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Presentazione delle fonti e criteri di lettura

Nel documento LA RELAZIONE EDUCATIVA NELL’ESPERIENZA (pagine 30-44)

La prospettiva metodologica scelta orienta a ricercare le fonti perti-nenti, a valutarle nel loro tempo e nel loro ambiente, a confrontarle ed interpretarle correttamente. L’accostamento alle fonti, differenziate per la tipologia e il valore, è la condizione previa per poter raggiungere la conoscenza di una realtà, in questo caso la relazione così com’è presente nell’esperienza educativa delle FMA, riflessa nei testi scritti. Occorre cioè mettersi in ascolto delle diverse “testimonianze” che evocano que-sta dimensione metodologica specifica della missione delle religiose fondate da don Bosco. Inoltre confrontare tra loro le varie fonti per ve-rificare se materiali indipendenti e riferentesi ciascuno alla tematica in-dagata vanno o no nella stessa direzione, accentuano gli stessi aspetti o divergono in alcuni elementi.

L’eterogeneità che caratterizza le fonti consultate non sembra essere di ostacolo ad una loro valorizzazione e questo perché la finalità che le accomuna è sempre quella di orientare la prassi educativa.48 Anzi, tale diversità contribuirà a delineare meglio i molteplici elementi positivi e negativi, ideali e reali, che configurano lo stile relazionale delle FMA nell’educazione delle giovani. Tale diversificazione, nel contempo, è una variabile che va tenuta presente anche nel modo con cui ci si accosta alla fonte. Essa, infatti, va interpretata a partire dalla sua natura, cogliendo-ne la gecogliendo-nesi redazionale, il linguaggio specifico, conferendole il valore che merita ed evitando generalizzazioni indebite.

Un altro criterio ermeneutico significativo, secondo il metodo pro-spettato da Janssens, è quello della consultazione di fonti tra loro

indi-48 Le finalità che accomunano le fonti si possono rintracciare nella praticità, fun-zionalità immediata delle motivazioni e in un certo empirismo dovuto allo sforzo di aderire alle situazioni concrete. Non compaiono, invero, grandi quadri concettuali e nemmeno previsioni a lunga scadenza, ma sembra a volte prevalere l’aspetto creati-vo, l’inventiva del singolo o del gruppo (cf BRAIDO, Tra i “documenti” della storia:

l’esperienza vissuta, in Ricerche Storiche Salesiane 1 [1982] 1, 80).

pendenti, ma che si riferiscono allo stesso periodo storico, il loro con-fronto e la verifica della loro convergenza circa l’argomento in questio-ne.49

In forza di tale principio il contenuto delle fonti sarà evidenziato non a partire dai singoli documenti, ma piuttosto dal modello di relazione educativa che in essi emerge, dalla diversa visione degli elementi costitu-tivi che lo compongono e dalla loro interazione sistemica. Educatrici, educande, comunità religiosa ed educativa, saranno presentate rispet-tando l’orizzonte storico, ecclesiale, pedagogico e socioculturale nel quale si inseriscono e dal quale traggono i loro lineamenti caratteristici.

Finalmente è necessario un continuo rimando all’esperienza educati-va dei Fondatori. Questa costituisce il fondamento sul quale s’innesta e la sorgente da cui promana lo stile tipico di relazioni del “sistema pre-ventivo”. Don Bosco e Maria Domenica Mazzarello hanno perciò valore paradigmatico per l’esperienza della FMA; ad essi occorre fare continuo riferimento nel ricostruire l’evoluzione della realtà relazionale nell’Isti-tuto da loro fondato.

Le fonti di cui ci si servirà per la ricerca, in genere, non contengono elaborazioni teoriche. Esse orientano l’esperienza delle FMA e rispon-dono, in certo qual modo, alle domande poste loro dalle stesse interlo-cutrici del dialogo educativo e dalla realtà nella quale le educatrici ope-rano. Perciò la relazione potrà essere colta dagli scritti soltanto in stretta connessione con la prassi. Per questo sarebbe necessario ampliare ancor più l’indagine verso tutte quelle fonti, cronache, relazioni, discorsi pub-blici e privati, lettere, che potrebbero contribuire a ricostruire le rela-zioni dolci e forti, gratificanti o conflittuali, quell’atmosfera gioiosa e im-pegnata che le FMA hanno saputo creare nel corso della loro storia, e che sono l’espressione al femminile del “sistema preventivo” di don Bo-sco. Evidentemente, data l’ampiezza dell’argomento in questione e la lunghezza del periodo esaminato, sarà impossibile offrire riscontri pun-tuali sulla ricaduta delle norme pedagogiche scritte nell’esperienza delle FMA diffuse numericamente e geograficamente in molte parti del mon-do. Ci si limiterà ad alcuni esempi significativi ricavati dalle testimo-nianze orali e all’utilizzo di altre fonti opportunamente presentate in se-guito.

49 Cf JANSSENS Jos, Note di metodo storico, Roma, Ed. Pontificia Università Gre-goriana 1997, 191-192 (pro manoscritto).

Introduzione 31

4.1. Fonti orali e prassi educativa

Tra i “documenti” della storia non può essere trascurata “l’esperien-za vissuta”. Essa va conosciuta e indagata come vera e propria fonte dal-la quale si attingono informazioni o dati significativi.50 Di qui la necessi-tà di non disgiungere, per quanto è possibile, i testi scritti dall’esperien-za in quanto l’una spiega e illumina gli altri. Elencando le fonti della ri-cerca storico-pedagogica, Thérèse Charmasson non solo cita i testi re-golamentari, i programmi d’insegnamento, le circolari, i verbali dei di-versi consigli e assemblee, i documenti relativi alla gestione del perso-nale, i registri, i rapporti di ispezioni, ma anche gli “archivi orali”, fonti in qualche modo “provocate” che comprendono l’intervista e il questio-nario.51

In questa linea, almeno per qualche periodo della ricerca (non trop-po antico, né troptrop-po recente), è imtrop-portante non trascurare le testimo-nianze orali perché costituiscono una risorsa di grande interesse. Si uti-lizzerà quindi anche materiale ricavato da incontri, dialoghi o interviste fatte a FMA educatrici, insegnanti, direttrici e ad exallieve laiche che, per la loro contemporaneità ai periodi esaminati e per la significatività della loro esperienza, contribuiscono a integrare o verificare i dati rica-vati dalle fonti scritte.52

50 Cf BRAIDO, Tra i “documenti” della storia 74-80 e ID., Don Bosco artista del-l’educazione, in BOSCO, Scritti sul Sistema Preventivo nell’educazione della gioventù, Brescia, La Scuola 1965, 40.

51 Cf CHARMASSON Thérèse, Les sources de l’historie de l’enseignement en France au XIX et XX siècle, in Annali di Storia dell’Educazione e delle Istituzioni Scolastiche 5 (1998) 5, 19-36.

52 Le testimonianze utilizzate nella ricerca procedono dalle interviste a 36 Figlie di Maria Ausiliatrice ed exallieve laiche provenienti da diverse regioni dell’Italia set-tentrionale, centrale, meridionale e insulare. Le intervistate frequentarono le scuole, i collegi e gli oratori delle FMA nel periodo che va dal 1920 al 1970 circa. Il criterio di scelta della documentazione, di tipo qualitativo, ha delimitato il numero del cam-pione intervistato privilegiando la significatività delle fonti piuttosto che la loro quantità. Le domande utilizzate nell’intervista erano le seguenti: «Come le FMA, con i loro diversi compiti, si mettevano in relazione con voi ragazze? C’è stata qual-che FMA qual-che ha inciso particolarmente nella sua vita? Ne descriva i tratti caratteri-stici e come ha influito sulla sua crescita. Le vostre famiglie venivano coinvolte dalle FMA nella vostra educazione? Come? Come era vista la comunità FMA da voi ra-gazze? La comunità era unita nel portare avanti la missione educativa? Ha qualche esempio da portare a conferma di ciò? Voi ragazze percepivate gli obiettivi del-l’azione educativa delle FMA nei vostri confronti? Quale atteggiamento avevate nei

L’uso di tali fonti, secondo Simonetta Ulivieri, reca un contributo fondamentale alla scoperta e alla valorizzazione della soggettività come elemento storico. Il loro utilizzo parte dalla costatazione di un rinnova-mento che sta avvenendo nella ricerca storiografica e che si basa sull’uso di testimonianze orali, sul valore della soggettività e della vita quotidiana dei protagonisti.53 Anche se i ricordi delle persone interrogate, soprat-tutto se anziane, mancassero di precisione e risentissero di una certa en-fatizzazione della realtà o di un’interpretazione soggettiva o parziale, tali ricordi conservano tuttavia il loro valore. Se il loro contributo può esse-re debole quando si tratta di stabiliesse-re una cronologia e uno svolgimento preciso dei fatti, diventa altresì sostanzioso quando l’obiettivo persegui-to è di comprendere delle motivazioni, uno stapersegui-to d’animo, un’atmosfe-ra.54 Lo stile della relazione educativa, tema della ricerca, rientra eviden-temente in questa seconda categoria e per questo motivo si ritiene perti-nente ricorrere a queste testimonianze.

Ne consegue che ogni fonte non potrà essere interpretata come un tut-to a sé stante, ma come frammentut-to di un’esperienza che ingloba altri aspetti desunti dalla vita, dai fatti contemporanei al documento stesso, dalla storia dell’Istituto o delle singole istituzioni educative in questo caso.

confronti delle insegnanti, delle assistenti, della direttrice della casa? Descriva il

“clima” che lei ha respirato nella comunità FMA». La scelta delle persone da inter-vistare è stata orientata dal criterio della rappresentatività geografica ed istituziona-le. Relativamente ai contenuti delle risposte alle interviste, mi aspettavo di ascoltare anche racconti di esperienze a volte poco gratificanti e non solo soddisfacenti e in-dimenticabili. Ho costatato invece, con notevole sorpresa, che la maggioranza delle testimoni ha ricordato relazioni educative riuscite. Sarebbe stato interessante poter disporre delle testimonianze di soggetti considerati dalle educatrici disadattati, pro-blematici e forse ribelli alla disciplina scolastica o collegiale. Ciò avrebbe offerto un riscontro più completo della realtà entro la quale le FMA hanno operato.

53 La Ulivieri sottolinea che il rapporto tra storia individuale e storia universale è stato sempre considerato in forma sbilanciata a favore della storia universale o co-munque più generale; alla storia individuale si dava tuttal’più un valore anedottico o localistico, comunque molto delimitato (cf ULIVIERI Simonetta, La mia mamma face-va la corallaia!, in COVATO Carmela - ULIVIERI [a cura di], Itinerari nella storia del-l’infanzia. Bambine e bambini, modelli pedagogici e stili educativi, Milano, UNICO-PLI 2001, 231-235).

54 Cf WYNANTS, Per la storia 53; PORTELLI Alessandro, Un lavoro di relazione.

Osservazioni sulla storia orale, in Ricerche Storiche Salesiane 19 (2000) 1, 125-134;

PASSERINI Luisa, Storia e soggettività. Le fonti orali, la memoria, Firenze, La Nuova Italia 1985; riguardo al concetto di validità nella prospettiva della ricerca educativa cf VIGANÒ Renata, La questione della validità nella ricerca empirica in educazione, in Pedagogia e Vita 56 (1998) 5, 87-114.

Introduzione 33 Nella ricerca si utilizzeranno le fonti orali attraverso un metodo qua-litativo d’indagine costituito da interviste che contribuiscono a spostare l’attenzione dai testi normativi, che contengono prevalentemente il “do-ver essere”, alla realtà concreta dell’esperienza relazionale, positiva o meno, vissuta dalle persone.

4.2. Fonti scritte

Le fonti scritte della ricerca hanno una tipologia diversificata a moti-vo della loro natura e finalità. Di grande utilità sono le lettere dei Fon-datori e di altre superiore o superiori che, attraverso i loro orientamenti, hanno influito sulla prassi educativa dell’Istituto e l’hanno guidata nella sua attuazione.

Vi sono poi documenti di carattere giuridico-regolamentare quali i testi normativi ufficiali: Costituzioni e Regolamenti, Atti dei Capitoli Ge-nerali, Regolamenti delle Case di educazione e di formazione; altri di ca-rattere orientativo-programmatico: Lettere circolari delle superiore, Pro-getti di pastorale giovanile e il materiale elaborato all’interno di Conve-gni di studio. Vi sono infine, fonti di tipo narrativo: relazioni, testimo-nianze, biografie delle FMA.55 Pur costatando il limite storico-documen-tario delle biografie e l’intento prevalentemente memorialistico con il quale sono redatte, tuttavia i modelli che vengono presentati sono utili per comprendere l’ideale al quale le FMA si orientano, in particolare il loro atteggiamento educativo nei confronti delle giovani.

4.2.1. Gli Epistolari

Di particolare rilevanza per la ricerca sono gli Epistolari dei Fonda-tori dell’Istituto, fonte primaria per la comprensione della loro persona-lità, mentapersona-lità, interessi, stile relazionale e comunicativo. Purtroppo al di là delle lettere di don Giovanni Bosco e di Maria Domenica Mazzarello,56

55 La prima raccolta dei Cenni biografici risale al 1917 (Torino, SAID). In essi si raccolgono i dati delle FMA defunte nel primo decennio dell’Istituto (1872-1882).

Le pubblicazioni continuano fino al 1959 e vengono riprese nel 1984 con il titolo:

Facciamo memoria. Cenni biografici delle FMA defunte nel … Da allora la serie con-tinua fino ad oggi.

56 Cf BOSCO, Epistolario. A cura di Eugenio Ceria, Torino, SEI 1955-1959, 4 vol.;

ID., Epistolario. Introduzione, testi critici e note, a cura di Francesco Motto, Roma,

non disponiamo, se non per frammenti, di carteggi di educatrici ed edu-cande in modo tale da cogliere con immediatezza il tipo di relazione in-tercorsa tra loro. L’esiguità del materiale non dispensa tuttavia dal-l’utilizzarlo qualora le poche lettere di cui siamo in possesso risultino utili alla ricerca.

Nel caso di Maria D. Mazzarello le sue 68 lettere sono gli unici do-cumenti autografi che ci sono pervenuti. Attraverso queste si possono cogliere preziosi elementi in ordine alla conoscenza della sua figura sto-rica, della comunità delle FMA alle quali si rivolge, dell’originalità del suo messaggio pedagogico e dello stile di approccio ai suoi interlocutori.

Più ricca si presenta invece la corrispondenza epistolare relativa al Fondatore don Bosco, del quale ci restano migliaia di lettere indirizzate ad educatori, parroci, autorità civili ed ecclesiastiche, genitori, giovani da lui educati. Esse hanno un alto valore informativo in quanto testimo-nianza della sua vita dinamica, ricca di progetti e di imprese. Ci offrono un ritratto vivo ed autentico di colui che è stato considerato il più ama-bile dei padri, l’amico, il compagno, una figura ammantata di grande umanità e di squisita cordialità, anche se molto raramente don Bosco at-traverso gli scritti rivela il suo più profondo sentire.57

In tali fonti ovviamente l’argomento allo studio non si trova tematiz-zato in modo organico, ma appena evocato nella trama di un’esperienza alla quale l’Autore allude attraverso le sue parole, le sue domande e ri-flessioni spesso condizionate da situazioni circoscritte. Inoltre, non va dimenticato che l’epistolario, essendosi costruito progressivamente e lentamente non è un’opera omogenea e organica e quindi presenta dei limiti per la ricostruzione integrale delle vicende o dei tratti della perso-nalità dell’autore. Nelle lettere, infatti, si trovano elementi parziali e frammentari, bisognosi d’interpretazione e di approfondimento.58 Infi-ne, essendo la lettera una delle espressioni più immediate di una perso-LAS 1991-1999, 3 vol. (d’ora in poi si abbrevierà E seguito dal cognome del curato-re, numero del volume e dalla pagina); MAZZARELLO Maria Domenica, La sapienza della vita. Lettere di Maria Domenica Mazzarello. A cura di María Esther Posada -Anna Costa - Piera Cavaglià, Torino, SEI 19943 (d’ora in poi si abbrevierà L seguito dal numero della lettera e del paragrafo).

57 Cf MOTTO Francesco, Introduzione in BOSCO, E I 6-7. Cf anche ID., L’edi-zione critica del I volume dell’Epistolario nelle sue scelte metodologiche, in Rivista di Scienze dell’Educazione 31 (1993) 1, 1-21; CAVAGLIÀ, Tratti tipici di don Bosco emer-genti dall’epistolario, in ivi 32-51.

58 Cf BONIFAZI Neuro, Il genere letterario. Dall’epistolario all’autobiografico, dal lirico al narrativo e al teatrale, Ravenna, Longo Editore 1986, 15.

Introduzione 35 na, occorre tener presente che gli elementi che ci offre sono caratterizza-ti dalla soggetcaratterizza-tività, cioè dal modo con cui la persona li ha colcaratterizza-ti o vissucaratterizza-ti.

Per questi motivi le fonti epistolari andranno integrate con altre e sotto-poste a vaglio critico.59

Tuttavia le lettere, come si vedrà anche per le altre fonti, conservano una persuasiva validità storica e documentaria, perché esse esprimono degli ideali, tramandano valori e orientamenti, comunicano interessi e sensibilità, tutti elementi utili alla ricerca.

Va infine aggiunto che gli epistolari dei santi dell’Ottocento, in gene-re, si presentano apparentemente più poveri a livello spirituale di quelli dei secoli precedenti. Essi sono tesi a sostenere una pratica ordinaria delle virtù cristiane. Secondo Cataldo Naro tali epistolari indicano e traducono bene la caratteristica popolare della spiritualità cattolica ita-liana dell’Ottocento.60

4.2.2. Le fonti normative: Costituzioni e Regolamenti

Le fonti normative di un Istituto religioso61 ne codificano il carisma, la natura,62 la finalità,63 lo spirito e il carattere proprio,64 il governo e la

59 Cf MOTTO, L’epistolario come fonte di conoscenza e di studi su Don Bosco.

Progetto di un’edizione critica, in MIDALI (a cura di), Don Bosco nella storia. Atti del primo Congresso Internazionale di studi su Don Bosco, Roma, LAS 1990, 70.

60 Cf NARO Cataldo, La spiritualità cattolica italiana dell’Ottocento, in Laós 4 (1997) 1, 14.

61 Secondo il Codice di Diritto Canonico del 1983, si attribuisce il termine

“Regola” al codice della vita monastica, mentre “Costituzioni” a quello degli Istituti di vita consacrata (cf Codex Iuris Canonici recognitus promulgatur, 25 gennaio 1983, in Enchiridion Vaticanum VIII [EV], Bologna, Dehoniane 1984, can. 587 § 1. D’ora in poi si citerà CDC). Come “legge” costitutiva, queste ultime si limitano a stabilire ciò che è fondamentale, rinviando ad altri codici l’ordinamento di elementi seconda-ri, suggeriti dall’evoluzione delle realtà contingenti (cf ROCCA Giancarlo, Regola, in PELLICCIA Guerrino - ROCCA [a cura di], Dizionario degli Istituti di Perfezione VII, Milano, Paoline 1983, 1410-1411; 1438-1449).

62 La natura di un Istituto è la sua fisionomia generale, secondo la tipologia che la tradizione ecclesiale ha vissuto progressivamente: vita monastica, vita apostolica e vita secolare. Questi tipi di vita sono fondati sull’esempio di Cristo (cf BEYER Jean, Il diritto della vita consacrata, Milano, Àncora 1989, 67).

63 Il fine di un Istituto specifica la natura e la missione dello stesso. Esso riguar-da i ministeri riguar-da svolgere, i mezzi riguar-da adottare, i compiti dell’Istituto quali l’insegna-mento, la cura degli ammalati, la dedizione ai poveri. Tali compiti sono stati

ricono-disciplina dei membri, la loro incorporazione e la formazione.65

Le Costituzioni, essendo elaborate a partire dall’ispirazione origina-ria dei Fondatori e riflettendo la modalità con la quale tale ispirazione si è incarnata nello scorrere del tempo, occupano il posto di fonte prima-ria tra i documenti ufficiali di un Istituto religioso.66

Anche per l’Istituto delle FMA, tali fonti, integrate a partire dal 1908 dal Manuale, sono di indiscutibile valore storico e spirituale. Don Bosco ha voluto esprimere nel testo delle prime Costituzioni la sua intenzione fondante, la finalità e le linee proprie dello stile di vita della sua Fami-glia religiosa femminile. Il testo non contiene quindi soltanto elementi giuridici, ma anche componenti spirituali ed educative, frutto di una lunga e ponderata riflessione, di un’esperienza vissuta e ripensata, spec-chio di una mentalità e di una vocazione, quella di dedicare la vita alla salvezza delle giovani.67

sciuti dal Concilio Vaticano II come veri “ministeri” che appartengono all’ufficio pastorale della Chiesa (cf CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto sul rinnova-mento della vita religiosa: Perfectae Caritatis, 28 ottobre 1965, in EV I n° 711; CAR

-MINATI Angelo, I fini dello stato religioso e il servizio della chiesa. Studio storico-giuridico sui rapporti tra il fine generale e il fine speciale dello stato religioso, Roma, Pontificia Università Gregoriana 1964, 49-109).

64 Cf CDC can. 578, in EV VIII 327.

65 Cf ID., can. 587 § 1, in ivi 329.

66 Cf PICASSO Giorgio, Il rinnovamento delle Costituzioni nella storia, in Infor-mationes SCRIS 9 (1983) 1, 13-27;MACCA Valentino, Le “regole” nel rinnovamento della vita religiosa, in ivi 88-97.

67 Le prime Costituzioni stampate risalgono al 1878. Esse sono precedute da di-verse redazioni manoscritte conservate nell’Archivio Generale delle FMA [AGFMA].

Il secondo testo a stampa è del 1885 e costituisce il testo normativo fino alla rielabo-razione delle Costituzioni del 1906, fatta per disposizione della Chiesa in conformità alle Normae secundum quas (Normae secundum quas S. Congregatione Episcoporum et Regularium procedere solet in approbandis novis Institutis votorum simplicium, 26 giugno 1901, Roma, Tip. S.C. Propaganda Fide 1901). Nel 1922 si procede alla revi-sione delle Costituzioni per uniformarle alle nuove disposizioni del CDC del 26 giu-gno 1918. Il testo rimane in vigore fino al 1969, anno nel quale il Capitolo generale XV Speciale prepara la nuova stesura ad esperimento conforme alle norme del Con-cilio Vaticano II. Un’ulteriore revisione si attua nel successivo Capitolo generale XVI del 1975. Il testo definitivo, elaborato durante il Capitolo generale XVII del 1981, è approvato dalla Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti di vita se-colare il 24 giugno 1982. Cf l’edizione critica dei testi manoscritti e dei primi due te-sti a stampa delle Cote-stituzioni delle FMA: BOSCO, Costituzioni per l’Istituto delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice (1872-1885) a cura di Cecilia Romero, Roma, LAS 1983 (D’ora in poi si abbrevierà Costituzioni seguito dall’anno di edizione, dal capitolo e dall’articolo).

Introduzione 37 In questi testi si trova l’identità della FMA religiosa educatrice, le mete a cui tende la missione specifica dell’Istituto, le modalità con le

Introduzione 37 In questi testi si trova l’identità della FMA religiosa educatrice, le mete a cui tende la missione specifica dell’Istituto, le modalità con le

Nel documento LA RELAZIONE EDUCATIVA NELL’ESPERIENZA (pagine 30-44)