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La prima sintesi ufficiale della tradizione educativa delle origi- origi-ni: il Manuale del 1908

Nel documento LA RELAZIONE EDUCATIVA NELL’ESPERIENZA (pagine 152-172)

LA RELAZIONE EDUCATIVA NELL’ESPERIENZA E NELLE FONTI SCRITTE

LA RELAZIONE EDUCATIVA EMERGENTE DALLA PRASSI E DA FONTI DOCUMENTARIE E NARRATIVE

4. La prima sintesi ufficiale della tradizione educativa delle origi- origi-ni: il Manuale del 1908

Per comprendere la linea normativa contenuta nel Manuale elabora-to dalle FMA nel 1908193 dopo un laborioso iter redazionale, è opportu-no collocare questa fonte nel contesto storico nel quale essa ha origine.

Inoltre, è necessario presentare anche il contesto prossimo nel quale le FMA operano. Su questo sfondo, gli elementi metodologici contenuti nel testo appaiono come significativo punto di confluenza del cammino percorso dalle FMA nel periodo delle origini dell’Istituto.

4.1. Eventi significativi precedenti la redazione del Manuale

Se da un lato l’inizio di un nuovo secolo non cambia sostanzialmente la realtà lasciata nel passato, d’altro canto con l’inizio del Novecento si ha il sentore di radicali mutamenti. In tutta l’Europa, con il fenomeno dell’industrializzazione, si acuisce il problema sociale e la questione ope-raia.194 Le dottrine socialiste, spesso avverse alla religione, propongono

193 Cf Manuale delle Figlie di Maria Ausiliatrice fondate l’anno 1872 dal Venera-bile Giovanni Bosco, Torino, Tip. Salesiana 1908.

194 In Italia l’inizio del Novecento coincide con l’avvento al potere della Sinistra.

Il capo del governo Giovanni Giolitti, per garantire lo sviluppo economico del pae-se, tende ad allargare le basi del consenso allo stato liberale dal quale erano rimasti fino ad allora esclusi socialisti e cattolici. Nella sua opera di governo cerca di conci-liare le esigenze della borghesia con le forze che si raccolgono nel Partito socialista, spingendo le prime a riconoscere la legittimità delle rivendicazioni economiche dei

soluzioni radicali o utopiche, mentre l’enciclica Rerum Novarum di Leo-ne XIII, pubblicata Leo-nel 1891, continua a suscitare risonanza Leo-nel mondo cattolico spingendo i fedeli a contenere gli effetti negativi della moderni-tà e a intervenire con nuove strategie per salvaguardare i valori cristiani.

Anche i Salesiani si impegnano ad intensificare la loro azione in fa-vore dei giovani della classe operaia aiutandoli a superare le difficoltà della “moderna civile società” senza “venir meno alla giustizia né alla carità”.195

Le opere educative delle due Congregazioni fondate da don Bosco comunque, alla fine del XIX secolo e nella prima metà del XX, si avvia-no ad una progressiva collegializzazione. Pietro Stella avvia-nota come il fatto sia da collocarsi nel contesto culturale del tempo che vede favorevol-mente il fiorire e il moltiplicarsi dei collegi. D’altra parte, il consolida-mento delle istituzioni salesiane si deve appunto all’increconsolida-mento di col-legi o internati perché queste istituzioni garantiscono una popolazione di educandi meno labile e meglio organizzabile di quella degli oratori.

Attestandosi dunque tra gli Istituti educativi esperti dell’educazione col-legiale, in un momento in cui questo genere di opere è richiesto dal-l’ambiente, la Congregazione può assicurarsi maggior sviluppo, più lar-go raggio di azione e un punto di appoggio solido. Si deve tuttavia rile-vare che i collegi, insieme a garanzie di maggior solidità, portano con sé i rischi della stabilizzazione quali il ristagnare delle forze, il chiudersi in una cerchia ristretta, l’estinguersi di un’impellente preoccupazione che stimoli la creatività delle opere e dei metodi.196

lavoratori, le seconde a scegliere una linea riformista per il miglioramento delle con-dizioni del proletariato, abbandonando così le velleità rivoluzionarie (cf WISKE

-MANN Elizabeth, La Germania, l’Italia e i paesi dell’Europa orientale. L’Italia, 1900-1914, in MOWAT Carl, Storia del mondo moderno. I grandi conflitti mondiali [1898-1945], Milano, Garzanti 1972, 573-577).

195 Capitolo generale IV della Congregazione Salesiana 1886, in Archivio Salesiano Centrale 04. ms. aut. Cf anche STELLA, I Salesiani e il movimento cattolico in Italia fino alla prima guerra mondiale, in Ricerche Storiche Salesiane 3 (1983) 223-251;

PRELLEZO, La risposta salesiana alla «Rerum Novarum». Approccio a documenti e ini-ziative (1891-1910), in MARTINELLI - CHERUBIN (a cura di), Educazione alla fede e dottrina sociale della Chiesa. Atti della XV Settimana di spiritualità per la Famiglia sa-lesiana, Roma, Ed. SDB 1992, 39-91. Nel periodo in cui Michele Rua dirige la Con-gregazione Salesiana (1888-1910) le case in Europa passano da 57 nel 1888, a 345 nel 1910. Il numero dei Salesiani da 774 alla morte di don Bosco raggiunge i 4001 alla morte di don Rua (cf WIRTH, Da don Bosco ai nostri giorni 287).

196 Cf STELLA, Don Bosco nella storia I 121-127.

Cap. III: La relazione educativa emergente dalla prassi… 153 Anche la pedagogia non è estranea al processo di cambiamento e modernizzazione che caratterizza la cultura europea di questo periodo, segnata dall’idea positivistica di progresso e di sviluppo illimitato gover-nato dalla razionalità scientifica.197 Le esperienze delle “scuole nuove”

tra Ottocento e Novecento e l’attivismo immettono nel circuito pedago-gico una mentalità “puerocentrica”, rimarcando la funzionalità dei pro-cessi educativi per lo sviluppo e la crescita del soggetto.198 In Italia, co-munque, il panorama culturale e pedagogico è tendenzialmente orienta-to dall’anti-positivismo e dallo spiritualismo di Giovanni Gentile (1875-1944).

Per le FMA, il primo decennio del nuovo secolo è segnato da un av-venimento destinato a cambiare il loro assetto organizzativo. Si passa, infatti, dall’aggregazione alla Pia Società Salesiana all’autonomia giuri-dica dell’Istituto delle FMA, cambiamento richiesto dalla Santa Sede tramite le Normae secundum quas del 1901.199 Per le religiose questo

197 Il passaggio fra i due secoli è segnato da un notevole ottimismo in campo educativo. Si consolida progressivamente una più moderna concezione dell’infanzia e fanciullezza quale esito di una storia di lenta emancipazione e di faticoso riscatto da una condizione di emarginazione, sfruttamento, misconoscimento. Si tratta di un movimento che orienta a riconoscere il valore dell’infanzia e della fanciullezza. Da esso scaturiscono innovazioni in campo scolastico con il graduale passaggio dalla lo-gica dell’insegnamento a quella dell’apprendimento e la conseguente adozione di pratiche innovative come l’individualizzazione, l’organizzazione non rigida delle classi, il lavoro di gruppo, il metodo della ricerca, la valorizzazione dell’attività ma-nuale e dell’esercizio fisico (cf CHIOSSO, Novecento pedagogico, Brescia, La Scuola 1997, 42-46).

198 Il movimento per l’educazione nuova in Europa e negli Stati Uniti (cf le

“scuole nuove”, promosse da Claparède e Dewey, Decroly e Montessori) è centrato

“sul” bambino e, in particolare, su “ciascun” bambino la cui immagine – come risul-ta dalle ricerche scientifiche e dalle esperienze degli innovatori – appare quello di un soggetto che emerge da uno stato naturale e le cui fasi di sviluppo seguono le leggi evidenziate dalla psicologia. Le strategie dell’educazione ed i progressi dell’istruzio-ne non possono quindi che prendere atto e adeguarsi a tali leggi naturali e affidarsi, dunque, alla conoscenza scientifica del fanciullo (cf ID., Novecento pedagogico, in AGAZZI Evandro, Novecento, Novecenti, Brescia, La Scuola 1999, 119).

199 Cf Normae secundum quas S. Congregatione Episcoporum et Regularium pro-cedere solet in approbandis novis Institutis votorum simplicium (26-6-1901), Roma, Tip. S.C. Propaganda Fide 1901. Il processo disciplinare che sfocia nell’autonomia giuridica dell’Istituto prende l’avvio dalla costituzione Conditae a Cristo del 1900 che riconosce ufficialmente le religiose di vita attiva e richiede a tutti gli Istituti la ri-elaborazione delle Costituzioni (cf LEONE XIII,Conditae a Cristo, 8 dicembre 1900, in Acta Sanctae Sedis 33 [1900-1901] 341-347).

passaggio è vissuto come esperienza difficile, anzi drammatica per certi aspetti, poiché si teme che l’autonomia danneggi la vitalità spirituale dell’Istituto privandolo in questo modo del riferimento spirituale al Fondatore dal quale deriva la sua stessa identità.200 Inoltre, per ottempe-rare alla normativa ecclesiale, si procede alla rielaborazione delle Costi-tuzioni. In esse sono evidenziati in modo nuovo la natura dell’Istituto, i voti religiosi, le modalità di governo e i criteri per l’accettazione dei membri. Si devono invece escludere i riferimenti alla vita e alla spiritua-lità del Fondatore, le ampie introduzioni, le note storiche, i testi biblici o patristici.201 Il testo costituzionale risulta preciso ed essenziale dal punto di vista giuridico, ma completamente decurtato degli elementi ca-ratteristici dello spirito dell’Istituto. Di qui l’urgenza di preparare un Manuale che contenga gli elementi specifici della tradizione salesiana.202

Anche mons. Giovanni Cagliero sostiene e incoraggia l’elaborazione di questo testo, come si ricava da una sua lettera alla Superiora generale:

«Ho visitato molti Istituti di Religiose le quali hanno pure le loro Costitu-zioni riformate sulle Norme date dalla Santa Sede. Ma, nella seconda parte o nel Manuale separato, hanno la parte direttiva e spirituale ove spicca lo spirito pro-prio del loro Istituto e dei loro Fondatori.

Dalle diverse Case ricevo lettere dalle Suore e dalle Direttrici che si dimo-strano afflitte per non trovare più nulla di Don Bosco, e le dicono, con ragione, Costituzioni secche, aride e senza direzione spirituale.

Converrà che la Madre, in una Circolare, tranquillizzi le Case tutte, loro fa-cendo sperare, e presto, la parte delle Regole o Costituzioni che parlino dello

200 Cf CERIA, Autonomia dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in ID., Annali della Società Salesiana III, Torino, SEI 1961, 605-629; CAPETTI, Il cammino II 202-231.

201 Cf RECCHI Silvia, Le Costituzioni rinnovate, in AA.VV., Carismi e profezia.

Verso il Sinodo sulla vita consacrata, Roma, USMI 1993, 92. La rielaborazione delle Costituzioni del 1885 viene effettuata dalle FMA durante il V Capitolo Generale che si svolge a Nizza Monferrato nel 1905, secondo lo schema fornito dalle Normae stes-se. In seguito, la S. Congregazione rivede, integra ed approva il testo e, il 17 luglio 1906, lo invia all’Arcivescovo di Torino, mons. Agostino Richelmy, perché lo conse-gni alla Superiora generale, madre Caterina Daghero. Il testo ha come titolo: Costi-tuzioni dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e, solo grazie all’esplicita richie-sta della Superiora generale, la Chiesa acconsente che sia aggiunto: fondate da Don Bosco (cf CAPETTI, Il cammino II 225-230 e ID., Note storiche sulle Costituzioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Roma, Istituto FMA 1979, 29-30).

202 Il Manuale avrebbe dovuto «raccogliere quanto delle antiche Costituzioni e Deliberazioni non si trovava più nelle nuove, e a queste non si opponesse» (cf CAPETTI, Il cammino III 232).

Cap. III: La relazione educativa emergente dalla prassi… 155 spirito proprio della Congregazione; e ne verrà fuori un Manuale con gli inse-gnamenti del Fondatore Don Bosco, onde attenersi in tutto alle sane tradizioni usate fino ad ora, che saranno seguite come prima, in tutto quanto non turbi le nuove modalità volute dalla Santa Sede».203

Dopo un laborioso iter redazionale, il Manuale è approvato dal Capi-tolo generale straordinario del 1907.204 Nella lettera dell’8 dicembre la Superiora generale, madre Caterina Daghero, lo presenta esplicitandone le finalità: «Somministrare alle Figlie di Maria Ausiliatrice una guida co-mune nella pratica delle Costituzioni, e conservare nell’Istituto le buone tradizioni e lo spirito del Venerabile Fondatore e Padre don Giovanni Bosco».205

Il Manuale è articolato in tre grandi parti: la prima contiene gli Am-maestramenti ed esortazioni del Venerabile Fondatore e Padre che com-parivano già nelle Costituzioni del 1885 con l’aggiunta di due Lettere di don Bosco alle FMA;206 la seconda parte, esplicitamente normativa, trat-ta della Vitrat-ta religiosa dell’Istituto, mentre, la terza, dal titolo Regolamen-ti vari, conRegolamen-tiene il Regolamento per le ispettorie, per i noviziaRegolamen-ti e per le case di educazione, quest’ultimo preceduto dall’opuscolo di don Bosco pubblicato nel 1877: “Il Sistema preventivo nell’educazione della gioven-tù”.

Il testo in esame è una fonte significativa per il presente lavoro per-ché punto di confluenza e di sintesi della tradizione spirituale ed educa-tiva dell’Istituto delle FMA che lo ricongiunge direttamente alla fase

203 Lettera di mons. Giovanni Cagliero alla Superiora Generale, madre Caterina Daghero 6 gennaio 1907, in AGFMA 053. 1 01-1-04, ms. aut.

204 Data la scarsa documentazione non si riesce a ricostruire l’iter redazionale del testo. Da una lettera del Procuratore generale dell’Istituto, don Giovanni Ma-rengo a madre Daghero, del 14 gennaio 1907, si evince che il lavoro venne seguito e curato personalmente dallo stesso. Nel Capitolo del 1907 il Manuale venne poi ac-curatamente esaminato e discusso articolo per articolo, apportandovi anche le dovu-te modifiche prima di giungere all’approvazione (cf Verbali del Capitolo generale 1907, in AGFMA 11-6 122, ms.).

205 Lettera di madre Caterina Daghero, 8 dicembre 1907, in Manuale (1908) V-VII.

206 La prima lettera è indirizzata da don Bosco alle FMA in data 6 gennaio 1884 ed è una risposta di ringraziamento agli auguri ricevuti dalle suore in occasione delle feste natalizie; la seconda, datata 24 maggio 1886, dà notizia della scadenza dei Membri del Capitolo superiore ed indice, per il mese di agosto dello stesso anno, il capitolo per l’elezione del nuovo consiglio; la terza lettera è il testamento spirituale di Giovanni Bosco.

delle origini e al primo sviluppo. È di conseguenza ipotizzabile che nel testo siano presenti gli elementi fondamentali che caratterizzano la rela-zione educativa secondo il “sistema preventivo”. Per questo nei paragra-fi che seguono si presentano in modo sintetico e organico i contenuti del Manuale che riguardano la tematica allo studio.

4.2. La relazione educativa tra istanze critiche e fedeltà alle origini

Il Manuale in esame, come si è detto, costituisce un punto d’arrivo e di partenza significativo nell’impegno di interpretare le genuine “tradi-zioni salesiane” non solo per quanto riguarda la vita religiosa delle FMA, ma anche per quello che attiene al metodo educativo.

L’opuscolo sul “sistema preventivo” di don Bosco (1877) è posto nel testo come premessa al Regolamento per le Case di Educazione. Se da un lato è apprezzabile tale scelta, dall’altra, da una lettura attenta della fon-te si costata che negli articoli del Manuale, almeno a livello fon- terminologi-co, non si richiama il metodo preventivo nella sua globalità, ma si citano alcuni suoi elementi, e precisamente quelli normativo-disciplinari. Nel-l’articolo 293, ad esempio, il “sistema preventivo” è identificato con la

«sorveglianza assidua e solerte nel dormitorio, nella Chiesa, nella scuola, nello studio, nell’infermeria, nella ricreazione e nelle passeggiate»,207 as-sistenza che, come si ha cura di precisare, deve essere attuata con «spiri-to materno, e senza renderla uggiosa alle allieve».208 Negli articoli 566 e 567 si precisa che la disciplina e le norme del “sistema preventivo” de-vono essere oggetto della conferenza settimanale della direttrice di ogni comunità al fine di salvaguardare “l’unità di metodo e di direzione”.209 Rispetto a questo articolo, va ricordato che la disciplina ispirata al “si-stema preventivo” è quella che privilegia l’incoraggiamento, il dialogo, le manifestazioni di fiducia, piuttosto che i castighi e la punizione. Que-sto stile “disciplinare” con tonalità familiari è stato rilevato anche dalle ispettrici ministeriali precedentemente citate.

Dalla storia dell’Istituto e da questi dati emerge che in un periodo di

207 Manuale (1908) 293.

208 L. cit. L’invito a vigilare senza rendersi pesanti è significativo perché stempe-ra l’impressione di eccessiva rigidezza conferita alla sorveglianza continua che le FMA devono avere sulle giovani.

209 Ivi 566.

Cap. III: La relazione educativa emergente dalla prassi… 157 grande espansione, le FMA sono particolarmente preoccupate di man-tenere “l’unità” del metodo rischiando però di adottare interventi più rigidi rispetto allo stile educativo degli inizi, caratterizzato da flessibilità e familiarità nelle relazioni.210 La preoccupazione è confermata anche dalla documentazione archivistica relativa alla preparazione dei primi Capitoli generali del Novecento. Per il Capitolo V (1905), sono richiesti alle FMA dei suggerimenti perché «non abbia a venir meno l’intima e vera unità della Congregazione, mediante l’ordinata dipendenza dai su-periori e l’esercizio della carità materna, figliale e fraterna».211 Dalle espressioni s’intravede come l’unità della Congregazione dipenda innan-zitutto, nell’imminenza della separazione giuridica dalla Congregazione salesiana, da una “ordinata dipendenza dai superiori” e dallo stile dei rapporti tra superiore e suore, delle suore tra loro e con le ragazze. La commissione incaricata di raccogliere e sintetizzare il materiale pervenu-to dalle varie comunità mette in luce come, purtroppo, emergano criti-che relative al personale ritenuto scarso, a volte poco adatto e «sovente causa di freddezze, mormorazioni e scoraggiamenti».212

L’efficacia della missione educativa si fa dipendere dalle buone rela-zioni che le FMA sanno intessere tra loro e soprattutto dal rapporto che esse instaurano con la superiora e che questa a sua volta, stabilisce con le suore e con le educande. Il testo del Manuale che si presenterà in se-guito conferma tale dipendenza.

210 A questo proposito uno studio di José Manuel Prellezo fa notare come tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 il mantenimento dell’unità del metodo fosse una preoccupazione anche nella Congregazione dei Salesiani. L’anno seguente alla mor-te di don Bosco, nel 1889, don Michele Rua, suo primo successore, scriveva in una lettera circolare ai Salesiani: «In questi ultimi anni si scorgeva qualche disaccordo intorno agli studi, intorno alle materie scolastiche, intorno al sistema d’insegnamen-to» (RUA Michele, Lettere circolari ai salesiani, Torino, SAID 1910, 34). Rispetto ai disaccordi sul sistema di insegnamento, don Rua fa nuovamente riferimento a don Bosco e al suo Regolamento per le case (1877), nel quale le regole più comuni sono l’impegno degli insegnanti nell’interrogare tutti, l’attenzione a quelli che sono più deboli, il correggere gli esercizi, il non imporre gravi e violenti castighi (cf PREL

-LEZO, Il Sistema Preventivo riletto dai primi salesiani, in NANNI [a cura di], Don Bo-sco e la sua esperienza pedagogica 42-43).

211 Materie da trattarsi nel Quinto Capitolo Generale delle FMA 8-20 settembre 1905, in AGFMA 11-5 112, ms. La commissione che trattava l’argomento era pre-sieduta da suor Maddalena Morano.

212 Lavoro della V commissione sulle materie da trattarsi nel Quinto Capitolo Ge-nerale delle FMA [1905], in ivi 11-5 121, ms.

Le risposte al questionario sottolineano ancora l’esigenza che le su-periore delle comunità siano dotate di un “cuore materno”.213 Inoltre, la direttrice dovrebbe mostrare un atteggiamento benevolo sia nei con-fronti delle ragazze che frequentano l’oratorio, sia delle convittrici ope-raie perché «quando ella ha acquistato l’affetto delle ragazze può fare molto a vantaggio di esse».214 Le convittrici, che tendono a recarsi in fa-miglia durante le vacanze, dovrebbero essere convinte a restare nel con-vitto. La questione andrà risolta «affezionandosi seriamente le ragazze affinché siano indotte a rinunziare spontaneamente alle vacanze loro permesse».215

Anche il Rettor Maggiore, don Michele Rua, che presiede il Capito-lo, raccomanda:

«Bisogna badare che l’osservanza sia unita sempre alla carità. La carità è il distintivo della Congregazione che è posta sotto la protezione di S. Francesco di Sales. I figli e le figlie di don Bosco devono praticarla con amore».216

Due anni dopo, nel Capitolo straordinario del 1907, si torna a tratta-re lo stesso tema. Questa volta è il delegato del Vescovo di Acqui, mons.

Francesco Negroni che, dopo aver ascoltato i dibattiti, ribadisce:

«La Madre dev’essere forte, dolce, imparziale; e le figlie le debbono amore, rispetto, obbedienza. Forte dev’essere la Madre per non lasciarsi abbattere dalle pene frequenti e spesso forti del suo ufficio; e per non lasciarsi smuovere dalle diverse opinioni delle suddite; dolce, per non inasprire i caratteri e unirli tutti a sé colla potenza dell’affetto; imparziale, perché tutte le figlie siano ben certe della sua tenerezza, e non si lascino prendere da sentimenti di invidia che rom-pono l’unione e la carità».217

213 Cf Risposte relative al questionario in preparazione al Quinto Capitolo Genera-le delGenera-le FMA. Settembre 1905, in ivi 11-5 121, ms. La stessa preoccupazione si mani-festa anche nella relazione della commissione pre-capitolare incaricata di revisionare i testi normativi allora vigenti per indicare quali punti fossero da richiamare a mag-gior osservanza. In questo lavoro si auspica di avere «direttrici non troppo giovani, col cuore di madre, prudenti e pie» (cf l. cit.)

214 Ivi 11-5 131.

215 Ivi 11-5 121.

216 Parole del Rettor Maggiore Don Michele Rua dopo l’elezione del Consiglio ge-nerale nel Capitolo del 1905, in ivi 11-5 131-1, trascr. ms.

217 Discorso di Mons. Negroni, delegato di S. E. mons. Disma Marchese vescovo di Acqui a rappresentarlo al Capitolo generale VI (Nizza Monferrato, 8-25 settembre 1907), in ivi 11-6 122, trascr. ms.

Cap. III: La relazione educativa emergente dalla prassi… 159 La quantità di riferimenti alla figura e all’opera della superiora al-l’interno della comunità delle FMA mette in luce quanto la sua azione sia efficace e indispensabile alla realizzazione del “sistema preventivo” e come esso vada applicato attraverso una rete di relazioni positive tra le educatrici stesse che, con ruoli diversi, coordinano l’azione educativa. In tal modo i rapporti umani si rivelano davvero “formativi” sia per le FMA sia per le giovani.

Cap. III: La relazione educativa emergente dalla prassi… 159 La quantità di riferimenti alla figura e all’opera della superiora al-l’interno della comunità delle FMA mette in luce quanto la sua azione sia efficace e indispensabile alla realizzazione del “sistema preventivo” e come esso vada applicato attraverso una rete di relazioni positive tra le educatrici stesse che, con ruoli diversi, coordinano l’azione educativa. In tal modo i rapporti umani si rivelano davvero “formativi” sia per le FMA sia per le giovani.

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