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3 La Russia di Putin tra energia e geopolitica

3.3 La politica di Gazprom

3.3.1 La nascita di Gazprom, l’industria del gas russo

Prima del 1965 non esisteva un apposito ministero per il settore del gas. La situazione cambiò nel settembre dello stesso anno, quando nacque il Ministero dell’industria del gas naturale dell’Unione Sovietica, che era responsabile sia della progettazione e costruzione degli impianti di produzione, trasporto e consumo del gas, che della loro gestione centralizzata. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta ci fu un significativo cambiamento strutturale con l’istituzione delle associazioni industriali nazionali (Vsesoyuznye promyshlennye obyedineniya) che comprendevano anche le associazioni produttive (Proizvodstvennye obyedineniya). In sintesi, la struttura dell’industria del gas naturale in Unione Sovietica era di tipo piramidale: al vertice si trovava la Direzione Generale dell’Industria del gas naturale e del carburante liquido sintetico. Tale istituzione controllava il Ministero dell’Industria del gas naturale che, a sua volta, controllava le associazioni industriali nazionali e le unità produttive. Tale struttura organizzativa durò per molti anni, sino al 1985, quando prese il potere Mikhail Gorbačev. Egli manifestò, sin da subito, le sue

120 L’accordo tra la russa Gazprom e la cinese CNPC partirà dal 2018. Il contratto è stato firmato dai presidenti dei due gruppi, Zhou Jiping, a capo di China National Petroleum Corporation (CNPC), e Alexei Miller, CEO di Gazprom, il cui titolo ha guadagnato il 2% subito dopo la notizia. La firma è arrivata il 22 maggio 2014 durante il secondo e ultimo giorno di permanenza in Cina del presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato con il presidente cinese Xi Jinping altri 49 contratti di cooperazione bilaterale. Per un approfondimento sull’accordo e sui limiti che questo pone ai due paesi si veda l’articolo pubblicato sul Limes disponibile sul sito http://www.limesonline.com/russia-e-cina-accordo-sul-gas-e-rivalita-strategiche/62335, consultato il 17/09/2018.

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idee di cambiamento. Le cosiddette riforme economiche radicali121 che furono applicate in Unione Sovietica dal 1987 al 1989 cercarono di trasferire il potere decisionale e manageriale dal centro alle organizzazioni industriali, in particolare alle associazioni produttive.

Questa fu quasi una rivoluzione economica, perché si passò da un sistema monopolistico a produzione fissa, a un sistema, sempre monopolistico, ma capace di fissare un surplus ed immettere più prodotti all’interno del mercato. Nel 1988 si spostò il controllo delle imprese dallo Stato ai soviet aziendali, guidati da privati. Ma, nonostante le numerose riforme economiche, la situazione non migliorò, poiché la legislazione che si venne a creare fu spesso confusionaria e incapace di smuovere realmente il meccanismo monopolistico caratteristico del sistema sovietico.

Fu proprio dopo il fallimento del passaggio dallo Stato ai privati che Gorbačëv decise di unire i Ministeri del petrolio e del gas, fino a quel momento ancora separati e dare vita a quello che oggi è il colosso mondiale dell’estrazione e della distribuzione del gas mondiale, Gazprom. A capo della nuova società fu messo Viktor Černomyrdin, ex-ministro dell’Energia. Ma, mentre l’industria petrolifera veniva smembrata e venduta ai privati, quella del gas rimaneva sostanzialmente monopolistica, a forte partecipazione statale e sul modello dell’ENI122

. Gazprom era ed è ancora oggi il prototipo del capitalismo di Stato post sovietico.

L’8 agosto del 1989 fu approvata la disposizione governativa «Sulla creazione del gruppo statale Gazprom», il cui articolo 1 ribadiva che “il gruppo Gazprom è un complesso economico- industriale indipendente, il quale negli interessi statali […] svolge la sua attività in base ai principi di autonomia contabile e gestionale, nonché di autofinanziamento. Il gruppo ha bilancio autonomo123”. Nonostante l’imminente collasso dell’Unione Sovietica, le politiche messe in atto nel

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Le parole chiave della politica di Gorbačev furono “Perestrojka” e “Glasnost”. “Perestrojka” significa “ricostruzione” e identifica il complesso di riforme economiche, in simbiosi con una maggiore trasparenza nella vita pubblica, definita “Glasnost”, introdotte entrambe nell'estate 1987 allo scopo di ristrutturare l'economia nazionale. L'obbiettivo dichiarato era quello di rendere più efficienti i meccanismi produttivi, garantire la nascita di uno stato di diritto e porre fine all'isolamento dell'URSS, senza mettere in discussione le fondamenta del sistema comunista.

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Nonostante la politica lungimirante e progressista di Viktor Černomyrdin, c’era un problema di fondo legato al tipo di sistema economico: le imprese europee nel settore del gas operavano in un’economia di mercato di tipo capitalista, mentre nell’Unione Sovietica vigeva un’economia pianificata di tipo socialista in regime di proprietà statale dei mezzi di produzione. Si veda in merito S. Grazioli, Gazprom. Il nuovo impero, Roma, Lantana Editore, 2010, p. 67.

123 Disposizione del Consiglio dei Ministri dell’URSS № 619 del 08.08.1989 “Sulla creazione del gruppo statale Gazprom”. Il documento è disponibile sul sito internet http://pravo.levonevsky.org,consultato il 18/09/2018.

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settore energetico nel 1989 porteranno vent’anni più tardi la Gazprom ad esse il simbolo del ritorno della Russia sulla scena geopolitica internazionale come grande potenza.

Durante il periodo di transizione dall’economia pianificata all’economia di mercato, Gazprom rappresentò il punto di riferimento dell’economia russa, ponendosi come garante di stabilità del paese. La gestione centralizzata permise a Gazprom, in una situazione di cronica mancanza di pagamenti per il gas nel mercato interno, di continuare a fornire la materia a un prezzo molto più basso che andava a diminuire i suoi utili.

Durante gli anni Novanta, e sotto la guida di Boris El’cin la Russia visse un periodo di instabilità politica ed economica: il comunismo era ormai finito e il paese precipitò nel caos delle privatizzazioni, che non costituirono certo il passaggio al libero mercato ma la scalata degli oligarchi al vertice dell’economia e della finanza russa. L’alleanza tra El’cin e gli oligarchi che portò El’cin alle vittoria alle elezioni presidenziali del 1996 fu essenziale per favorire un meccanismo che nei quattro anni successivi fu affinato sino all’estremo, con i magnati che non solo assecondarono un presidente fantoccio, ma ricoprirono anche incarichi istituzionali e amministrativi. I clan finanziari, guidati dai vari Guzinski, Potanin, Khodorkovski, Friedman, Aven, Smolensk (che insieme con l‟eminenza grigia Berezovski formavano “i magnifici sette”) gestivano quindi le risorse del paese e i media e avevano il controllo pieno sul Cremlino124.

Gazprom dovette in questo periodo difendersi dagli assalti degli oligarchi e nonostante la trasformazione in società per azioni, il Cremlino mantenne il controllo delle quote di maggioranza della società125. Al termine della campagna di privatizzazioni, nel 1995, le quote partecipative di Gazprom furono distribuite in questo modo: il 15 per cento fu venduta ai dipendenti e rappresentanti della direzione della società all’aliquota nominale. Il dieci per cento fu trattenuto dalla Gazprom stessa, un 35 per cento fu venduto sul mercato nazionale – in genere alle aste chiuse tenute nelle lontane regioni siberiane dove si produce la maggior parte del gas naturale – e il 40 per cento delle azioni è fu mantenuto dal governo.

Solamente nel 1998 si ebbe la quotazione in borsa di Gazprom, con mezzo milione di azionisti privati. Il 1998 è però anche l’anno del cambio di guida al vertice del governo. Černomyrdin fu licenziato dalla carica di Primo Ministro dal Presidente Borsi El’cin126

, allo stesso tempo, il governo russo richiese il pagamento delle tasse arretrate a Gazprom e la società segno inevitabilmente

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S. Grazioli, Vladimir Putin, operazione successione, in Rivista “Ideazione”, marzo-aprile 2006. 125 S. Grazioli, Gazpromnation. Il Sistema Putin e il New Game in Asia Centrale, op. cit, p. 87. 126

Černomyrdin fu il ministro voluto da Eltsin in uno dei momenti cruciali della storia del Paese (negli anni Novanta). Černomyrdin fu il Ministro del gas e petrolio nel periodo sovietico,dopo fu nominato il Primo Ministro della Russia nel 1992 e rimase in carica fino al 1998.

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perdite ingenti all’interno dei registri contabili. Le ragioni di ciò possono essere spiegate con ‘invecchiamento della rete di condutture e con una dirigenza che con il passare del tempo diventava sempre più corrotta127. La società veniva gestita da Černomyrdin come un’impresa di famiglia, rispettando lo slogan «ciò che è buono per Gazprom è buono per la Russia». Figli e parenti di Černomyrdin, Vyakhirev128

erano ovunque all’interno della società.

In aggiunta a questa condizione, si verificavano situazioni di asset-stripping (i dirigenti di una società di proprietà dello stato vendono beni che essi controllano, lasciando debiti nei confronti dello Stato) su larga scala all’interno di Gazprom, in modo da comprare dirigenti e membri del Consiglio di Amministrazione attraverso transizioni che coinvolgevano una società figlia di Gazprom, Strointransgaz e la copagnia regionale del gas Sibneftegaz. Naturalmente l’auditor di Gazprom PricewaterhouseCoopers era a conoscenza delle manovre di asset-stripping ma taceva129 coprendo le transazioni.

La totale assenza di controllo da parte dello Stato sulle imprese e sugli oligarchi si interruppe bruscamente nel 1999, quando Vladimir Putin, divenuto primo ministro annunciò l’ “equidistanza” del Cremlino dagli investitori privati. La prima mossa una volta acquisita la Presidenza del paese nel 2000, fu quella di intervenire all’interno di Gazprom per fermare il continuo saccheggio di beni da parte degli oligarchi. In breve tempo i vertici del consiglio di amministrazione vennero rimpiazzati. Putin nominò a capo della compagnia Alexei Miller e Dimitri Medvedev, due vecchie conoscenze: entrambi avevano collaborato con lui negli anni ‘90, quando quest’ultimo lavorava nell’amministrazione comunale di San Pietroburgo. Medvedev è restato a capo del consiglio di amministrazione di Gazprom fino al 2008, quando è stato eletto presidente della Russia e al suo posto in Gazprom è subentrato Viktor Zubkov, altro uomo vicino a Putin, già Primo ministro russo tra il 2007 e il 2008.

La politica messa in atto da Putin mostrò fin da subito gli effetti sperati. Gazprom divenne il primo fornitore di Bosnia ed Ezigovina, Paesi Baltici, Finlandia Moldavia e Slovacchia. Inoltre riforniva e ancora oggi rifornisce la Bulgaria per il 97% del proprio fabbisogno energetico oltre che Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Turchia Austria, Germania, Italia, Francia e Romania. Tutti paesi che dipendono dalla Russia dal 25 al 85 per cento del proprio fabbisogno energetico.

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M. T. Klare, Potenze emergenti. Come l'energia ridisegna gli equilibri politici mondiali, Milano, Edizione Ambiente, 2010, p 109.

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Rem Vyachirev nel 1992 fu nominato alla guida della Gazprom dall'allora presidente Boris Eltsin. Dopo aver lasciato la guida della società nel 1996, Vyachirev ha continuato a farne parte ancora per un anno. Dopo di lui, il testimone è passato ad Alexei Miller.

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Gazprom: Russia's Enron?, Business Week online, 18 febbraio 2002. L’articolo è disponibile sul sito internet www.businessweek.com/stories/2002-02-17/gazprom-russiasenron, consultato il 18/09/2018.

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L'esportazione del gas russo avviene, attraverso l'Ucraina, in Slovacchia, Repubblica Ceca, Germania, Austria, Francia, Italia, Ungheria, e Romania; e attraverso la Bielorussia in Polonia e in Germania attraverso il gasdotto Yamal-Europa, e poi attraverso il gasdotto Blue Stream in Turchia. Con Putin, come ha scritto Gregory White sul Wall Street Journal, “Gazprom è divenuta un colosso energetico mondiale, capace di competere con multinazionali titaniche quali Exxon Mobil Corporation e di utilizzale le immense riserve di gas e petrolio del paese per riconquistare il peso politico perduto dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica nel 1991”130

.

Una volta risistemato l’organigramma interno, Putin si concentrò sulla riacquisizione delle riserve di petrolio e gas acquisite dalle società estere a prezzi stracciati durante il mandato di Eltsin, quando il potere di contrattazione della Russia era quasi nullo. Sebbene il governo russo avesse sottoscritto accordi di lungo periodo con le multinazionali del gas – BP, Royal Dutch Shell ed Exxon Mobil – Putin cercò in tutti modi di invalidare gli accordi, così che Gazprom potesse assumere nuovamente il controllo e lo sfruttamento delle ingenti riserve energetiche presenti nel sottosuolo russo.

Il piano di Putin emerse in modo chiaro durante la seconda metà del 2006, quando imbastì una vera e propria guerra economica, per obbligare le multinazionali straniere del consorzio Sakhalin-2131 a vendere le quote di maggioranza della loro joint-venture alla Gazprom. L’isola è situata davanti alla costa orientale della Russia, a nord dell’isola giapponese di Hokkaido. Nei fondali circostanti si trova una delle più importanti riserve di energia della regione, se non mondiali: 12 miliardi di barili di petrolio e 2500 miliardi di metri cubi di gas naturale132. La vasta quantità di riserve qui presenti ha attirato le più importanti società energetiche nei primi anni Novanta, quando la neonata Federazione russa si stava riprendendo dalla disgregazione dell’Unione Sovietica e il governo di Eltsin concesse a numerose aziende, tra cui Exxon (consorzio Sakhalin 1) e Royal Dutch Shell (consorzio Sakhalin 2), accordi per la produzione condivisa del valore di miliardi di dollari (i cosi detti Product-Sharing Agreement133).

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M. T. Klare, Potenze emergenti. Come l'energia ridisegna gli equilibri politici mondiali, op.cit., pp. 109-110 131 Sachalin 2 è un progetto di sviluppo di gas e di petrolio sull‟isola di Sachalin nel mare di Ochotsk, focalizzato in due diversi punti: Piltun-Astochskoye e Lunskoye. PiltunAstokhskoye è soprattutto ricco di petrolio, Lunskoye è principalmente un giacimento di gas.

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M. T. Klare, Potenze emergenti. Come l'energia ridisegna gli equilibri politici mondiali, op.cit., pp. 110 133 I Product-Sharing Agreement si configurano come accordi che prevedono l’utilizzo delle riserve energetiche di un determinato territorio. Le riserve rimangono tuttavia di proprietà dello Stato in cui queste sono ubicate, le imprese secondo i Product-Sharing Agreement hanno solo il diritto di sfruttamento e l’obbligo di concedere allo Stato che emette la concessione una quota delle risorse estratte.

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In un incontro al Cremlino, presieduto da Putin, Gazprom annunciò l’acquisizione delle azione della joint venture Sakhalin 2. Shell, inizialmente azionista di maggioranza, vide così scendere la sua quota dal 55% al 27,5%, le quote in possesso di Mitsui e Mitsubishi passarono rispettivamente dal 25% e dal 20% al 12,5% e 10%134. Con l’acquisizione del consorzio Sakhalin 2 Putin ottenne due importanti obbiettivi: in primo luogo si assicurò il controllo dello Stato sulle fonti del gas e del petrolio nell’Estremo oriente russo e in secondo luogo rimodellò completamente le relazioni tra il governo russo e le aziende straniere dell’energia, trasformandole in soci minoritari di qualsiasi impresa strategica collegata al petrolio o al gas.

In linea con questa posizione, il Cremlino mise poi in atto diverse altre azioni per consolidare il controllo dello Stato sulle risorse vitali di energia. Per citarne una delle più sorprendenti, il 9 ottobre 2006 Gazprom annunciò che avrebbe operato da sola in Shtokman135, un enorme giacimento di gas naturale, situato nel Mare di Barents a circa 650 kilometri a nord-est di Murmansk, invece che con una partnership con le grandi multinazionali occidentali, come inizialmente previsto. Nelle dichiarazioni di ottobre 2006 la stessa Gazprom dichiaro che il gas estratto dal giacimento di Shtokman non sarebbe stato trasformato in GNL (Gas naturale liquefatto) e venduto negli Stati Uniti, ma sarebbe stato trasportato in Europa mediante la costruzione di nuove condutture di proprietà della stessa Gazprom.

Nel giugno 2007, con un'ennesima dimostrazione di autorità da parte del Cremlino, i funzionari russi obbligarono il gigante inglese British Petrolium a cedere a Gazprom la propria quota di partecipazione nel giacimento di gas naturale di Kovykta, che valeva circa 20 miliardi di dollari, per soli 800 milioni di dollari. Immenso deposito presso il Lago Bajkal, in Siberia, Kovykta contiene circa 2000 miliardi di metri cubi di gas naturale e 83 milioni di tonnellate di gas naturale condensato. BP e alcuni investitori privati russi ( sotto il nome di TNK), con una quota di proprietà complessiva pari al 62,7% del giacimento, presentarono un progetto per trasportare il gas in Cina tramite un gasdotto. I responsabili russi, però, impedirono la costruzione dell'infrastruttura necessaria, rallentando gli oppositori con lunghi e snervanti procedimenti giudiziari, oltre che con una serie di richieste di produzione impossibili da ottemperare e con successive accuse di violazioni contrattuali. Alla fine, TNK-BP accettò di vendere piuttosto che rischiare la perdita delle proprie

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Fonte BP BP Statistical Review of World Energy, giugno 2012, pp. 20-21. Il documento è disponibile sul sito internet bp.com/statisticalreview, consultato il 18/09/2018.

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Situate nel mare di Barents, quello di Shtokman è considerato uno dei più vasti giacimenti del mondo, che conserva circa 3700 miliardi di metri cubici di gas naturale e 31 milioni di tonnellate metriche di gas naturale condensato.

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risorse siberiane. BP spera ancora oggi di entrare in partnership con Gazprom, ma le prospettive di una futura partecipazione non sbrano attuabili136.

Oggi Gazprom, di cui lo Stato detiene il 50,002 per cento – il resto è in mano ai privati – è un colosso che non si occupa solo di esplorazione, distribuzione, stoccaggio, trasformazione e commercializzazione di gas e altri idrocarburi, ma, anche attraverso oltre un centinaio di società controllate di finanza, media e altro ancora, in Russia e all’estero. È a tutti gli effetti un vero e proprio global player e come ha ricordato Putin all’inizio del 2008, alla festa ufficiale per i tre lustri della creazione di Gazprom, non si tratta solo di una questione esclusivamente energetica ed economica, ma di rilevanza generale per l’intera nazione: “ Ovviamente, il successo della società è dovuta in gran parte a politiche intelligenti e flessibili, non solo di Gazprom, ma del governo dello Stato. Tale stretta collaborazione è in piena sintonia con le tendenza a livello mondiale dell’industria del gas e del petrolio. E considerata l’importanza strategica di Gazprom per la Russia, lo Stato continuerà a tenere la situazione sotto il suo controllo diretto”137

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Il sillogismo è dunque facile da comprendere e determinare: Gazprom è lo Stato, lo Stato è Putin e Putin è Gazprom. I conti tornato e i Paesi che hanno bisogno di gas, ed in particolare i Paesi europei, devono confrontarsi con un colosso energetico che esporta gas in tutto il mondo e che ha ormai raggiunto un peso determinante nello scenario energetico internazionale, tanto da condurre il gioco secondo le proprie regole.