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CAPITOLO 2: passando per la pratica

2.2 Politiche familiari e paradigma socio assistenziale

Mauro Ferrari nel suo libro La frontiera interna, citando De Leonardis, afferma che la legge-quadro 328/00 e le normative regionali considerano le politiche sociali come luoghi di attivazione di competenze, di sperimentazione di pratiche partecipative, di apprendimento organizzativo; ma le definisce anche promotrici di arene in grado di esprimere inferenze importanti sulla qualità, sullo sviluppo, sulle interazioni che avvengono in un dato contesto locale. Una definizione di politiche sociali, presentata da Naldini, può essere la seguente, ovvero “quell’insieme di interventi pubblici aventi scopi ed effetti sociali variabili

che vanno da una più equa distribuzione societaria di risorse e opportunità, alla promozione di benessere e qualità della vita e che, infine, hanno anche lo scopo di limitare le conseguenze sociali prodotte da altre politiche52”. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo

economico (OCSE) individua quattro dimensioni per analizzare le politiche sociali:

a) Politiche per l’autonomia: politiche per l’istruzione, la formazione e il lavoro;

b) Politiche per l’equità: politiche di contrasto a barriere e discriminazioni, di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito; c) Politiche per la salute: fisica e psichica;

d) Politiche per la coesione sociale: partecipazione alla vita sociale, gruppi vulnerabili.

52 M. Ferrari, La frontiera interna, Arti Grafiche Bianca&Volta, Truccazzano (Mi) 2010 , p. 73.

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Questa suddivisione fa intuire che esiste una molteplicità di attori coinvolti nella produzione del welfare, i quali interagiscono vicendevolmente nelle dinamiche organizzative in continua evoluzione da un approccio di government ad uno di governance. Uno di questi attori è la famiglia. Infatti, dal Piano di Zona 2011-2015 dell’Azienda ULSS 15, traspare come il modello tradizionale di famiglia stia drasticamente cambiando anche nel territorio in questione. Si specifica che, finora, la famiglia ha svolto un compito cruciale compensando le carenze del sistema di welfare pubblico. Infatti, il modello sociale di questo zona, concepisce la famiglia come ammortizzatore sociale in quanto essa svolge un ruolo fondamentale nel dare supporto concreto ai soggetti più vulnerabili e bisognosi.

Ferrari, citando Ranci, asserisce che è presente un sistema misto composto da un’offerta pubblica (intervento pubblico fondato essenzialmente su trasferimenti e su una fornitura soltanto residuale di servizi di cura), un’offerta privata (di servizi assistenziali fondata in gran parte sul lavoro sommerso) ed un ampio lavoro di cura di tipo domestico (elevato affidamento alle responsabilità di cura delle famiglie). Di conseguenza, la famiglia è sì un attore che compone la scena del welfare, ma è anche, e soprattutto, una risorsa.

Altro elemento di notevole importanza relativo all’Azienda ULSS 15 è il seguente: “La struttura familiare tende ad allontanarsi sempre più dal

modello “tradizionale italiano”, risultando sempre più frammentata e destrutturata. La persistente bassa fecondità, la propensione dei giovani a ritardare il momento per creare una propria famiglia e diventare genitori, il progressivo invecchiamento e l’instabilità coniugale hanno portato ad un aumento di persone sole e coppie senza figli. Nello specifico, nel territorio dell’Alta Padovana, il numero delle famiglie presenti negli ultimi otto anni ha fatto registrare un incremento considerevole passando da 73.893 a 88.227 unità (+19,4%). Ciononostante il numero medio di componenti delle stesse è decisamente diminuito passando da 3,0

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componenti per famiglia (registrato nel 2000) a 2,79 del 2008.53” Tale fenomeno trova una comprensibile spiegazione se si pensa al numero di anziani che, sempre più, si trovano a vivere soli in casa; inoltre, vanno aggiunti un cospicuo aumento di famiglie unipersonali dovuto sia ai “giovani” che vivono da soli, sia all’aumento del numero di separazioni e divorzi.

Un aspetto da sottolineare riguarda i ventotto Comuni che, dal 2000 al 2008, hanno registrato (chi più e chi meno) dei significativi incrementi del numero di residenti. Il fatto che solo una quota marginale delle prestazioni di assistenza sia coperta dal sistema pubblico o dal terzo settore è un esempio illuminante del carico che la famiglia è costretta a sopportare per garantire solidarietà nei confronti dei soggetti più deboli del sistema. Azzalin e Palmosi affermano, infatti, che la famiglia non è solo una somma di individui, ma è anche, e soprattutto, un “luogo in cui

la rete relazionale è base per la gestione comune delle risorse. Va,

dunque, riconosciuto il suo ruolo di soggetto protagonista del welfare in quanto è più appropriato promuovere, sostenere e semmai “integrare” la presa della rete familiare che sostituirsi ad essa.54

Una struttura complessa del distretto socio-sanitario dell’Azienda ULSS 15 è l’Area della famiglia, infanzia, adolescenza, giovani e minori in

condizioni di disagio, che comprende al suo interno un insieme di servizi ed équipe specialistiche, tra cui:

• Servizi o di neuropsich iatria , psi colog i a, riabi litazione pe r l’età evolutiva;

• Consultor io fami liar e;

• Servizi o di promozio ne al benesse re; • Équipe adozioni;

53 C. Azzalin, M. Palmosi, Piano di zona 2011/2015, cit., p. 23. 54 Ivi., p. 23.

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• Centro per l’ affido e la sol idarietà fa mili a re.

Tutti questi servizi sono rivolti all’analisi, alla valutazione e alla cura dei bisogni di salute dei bambini e dei ragazzi, delle singole persone e delle famiglie, in un’ottica multidisciplinare e multidimensionale. Tali azioni vengono svolte anche su delega degli enti locali, delle situazioni di abuso e maltrattamento che possono configurare un rischio di pregiudizio nei minori d’età.

La delega totale (tecnica ed economica), l’organizzazione unitaria dei due servizi deputati alla protezione, cura e tutela, la consistenza dell’utenza dei due Servizi 55 , consentono ai servizi di effettuare una buona

intercettazione, nell’ambito delle loro competenze abituali, delle situazioni di maltrattamento e trascuratezza, attuando gli interventi specifici. Nel Piano di Zona 2011-2015 si spiega che tale organizzazione e modalità di lavoro rende ragione del fatto che l’Azienda ULSS 15 abbia tra le percentuali più elevate della Regione relative a minori e famiglie in carico per problematiche di tutela, cui vanno aggiunti i minori a rischio di pregiudizio intercettati nel lavoro istituzionale quotidiano dei due servizi (tra il 15 e il 20% dell’utenza dei servizi di NPREE e il 5% di quella dei consultori familiari).

Accanto a questi punti di forza, all’interno dell’Area famiglia, infanzia,

adolescenza, giovani e minori in condizioni di disagio, si sono rilevati anche dei punti di debolezza; quelli che riguardano maggiormente il campo d’indagine qui in questione sono:

• “Le fami glie appai ono se m pre pi ù f ragi li, s ia ne ll a capacit à

organizzativa ed economica, sia nella tenuta delle relazioni intrafamiliari e nei compiti genitoriali; un progetto di aiuto in

55 Una media di 2.500 utenti l’anno per il servizio di NPREE e di 5.000 utenti l’anno per il consultorio familiare, le cui risorse sono ampiamente sotto dotate, sulla base degli standard indicati dalle Linee Guida per i Consultori Familiari.

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questo senso non può che prevedere una responsabilizzazione ed una collaborazione coordinata e in rete che coinvolga gli enti locali, i servizi, il mondo associativo e del privato-sociale, prevedendo interventi di supporto organizzati a più livelli e capillarmente, secondo una programmazione condivisa e monitorabile”;

• “I bambini e i ragazzi, anco r a una vo lt a, c ostit uisc ono un anell o

debolissimo della catena, per gli scarsi investimenti a loro dedicati, soprattutto quando si trovano in situazioni di particolare fragilità, patologia o disabilita e per l’estrema penuria di luoghi, tempi e modi che attivino le loro risorse, sostengano le autonomie, favoriscano gli incontri e la socializzazione, li rendano via via protagonisti56”.

Sulla base di queste considerazioni che mettono al centro sempre il minore affiancato dalla propria famiglia, si mettono in atto delle progettazioni che supportino le famiglie nelle condizioni di maggiore fragilità, fornendo così uno sostegno in grado di facilitare attività quotidiane e non.

Nel paragrafo successivo si affronterà più dettagliatamente la descrizione del progetto attivato nell’ULSS 15, in riferimento alle politiche familiari e sociali fin qui trattate.

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