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Il pilastro europeo dei diritti sociali: la Risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2017 e la Raccomandazione della Commissione

SUBNAZIONALI NELLA GESTIONE DELLA SANITÀ ALLA LUCE DEI NUOVI MODELLI DI GOVERNANCE:

6. Il pilastro europeo dei diritti sociali: la Risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2017 e la Raccomandazione della Commissione

UE 2017/761 del 27 aprile 2017

L’Europa della crisi è esposta, molto più che in passato, a fortissime tensioni che certamente incidono negativamente sul continuo processo di integrazione ma che potrebbero persino condurre l’intero progetto politico al fallimento. Mai come oggi occorre, pertanto, ridefinire le priorità e invertire la direzione di marcia al fine di evitare, per quanto possibile, che le spinte disgreganti in atto si compiano del tutto e conducano l’Europa verso l’autodistruzione.

Con il progetto politico è anche lo stesso modello sociale europeo ad essere in pericolo. Le conquiste acquisite nei decenni di evoluzione politica e sociale dei Paesi europei subiscono continue pressioni e sembra quasi che la stessa Europa istituzionale stia minando le fondamenta della comune casa sociale, nel senso che le politiche di austerity sempre più rigorose rischiano

162 di far precipitare questo modello sociale204.

Questa compromissione dei modelli sociali europei205, da un lato, sembra essere causata dalla debolezza strutturale degli strumenti di coordinamento delle politiche economiche adottate dagli Stati membri, debolezza che si è manifestata nell’incapacità dell’Unione e degli Stati nazionali di porre un argine agli effetti macroeconomici causati dagli shock asimmetrici che hanno colpito le varie zone dell’Europa; d’altro lato, le rigidità, definite ed imposte in sede sovranazionale, che si sono manifestate in termini di obbligo al raggiungimento e mantenimento dell’equilibrio di bilancio e sotto forma di riduzione e contenimento della spesa pubblica, hanno dato un contributo decisivo alla compromissione del welfare in Europa.

In questo contesto si collocano le recenti riforme politiche seguite in alcuni dei Paesi meno abbienti dell’area euro, caratterizzate per drastici tagli alle spesa pubblica per i servizi sociali, a partire da sanità e istruzione, interventi restrittivi imposti da forze esogene allo Stato membro che li effettua, calati dall’alto da entità sovranazionali che in nome della stabilità finanziaria obbligano (o per meglio dire costringono sotto il giogo della leva degli aiuti economici) gli Stati membri al rispetto di un rigore eccessivo che non lascia loro altra scelta se non procedere a tagli lineari della spesa pubblica e, in definitiva, alla riduzione del livello di tutela del welfare state nazionale. Un’altra ragione profonda della crisi in atto ormai da un decennio è la sostanziale assenza di politiche fiscali comuni. I Paesi che sono obbligati a mantenere una tassazione elevata sui capitali e i redditi più alti porta questi capitali a spostarsi verso Paesi con una fiscalità meno oppressiva e, in buona sostanza, ad impoverire quel Paese che sarà costretto ad adottare ulteriori

204 Pinelli C., Le misure di contrasto alla crisi dell’eurozona e il loro impatto sul modello sociale europeo, in Rivista giuridica del lavoro, 2013, fasc. 1.

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È infatti più corretto discorrere di modelli nazionali e non di un singolo e comune modello sociale europeo che, allo stato attuale, non esiste in Europa, essendo la politica di tutela dei diritti sociali, come si è ampiamente visto in precedenza, pressoché totalmente sottratta dalle competenze dell’Unione.

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manovre correttive per supplire al sopravvenuto deficit. Una fiscalità comune europea, quindi, consentirebbe di contenere o evitare del tutto questo fenomeno.

Occorre che il processo di integrazione europea venga rilanciato e che esso sia fondato però su di una autentica coesione sociale e sia improntato ad un principio di solidarietà responsabile interstatale, affinché si possa realizzare una vera unione politica europea che comporti anche politiche di protezione sociale comuni206.

La valorizzazione, l’integrazione e il consolidamento della dimensione sociale devono essere visti come viatici per lo sviluppo economico, non già come centri di spesa improduttiva e semplici costi finanziari.

Anche le Istituzioni europee sembrano aver capito l’importanza di questo nuovo corso, l’essenzialità di riprogettare un’Europa troppo attenta a sterili tecnicismi. Il Presidente della Commissione Jean-Claude Junker, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, reso al Parlamento europeo il 9 settembre 2015, dichiarò espressamente di voler dare corso e sviluppare un “Pilastro

europeo dei diritti sociali” che, pur nel rispetto delle differenze esistenti tra

le sensibilità dei Paesi membri, possa “fungere da bussola per una rinnovata

convergenza nella zona euro”207.

Ne è seguita l’adozione della risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2017 su un Pilastro europeo dei diritti sociali e la successiva Comunicazione della Commissione del 26 aprile 2017 sull’istituzione di un Pilastro europeo dei diritti sociali.

Tra gli scopi essenziali che i predetti provvedimenti si prefiggono di realizzare, oltre a molteplici interventi nel campo della protezione del diritto al lavoro e dei lavoratori in genere, vi è una protezione sociale adeguata e

206 In questi termini, Morrone A., Crisi economica e diritti. Appunti per lo Stato costituzionale in Europa, in Quaderni costituzionali, 2014, fasc, 1.

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sostenibile e la garanzia di accedere a servizi sociali, e in particolare a servizi sanitari, di alta qualità, per assicurare dignitose condizioni di vita. Si mira espressamente all’introduzione di un nucleo di principi sociali europei Questi provvedimenti, pur avendo il pregio di stimolare la riflessione sul tema dei diritti sociali e della tutela della salute umana, restano atti non vincolanti e privi della forza necessaria per rivoluzionare il sistema. La Risoluzione del Parlamento in materia di tutela della salute si limita quasi solo ad affermare che è importante valorizzare ”un accesso universale a un'assistenza sanitaria di prevenzione e di cura che sia tempestiva, di buona qualità e a prezzi accessibili e ai medicinali; ritiene che ciò costituisca un diritto da difendere, anche nelle zone rurali e nelle regioni transfrontaliere; sottolinea che tutti i residenti devono essere coperti da un'assicurazione malattia; concorda sul fatto che un miglioramento della prevenzione sanitaria e delle malattie sia un investimento sociale ovvio e di facile recupero anche grazie a un invecchiamento in migliori condizioni di salute”208

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La Raccomandazione della Commissione declama la necessità di creare il Pilastro europeo dei diritti sociali, rimarcando però il necessario rispetto dei rigidi vincoli derivanti dalla netta ripartizione delle competenze tra UE e Stati membri209. La Raccomandazione però apre uno squarcio nel rigido riparto delle competenze, e soprattutto sembra assumere una posizione diversa e innovativa asserendo che “Gli Stati membri, le loro autorità

pubbliche, le parti sociali a tutti i livelli e le istituzioni dell'UE condividono la responsabilità comune di lavorare per un'Europa più prospera e giusta, in cui gli sviluppi economici e sociali vanno di pari passo. Il pilastro pone le basi per azioni future con una serie di iniziative dell'UE presentate oggi

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Così il punto 11 della Risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2017.

209 A pag. 6 della Raccomandazione della Commissione si afferma che “I principi e i diritti stabiliti dal pilastro dovranno essere attuati a livello dell'Unione e degli Stati membri nel pieno rispetto delle rispettive competenze”.

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nel quadro di questo pacchetto”210.

Sembra che si sia innanzi alla medesima dichiarazione di intenti. Certo non può sottovalutarsi, tuttavia, il mutamento di prospettiva che le istituzioni europee e i Paesi membri, per voce del loro organo rappresentativo sovranazionale, hanno espresso. La Risoluzione del Parlamento e la Comunicazione (Raccomandazione) della Commissione sul Pilastro europeo dei diritti sociali possono concretamente rappresentare un primo viatico verso una vera riforma istituzionale europea che consenta di superare le ataviche resistenze nazionali e conduca all’affermazione di un diritto alla salute tutelato in via diretta in sede europea.

7. La possibile uniformazione delle discipline nazionali in materia di