• Non ci sono risultati.

Capitolo 3. La pausa

4. La visione dell’amministrazione Bush

4.2 Politica verso l’URSS

La revisione della politica verso l’URSS fu forse la questione più complessa che l’amministrazione si trovò ad affrontare all’inizio del 1989.

In primo luogo bisognava “altering the psychology of US-Soviet relations”; La pausa ebbe anche questo merito secondo Hutchings. Con essa infatti si metteva fine a quel dannoso processo per cui secondo l’autore ad ogni azione sovietica gli USA tentavano di dare una

risposta. La politica dell’amministrazione Bush voleva rifondare le relazioni sugli interessi americani e dei propri alleati, quasi indipendentemente dalle proposte sovietiche.359

In secondo luogo i rapporti con l’URSS si incrociavano con le differenti opinioni esistenti all’interno dell’amministrazione.

Baker offre probabilmente l’immagine più suggestiva dicendo che esistevano fondamentalmente due scuole di pensiero riguardo le “arcane issues of sovietology”. La questione più rilevante era se la perestroika fosse una “peredyshka - that is a ‘breathing space’” o una “perekhod - a ‘fundamental shift”. Al riguardo il segretario di stato aggiunge: “to me, this seemed mainly academic theology”.360 Baker prosegue però descrivendo come l’amministrazione fosse al riguardo divisa in due scuole di pensiero. Da una parte gli “status quo plus”, che in sostanza avrebbero aspettato nuove concessioni da Gorbachev continuando semplicemente la politica del contenimento (all’interno di questo gruppo Baker mette buona parte del NSC staff e del Dipartimento della Difesa). Dall’altra parte c’erano quelli che possedevano un’ “activist view”; Baker e il proprio staff facevano parte di questo secondo gruppo, che più che attendere Gorbaciov volevano testare il new thinking e togliere l’iniziativa a Mosca.361

Hutchings nella propria analisi parla di hard-liners e di quelli che avrebbero “meet Gorbaciov halfway”, ovvero coloro che, preoccupati della sopravvivenza politica del segretario del partito sovietico, volevano una politica che rassicurasse il segretario del PCUS. In effetti i due gruppi di Baker si trovano in mezzo agli estremi di cui parla Hutchings; quest’ultimo autore riconosce come le posizioni erano in realtà più vicine di quanto apparisse.362

In ogni caso Hutchings, Baker e Scowcroft sono d’accordo su una cosa: la politica verso l’URSS non fu delineata in base a questo dibattito ma in base agli obiettivi e agli interessi americani.

Questo è tanto più importante perché aiuta a capire e rifocalizzare tutte quelle critiche che accusano l’amministrazione Bush di non aver capito, compreso e rimodellato la politica americana in base alle aperture sovietiche. In effetti non c’è da stupirsi che le cose

359

Hutchings, American Diplomacy, pg 31 360

Sulla formulazione della politica verso l’URSS Bush ricorda: “While the formal internal NSC review on the Soviet Union was underway, I also sought other expert views. Jack Matlock, (…), offered long, detailed and helpful cables. I also told Brent to organize gatherings with outside scholars, and met with the first group in early February (…). Although the opinions varied, I found their input helpful in thinking more about what might happen next in the Soviet Union. From this point on I asked for similar discussions on every major foreign policy issue.” Bush, Scowcroft, A World Transformed, pg 40

361

Baker, The Politics of Diplomacy, pg 69 362

andarono esattamente così. gli autori della politica estera americana nel 1989-1990, più che trovare un’unica interpretazione delle trasformazioni e delle riforme sovietiche preferirono tratteggiare la politica americana rispetto a elementi certi e quantificabili, come gli interessi americani.363 La politica verso l’URSS era quindi una politica prettamente pragmatica: le incertezze sarebbero state ridotte al minimo e le azioni intraprese, anche se non necessariamente rivoluzionarie, avrebbero in ogni caso portato qualche beneficio agli USA. Al di là quindi di quali fossero gli obiettivi finali del segretario del PCUS, Washington aveva ragioni fondate di portare avanti il dialogo Est-Ovet. Così Scowcroft spiega: “Still, as long as Gorbachev was doing our work - moving things in our direction - I agreed with George Bush that he deserved a carefully cooperative response.” Essere cauti, continua il consigliere, non escludeva la possibilità di fare proposte audaci. C’erano almeno due aree nelle quali si potevano fare progressi che avrebbero ridato l’iniziativa agli USA e allo stesso tempo dato all’amministrazione l’opportunità di “capitalize on the ‘new thinking’”: il primo in Europa dell’Est con lo scopo di allentare il legame tra Mosca e i suoi satelliti; il secondo nel disarmo, area all’interno della quale oltre a firmare il trattato START si sarebbe dovuto intraprendere un negoziato sul CFE. 364

In entrambi i casi si sarebbe trattato di ‘testare’ l’URSS.

Hutchings spiega come “the idea of ‘testing’ Gorbachev” mettesse in effetti tutti d’accordo nell’amministrazione; infatti gli hard-liners erano convinti che si sarebbe in tal modo svelato il bluff sovietico, soffocando anche l’entusiasmo, la gorbymania, per il segretario in Europa. I più ottimisti vedevano nei test delle proposte americane sulle quali costruire

363

Scrive Hutchings in proposito: “Policy toward Soviet Union in early 1989 was developed not on the basis of predictions, which would have been a risky business indeed, but on the basis of interests and objectives”. Hutchings, American Diplomacy, pg 33; “What mattered to me were what actions we could take in the face of these two different possibilities, in order to maximize our diplomatic gains while minimizing risks”. Baker, The Politics of Diplomacy, pg 69; “We would have to become familiar with the excruciating intricacies of the US and Soviet positions on the issues involved. More fundamentally, we would have to review whether the existing US positions reflected our own philosophy (which we had not yet established) especially about what a START treaty should accomplish, and find the best way to take advantage of the new possibilities unfolding in eastern Europe”. Bush, Scowcroft, A World Transformed, pg16. Nel discorso del 12 maggio sulla politica verso l’URSS si legge: We hope perestroika is pointing the Soviet Union to a break with the cycles of the past -- a definitive break. Who would have thought that we would see the deliberations of the Central Committee on the front page of Pravda or dissident Andrei Sakharov seated near the councils of power? Who would have imagined a Soviet leader who canvasses the sidewalks of Moscow and also Washington, DC? These are hopeful, indeed, remarkable signs. And let no one doubt our sincere desire to see perestroika, this reform, continue and succeed. But the national security of America and our allies is not predicated on hope. It must be based on deeds, and we look for enduring, ingrained economic and political change.” George Bush, Remarks at the Texas A&M University Commencement Ceremony in

College Station May 12, 1989, http://www.presidency.ucsb.edu/ws/index.php?pid=17022&st=&st1=#axzz1nOnNUfxj

364

un dialogo e una cooperazione con l’URSS.365 Il concetto di testare i sovietici deriverebbe dal telegramma scritto il 22 febbraio 1989 dall’ambasciatore americano a Mosca; Matlock infatti in esso sosteneva che il momento era propizio per testare le intenzioni sovietiche. In quel momento, suggeriva il diplomatico, gli USA godevano di leve, ad esempio economiche, che potevano azionare a proprio vantaggio: “the leverage should be used not to ‘help’ Gorbachev or the Soviet Union, but to promote US interests”.366

L’idea di utilizzare le leve economiche venne ripresa nel cosiddetto Condi’s memo; il NSR-3, pronto il 14 marzo, fu una vera delusione per Scowcroft che diede il compito ad un gruppo dello NSC staff, coordinato appunto da Rice, di redigere un nuovo documento. Questo memo e non il NSR-3 divenne, secondo il national advisor, centrale per la formulazione della politica USA-URSS. 367

Il 12 maggio 1989 a College Station, Bush rendeva pubblici i risultati del lungo dibattito interno. Dopo aver ribadito il successo del contenimento, il presidente, sottolineava l’importanza del cambiamento in atto e ne riconosceva la portata:

Our goal is bold, more ambitious than any of my predecessors could have thought possible. Our review indicates that 40 years of perseverance have brought us a precious opportunity, and now it is time to move beyond containment to a new policy for the 1990's -- one that recognizes the full scope of change taking place around the world and in the Soviet Union itself. In sum, the United States now has as its goal much more than simply containing Soviet expansionism. We seek the integration of the Soviet Union into the community of nations. And as the Soviet Union itself moves toward greater openness and democratization, as they meet the challenge of responsible international behavior, we will match their steps with steps of our own. Ultimately, our objective is to welcome the Soviet Union back into the world order.

In sostanza Bush etichettò beyond containment quello che era lo scopo del contenimento. In questo modo, inconsciamente, ripropose lo schema del contenimento stesso, senza uscirne.

Tuttavia il processo per andare oltre il contenimento era appena iniziato, il presidente proseguiva:

The Soviet Union says that it seeks to make peace with the world and criticizes its own postwar policies. These are words that we can only applaud, but a new relationship cannot simply be declared by Moscow or bestowed by others; it must be earned. It must be earned because promises are never enough. The

365

Hutchings, American Diplomacy, pg 34 366

citazione in Hutchings, American Diplomacy, pg 33. 367

Erano quattro le mosse che Rice suggeriva nel suo memorandum. Il primo era la costruzione di un agenda definita per rilanciare la credibilità della politica estera americana. Il secondo era sottolineare l’importanza dell’Alleanza Atlantica, in particolare rafforzando la politica della NATO, sia per ciò che riguardava la strategia nucleare, sia perciò che riguardava le armi convenzionali. Il terzo punto era stabilire delle iniziative per l’Europa dell’Est. Il quarto la stabilità a livello regionale, dall’Afghanistan al centro America. Bush, Scowcroft, A World Transformed, pg 40

Soviet Union has promised a more cooperative relationship before, only to reverse course and return to militarism. Soviet foreign policy has been almost seasonal: warmth before cold, thaw before freeze. We seek a friendship that knows no season of suspicion, no chill of distrust.

Nel contenimento di Truman, il superamento delle sfere era possibile solo come conseguenza di una pressione sulla sfera esterna. Bush diede nuovo slancio a questa pressione, nella sua politica di “testing the Soviets”. Parafrasando, Bush stava appunto esponendo al mondo la “nuova” politica americana: testare l’URSS e la politica del new thinking. Se Gorbaciov avesse superato il test, il risultato sarebbe stato il superamento della guerra fredda, altrimenti, sembra quasi suggerire il discorso, gli USA sarebbero semplicemente potuti tornare alla loro politica del contenimento. Di fatto, quindi, la struttura del contenimento era ancora in piedi, nella sua veste formale, armi incluse, quanto in quella ideologica, con la presenza di due poli e due sistemi di vita tra loro incompatibili.

While we hope to move beyond containment, we are only at the beginning of our new path. Many dangers and uncertainties are ahead. We must not forget that the Soviet Union has acquired awesome military capabilities. That was a fact of life for my predecessors, and that's always been a fact of life for our allies. And that is a fact of life for me today as President of the United States.

Il contesto internazionale, non la politica americana, richiedeva la continuità con il passato, con il contenimento. Era il solito dovere americano di salvaguardare la pace e l’ordine, che da T. Roosevelt, a Wilson, passa a Truman e arriva a Bush.

As we seek peace, we must also remain strong. The purpose of our military might is not to pressure a weak Soviet economy or to seek military superiority. It is to deter war. It is to defend ourselves and our allies and to do something more: to convince the Soviet Union that there can be no reward in pursuing expansionism, to convince the Soviet Union that reward lies in the pursuit of peace.368

Bush richiamò l’essenza del contenimento in negativo, il contenimento del comunismo; essa prendeva solo una nuova veste, quella del testare la politica di Gorbaciov.

Bush non si limitò ad accennare all’esame che avrebbe dovuto sostenere l’URSS, ma descrisse quali erano le prove. Elencò cinque punti, cinque passi, da compiere per dimostrare che dietro le parole del new thinking ci fosse una politica concreta: 1) ridurre le forze armate in Europa; 2) sostenere l’autodeterminazione in Europa Centrale e Orientale; 3) cercare di risolvere le varie “regional disputes around the world” ; 4) favorire il pluralismo e garantire i diritti umani; 5) unirsi agli USA per affrontare i problemi globali come l’ambiente.369

368

Remarks at the Texas A&M University Commencement Ceremony in College Station May 12, 1989, http://www.presidency.ucsb.edu/ws/index.php?pid=17022&st=&st1=#axzz1nOnNUfxj

369

“But the fulfilment of this vision requires the Soviet Union to take positive steps, including: First, reduce Soviet forces. (...).They should cut their forces to less threatening levels, in proportion to their legitimate

Nel discorso Bush rispolverava, come proposta americana per riaprire il dialogo, l’iniziativa open skies.370 Non era certo quello che si poteva definire una proposta audace o foriera di chissà quale cambiamento. Bush ne parla così: “It was old hat, but given the new openness offensive by Gorbachev, I thought we had a lot to gain.”; Scowcroft scrive: “To me, the Open Skies proposal smacked of gimmickry, and would wrongly give the impression that we did not have the brain power to think of something innovative (…). I lost the argument, because I was unable to come up with anything better”. 371