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Requisiti relazionali richiesti alle FMA in alcune istituzioni educative

Nel documento LA RELAZIONE EDUCATIVA NELL’ESPERIENZA (pagine 90-126)

LA RELAZIONE EDUCATIVA NELL’ESPERIENZA E NELLE FONTI SCRITTE

LA RELAZIONE EDUCATIVA EMERGENTE DALLA PRASSI E DA FONTI DOCUMENTARIE E NARRATIVE

1. Requisiti relazionali richiesti alle FMA in alcune istituzioni educative

questo stile relazionale è stato interpretato a livello esperienziale sia dal-la comunità in genere, sia da alcune figure significative e come è stato codificato nei testi normativi, quali le trasformazioni e gli sviluppi, nello sforzo continuo della fedeltà alle intenzioni originarie dei Fondatori. Si mettono pertanto a confronto diverse tipologie di fonti documentarie e narrative rispettandone l’ordine cronologico con lo scopo di cogliere, at-traverso uno stile relazionale emergente dall’esperienza e codificato nel-le fonti ufficiali dell’Istituto, aspetti peculiari di una metodologia di ap-proccio al mondo dei bambini, delle ragazze e della persona in genere.

1. Requisiti relazionali richiesti alle FMA in alcune istituzioni educative

Nei primi testi normativi in esame non emerge una vera e propria tematizzazione dello stile relazionale, come si vedrà in seguito, ma figure

significative di riferimento che condensano a livello esperienziale gli elementi tipici di un sistema educativo e in particolare una modalità di interazione con le ragazze.1 Tali elementi trovano la loro codificazione sia nelle Costituzioni che nei primi Regolamenti che orientano l’attività educativa delle FMA.2 Una fonte scritta tra le più esplicite circa gli at-teggiamenti da adottare con le ragazze in ordine alla loro educazione sono i Principi educativi per le maestre3 utilizzati a Mornese e a Nizza

1 L’istanza preventiva che attraversa la pedagogia cattolica del periodo condivi-de con la tradizione cristiana la preoccupazione circa la fragilità e vulnerabilità condivi- del-l’età giovanile. Per questo l’educatore deve possedere qualità relazionali atte a vigila-re e pvigila-revenivigila-re l’errovigila-re attraverso la sollecitudine attenta ed amovigila-revole e le misuvigila-re di preservazione e protezione. È il caso della “paterna familiarità” che caratterizza il metodo educativo del fratelli Angelo e Marcantonio Cavanis a Treviso e Rovigo, o del metodo preventivo di Ludovico Pavoni di Brescia, fondato su religione e ragio-ne, amore e dolcezza, vigilanza e assistenza in una struttura familiare. Nelle sue rela-zioni l’educatore deve dare la priorità metodologica all’amore usando dolcezza, be-nignità, vigilanza, discrezione e zelo. Nella pedagogia del tempo, quindi, l’educatore si configura come una persona ricca di umanità, capace di porsi in relazione con l’educando utilizzando la bontà e la dolcezza e conquistandosi così la fiducia del giovane (cf BRAIDO [a cura di], Esperienze di pedagogia cristiana nella storia II, Ro-ma, LAS 1981, 278-287).

2 Secondo le prime Costituzioni stampate, vivente il Fondatore, le opere proprie dell’Istituto sono le scuole, gli educatori, gli asili infantili, gli oratori festivi e i labo-ratori. Dove vi sia necessità è prevista pure l’assistenza agli infermi (cf Costituzioni [1878] 1). Per quanto riguarda invece l’espansione dell’Istituto nel periodo che va dalla fondazione al 1908, si nota in Italia un considerevole aumento di case (dalle 34 case nel 1888, si passa a 165 case nel 1908; nello stesso anno risultano aperte inoltre 23 case in Europa e Medio Oriente, e 89 in America). Le scuole (educandati, orfa-notrofi, giardini d’infanzia, scuole pubbliche e comunali, scuole private elementari e di perfezionamento, scuole professionali e scuole normali) sono 462; gli oratori, convitti per operaie e pensionati sono circa 244; altri tipi di opere (catechismi, corsi di esercizi spirituali per signore e signorine, case addette ai collegi salesiani, ospedali ecc.) sono 29 (cf ROSANNA, Estensione e tipologia delle opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice [1872-1922], in MOTTO [a cura di], L’Opera Salesiana I 154-163).

3 Cf Principi educativi per le maestre, in Orme 102, 265. Furono redatti origina-riamente da suor Giuseppa Rosa di Lovere (1814-1865) delle Suore della Carità (chiamate anche “Suore di Maria Bambina”) fondate da Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa. Non si sa per quali vie il testo giunse a Mornese. Forse don Bosco le conobbe attraverso le postulanti della Valtellina mandate da don Luigi Guanella nei primi anni della fondazione o forse a Mornese si conosceva la biografia di suor Giuseppa Rosa nella quale i principi educativi vengono trascritti (cf BONOMELLI

Geremia, Alcune memorie intorno alla vita di Sr. Giuseppa Rosa al secolo Margherita maestra delle Novizie nell’Istituto delle Suore della carità raccolte e scritte dal prevosto di Lovere Geremia Bonomelli, Brescia, Tip. del Pio Istituto di S. Barnaba 1870,

31-Cap. III: La relazione educativa emergente dalla prassi… 91 come traccia per un rapporto educativo e didattico efficace, come ci at-testa il fatto di averli conservati nell’Archivio generale delle FMA e di averli riportati nell’appendice della Cronistoria.4 Erano dunque principi ai quali veniva attribuita una certa rilevanza pedagogica, e perciò degni di essere trasmessi e utilizzati dalle varie comunità di FMA.

Essi si pongono in continuità con gli orientamenti dati da don Bosco alle FMI di Mornese5 ed in sintonia con l’esperienza educativa di Maria Domenica Mazzarello. Data l’importanza di queste norme è utile ripor-tarle per intero:

1. Sorveglianza continua.

2. Trattare le fanciulle nel modo che desiderereste d’essere trattata voi stes-sa.

3. Correggerle con la dolcezza di Maria Santissima.

4. Quando pregate, ricordatevi sempre di loro.

5. Amatele tutte senza alcuna parzialità.

6. Contentatevi di poche virtù, purché non facciano peccati.

7. Non richiedete da tutte lo stesso profitto.

8. Imponete poche obbedienze; basta farle osservare con prontezza, senza che domandino perché.

9. L’età, la capacità, lo spirito di ciascuna vi siano di norma in dirigerle tutte.

10. Sapere tutto ciò che le scolare fanno o non fanno.

11. Con esse dissimular molto delle loro azioni.

12. Premiarle e punirle con opportuna parsimonia.

13. Non abbandonarle mai al loro capriccio, né disperare della loro emenda.

14. Trattare con esse con ogni carità, giovialità e urbanità.

Alle educatrici si richiede una serie di atteggiamenti e comportamen-ti ben precisi basacomportamen-ti, da un lato, sul rispetto per le ragazze, dall’altro sul-la necessità di essere continuamente in mezzo a loro con una presenza educativa che sappia conquistarsi la loro fiducia attraverso la bontà del tratto e l’imparzialità. Si tratta di acquisire una “saggezza pedagogica”

che rende capaci di distinguere ciò che è importante e va richiesto con fermezza, da quanto è marginale e può passare in second’ordine. Tutto ciò, attuato attraverso una relazione che orienta ai valori cristiani e gui-da l’educangui-da ad una loro progressiva assimilazione. Tra gli interventi 32). Il testo è significativo perché testimonia come, nello svolgimento della loro mis-sione educativa, le FMA si ispiravano a Istituti di più lunga e consolidata tradizione pedagogica, analogamente a quanto aveva fatto don Bosco nell’elaborazione del “si-stema preventivo”.

4 Cf Cronistoria III 460-461 (Allegato n. 5).

5 Cf ivi I 224.

che descrivono la metodologia più opportuna si possono evidenziare: il sorvegliare per conoscere il comportamento delle ragazze, il trattarle con garbo, carità, rispetto, l’amarle in modo imparziale, l’accontentarsi di quanto ogni alunna può dare non richiedendo da tutte lo stesso profitto, il correggerle con molta prudenza.6 Tali interventi pedagogici configura-no un rapporto educativo che, pur attribuendo maggior importanza al-l’azione dell’adulto, tuttavia non trascura di sottolineare il principio del-la differenziata adeguatezza nel trattare le persone, elemento che presup-pone la conoscenza personale delle ragazze in modo da offrire a ciascu-na ciò di cui ha maggiormente bisogno in ordine alla sua crescita inte-grale.7 Tutto questo non può compiersi se non esiste una relazione

uma-6 Tema caro a don Bosco, se da una parte l’ipotesi del castigo come elemento pedagogico utile in educazione non è mai scartata nemmeno nel “sistema preventi-vo”, dall’altra parte, afferma l’educatore, anche la correzione, se fatta in modo ami-chevole e appellandosi alla ragione, diventa strumento per “guadagnarsi il cuore del-l’allievo” il quale riconosce la necessità del castigo e quasi lo desidera. L’educatore deve avere sempre dinanzi agli occhi l’attenuante della «mobilità giovanile che in un momento dimentica le regole disciplinari, i castighi che quelle minacciano. Perciò spesso un fanciullo si rende colpevole e meritevole di una pena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricordava nell’atto del fallo commesso e che avrebbe per certo evitato se una voce amica l’avesse ammonito» (BOSCO, Il Sistema Preventivo, in DBE 59-260). La necessità dell’equilibrio nelle correzioni è più volte richiamato an-che da un’educatrice contemporanea alle FMA, Teresa Eustochio Verzieri (1801-1852), Fondatrice della Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù: «Non date peso a cose da nulla: non scaldatevi per certi difettucci che provengono da bol-lore della gioventù, da poca esperienza e meno discernimento, da temperamento vi-vace e da brio di spirito; lasciate che la natura si spieghi e manifesti le sue tendenze, e ciò sarà per il meglio […]. Quella maestra che correggesse tutto in tutte, indiffe-rentemente, sarebbe pure una cattiva educatrice, e più che bene, produrrebbe male e disordine» (cf VERZERI Teresa Eustochio, Dei doveri. Documenti di spirito proposti alle Figlie del Sacro Cuore di Gesù dalla loro madre fondatrice III, Bergamo, Tipogra-fia Ed. A. e F.lli Cattaneo 1952, 356).

7 La necessità della conoscenza delle ragazze è un elemento che si riscontra an-che negli obiettivi di altre Congregazioni educative. Nelle Regole proposte alle Figlie della Carità, Maddalena di Canossa traccia orientamenti che rivelano sensibilità pe-dagogica nell’attenzione alle diverse esigenze di ogni allieva: «Per ben riuscire nel-l’educazione di queste ragazze conviene che le sorelle ne indaghino l’indole ed il ca-rattere, non essendo adatto per una quello che andrà bene per un’altra. Conosciuto questo, veggano di reggerle ciascuna pel suo modo, decidendo il vantaggio dell’edu-cazione nella formazione del cuore, e questo, attesi i vari umani affetti, domanda in una più dolcezza, nell’altra più forza, in un’altra più ragione» (cf MADDALENA DI

CANOSSA, Regole e scritti spirituali I, a cura di E. Dossi, Roma, Casa Generalizia del-le Suore Canossiane 1984, 196).

Cap. III: La relazione educativa emergente dalla prassi… 93 na profonda, sincera e appagante, capace cioè di aprire la giovane alla confidenza nei confronti della sua educatrice al fine di lasciarsi coinvol-gere nell’opera educativa.

Nel Regolamento interno del Convitto di Nizza, si evoca globalmente il metodo “preventivo” adottato sia nell’ambiente scolastico che nell’e-ducandato: «Il metodo che si segue nell’applicazione di esso sistema è il paterno, quello cioè che pigliando la via del cuore anziché della durezza e del rigore, avvezza poco a poco le alunne ad operare il bene con spon-taneità e sincerità».8 L’uso dell’aggettivo “paterno” mette in evidenza quanto fosse normativo per le FMA il riferimento al “sistema preventi-vo” di don Bosco.9

La testimonianza di Giselda Capetti, storica e archivista che visse con molte FMA testimoni delle origini, conferma la familiarità che si re-spirava nell’ambiente di Nizza soprattutto nei primi anni dall’apertura della casa. Ella attinge ad appunti che risalgono al 1885:

«La casa di Nizza riuniva una comunità di 40 professe, 49 novizie e 25 po-stulanti, che vivevano insieme come una grande e ben ordinata famiglia. […] Le mansioni erano diverse, ma guidate da un unico fine, convergevano tutte alle opere della casa e al bene generale dell’Istituto. Anche chi zappava l’orto o se-deva in laboratorio a rappezzare la biancheria era interessata delle educande e della formazione delle postulanti e delle novizie non meno delle insegnanti e delle assistenti e offriva loro, in unità di pensiero, il proprio lavoro».10

La rapida espansione dell’Istituto e il trasferimento della Casa-madre da Mornese a Nizza nel 1879, con l’annesso educandato, avevano segna-to una svolta nella ssegna-toria del nascente Istitusegna-to anche per quansegna-to riguarda

8 Regolamento del Convitto di Nizza Monferrato, in Orme 98, 255.

9 Cf BOSCO, Il sistema preventivo, in DBE259. La dipendenza letterale del Rego-lamento da scritti di don Bosco per quanto riguarda il termine “paterno” potrebbe a prima vista far pensare ad una pedissequa trasposizione del “sistema preventivo”

nelle istituzioni educative delle FMA. Invece va tenuto presente anzitutto che cosa intendeva don Bosco per metodo “paterno”. Nell’opuscolo sul Sistema Preventivo egli afferma: «[Il “sistema preventivo”] consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correg-gano» (l. cit.). Ritengo che la “paternità” di cui si parla evochi, nella mentalità di don Bosco, attributi maschili e femminili: essere guida e consigliere, attività forte-mente sentita come compito del pater familias dell’800, è completata e integrata dal-l’amorevolezza nel parlare e nel correggere, elemento più propriamente femminile.

10 CAPETTI, Il cammino dell’Istituto I 123-124.

le relazioni tra le FMA e le educande e l’impostazione pedagogica della stessa istituzione scolastica.11 Di tale cambiamento prendono atto persi-no le ragazze. La Cronistoria anpersi-nota che esse «persi-non tardapersi-no ad accorger-si che “casa nuova, vita nuova”; accorger-si incomincia da alcune eaccorger-sigenze di or-dine disciplinare sulle quali a Mornese pareva di poter transigere».12 Le modifiche sono relative all’orario scolastico meglio distribuito e alla sua fedele osservanza, alla conoscenza più approfondita della buona educa-zione e alla modifica delle divise per le educande.13

Alla morte della prima Superiora generale, avvenuta il 14 maggio 1881, viene eletta suor Caterina Daghero la quale, oltre a favorire il con-solidamento interno dell’Istituto, dovrà garantire che la sua rapida espansione14 non vada a scapito dell’unità della grande famiglia e della fedeltà alle intenzionalità dei Fondatori. Il governo della giovane supe-riora è caratterizzato da un ingente sforzo di organizzazione a livello isti-tuzionale e da una costante sollecitudine per la formazione delle religio-se educatrici. 15

11 A Nizza Monferrato le opere nelle quali le FMA esercitano la loro competen-za educativa sono la scuola elementare, con annesso educandato, il laboratorio, l’oratorio festivo, e in seguito la scuola complementare (1896-97) e la scuola nor-male (pareggiata nel 1900).

12 Cronistoria II 356.

13 Cf ivi 357. La necessità di tali cambiamenti è costatata anche da suor Petronil-la Mazzarello, direttrice temporanea delPetronil-la casa, in una lettera al direttore generale don Giovanni Cagliero (cf Orme 99, 257-259).

14 Con l’apertura della prima casa delle FMA a Borgo S. Martino avvenuta l’8 ottobre 1874, l’Istituto inizia il suo processo di rapida espansione. Nel 1876 si apro-no nuove case a Bordighera, Biella, Toriapro-no, Alassio, Lu Monferrato e Lanzo. Nel 1877 le prime fondazioni in Francia a Nizza Marittima e, nel 1878 a La Navarre presso Tolone. Nel 1877 le prime spedizioni missionarie per l’America del Sud, in Uruguay e nel 1879 in Argentina. Nel 1880 le FMA, guidate da suor Angela Vallese, arrivano a Carmen de Patagones per lavorare tra gli indigeni. Le diverse fondazioni sono accomunate dall’istituzione di oratori e scuole a favore delle ragazze prove-nienti dai ceti popolari. Lo “spirito delle origini” cresce e matura prevalentemente in ambienti educativi-scolastici. Sulle prime fondazioni cf CAPETTI, Il cammino I 32-33, 36-41, 43-56, 62-69.

15 Caterina Daghero (1856-1924) guida l’Istituto delle FMA dal 1881, anno della morte di suor Maria Domenica Mazzarello, fino al 1924. Entrata nell’Istituto a Mor-nese, dopo la professione religiosa è mandata a Torino come studente e vicaria della casa. Dopo aver conseguito il diploma di maestra, torna a Mornese e, nell’ottobre 1879, è nominata direttrice della prima comunità aperta dalle FMA a Torino. Nel 1880 è inviata a dirigere la nuova fondazione di St. Cyr in Francia e, nello stesso an-no, è eletta Vicaria generale. Succede poi a Maria Mazzarello e governa l’Istituto per

Cap. III: La relazione educativa emergente dalla prassi… 95 La preoccupazione di mantenere l’unità stimola, infatti, le FMA so-prattutto nei primi Capitoli generali a chiedersi quali miglioramenti in-trodurre nelle ormai diversificate opere dell’Istituto, soprattutto nelle scuole e negli asili, e come promuoverne l’incremento mantenendone al contempo “l’unità di spirito” e “l’uniformità del metodo”.16 Dalla docu-mentazione raccolta e organizzata dalle commissioni pre-capitolari a partire dal materiale pervenuto dalle comunità, emerge l’esigenza di as-sicurare alle insegnanti un’adeguata formazione al metodo educativo sa-lesiano da attuarsi in una sosta annuale di studio presso la Casa-madre di Nizza Monferrato. Si propone inoltre di pubblicare orientamenti di-dattici e norme pedagogico-educative che siano valido strumento per garantire agli interventi educativo-didattici delle maestre la fedeltà allo

“spirito” dell’Istituto.17

Si costata pure l’esigenza di avviare le educatrici alla conoscenza e al-la pratica del metodo educativo dell’Istituto sin dall’inizio del loro itine-rario formativo. Per questo nel IV Capitolo generale (1899) ci si chiede come formare le novizie, non solo alla pietà, ma anche alle opere del-l’Istituto.18 È interessante notare che nelle proposte della commissione preparatoria al Capitolo si auspica che, da un lato, le novizie conoscano il Regolamento delle Case di Educazione19 e, dall’altro, che siano in

parti-43 anni, periodo non facile del suo consolidamento e sviluppo facendo da intel-ligente mediatrice tra la prima generazione delle FMA e le successive. Nel suo com-pito è coadiuvata da valide collaboratrici quali Emilia Mosca, Elisa Roncallo ed En-richetta Sorbone (cf MAINETTI, Madre Caterina Daghero prima Successora della Beata Maria Mazzarello nel governo generale dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, Tori-no, SEI 1940; WHIRT, Madre Daghero, una donna d’azione [1888-1924], in ID., Da don Bosco ai nostri giorni 395-399).

16 Cf Materie da trattarsi nel terzo Capitolo generale Agosto 1892, in AGFMA 11-3 111, ms. La stessa domanda: Quali miglioramenti si potrebbero introdurre nell’inse-gnamento così per le Scuole come per gli asili? Come promuoverne l’incremento e mantenerne l’unità di spirito e l’uniformità del metodo? viene posta anche nel que-stionario in preparazione al quarto Capitolo generale (cf Materie da trattarsi nel quarto Capitolo generale settembre 1899, in ivi, ms.). Ciò conferma che le FMA, or-mai sparse in varie parti d’Italia e all’estero, sono impegnate a custodire e approfon-dire il metodo educativo salesiano percependo però il rischio che l’espansione del-l’Istituto faccia perdere gli elementi essenziali che lo caratterizzano.

17 Cf [Proposte per il terzo Capitolo generale], in AGFMA 11-3 113 pag. 4, ms. I documenti non rivelano se di fatto tali orientamenti siano stati pubblicati.

18 Cf Materie da trattarsi nel quarto Capitolo generale, in AGFMA 11-3 111.

19 Cf Regolamento per le Case di Educazione dirette dalle Figlie di Maria Ausilia-trice, Torino, Tip. Salesiana 1895. Si tratta di un testo normativo per tutte le

comu-colare istruite sul «punto della Regola che invita alla carità paziente e zelante con lo scopo di fare il maggior bene possibile alle anime».20 Dunque, se l’impegno in ordine all’applicazione del metodo preventivo verte su una maggior organizzazione a livello strutturale, non va dimen-ticato che la modalità che ne garantisce la sua genuina e integrale inter-pretazione è “la carità”, cioè l’atteggiamento con il quale le FMA devo-no mettersi in relazione con le ragazze e che nel “sistema preventivo” è indicato come “amorevolezza”.21 A conferma di ciò, nel Regolamento per gli Oratori festivi, pubblicato come parte integrante delle prime De-liberazioni capitolari, si legge:

«Fra tutti i mezzi atti a rendere le giovinette amanti e frequenti all’Oratorio efficacissime sono le maniere affabili e cordiali delle Suore dirigenti, insegnanti ed assistenti; e perciò si raccomanda loro di usare sempre una grande pazienza, carità e benevolenza verso tutte, affinché ne mantengano sempre cara memoria e lo frequentino eziandio quando siano adulte».22

Le Deliberazioni esplicitano e completano la descrizione degli atteg-giamenti educativi raccomandando senza ambiguità e in modo quasi nità educative dell’Istituto delle FMA che dipende interamente da quello scritto da don Bosco nel 1877 per la casa annessa all’Oratorio di S. Francesco di Sales (cf BO

-SCO, Regolamento per le case della Società di S. Francesco di Sales, Torino, Tip. Sale-siana 1877, in OE XXIX 97-196).

20 Proposta riguardante il Regolamento per i Noviziati trattato nel Capitolo Gene-rale del 1899, in AGFMA 11-4 111, ms. Qui si fa riferimento al titolo XIII delle Co-stituzioni (1885) art. 1.

21 L’amorevolezza, termine che ricorrerà spesso nelle fonti prese in esame, è uno dei tre principi costitutivi del “sistema preventivo”, insieme alla ragione e alla reli-gione. Secondo Bruno Bellerate i tre elementi sono, nello stesso tempo, principi di metodo e quadro di riferimento antropologico di tutto il sistema. In un certo senso questi elementi sono il perno del metodo in quanto indicano, non solo e non tanto i

21 L’amorevolezza, termine che ricorrerà spesso nelle fonti prese in esame, è uno dei tre principi costitutivi del “sistema preventivo”, insieme alla ragione e alla reli-gione. Secondo Bruno Bellerate i tre elementi sono, nello stesso tempo, principi di metodo e quadro di riferimento antropologico di tutto il sistema. In un certo senso questi elementi sono il perno del metodo in quanto indicano, non solo e non tanto i

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