell'ampliamento sono scaturite dallo sviluppo di chiare e pre-cise immagini del nuovo ambien-te, caratterizzato da un tessuto residenziale di eccezionale valo-re urbanistico, in cui i partico-lari fatti monumentali, rappre-sentati dai singoli edifici, ven-gono legati in un più vasto dise-gno scenografico.
Questo primo ampliamento, a cui si diede il nome di « Città nuova », in contrapposizione alla città quadrata denominata « cit-tà vecchia », fu attuato verso mezzogiorno.
Come prima opera si iniziò, nel 1620, la costruzione della li-nea perimetrale di fortificazioni, la quale con un suo estremo ven-Fig. 4 - Prospetto del Palazzo già Isnardi di Caraglio, i l l u m i n a t o in o c c a s i o n e d e l l e n o z z e d e l l a p r i n c i p e s s a G i u s e p p i n a di S a v o i a c o n il c o n t e di P r o v e n z a
( a p r i l e 1771). (B. R. T „ U. Il I 22) .
' V,„),• ,/, UGul'ile .it,\V./( <?$.„•<,„\K- LX,Ut,,i/C L,/.y.u,Je,(r Jc 'fratìct ,>/»,,, , 7 À , k , • Hunt r ,
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Fig. 5 - Ingresso al Palazzo già Isnardi di Caraglio, p i a z z a S. C a r l o 183. — Fig. 6 - Pianta del palazzo; il d i s e g n o , c o n s e r v a t o p r e s s o la B i b l i o t e c a R e a l e di T o r i n o è d a t a b i l e t r a il 1764 e il 1770.
Il d i s e g n o s t r u t t u r a l e degli a n d r o n i o f f r e gustosi s p u n t i a r c h i t e t t o n i c i , visualizzati da una g r a n d i o s a ed e l a b o r a t a scenografìa i n t e r n a . ne ad appoggiarsi alla Cittadella
e coll'altro all'angolo sud-est del-le mura romane.
Vennero tracciali dieci isolati simmetrici rispetto alla strada, prolungamento della nuova, che divenne l'asse principale dell'am-pliamento.
I nuovi isolati ebbero forma rettangolare e dimensioni note-volmente superiori a quelle della città quadrata.
Lo studio di documento ico-nografico (6) che si pubblica a
fig. I è probante per la visualiz-zazione dell'intero piano di lot-tizzazione.
Accanto ad isolati di grandi dimensioni, destinati alle Comu-nità religiose e alle opere assi-stenziali, si notano altri divisi longitudinalmente e ulteriormen-te frazionati.
La piazza e gli isolati prospet-tanti non sono tracciati e il trat-to intermedio delle vecchie mura non è ancora stato abbattutto; quanto cadrà questo diaframma nascerà la piazza reale.
L'operazione urbanistica, con-cepita con chiari intenti com-merciali, ad evidenza, poteva prestarsi ad attirare abitanti nel-la « Città nuova » non sonel-lamente per le dimensioni adatte alla co-struzione di edifici commerciali, ma soprattutto per l'affaccio sul-la via, risultato di minime di-mensioni, tale da rendere poco onerosa l'edificazione delle fac-ciate imposte dal disegno aulico suggerito dall'architetto di corte.
Purtroppo la stimolante pro-posta non trovò i consensi desi-derati e, poiché la costruzione degli isolati andava a rilento, fu
promulgata una serie di facili-tazioni tendenti ad accelerare questo sviluppo.
Il primo biglietto regio, del 12 agosto 1621 (7), imponeva ai
pos-sessori di terreni, o di fabbricar-vi senz'altro, o di rimetterli a giu-sto prezzo a chi fosse dispogiu-sto a costruire. A questo se ne aggiun-sero altri riguardanti il blocco delle aree fabbricabili e il prez-zo dei materiali da costruzione, la concessione di cittadinanza ai forestieri e il permesso di svol-gere attività commerciali senza regolare licenza (8). Pare
comun-que che nel 1630 fossero costrui-te molcostrui-te casetcostrui-te con botcostrui-teghe C).
La piazza reale, fulcro del-l'ampliamento ed elemento di giunzione tra Città vecchia e
precisa fuga prospettica esaltan-te la generazione assiale della piazza » determinando nel fron-te meridionale la cornice esatta all'inserimento dell'episodio del-le due Chiese di San Carlo e San-ta Cristina ('")•
La paternità del progetto è concordemente attribuita dalla critica a Carlo di Castellamonte che avrebbe disegnato la piazza nel 1657 ("); alcuni anni più tardi, precisamente nel 1644, ma c'è chi sostiene nel 1642, si co-minciarono a « murare » le fab-briche (12).
Ad ampliamento ultimato, grande evidenza assunse l'asse costituito dalla contrada Nuova, dalla piazza Reale (oggi di San Carlo) e dalla contrada di Porta Nuova, asse principale ed auten-tica spina dorsale
dell'amplia-mento su cui, più tardi almeno per la parte di sinistra, s'innestò ortogonalmente il complesso co-stituito dalle contrade di Santa Teresa — San Filippo, San Car-lo — dell'Ospedale. «Il primo complesso trae la propria mag-gior caratterizzazione dalla suc-cessione delle cortine uniformi delle facciate, che esaltando il valore geometrico degli isolati creano una fuga prospettica con-tinua sui due poli focali costitui-ti dal Palazzo Reale a mezzanot-te e dalla Porta Nuova a mezzo-giorno; il secondo acquista va-lore di alta caratterizzazione ur-bana dal disegno concatenato delle scenografie intrecciate dei palazzi rappresentativi qui co-struiti, ... mentre la piazza Rea-le si inserisce tra i due compRea-les- comples-si come una cerniera di alto
va-lore urbanistico e architettoni-co » (13).
La piazza, eli pianta rettango-lare e orientata nella direzione nord-sud, è delimitata nei lati settentrionale e meridionale da due isolati della città « vecchia », denominati S. Federico e S. Gio-vanni Battista, e dai complessi conventuali di San Carlo e San-ta Cristina; i lati di ponente la di San Giorgio) e levante (iso-la di San Giovanni Evangelista) furono tracciati con la piazza.
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Hr-M-4' f i' j f - t».;r««Fig. 8 - Progetto per il restauro dei portici; a l t r o d i s e g n o , c o m p l e m e n t a r e al p r e c e d e n t e . (A. S. C . T . 6 2 - 3 - 4 0 ) . rino nell'ultimo quarto elei XVII
secolo (14) e, se questo giudizio
sulla piazza S. Carlo potrà sem-brare esagerato, si legga quello espresso elal Craveri e pubblica-to nella sua « Guida » famosa. « Essa è molto ampia, di forma quadrata, cinta all'intorno da Pa-lazzi d'uniforme disegno, con Portici spaziosi, sostenuti da co-lonne di pietra d'ordine Toscano, il tutto eli si buon gusto, che a ra-gione vien rinomata come una delle più belle di Europa »(15).
L'incisione del Borgogno, rac-colta in sontuosissima veste (il Theatrum) e preparata ad esal-tazione della casa sabauda, poco importa se risulta completamen-te fantastica e non possa eivere valore eli documentazione icono-grafica; ben si addice ai giudizi critici citati.
Architettura esteriore e di pa-rata, ricca di significati simboli-ci dichiarante il peso di una in-troversa e severa tensione, ma nel contempo brillante e leggera.
I giudizi encomiastici che sempre accompagnarono i visi-tatori giustificano l'interesse e l'emozione dell'osservatore, sol-lecitato dalla particolare scelta operata nel rigoroso disegno uni-tario.
Nessun elemento verticale in-terrompe il corso continuo di quelli orizzontali, scandendo ul-teriormente il ritmo uniforme e modulare delle aperture. Gli ac-cenni di stucchi tirati con bra-vura dai maestri luganesi, nume-rosissimi a Torino e congregati nella Confraternita eli S. Anna della chiesa eli S. Francesco d'As-sisi, quasi timidi orpelli
decora-tivi, non falsano la nitida impa-ginazione delle facciate. L'occlu-sione degli intercolunni ha inve-ce modificato l'effetto dei por-tici.
Oltre le facciate, poco resta della situazione seicentesca: la documentazione iconografica ori-ginaria è andata dispersa, mentre i massicci rimaneggiamenti, at-tuati nel corso degli ultimi tre secoli, creando isolati più com-patti, non permettono la indivi-duazione e ricostruzione di quel preciso momento architettonico.
I bombardamenti terroristici anglo-americani, compiuti in più riprese, tra il 1942 e il 1943 (,ó),
hanno poi definitivamente com-promesso la difficile lettura.
di colonne; restauro reso neces-sario da indilazionabili e impel-lenti motivi statici.
I disegni del progetto (figg. 7 e 8), conservati presso l'Archi-vio storico del Comune (17), sono
preziose testimonianze della complessità dell'intervento.
Nel primo, la massa muraria coagulata lega il pilastro irrobu-stendo la struttura portante, ma per smorzare la perduta legge-rezza, sull'imbottitura delle co-lonne e sull'architrave sono sta-ti disegnasta-ti riquadri e stucchi in rilievo si che la luce trattenuta ammorbidisce la superficie della parete con tono inconsueto. La soluzione tecnica adottata, ricer-cata con estrema cura è rappre-sentata nel secondo disegno; è tracciato, in pianta, il legamento, indicato nella proiezione dei fa-scioni accoppiati, necessario per poter ancorare i portici all'edi-ficio retrostante, dove vengono ridotte le aperture delle botte-ghe.
Si annulla lo sforzo sostenuto dalle colonne, paurosamente stra-piombati, mentre si distribuisco-no più equamente le spinte che avevano superato i limiti di si-curezza, alleggerendo la tensio-ne delle chiavi collocate tensio-nella profondità del portico.
La fascia ovoidale disegnata nella sezione trasversale (stessa figura, in alto a destra), oltre ad assolvere alla propria funzione dinamica portante, modella lo spazio sottostante.
Da una lettura, sia pure som-maria, dei disegni testé ricorda-ti, si intuisce l'urgente necessità di un provvido intervento rivol-to a scongiurare più funesti
pe-Fig. 9 - Pendenza delle Colonne della Piazza di
S, Carlo; r i l i e v o e s e g u i t o d a A. B o g g i o , s o p r a s t a n t e alle f a b b r i c h e d e l l a C i t t à , C . M. A n t o -n i -n o e G . M. P o l a r o , s o t t o la d i r e z i o -n e d e g l i a r c h i t e t t i V. A . G a l l o e G . T, P r u n o t t o . (A. S.
C . T . C a r t e s c i o l t e n. 1365).
(Pmòcu-ia ìdlc Cottomiìdta. fia ;za
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Fig. 10 - Palazzo dei marchesi Villa, d i s e g n o del p r o s p e t t o s u l l ' a t t u a l e via M a r i a V i t t o r i a , p r e s e n t a t o al « C o n g r e s s o degli E d i l i » ed a p p r o v a t o il 2 9 g i u g n o 1780. (A. S. C . T . 62-3-43). ricoli; ciò nonostante passarono
alcuni anni prima che i pro-prietari degli edifici compromes-si provvedessero ai lavori già sta-biliti, ma soltanto in parte at-tuati.
Un'accurata ricerca d'archivio mi ha permesso di affrontare il problema, fornendomi una co-piosa documentazione su fasi, tempi e consistenza delle opere eseguite protrattesi fino alle so-glie della rivoluzione francese. Il 12 aprile 1770 gli architetti Vittorio Antonio Gallo e Giovan-ni Tommaso Prunotto, il primo in veste eli perito dell'Ufficio del Vicariato eli Torino e il secondo in quella di soprastante e misu-ratore generale delle fabbriche e fortificazioni di S. M. il Re di Sardegna, furono incaricati di procedere nella visita e stendere relazione dello « stalo, qualità, e posizione delle colonne, con sue basi, zoccoli, ed architravi de' porticati constituenti parte delli Palazzi laterali alla gran Piazza detta di S. Carlo». La gustosa pagina, faticosamente rintraccia-ta, è integralmente trascritta in notai1*).
Raggiunta la piazza, i due tec-nici, con assistenza di operai tra-buccanti, attesero al compito lo-ro affidato, identificando e scru-polosamente rilevando i cedi-menti degli architravi e le stra-piombature delle colonne. Il di-segno eli fig. 9, in cui sono anno-tate le « pendenze delle colon-ne » è memoria del rilevamento eseguito in quella giornata
O-Dopo aver appuntato quanto avevano osservato e steso il ri-lievo, « avuti li opportuni e ne-cessari riguardi alli notabili stra-piombamenti ... alla poca monta delle volte ...spinta delle mede-sime sovra dette colonne, e grave peso delli stibj », proposero, a prosecuzione del già iniziato re-stauro, « principiando special-mente dove come avanti, mag-giori sono li strapiombamenti » al fine di rinforzare « non tanto dette colonne, basi, zoccoli ed ar-chitravi, che le stesse volte di detti portici », sollevando « con eletti sottoarchi il grave loro pe-so ...ed impeto» che danneggia-va le colonne e le facciate dei « Palazzi ad esse sovraposte ». Con la relazione è conservata
nota delle spese sostenute dai ^yilla per il restauro della
porzio-ne di loro spettanza.
Dopo i Villa anche i Cara-glio, gli Agliè e i marchesi di Priero sistemarono la loro parte; ma i proprietari prospettanti af-fronteranno molto più tardi il problema.
Neppure la patente sovra-na (20), del 10 marzo 1773,
ri-chiamata l'attenzione dell'« addi-tato pericolo, e notabile difformi-tà », concedendo la possibilidifformi-tà di liberarsi dai « vincoli di primo-genitura » e ipotecare « per l'am-montare della spesa che sarà ne-cessaria», incoraggiò ad accol-larsi la spesa non indifferente.
Nel 1791 (10 agosto) fu rila-sciata licenza al capomastro Lombardi per l'esecuzione dei «pilastri laterali all'arcata di mezzo del palazzo del S.r M.e Folletti di Barolo, sito a levante nella piazza di S. Carlo » (21);
tut-tavia «stante l'avanzata stagio-ne» e il non «eseguito concer-to per la proseguzione di essa re-storazione nel palazzo ivi atti-guo » (Turinetti di Pertengo) fu permessa la sospensione dei lavori « sino tanto che essi Sig.i Proprietarj abbino tra di loro in-tesa e stabilita la continuazione [del restauro] di tutta la faccia-ta de loro respettivi palazzi ver-so la sud.a piazza ».
Quattro anni dopo, la « rottura di una chiave di ferro a luce sot-to li portici», già collocata in tempi remoti a rinforzo della struttura muraria, avvenuta nel-l'attiguo palazzo (di Pampara-to) fu pretesto per un interven-to dell'Ufficio preposinterven-to, il Vica-riato.
L'argomento non richiedeva, come già osservato, soluzioni
contrada di S.ta TERESA contrada di S. FILIPPO
contrada di S. CARLO contrada dell'OSPEDALE
a) Casa dell'Ili.mo Sig.r Marchese di Priero, t o t a l e t a v o l e 63, 9, 8;
b) Casa del Sig.r Cassato, t o t a l e t a v o l e 39, 4, S;
c) Casa dell'Ili.mo Sig.r Conte Pastoris, t o t a l e t a v o l e 53, 6, IO;
d) Casa dell'Ili.mo Sig.r Conte di Pamparato, t o t a l e t a v o l e 43, 3, 3 ;
e) Casa dell'Ili.ma Sig.ra Contessa Mazzetti, t o t a l e t a v o l e 28, 7, 7 ;
f) Casa dell'Ili.mo Sig.r Conte Della Villa, t o t a l e t a v o l e 32, 2, I I .
a) Casa di S. E. il Sig.r Marchese di S. Marzano già Villa, t o t a l e t a -v o l o 97, 3, 4;
b) Casa dell'Ili.mo Sig.r Marchese del Borgo, t o t a l o t a v o l e 64, 5, 2;
c) Casa di S. E. Il Sig.r Conto Rossastro di Scalonghe, t o t a l o t a v o l e 2 5 , 9, 4.
d) Casa dell'III.mo Sig.r Marchesa Cambiano, t o t a l o t a v o l o 45, I, I.
- Facciata castellamontiana dell'isolata orientale di piazza S. Carlo. La p a r t e i n f e r i o r e , i n i z i a l m e n t e c o n p o r t i c i ad a r c h i su c o l o n n e b i n a t e è « i m b o t t i t a » i n g l o b a n d o l'esili c o l o n n e in m a s c h i o di m u r a t u r a p e r c h é in più p u n t i p e r i c o l a n t i .
delle strutture. Nella relazio-ne C1), compilata dall'architetto
Rocca, vennero riproposti gli stessi accorgimenti usati negli al-tri palazzi. Era previsto « lo sboggiamento dell'intercolonnio mediante quattro legni »; i pri-mi due all'imposta superiore del-la cornice dell'intercolunnio, e gli altri due « corrispondenti allo sternito del piano nobile». La chiave rotta doveva essere
lega-ta « con altro pezzo d'aggionlega-ta », mentre si doveva formare il «pi-lastrone in riempimento del det-to intecollonio e fassoni in soste-gno della volta ». Fu cosi realiz-zato il consolidamento dei por-tici.
Le gravi offese arrecate cdla piazza, dalle incursioni aree del-l'ultimo conflitto, hanno richie-sto un radicale restauro agli edi-fici danneggiati che ne
permet-tesse un totale e completo ricu-pero.
L'opera di ristrutturazione di parte di essi, promossa dall'Isti-tuto bancario S. Paolo sta per essere ultimata. Rimosse le ne-cessarie impalcature, che nascon-dono ancora parte del « volto », potremo nuovamente godere del-la rinnovata bellezza tramanda-taci da Chi, in tempi ormai lon-tani, volle fosse compiuta.
(') O. DUBOIN, Raccolta per ordine
eli materie delle Leggi, Editti..., T o r i n o
1846, t. XV - Ordini politici - delle case, pag. 905.
(2) Mi riferisco all'ingegnere F.
ORO-LOGI e al suo manoscritto Brevi ragioni
del fortificare di Francesco Horologgi, vicentino, conservato presso la
Bibliote-ca Nazionale di Firenze, Magliabechia-na, CI. XIX, cod. 127, e. 62. La pianta delle fortificazioni cinquecentesche tori-nesi, con la proposta di erigere u n a cit-tadella attorno al Castello degli Acaia
N O T E
(ora Palazzo M a d a m a ) è riprodotta in
Forma urbana ed architettura nella To-rino barocca, v. I, t. 2, pag. 1105.
Presso la Biblioteca Reale è conservata copia di questo prezioso codice, redatta nell'800.
(3) Intendo dire della via del Palazzo
di Città e di via nuova, piazza del Ca-stello e piazza San Giovanni.
(4) N. CARBONERI, Ascanio Vitozzi,
un architetto tra Manierismo e Baroc-co, R o m a 1966.
(5) Le due proposte seicentesche
per l'ingrandimento di T o r i n o di Vitozzo Vitozzi (in A.S.T. Sez. Corte -Carte topografiche per A e B, Tori-no I) p o t r e b b e r o essere trascrizioni di idee dello zio Ascanio.
Cfr. C. BRAYDA, Vitozzo Vitozzi
in-gegnere militare e alcuni disegni di To-rino antica, in « T o r i n o » XIX (1939)
n. 23, pagg. 15-19.
(6) Progetto di ampliamento di
rosso, grigio, bruno e azzurro, non è datato, ma è tuttavia riconducibile al 1630 o poco oltre. - A.S.T. - Sez. Corte Carte topografiche per A e B, Torino I. (7) G. B. BORELLI, Editti antichi e
nuovi dei Sovrani, Principi di Real Ca-sa di Savoia - Torino 1681, pag. 927.
Nel contempo il duca agevolava la co-struzione con una serie di provvedi-menti.
1) Migliorando le condizioni delle persone disposte a fabbricare in proprio o a investire capitali:
a) I fuoriusciti che avessero fab-bricato case, o acquistato, o abitato avrebbero avuto salvacondotto perpe-tuo;
b) a coloro che avessero fabbri-cato sarebbe stata fatta grazia di ogni contravvenzione in cui fossero incorsi; c) sarebbe stata garantita l'inibi-zione di molestia personale per debiti;
d) coloro che avessero
impresta-to denari per la n u o v a costruzione sa-rebbero stati preferiti a q u a l u n q u e altro creditore ipotecario;
e) sarebbe stata garantita
l'esen-zione della milizia fino alla terza gene-razione;
/) i forestieri avrebbero ottenuto la naturalizzazione.
2) Concedendo esenzioni fiscali sul-le costruzioni:
a) nelle esenzioni sarebbero state
comprese, oltre le case da costruirsi, an-che quelle già costruite da n o n oltre tre anni;
b) qualora per debiti della Città
o per ordine sovrano le costruzioni fos-sero state collettate o registrate, quelle edificate in Città nuova sarebbero state esentate per i 25 anni successivi.
3) P r o m u o v e n d o nella Città nuova l'industria e il commercio:
a) i mercanti e artigiani che
aves-sero voluto aprire le loro botteghe a v r e b b e r o p o t u t o esercire senza obbligo di p r e n d e r e la « m a t r i c o l a » , salvo otte-nere l'abilitazione dai Sindaci o Consoli di c a d u n Arte;
b) era concessa facoltà di tenere
macelli;
c) il m e r c a t o era trasportato nel-la piazza reale.
Contro la facoltà di tener i macelli, con lettere patenti del 19 gennaio 1657, il d u c a Carlo E m a n u e l e li ordinava « agli acconciatori esercitanti la loro ar-te in alcune parti della capitale, detta la città n u o v a , di sgomberare da esse fra breve t e m p o e di togliere dalle con-t r a d e le loggie e balcon-tresche di legno da essi fatte ». Cfr. O . DUBOIN, op. cit.,
t. X V I , pag. 1047, in nota.
(8) Regio Biglietto 25 o t t o b r e 1621,
i n G . B . B O R E L L I , op. cit. p a g . 9 2 9 ; R . B .
30 settembre 1621, in O . DUBOIN, op.
cit. t. X I I I , pag. 921; R. B, 21 d i c e m b r e
1 6 2 8 , i n O . D U B O I N , op. cit. t . X I I I ,
pag. 9 2 5 .
(9) C. BOGGIO, Gli architetti Carlo
ed Amedeo di Castellamonte e lo svi-luppo edilizio di Torino nel sec. XVII,
in « Atti della Società degli Ingegne-ri e degli Architetti in ToIngegne-rino », anno
X X I X , 1 8 9 5 .
(,0) Forma urbana ed architettura
nella Torino barocca, v. I - t. 2,
pagi-na 1 1 6 5 e seg.
( " ) C . BOGGIO, op. cit., p a g . 3 7 e l a b i
-bliografia citata più avanti. Cfr. pure i « Regi Biglietti » di donazione dei ter-reni sulla piazza (O. DUBOIN, op. cit.
t . X I I I , p a g . 9 3 2 e s e g . ) i n c u i s i f a
menzione al « disegno e stabilimento fattone dal conte Carlo Castellamonte ».
(12) Secondo una ipotesi, che a me
appare u n po' t r o p p o generica, questa data è da molti considerata l'avvio dei lavori per tutti i palazzi della piazza. Sarebbe invece più ragionevole consi-derare le date di donazione termini
post quem e, in conseguenza,
anticipar-la e posticiparanticipar-la!
(13) Forma urbana ed architettura
nella Torino barocca, op. cit., v. 1 - t. 2,
pag. 1166.
( " ) F . G E M E L L I CARERI, Viaggi in
Europa, lettera X, Napoli 1693.
(1S) G . CRAVERI, Guida de' forestieri
per la real città di Torino, T o r i n o 1753,
pag. 7 1 .
C6) N o n tutti, f o r t u n a t a m e n t e ,
ricor-d e r a n n o gli sventramenti e l'inutile stra-ge. A loro memoria si darà qui c e n n o di q u a n t o la piazza abbia d o v u t o subire. Il testo, da cui traggo le notizie, non segue u n percorso topografico.
— Palazzo dell'Accademia Filarmo-nica - Nell'incursione del 20 n o v e m b r e 1942, ebbe consumati dall'incendio, dal tetto al piano nobile i locali prospicienti la piazza e tre sale retrostanti, fra cui il salone con la volta affrescata da Ber-n a r d i Ber-n o Galliari. Nell'iBer-ncursioBer-ne del 12-13 luglio 1943, crollò p a r t e della parete verso piazza S. Carlo all'altezza del cor-nicione e dell'ultimo piano. Nell'incur-sione del 7-8 agosto, la parete esterna verso la piazza è crollala p o r t a n d o nel-la rovina anche q u a n t o era rimasto di pregevole.
— Palazzo A v o g a d r o di Colobiano, già Villa di Villastellone. Nell'incursio-ne del 20 n o v e m b r e 1942, l'incendio ha fatto crollare le volte fino alle sale del piano nobile. Nell'incursione del 12-13 luglio 1943 ebbe rovinate porte e ser-r a n d e .
— Palazzo Rorà C a t t a n e o A d o r n o già dei Marchesi di Fleury. Nell'incur-sione del 20 n o v e m b r e 1942, p a r t e del tetto a n d ò bruciata; m e n t r e nell'incur-sione del 12-13 luglio 1943, p e r elfetto dello s p o s t a m e n t o d'aria ebbe porte e Iramezzi rolli e abbattuti. D u r a n t e quel-la del 7-8 agosto, c a d d e r o i sollitti.
— Palazzo Renaud di Falicon, già Turinetti di Pertengo. Nell'incursione nel 20 novembre 1942, l'incendio fece crollare tetto e solai, sprofondando gli appartamenti fino al piano nobile. Nel-l'incursione del 12-13 luglio 1943, u n a bomba dirompente, sganciata sulla piaz-za, distrusse i cornicioni e vari elementi della facciata; fu pure notevolmente danneggiato il calfè S. Carlo.
— Palazzo dell'Ospizio di Carità, già Varrone. Durante l'incursione del 12-13 luglio 1943, gran parte degli ambien-ti interni sono andaambien-ti distrutambien-ti dalle fiamme.
— Palazzo Giriodi di Monastero. Nell'incursione del 12-13 luglio 1943, l'incendio ha distrutto ogni cosa; crol-larono pure le volte del porticato.
— Palazzo Barbaroux. Nell'incursio-ne del 12-13 luglio 1943, b o m b e dirom-penti h a n n o danneggiato il prospetto e il porticato; il f u o c o ha svuotato il pa-lazzo fino al piano nobile.
Torino ferita e mutilata, T o r i n o
1945.
( " ) A.S.C.T. - cartella 62, fascicolo 3, disegni 39/40.
(l s) L'anno del Signore
millesettecen-to settanta, ed alli nove del mese d'apri-le, in Torino, e nell'UIT.o del Vic.to, giudizialm.te avanti Plll.mo S.r conte Frichignono di Castellengo, Cerretto, e Q u a r e g n a Vicario, e Sovr'Intend.e gene-rale di Politica, e Pulizia per S.R.M.
Ad og.o sia manif.o, che S.M. nella rellazione del g.no d'ieri siasi degnata di c o m m a n d a r c i di far procedere per mezzo de' Periti alla ricognizione dello stato, qualità, e posizione delle colonne con sue basi, zoccoli, ed architravi d e ' porticati constituenti parte delli Palazzi laterali alla G r a n Piazza detta di S. Car-lo nella p.nte Città, con dare il Car-loro sentimento, riguardo alla loro sussistenza per far procedere in diffetto al riempi-mento, o sia i m p i o m b a m e n t o de' sud.i porticati, o n d e si m a n d a al S.r Architet-to, e perito di quest'Uff.o A n t o n i o Vit-torio Gallo, di procedere con intervento del S.r architetto Gio T o m m a s o Pru-notti alla sud.a visita, con f a r n e quindi la loro rellazione ne' registri di que-st'UfT.o.
Del che si è f o r m a t o il p.nte verbale. Di Castellengo, et Ceretto Vicario Ardi segretario.
zoc-coli, ed architravi, quanto di dare il no-stro sentimento riguardo alla loro sussi-stenza; ci siamo noi sudetti transferti a detti rispettivi palazzi sostenuti da su-detti Porticati, e quivi avendo primiera-mente palazzo per palazzo appartenuti alIi infrascritti Sig.i Particolari, esami-nata non solo la qualità di dette colonne con loro capitelli, architravi, e basi con loro zoccoli, formanti detti porticati, che la loro sussistenza, e struttura, abbia-m o osservato quanto segue.
E primo visitate ed attentamente esa-minate le dodeci colonne, basi, zoccoli, capitelli, ed architravi, (in quali restano p u r incluse le due porzioni di quelle, che sono communi colli IH.mi Sig.i Marche-se della Villa, e Marchesa d'Agliè) for-manti li intercolonj delli porticati inser-vienti al Palazzo già proprio del fu Ill.mo Sig.r Marchese di Caraglio, quali colonne, basi, zoccoli, capitelli, ed archi-travi sono tutte di pietra di Cenocco, ab-biamo riconosciuto essere dieci di dette colonne state con nostra assistenza attent. e più vicino piombate, strapiombanti chi d'oncie una e mezza, chi d'oncie due, ed un quarto, e tre d'esse d'oncie due e mezza; ed esser tre delli fusti delle me-desime guasti, ed incannanti dall'intem-perie, attesa la cattiva qualità d'essa pie-tra, con un architrave rotto nel vano dell'intercolonio, e gran parte delli zoc-coli e basi guaste. Indi esaminate le colonne, Basi, zoccoli, capitelli, ed ar-chitravi componenti l'intercolonj li portici appartenenti alli palazzi l'Ill.ma Sig.ra Marchesa d'Agliè, e del-l'Ill.mo Sig.r Marchese di Priero, tutte della pietra sudetta, in n u m e r o le co-lonne di d.a Sig.ra Marchesa d'Agliè di dieci, incluse le porzioni di quelle com-muni con detti Sig.i Marchesi di Cara-glio, e Priero, e quelle appartenenti al detto Sig.r Marchese di Priero in n u m e r o di quattro oltre la porzione c o m u n e con detta Sig.ra Marchesa; dopo averle tutte come s.a fatte in nostro contradit-torio piombare, abbiamo riconosciuto esservene delle suddette dieci colonne appartenenti a detta Sig.a Marchesa, set-te strapiombanti parset-te di ponti cinque, e sei, una di ponti sette, altra di ponti otto, altra di ponti nove, ed una d'un on-cia, con un architrave rotto come il su-detto nel vano dell'intercolonio, e con le basi in parte guaste, e due zoccoli rotti, e piuttosto pericolosi; e tra le quattro colonne, e mezza spettanti al sudetto Sig.r Marchese di Priero, es-servi u n a colonna rotta d'alto in basso debitamente f e r m a t a con d u e fascie di ferro, e le altre tutte a piombo, però con le basi, e zoccoli in parte guasti.
Trasfertici indi dalla p a r t e opposta a detti Palaggi, ad esaminar come sovra le colonne, basi, zoccoli, capitelli, ed ar-chitravi formanti li intercolonj de porti-cati, che sostengono li palazzi delli 111 .mi Sig.i Conte di Pertengo, Marchese di
Fleurj, present.e dell'lll.mo Sig.r Mar-chese di Barolo, conte Pastoris, conte di Pamparato, e conte della Villa, a b ^ biamo riconosciuto, dopo aver come so-vra fatta fare la piombatura di tutte le colonne esservi delle sei colonne, e mez-za appartenenti al palazzo di d.o Sig.r conte di Pertengo, la seconda d'esse verso l'angolo d'esso palazzo tra levan-te, e mezzanotlevan-te, guasta, e strapiomban-te di ponti dieci coll'architrave rotto in due siti nel vano dell'intercolonnio vici-no a d.o angolo; altra d'oncie u n a pon-ti quattro, altra d'oncie u n a ponpon-ti sei coll'architrave da essa sostenuto rotto come il sudetto; altre due u n a d'oncie una, ed un ponto, e la seconda d'oncie una ponti cinque con l'architrave sovra esse rotto nel vano come s.a e final-mente la metà di quella c o m m u n e col d.o Sig.r Marchese di Barolo di ponti undeci con la base, e zoccolo guasti, e pericolosi, avendo p u r riconosciuto esser detto palazzo verso la contrada a mezza-notte strapiombante nell'angolo d'oncie una, e mezza; Delle dodeci colonne in-cluse le porzioni di quelle communi con detti Sig.i Conte di Pertengo, e con-te Pastoris, apparcon-tenenti al Sig.r Mar-chese di Barolo, esservi la prima com-m u n e col detto Sig.r conte di Pertengo, strapiombante di ponti ondeci, la secon-da successiva, qual unitamente alla base è guasta, d'oncie u n a , e ponti ondici coll'architrave rotto; altra d'oncie u n a , ed un ponto, altra d'oncie una, due d'on-cie una ponti due esse colonne guaste, architrave rotto, ed un zoccolo infranto, due altre una di oncie u n a ed u n terzo guasta con zoccolo mancante, e perico-loso, e la seconda di oncie u n a , ponti otto f e r m a t a con tre fascie di ferro, al-tra sal-trapiombante d'oncie u n a , ponti sette, altra d'oncie d u e ponti due con ar-chitrave rotto nel vano, e le tre altre u n a di oncie u n a ponti cinque, altra d'oncie una ponti due, e l'ultima c o m m u n e col sud.o Sig.r conte Pastoris d'oncie u n a e mezza.
Delle otto colonne incluse le por-zioni di quelle communi con detti Sig.i Marchese di Barolo, e conte di Pampa-rato, appartenenti al Sig.r conte Pasto-ris, esservi la prima c o m m u n e col detto Sig.r Marchese strapiombante d'oncie una, e mezza, la seconda, qual unitamen-te alla base è rotta, e guasta d'oncie u n a ponti cinque, d u e altre di oncie u n a pon-ti tre, d u e altre u n a di ponpon-ti nove e mezzo, e l'altra di ponti sette, altra d'on-cie una ponti cinque, altra di ond'on-cie u n a ponti otto, e l'ultima c o m m u n e col Sig.r conte di P a m p a r a t o con plinto rotto di oncie una.
Delle otto colonne incluse le porzio-ni di quelle comuporzio-ni con detti Sig.i con-te Pastoris, e concon-te di Villa apparcon-tenenti al sudetto Sig.r conte di P a m p a r a t o es-servi la prima c o m m u n e con detto Sig.r conte Pastoris strapiombante d'oncie
una; la seconda d'oncie una ponti sette coll'architrave da esse sostenuto rotto nel vano dell'intercolonio; altre due una d'oncie una, e ponti quattro con toro rot-to, e la seconda di ponti nove con l'ar-chitrave sovra esse rotto come il sudetto; altra di ponti dieci, e la successiva di oncie u n a ponti uno, due altre u n a di oncie una ponti due, e la seconda di oncie una ponti dieci, e l'ultima commu-ne con detto Sig.r conte Villa pur stra-piombante d'oncie u n a ponti quattro.
E finalmente delle undeci colonne, e mezza inclusa la metà di quella com-mune con detto Sig.r conte di Pampara-to appartenenti al detPampara-to Sig.r conte Vil-la, esservi la prima comune con cui so-vra, strapiombante d'oncie u n a ponti quattro, e la seconda d'oncie una, ponti u n o con plinto, e zoccolo rotti e man-canti e coll'architrave sovra esse rotto come s.a, due altre di ponti sette, altre due di ponti sei, tre altre di ponti otto, altra di ponti cinque, e le rimanenti tut-te a piombo.
sovrapo-ste; stante massime che inclinando esse colonne maggior parte nella loro testa interiormente, e verso detti portici, atte-sa la grave forza che f a n n o le chiavi di dette volte, rompendosi, come è già se-guito, alcuna d'esse chiavi, o m a n c a n d o all'improvviso qualche architrave, base o zoccolo, benché restasse intatta la co-lonna, potrebbe senza riparo seguire una funesta rovina del palazzo di cui ne è parte; qual seguendo, comeché essi pa-laggi sono sogetti al vincolo di Primo-genitura, dovrebbero li possidenti, o chiamati, ricostruerli con grave pregiu-dicio delle stesse primogeniture, quan-do, che con la modica spesa della for-mazione di detti pilastroni verrebbero a sostenerli in piedi rinforzandoli, ed evi-tando la grave spesa della ricostruzione d'essi palaggi. e li danni che verrebbero a seguire in caso di rovina. E questo è q u a n t o in obbedienza delli ordini sud.i ci è risultato potere, e dovere rifferire. In fede Torino li 19 ap.le 1770
Ant.o Vitt.o Gallo arch.o
Gio T o m m a s o Prunotto mis.re, estim.re gen.Ie p. S.M.à, et archit.to
f.f. 90/92 recto e verso 93 recto
-Per il drizzamento di Dora Grossa
voi. 2° (1757-1771). - Coli. X - n. 48 - A.S.C.T.
(19) A.S.C.T. - carte sciolte n. 1365,
« p i a n t a della piazza S. Carlo colla
de-signazione delle case, dei loro proprie-tari e della pendenza delle colonne ».
(2 0) O . D U B O I N , op. cit., t . X I I I , p a
-gina 975.
(21) 10 agosto 1791.
D'ordine del sig.r Prefetto Varotti luogotenente Vicario si permette al ca-pomastro Giuseppe Lombardi di esegui-re li pilastri laterali all'arcata di mez-zo del palazmez-zo del sig.r Marchese Fal-letti di Barolo sito a levante nella piaz-za di S. Carlo u n i f o r m e m e n t e a q u a n t o è già stato eseguito nella parte opposta, e stante non solo l'avvanzata stagione, ma anche il non ancora eseguito concer-to per la prosecuzione di essa risconcer-tora- ristora-zione nel palazzo ivi attiguo del sig.r conte Turinetti di Pertengo, si permet-te anche al detto capomastro di sospen-dere per ora la formazione dell'arco, e di tutti gli altri ornati esterni, come al-tresì' gli stabilimenti di essi sino tanto che essi sig.ri Proprietarj a b b i n o tra di loro intesa, e stabilita la continuazione di tutta la facciata de loro respettivi palazzi verso la suddetta piazza. Come cosi detto capomastro Lombardi si sot-tomette d'eseguire, sott'obbligo, e con-stituzione de' di lui beni presenti, e futuri.
Giuseppe L o m b a r d i
f. non n u m e r a t o , in « Vicariato » -n. 399, « Permessi riparazione fabbri-che » 1772-1802; A.S.C.T.
(22) Attesa la seguita rottura di u n a
chiave di ferro a luce sotto li Portici della Piazza di S. Carlo, nella casa del-l'IIl.mo Sig.r conte Pamparato, ho pro-ceduto alla visita d'essa rottura, e sono di sentimento si divenga indilatamente allo sbaggiamento dell'intercolonnio me-diante quattro legni posti verso essa Piazza, corrispondenti due all'imposta superiormente alla cornice di detto in-tercollonio, ed altri due corrispondenti allo sternito del piano nobile, e contem-poraneamente si leghi essa chiave con altro pezzo d'aggionta, per il che resta necessario di f o r m a r e u n ponte sotto il portico con forgia, acciò il mastro fer-raio possa bollire e fare gli opportuni pieghi a detta chiave rotta, ed apporvi il pezzo d'aggionta, con li suoi gruppi con che si divenga alla costruzione del pilastrone in riempimento del detto in-tercollonio, e fassoni in sostegno della volta, che si scorge fessurata.
Il che h o significato al capomastro d'essa casa Fontana.
T o r i n o li 19 genajo 1795 Paolo Francesco Rocca arch.o f. n o n numerato, in « Vicariato » -n. 399, « Permessi riparazione fabbri-che » - 1772-1802; A.S.C.T.
Al verso del foglio è riportata la « sottomissione » del capomastro Fon-tana.
a) fonti manoscritte
Patenti Controllo Finanze, 1300 in 1717, art. 689 - varie annate A.S.T.S.R. Patenti Piemonte, art. 687 - varie an-nate A.S.T.S.R.
Carte topografiche per A e B, Tori-n o I - A.S.T.S.C.
C. MORELLO, Avvertimento sopra le
for-tificazioni, T o r i n o 1656 e. - B.R.T. — Per il drizzamento della Dora
gros-sa, voi. 2 - Col. X n. 48 - A.S.C.T. — Permessi per riparazione fabbriche,
1772-1802, n. 399 - Vicariato A.S.C.T. b) a stampa
G . B. BORELLI, Editti antichi e nuovi dei
Sovrani, Principi di Real Casa di Sa-voia, T o r i n o 1681.
B I B L I O G R A F I A
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A . PEYROT, V . V I A L E , Immagini di
Il Piano regionale 1976-1980 e l'analisi
delle Camere di commercio piemontesi
Il documento regionale.
La Giunta regionale piemontese ha prodotto nei mesi scorsi una proposta di piano regionale 1976-1980. Questo documento (tre volumi di un certo peso e una « cartella » di rappresentazioni cartografiche) comprende una prima parte di ana-lisi della struttura demografica e occupazionale, economica e territoriale del Piemonte al 1975, con previsioni al 1980. La seconda parte precisa inve-ce la politica di intervento della Regione attra-verso cinque « programmi-obiettivo » che illustre-remo sinteticamente più avanti.
^fÉf
Quale Piemonte
osservazioni e rilievi preliminari alla proposta di piano regionale di sviluppo 1976-80
L'ipotesi programmatica è quella di un'espan-sione della popolazione piemontese in cui il saldo migratorio sia tendenzialmente decrescente per annullarsi nel 1980. In tal caso la popolazione residente dovrebbe passare, tra il 1975 e il 1980, da 4.567.800 a 4.732.900 unità. Per calcolare i fabbisogni occupazionali al 1980 ci si basa sulle seguenti condizioni:
— mantenimento al 1980 del tasso di attività del 1975 ( 4 1 , 1 % ) ;
— riduzione della quota di disoccupazione pa-lese dal 5,5 al 2 , 5 % della popolazione attiva (al
1975: 103.000 unità);
— annullamento del saldo dei movimenti pen-dolari verso l'esterno della regione (13.600 unità al 1975).
Tenendo conto di questi vincoobiettivo, i li-velli occupazionali dovrebbero passare da 1 mi-lione e 762.420 unità nel 1975 a 1.896.605 unità nel 1980, con un fabbisogno quindi di 134.183 posti di lavoro addizionali. Poiché si ipotizza, ope-rando un rilancio del settore, di mantenere gli attuali livelli di occupazione agricola (229.160 unità), i nuovi posti di lavoro andranno creati nel settore industriale (78.946 posti di lavoro) e nel terziario (55.237 posti di lavoro). L'espansione occupazionale nel terziario non sarà marcata, per-ché lo sviluppo industriale dovrebbe restare l'ele-mento motore dello sviluppo dell'apparato socio-economico regionale.
effi-cace. Analizziamo rapidamente il contenuto di detti obiettivi.
Il primo, quello di diffusione dello sviluppo economico opererà attraverso le seguenti linee di intervento:
-— promozione dell'agricoltura e della zoo-tecnia;
— sviluppo del settore industriale; — riqualificazione del settore terziario; — politica di riassetto territoriale tesa a defi-nire una base di coordinamento e di indirizzo delle politiche di settore citate e a valorizzare le potenzialità economiche del territorio.
Il secondo, finalizzato ad un'organica opera di socializzazione o uso sociale del territorio, tende a favorire « una piena fruizione sociale delle risorse territoriali » e si articola in una serie di « progetti di intervento », che vanno dalla pia-nificazione del territorio all'edilizia pubblica resi-denziale, all'edilizia scolastica, al discorso delle nuove Università in Piemonte, alla creazione di un sistema di parchi e di riserve naturali, alla fruizione turistica, alla difesa ecologica.
Il programma-obiettivo di deistituzionalizza-zione e riqualificadeistituzionalizza-zione dei servizi parte dalla de-nuncia dell'inadeguatezza attuale della politica sanitaria ed assistenziale rispetto alla domanda sociale. La risposta (un intervento globale e pre-ventivo) deve però esprimersi in termini che in-tegrino il momento socio-sanitario con i problemi più generali di tutti i servizi del territorio. Di qui il legame con il discorso comprensoriale e con le unità locali (')•
Nel quarto programma-obiettivo, quello della formazione umana, è basilare il discorso della formazione professionale, intesa come momento terminale e complementare della scuola normale per l'accesso al lavoro e nel quadro di una pro-gressiva pubblicizzazione del settore. Si tratta di finalizzare la formazione professionale alle finalità del piano di sviluppo regionale, in particolare:
— la difesa e il rilancio dell'occupazione; — la riconversione industriale;
— il sostegno e lo sviluppo dell'agricoltura; — una nuova politica dei servizi socio-sanitari; — la riqualificazione della pubblica ammini-strazione.
Abbiamo infine il programma-obiettivo di or-ganizzazione ed informazione, dove si cerca di
precisare strumenti e procedure della program-mazione ai livelli regionale, comprensoriale e sub-comprensoriale e a formulare indicazioni per la formazione e l'avvio della struttura organizzativa ai tre livelli citati. Vengono qui sviluppati i di-scorsi nuovi del programma pluriennale di attività e di spesa della Regione, dei comprensori come organismi di programmazione e di coordinamento, dei bilanci consolidati di comprensorio, dei sub-comprensori come sede di delega regionale e stru-menti operativi dei comprensori, ecc. La nostra sintesi (in realtà più un indice ragionato) della bozza di nuovo piano regionale si ferma qui, an-che se su diversi punti del piano si ritornerà più avanti.
Le osservazioni delle Camere di commercio.
Sul documento della Regione Piemonte l'esame ed il dibattito si sono subito aperti nelle più diver-se diver-sedi. La voce dell'Unione delle Camere di com-mercio del Piemonte, ha trovato espressione in un grosso lavoro di « osservazioni e proposte » con-segnate alla prima commissione del Consiglio re-gionale l ' i l ottobre e pubblicato in novembre in un volumetto dal titolo « Quale Piemonte ». Qual è il loro senso? Si parla di « contributo
essenzial-mente metodologico », mentre l'obiettivo non è
tanto quello di « una puntigliosa disamina di
sin-goli punti e questioni », ma di « contribuire ad una verifica dell'impianto, dell'armatura concet-tuale e della struttura operativa della programma-zione regionale ».
La critica è precisa (« mancanza di analisi
in-torno alla connessione che intercorre tra le diverse componenti, i diversi elementi che nella loro reci-proca interazione costituiscono e definiscono il sistema regionale », « programmi-obiettivo che non si presentano come traduzione operativa del piano, ma sono ancora delle semplici indicazioni di indirizzi molto generali, privi di specifica quan-tificazione fisica e finanziaria »), ma non manca
l'apertura al confronto costruttivo e alla parteci-pazione. « Non abbiamo voluto rappresentare e
farci portatori di specifiche esigenze e richieste, ma saggiare invece in qual misura le linee e la armatura di piano che vengono proposte sono ido-nee a definire un terreno di confronto agibile per
la comunità regionale e a garantire nella sua strut-tura istituzionale il più ampio grado di partecipa-zione all'individuapartecipa-zione degli obiettivi e delle stra-tegie per perseguirli ».
Su questo terreno si sviluppa il tema del ruolo delle Camere di commercio nella programmazio-ne regionale, non senza tentare di ridefinire che cosa sia la programmazione. « Si è eletto come la
programmazione non sia un puro esercizio previ-sionale, una scommessa sulla dinamica delle gran-dezze economiche, ma sia invece il porsi fondati obiettivi, formulare e gestire strategie ad essi ade-guate, costruire il consenso, creare strumentazioni operative, eliminare l'arbitrio e le scelte discre-zionali per sostituirvi una griglia di parametri og-gettivi e predeterminanti attraverso cui filtrare il processo decisionale ».
Visto che la Regione incontra nella realtà non lievi limiti ad indirizzare con la propria diretta attività politico-amministrativa lo sviluppo del si-stema regionale, ecco « la necessità di assicurare
alla definizione degli obiettivi come al loro perse-guimento il più ampio numero di operatori, nel campo sociale, istituzionale ecl economico ». La
Regione deve cioè porsi « soprattutto quale
mo-mento promozionale di iniziative, comportamenti, operazioni che si pongano in modo coerente e coorelinato la finedità di contribuire all'attuazione del piano ».
In questo coinvolgimento, può trovare spazio l'attività delle Camere di commercio, con la pro-pria capacità di ricerca e di documentazione, con la gamma dei servizi da esse offerti, con specifici interessi in determinate iniziative regionali (tipo la finanziaria regionale), agendo come trait-d'union tra Regione e mondo economico.
* * *
Le analisi, i rilievi e le proposte più specifi-camente settoriali (agricoltura, industria, artigia-nato, ecc.) sono precedute da « capitoli » dedicati rispettivamente:
— alla politica economica e finanziaria; — alla politica del territorio;
•— alla struttura istituzionale della politica di piano;
— al bilancio della popolazione prospettato per il 1980.
11 nuovo piano regionale piemontese assume come quadro di riferimento l'economia di mer-cato (« se con questo termine si inelicano le
aper-ture agli scambi internazionali, il pluralismo, lo spazio per i meccanismi di profitto, l'esigenza di produzioni ertosti e prezzi competitivi ») e, dopo
avere analizzato i motivi dell'espansione produt-tiva degli anni passati (periodo 1954-1963 in par-ticolare) e della recessione in atto, afferma testual-mente: « ciò che oggi è in discussione non è una
caduta contingente nei livelli di occupazione o nella produzione: è invece la capacità dell'appa-rato proeluttivo di creare nel futuro un numero di posti di lavoro aclegueiti all'offerta e la possibilità che ha quest'apparato produttivo di mantenere un suo spazio nel mercato e di evitare un declino di carattere permanente ».
Il documento camerale parla a questo punto di giudizio « assai reticente ed incompleto sul tema
centrale per ogni strategia di piena occupazione e di stabilità di potere di acquisto della moneta: questo tema centrale si chiama produttività ». E
precisa: « Da più parti si concorda che le cause
principali dell'aumento elei prezzi nel nostro Pae-se (da due a tre volte maggiore eli quello dei Paesi CEE) è da attribuirsi a due fattori: in primo luogo il dissesto della finanza pubblica (come è stato rilevato recentemente il disavanzo del Tesoro tra il 1970 e il 1975 ha contribuito alla crescita della base monetaria nella misura del 238%); poi alla dinamica del costo del lavoro (il costo del lavoro per unità eli prodotto è aumentato nell'industria del 137%, contro un incremento del 43% nella Germania Federale e del 29% negli Stati Uniti) ».
E ancora: « Se è vero come si esprìme il
rap-porto della Giunta regionale che 'è pura
illu-sione che il costo e le condizioni di lavoro pos-sano presentare un vantaggio differente rispetto ai paesi concorrenti' è altrettanto necessario che
non si verifichi la situazione opposta. Su questi aspetti il rapporto della Giunta è carente: eppure essi fanno parte di un'analisi ormai comunemente accettata dei processi inflazionistici. È proprio sul terreno della produttività come afferma la IRES 'che l'economia italiana ha subito da anni
progressivi deterioramenti arrivando a situazioni di gravità eccezionale » (IRES, Quadro di
rife-rimento per il piano regionale 1976-I9S0, pag. 19, Torino 1975) ».
Infine si rileva che « pare sfuggire alla
ricostituire un quadro accettato dalle forze poli-tiche e sociali di compatibilità tra la formazione e la distribuzione delle risorse, senza il quale di-venta impossibile frenare il processo inflazioni-stico ».
L'altro nodo è quello della finanza pubblica e del suo dissesto. Le indicazioni di metodo della Giunta Regionale per quanto riguarda il concreto atteggiarsi del bilancio regionale e anche la sua articolazione settoriale e territoriale (con la in-novativa connessione con i bilanci consolidati di comprensorio) appaiono di grande interesse e va-lidità (« una delle parti più rigorose del rapporto
della Giunta regionale » è definita nel documento
Unioncamere). Tuttavia c'è qualche non seconda-rio rilievo, come la « mancanza di raccordo tra
piano di sviluppo e bilancio pluriennale di attività e di spesa della Regione », oppure la
sottolinea-tura di qualche esigenza di fondo, come quella
« di poter disporre di una quantificazione degli obiettivi del Piano regionale, in difetto della quale si rischia di cadere in proposte velleitarie con l'ine-vitabile rifugio nella contestazione sindacale-ri-vendicativa verso il Governo centrale ».
Il « capitolo » dedicato alla politica del
terri-torio è soprattutto volto a sviluppare un confronto
tra la proposta di piano regionale e il disegno di legge urbanistica regionale. « Le congruenze sono
rilevanti (ad esempio tra il piano inteso come 'processo' e il 'processo' di pianificazione del ter-ritorio), ma ci sono anche delle questioni aperte: i piani agricoli zonali ai quali non corrispondereb-be un soggetto di pianificazione, il ruolo dei sub-comprensori (solo enti di gestione o anche soggetti di programmazione-pianificazione?), lo stesso po-tere dei comprensori, i quali « dovrebbero vedersi riconoscere più ampi spazi di decisione e di azio-ne, a partire dal livello della politica del territorio, che pur li vede 'soggetti' (ma reali?) della par-tecipazione ».
fi tema dei ruoli e delle strutture dei compren-sori e dei sub-comprencompren-sori viene ripreso esami-nando la struttura istituzionale della politica di
piano. In questa parte dell'analisi le osservazioni
sono molto critiche, come dimostra il rilievo se-condo cui il documento della Giunta presenta in tema di comprensori o sub-comprensori « rilevanti
contraddizioni » in ordine essenzialmente a tre
aspetti specifici:
— il primo, se i comprensori devono avere unicamente compiti di programmazione e di
con-trollo sulla attuazione del piano o anche compiti eli gestione;
•—- il secondo, se i sub-comprensori devono es-sere concepiti come strutture (o articolazioni in-terne) necessarie dei comprensori ovvero come strutture soltanto eventuali, da costituirsi in quei comprensori che, per le particolari caratteristiche del loro territorio o dei loro aggregati sociali, con-siglino ulteriori articolazioni interne;
— il terzo, se i sub-comprensori debbano esse-re concepiti come struttuesse-re funzionali alla sola attività di programmazione e di controllo del pia-no, ovvero come strutture con compiti di gestione, o ancora, infine, come strutture aventi l'uno o l'altro tipo di competenze.
Si aggiunge ancora: « Un quarto punto infine
resta incerto ed è quello relativo alle modalità di organizzazione dei sub-comprensori. Mentre in-fatti i comprensori come strutture sono già definiti da una legge regionale cosicché le accennate in-certezze non possono che riguardare le loro fun-zioni, per i sub-comprensori nulla è ancora seria-mente pregiudicato dalla legislazione regionale, con la conseguenza che gli interrogativi circa le funzioni che essi debbono svolgere incidono anche sui diversi modi possibili di organizzarli ».
Si muove quindi alla Giunta regionale «
l'ap-punto di non aver compiuto essa stessa nessuna scelta, preferendo dar vita ad un piano che, per il fatto stesso di oscillare intorno ad ipotesi fra loro incompatibili, è privo di una sua logica interna e largamente contraddittorio nelle sue prospet-tive ».
Poiché non ci si può limitare a rilievi, senza il contributo di qualche indicazione e proposta, secondo l'Unioncamere « appare opportuno che
che la preferenza sia eia attribuire a questa secon-da ipotesi ».
Le unità di gestione in questione coincideranno praticamente con i sub-comprensori. Tuttavia «
sa-rebbe bene che, dopo avere anche nominalistica-mente distinto fra unità di gestione e sub-com-prensori, si lasciasse ai comprensori medesimi la decisione se costituire o meno i sub-comprensori e quale dimensione territoriale essi debbano avere, limitandosi nella legge regionale (cosi come ha fatto la legge statale per i consigli circoscrizionali) a definire quale struttura i sub-comprensori, se istituiti dal comprensorio, devono avere e quale funzione, nell'ambito di quelle strettamente con-nesse con la programmazione, devono essere loro affidate ».
Si è in precedenza esposto il bilancio della
po-polazione regionale al 1980 prospettato dalla
bozza di piano. Obiettivi programmatici fonda-mentali in materia si ricorda sono l'annullamento al 1980 del saldo migratorio e la conservazione del tasso di attività del 1975 ( 4 1 , 1 % ) . Rileva su-bito il documento dell'Unioncamere: « L'obiettivo
dell'annullamento al 1980 del saldo migratorio non è soltanto contraddetto dal modello demogra-fico che pure si dice di utilizzare (quello IRES), ma viene posto in dubbio dall'osservazione della realtà italiana e da tutta una serie di affermazioni contenute nella stessa proposta di piano ».
Altrettanto irrealistico appare il mantenimento del tasso di attività al livello del 1975. Si osserva in proposito che:
— la tendenza alla scolarizzazione oltre la fa-scia dell'obbligo riduce progressivamente il volu-me delle nuove leve che si presentano sul volu-mercato del lavoro;
— la caduta occupazionale nel settore tessile, che dovrà essere ridimensionato nei prossimi anni colpirà in particolare l'occupazione femminile, per la quale è pressoché impossibile ipotizzare cospicui rilanci entro il 1980;
— non si vede in qual modo sia possibile man-tenere il livello di occupazione in agricoltura alla stessa soglia del 1975, stante il tasso di senilizza-zione della popolasenilizza-zione rurale. A questo riguardo si deve ancora notare come appaiano tra loro incompatibili i due obiettivi posti dal documento della Giunta, eli conservazione del volume occu-pazionale e eli miglioramento della produttività nel settore agricolo, di ammodernamento delle strutture secondo gli indirizzi delle direttive
co-munitarie, una linea di intervento questa che porta necessariamente ad un calo degli occupati.
Per quest'insieme di ragioni non si ritiene di poter accetteire come perseguibile l'obiettivo della conservazione al 1980 del tasso di attività del 1975, a meno di una rigorosa dimostrazione del-l'esistenza di questa possibilità, con la specifica-zione delle risorse da mobilitare e delle iniziative da assumere a livello regionale (non potendosi considerare soddisfacente il generico rinvio a po-litiche nazionali).
Il documento di analisi critica passa quindi ad una serie articolata di valutazioni e di proposte più propriamente di tipo settoriale. Con riguardo ali 'agricoltura, ad esempio: « Non ci si può
li-mitare, per fare politica di piano ad affermare esi-genze, anche se queste sono valide e fondate. Dalle esigenze occorre passare agli obiettivi ed alle stra-tegie e su questo terreno le bozze di piano mostra-no la propria debolezza ». Si ritiene necessario
ri-chiamare l'attenzione su tre punti decisivi per l'avvio di una politica programmata:
a) Zonizzazione: dopo una rassegna delle zonizzazioni e dei tipi di piano sul tappeto (piano della politica agraria regionale, piani agricoli zo-nali intesi come piani settoriali per l'agricoltura dell'area cui si riferiscono, piani settoriali riferiti a problematiche generali di settori come l'irriga-zione o la zootecnia, direttive comunitarie e piani di sviluppo aziendali), si conclude richiedendo
« un capitolo dedicato all'esposizione di una meto-dologia di coordinamento tra i molteplici stru-menti operativi previsti, metodologia che non mancherà di completezza se vorrà pure indicare dei 'prius' e dei 'post' almeno a titolo orienta-tivo ».
b) Zootecnia: qui si rileva essere essenziale