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I presupposti metodologici per lo studio del canale di distribuzione della carne bovina

A NALISI DEL CANALE DI DISTRIBUZIONE DELLA CARNE BOVINA IN I TALIA

2.1 I presupposti metodologici per lo studio del canale di distribuzione della carne bovina

L’approccio di catena agro-alimentare si fonda sull’idea di approfondire il concetto tradizionale di filiera. Infatti, negli studi sul settore agro-alimentare viene spesso utilizzata la nozione di filiera, attraver- so cui si intende definire una successione di stadi sequenzialmente ravvicinati, da un punto di vista tecni- co e tecnologico, necessari per trasformare la materia prima in prodotto finito, pronto per essere acquista- to dal consumatore finale. Come evidenziano Malassis e Padilla (1986) per filiera ci “si riferisce all'iti-

nerario seguito da un prodotto (o da un gruppo di prodotti) all'interno del sistema agro-alimentare. Essa riguarda l'insieme degli agenti (imprese ed amministrazioni) e delle operazioni (di produzione, di con- trattazione e di finanziamento) che concorrono alla formazione e al trasferimento del prodotto fino al suo stadio finale d’utilizzo” .

I prodotti agro-alimentari, quindi, vengono trasferiti lungo la filiera e subiscono nei diversi stadi le trasformazioni fisiche, i trattamenti e i condizionamenti necessari per prepararli alla vendita finale. Tra ogni stadio i soggetti economici effettuano una transazione di mercato che risponde al principio neoclas- sico dell'incontro di domanda e offerta. Si evidenzia che tale modo di intendere i meccanismi di funzio- namento del sistema agro-alimentare non riesce da solo a spiegare la complessità dei cambiamenti del consumatore, della distribuzione e della produzione agro-alimentare, ma si arricchisce di elementi e si evolve in un nuovo concetto, ossia quello del canale di distribuzione (Filser,1989).

Più precisamente la nozione dei canali di distribuzione prende in analisi il modo in cui l’utilità del consumatore finale influenza l'organizzazione del settore a monte, dalla distribuzione all’intermediazio- ne, per giungere infine al produttore agricolo. Tutto ciò avviene attraverso l’impiego del flusso di infor- mazione che viaggia in direzione opposta al flusso di merci. L’approccio dei canali di distribuzione, quindi, permette di comprendere le dinamiche evolutive nel settore distributivo e il frequente ricorso, da un lato, alla logistica nell’incamminamento della merce dal produttore al consumatore finale, dall’altro, alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Dagli inizi degli anni novanta le principali determinanti del sistema agro-alimentare sono cambia- te ancora più velocemente rispetto a quanto era successo nel decennio precedente. Tali cambiamenti hanno imposto una vera e propria “rivoluzione” sia delle strategie aziendali che delle politiche di inter- vento settoriali e territoriali. Dette determinanti si sintetizzano in quattro punti:

• la domanda finale che, da un lato, risulta sempre più attenta alla qualità, alla salubrità e alla

sicurezza degli alimenti1 e, dall’altro, mostra una forte omologazione dei comportamenti di

consumo (destrutturazione dei pasti e aumento dei consumi di prodotti a forte contenuto di servizio); • la distribuzione finale dei prodotti con il commercio tradizionale che sta sempre più perdendo

quote di mercato a tutto vantaggio del commercio di tipo moderno (supermercati e ipermercati, etc.); • l’innovazione tecnologica, risulta sempre più un elemento importante sia per quanto concerne la

1 Il ripetersi di crisi alimentari (la crisi BSE, l’influenza aviaria, etc.) hanno creato da parte dei consumatori una nuova attenzione verso la qualità-salubrità e sicurezza dei prodotti e, parallelamente, stimolato il sistema a rendere maggiormente riconoscibili tali attributi dei prodotti attraverso opportune certificazioni. Il consumatore, quindi, è diventato più esigente in tema di sicurezza alimentare e si aspetta che gli operatori del settore agro-alimentare siano attenti nei controlli in maniera tale da anticipare i rischi eventuali.

razionalizzazione dei processi produttivi, delle strategie di differenziazione della produzione e della ricerca biotecnologica che l’innovazione dell’organizzazione logistica e della comunicazione delle informazioni;

• le politiche di riferimento per il settore che, negli ultimi anni, hanno riguardato sia la politica agricola comunitaria che il quadro complessivo mondiale con la creazione sempre maggiore di aree di libero scambio.

In questo quadro generale di cambiamenti, quindi, i diversi operatori del settore agro-alimentare (produttori agricoli, intermediari, grossisti, industrie alimentari, dettaglianti, etc.) sono chiamati ad interpretare, da un lato, le nuove sfide dell’ambiente economico e, parallelamente, i nuovi bisogni dei consumatori.

Per rispondere adeguatamente a queste nuove istanze, il settore agro-alimentare deve cercare di creare sempre più un ambiente di collaborazione nei rapporti tra gli operatori a monte e a valle. Ciò porta, inevitabilmente ad una ricerca di soluzioni e relazioni tra gli operatori tali da semplificare le proce- dure, ridurre l’incertezza tra i diversi stadi e accrescere la fiducia del consumatore finale. Inoltre, un sistema così congegnato crea i presupposti per la gestione delle nuove frontiere per il controllo delle filiere e la rintracciabilità dei prodotti. In particolare, la rintracciabilità dei prodotti agro-alimentari necessita di un sistema adeguato e funzionante che consenta di seguire i prodotti – individuandone lotti omogenei – dal campo alla tavola, integrando le informazioni sull’origine e sulle caratteristiche del pro- dotto a quelle relative alla gestione logistica della merce. Le informazioni principali devono essere indi- viduabili sulle singole unità di consumo.

Da tutte queste considerazioni risulta come l'organizzazione di ogni singolo canale di distribuzio- ne per poter rispondere adeguatamente alle nuove sfide economiche deve integrare un altro tassello, ossia il funzionamento dell’insieme degli operatori di una filiera sulla base di un approccio di collabora- zione reciproca.

In definitiva, l'organizzazione della circolazione/produzione di prodotti agroalimentari sul modello della catena parte dalle considerazioni concettuali del canale di distribuzione (centralità dell’utilità del con- sumatore nell’analisi, flusso di merci accompagnato dal flusso di informazione, etc.), cercando di dare com- pletezza alla spiegazione del processo di regolazione del settore a monte da parte del settore a valle.

L'approccio di catena, quindi, aggiunge un tassello alla teoria del canale di distribuzione agro-ali- mentare: cioè il concetto di concatenazione tra soggetti economici sequenzialmente ravvicinati, in manie- ra tale che questi si influenzino reciprocamente in un’idea di “circolarità” tra il flusso di merci e il flusso di informazioni al fine ultimo di massimizzare l’utilità del consumatore. I bisogni del consumatore e/o di un agente economico a valle sono recepiti dall'agente economico a monte che cerca, compatibilmente con la propria struttura produttiva, di rispondere nella maniera più soddisfacente al proprio cliente (mer- cato trainato dalla domanda). Quanto detto finora è esemplificato in Figura 2.1.

In definitiva, l’analisi del sistema agro-alimentare attraverso l’approccio di canale di distribuzione nella logica di catena (anche detta in inglese supply chain) consente di rendere effettivamente applicabili gli strumenti, messi in campo sia dal legislatore che dalle aziende, per rassicurare il consumatore sulla qualità e sulla sicurezza dei prodotti. La gestione della supply chain infatti, consente la razionalizzazione dei processi attraverso la creazione di rapporti di fiducia e collaborazione tra tutte le diverse componenti. Tali rapporti si basano su comportamenti codificati (sia da normative ad hoc che da codici volontari di condotta), sull’utilizzo di nuove tecnologie (sia nella movimentazione delle merci che delle informazioni di feed-back) e sul rischio di sanzioni in caso di comportamenti opportunistici.

Sulla base delle considerazioni espresse, in questa parte del lavoro ci si propone di analizzare il canale di distribuzione della carne bovina in Italia.

Figura 2.1 - Rappresentazione grafica della nozione di filiera, di canale di distribuzione e di catena agro-alimentare

2.2 L’organizzazione del canale di distribuzione della carne bovina in Italia