CAPITOLO II: Casi campione
II.11- Pisa, il Museo dell'Opera del Duomo e il Camposanto Monumentale
Il Museo dell’Opera del Duomo e il Camposanto Monumentale rappresentano due casi pisani di istituzioni museali archeologiche aperte al pubblico all’interno di edifici ecclesiastici chiusi al culto.
Il primo è attualmente chiuso al pubblico per lavori di potenziamento museografico ed è stato allestito nel 1979 all’interno del convento abbandonato dalle Suore Cappuccine situato in piazza Arcivescovado. L’edificio era stato costruito come abitazione dei canonici e nel corso dei secoli è stato impiegato per assolvere a scopi differenti, subendo così numerose modifiche strutturali. La fonte più antica disponibile consiste in un atto del dicembre 93074 in cui il vescovo Zenobio attribuisce al secolo precedente l’esistenza di canonici della chiesa pisana.
Il convento ha una struttura a due piani75 ed è costruito in laterizio su base calcarea. Il primo piano è dotato di una serie di aperture a bifora concentrate nel lato sud e su una corte ad est, nel cui angolo si trova una struttura di torre quadrangolare che al pianterreno ha un vano con volta a botte.
Al primo piano si trova una grande sala quadrilatera, caratterizzata da un prospetto con tre aperture verso nord e decorazioni pittoriche a finte incrostazioni marmoree, la cui disposizione fa pensare all’esistenza di un vano scale.
La datazione proposta per le decorazioni e in particolar modo per l’immagine centrale del Cristo Benedicente abbraccia la seconda metà del XIII secolo per via delle similitudini con il Redentore Benedicente esposto nel Museo Nazionale di San Matteo. Nel XVI secolo si verificano i primi restauri nell’angolo sud-ovest dell’edificio, che diventa la chiesa di San Ranieri dei Canonici, che sarà distrutta dopo il 1863. Il vescovo Carlo Antonio Dal Pozzo vi stabilisce il seminario diocesano e i lavori di ampliamento che durano fino al 1627 comportano la costruzione delle scale sul lato est. Le finestre presentano cornici semplici in pietra e una piccola targa in ricordo dell’intervento dell’arcivescovo Giuliano de’ Medici orna la facciata del nuovo seminario.
L’ambiente quadrangolare voltato funge da base per l’intera struttura e su di essa si organizzano i due piani, che assumono una forma a L, mentre lo spazio riservato alla canonica vera e propria - di tipo trapezoidale - ospita rispettivamente sul lato
74 Cfr. Caleca, 1986, p. 13
maggiore e su quello perpendicolare due corpi di fabbrica in laterizio.
Il chiostro fu ricavato dallo spazio interno, rimasto libero e collegato ai due corpi di fabbrica da un porticato in legno, per sottolineare la differenza fra la modestia dei costumi cui i canonici dovevano conformarsi e le soluzioni architettoniche più ricche, riservate invece agli spazi propriamente cultuali.
La struttura lignea venne suddivisa in rapporto alle diverse funzioni: il pianterreno per le attività quotidiane e quelli superiori come dormitori, mentre un sottotetto frontale viene adibito a magazzino. Un altro corpo di fabbrica ad est era allineato con il recinto della canonica e nel corso dei secoli viene trasformato ed ampliato, nel suo angolo sud-ovest viene costruita la chiesa di San Ranierino, utilizzata fino al 1863. La canonica pisana si caratterizza per la scelta di materiali poveri, il contrasto fra i luoghi di preghiera e gli ambienti riservati alla vita quotidiana e al tempo stesso per l’adozione di modelli architettonici ripresi dal mondo islamico, come gli archi che sormontano porte e finestre, con la fronte leggermente rientrata rispetto al muro. La cappella del seminario presenta sulle pareti di fondo alcune decorazioni a stucco che esaltano i due ovali situati all’innesto delle due volte a crociera. In questo modo è possibile osservare un richiamo all’età classica, con l’utilizzo di motivi vegetali (foglie, volute a palme) e scelte iconografiche inerenti al mondo marino (conchiglie), mentre la presenza di grosse teste di angeli hanno il compito di rimarcare la sacralità del tutto. Lo stucco viene steso con l’utilizzo per la resa delle cornici geometriche, mentre le parti figurate vengono trattate con modalità differenti: nella zona inferiore della cappella, l’effetto liscio ottenuto è comparabile con quello del marmo.
Il medesimo tipo decorativo si ritrova anche nei sopraporta laterali, mentre i pilastri si distinguono per la stesura del colore bianco sul fondo celeste.
Il portale d’ingresso presenta un nastro con un nodo e tralci che partono da due grosse volute, il motivo vegetale ricade di lato, con una resa decisamente meno “barocca” rispetto ai motivi della parete di fondo della cappella. La sala che si incontra subito dopo l’ingresso ha la soprapporta dipinta con stucchi molto più disegnati e meno studiati dal punto di vista architettonico, l’effetto complessivo ottenuto denota una tendenza all’alleggerimento.
Nel 1813 l’edificio viene acquistato da Anna Becciani, moglie di Giovanni Rosini, letterato e appassionato d’arte classica. In perfetta sintonia con gli interessi intellettuali che durante il secolo precedente avevano portato alla nascita dei primi musei pubblici.
Rosini cominciò a riordinare le collezioni dell’antichità classica ubicate nel Camposanto monumentale con lo scopo di restituire loro lo splendore del passato e contemporaneamente sostenne il progetto di Carlo Lasinio funzionale al recupero del Camposanto.
A partire dal 1813 il vecchio seminario fu utilizzato per conservare una parte delle collezioni e fino al 1818 diventa la sede dell’Accademia pisana di Belle Arti, diretta da Lasinio, per la quale vennero riservate due stanze al pianterreno. Nel 1863 venne abbattuta la chiesa di San Ranierino, il suo spazio inglobato nella canonica.
Nel 1887 l’edificio fu riadattato per ospitare le suore Cappuccine di clausura e nel 1966 viene progettata una suddivisione degli spazi per creare laboratori, servizi e una lavanderia nella cappella seicentesca.
Quando nel 1979 le suore Cappuccine abbandonano il convento, iniziano i lavori di restauro con la demolizione delle superfetazioni, in modo da ricostruire la diacronia architettonica e decorativa e la sostituzione dei solai di legno.
Nonostante il Museo dell’Opera del Duomo ospiti in prevalenza opere d’arte medioevale, la sezione dedicata alle antichità76 - cresciuta attraverso massicce campagne di acquisti e donazioni - è rappresentata da alcune importanti teste- ritratto, fra cui un’immagine di Cesare datata fra il 30 e il 20 a.C., una colossale testa di Ercole di III secolo d.C. ed altre sculture legate all’ambito funerario.
L’allestimento del museo si basa su un percorso che comincia dall’ingresso al pianterreno77, dotato di undici sale per l’esposizione delle collezioni medioevali suddivise in ordine cronologico e tematico. Sono altresì presenti dei vani adibiti come sala conferenze, uffici amministrativi e biblioteca.
Le collezioni sono disposte in modo da ricreare la loro originaria collocazione: ad esempio i capitelli sono supportati verticalmente da una struttura di metallo, mentre le sculture provenienti dal battistero si trovano su pedane curve che offrono un’idea della loro funzione precedente. All’interno della cappella dei chierici si trova il vasellame di XVI-XIX secolo, disposto rispettivamente al centro e nelle vetrine laterali.
Attraverso la scala di servizio restaurata negli anni Settanta, il visitatore accede al piano superiore del museo dove è rimasto il criterio di suddivisione cronologica delle collezioni ed è presente un’intera sala dedicata alle antichità portate via dal
76 Cfr. Settis, 1986, p. 184
Camposanto in quanto giudicate particolarmente fragili in base alle loro dimensioni ridotte rispetto ai sarcofagi.
La protezione delle collezioni è garantita dall’utilizzo di vetrine dotate di sostegni metallici e vetri blindati Visarm78 le cui fasce esterne sono in acciaio inossidabile verniciate con vernici grigio scuro e all’interno delle teche non è presente alcun impianto di illuminazione per assicurare una visuale omogenea del contenuto. Le vetrine nella sala del Tesoro presentano un’angolazione di circa 60° e al loro interno si trova uno sfondo bianco che svolga una funzione di contrasto cromatico rispetto alle collezioni.
L’illuminazione del sistema museale è caratterizzata dall’utilizzo di lampade fluorescenti ed alogene che raggiungono una temperatura massima di 5000 Kelvin, sostenute da strutture di alluminio79.
Se il Museo dell’Opera del Duomo rappresenta il più importante edificio ecclesiastico pisano trasformato in un museo d’arte, il Camposanto Monumentale svolge la medesima funzione per ciò che riguarda le antichità.
Istituito nel 1278, esso diventò un punto di riferimento per l’intera città e fino al XIII secolo fu il collettore principale degli antichi sarcofagi romani reimpiegati per la sepoltura dei personaggi illustri80. A partire dal 1360 le pareti interne dell’edificio furono affrescate dai più celebri pittori dell’epoca come Buonamico Buffalmacco e Francesco Traina autori rispettivamente del Trionfo della morte (ad oggi in corso di restaurazione) e della Crocifissione.
Oltre ai sarcofagi, le sepolture dei personaggi illustri furono collocate al di sotto della pavimentazione lungo il corridoio che si affaccia sul giardino secondo un percorso cronologico che inizia dal XII secolo e si interrompe intorno agli anni Ottanta del secolo scorso: uomini di chiesa, nobili famiglie ed intellettuali come Ulisse Dini, Antonio Pacinotti ed Ippolito Rosellini riposano nel medesimo luogo in quanto figure di spicco per il prestigio di Pisa.
Nel XIX secolo Lasinio e Rosini si occuparono del processo di musealizzazione del Camposanto Monumentale per creare una sede idonea all’accoglienza dei sarcofagi antichi e medioevali che si trovavano presso il Duomo e all’interno di altri edifici ecclesiastici pisani.
78 Cfr. Piancastelli Politi, Bentivoglio, 1986, p. 204 79 Cfr. Mancini, 1986, p. 208
Le collezioni creano un percorso che si estende lungo l’intera area del Camposanto ed ogni sarcofago è situato su sostegni di marmo per evitare il contatto diretto con la banchina del chiostro; i rilievi e le epigrafi presentano un’intelaiatura di acciaio che consente loro di mantenere la posizione verticale. Durante il giorno il museo sfrutta la luce naturale mentre nel corso delle visite serali viene attivato un sistema formato da gruppi di tre faretti appesi a ciascuna parte terminale della trabeazione del soffitto. Per quanto riguarda i servizi al pubblico, la biglietteria è direttamente collegata all’entrata principale ed è presente un ingresso agevolato per i visitatori a ridotta capacità motoria accanto ai servizi igienici ed alla libreria.
Pisa, il convento delle Suore Cappuccine. Fonte: http:// www.wikipedia.org
Pisa, Museo dell’Opera del Duomo. Il grifone che ornava il tetto della Cattedrale. Fonte: http://www.lakinzica.it Foto: Veronica Lorenzetti.
Pisa, Museo dell’Opera del Duomo. L’allestimento del cortile. Fonte: http://www.lakinzica.it Foto: Veronica Lorenzetti.
Pisa, Museodell’Opera del Duomo. L’allestimento delle collezioni statuarie nella sala di Giovanni Pisano. Fonte:http://commons.wikimedia.org
Pisa, l'interno del Camposanto Monumentale. Fonte: http://www.commons.wikipedia.org
Pisa, il percorso del Camposanto Monumentale e gli affreschi sottoposti a restauro. Fonte: http://www.commons.wikipedia.org