Introduzione
Le malattie osteo-articolari, in base ai dati statistici INAIL, nel 2000 erano il 12,6% del totale delle malattie professionali denunciate. Tra le affezioni osteo-articolari del rachide sono più frequenti le lombalgie. Nei soggetti d’età <45 anni la lombalgia è la causa più frequente d’in-validità lavorativa d’origine professionale (1). Tra i princi-pali fattori di rischio del dolore lombare ci sono fattori in-dividuali (età, peso, episodi precedenti di lombalgia, atti-vità fisica, disturbi psichici), fisici (posture incongrue, tipo di mansione o di reparto ospedaliero, uso di ausili mecca-nici), psicosociali (carico di lavoro, ridotta possibilità de-cisionale, mancanza di supporto sociale, soddisfazione la-vorativa) ed organizzativi (carenza di personale, tecnica di movimentazione manuale dei pazienti, lavoro a turni). Tra questi fattori hanno dimostrato le correlazioni più signifi-cative con la presenza di disturbi muscolo-scheletrici quel-li individuaquel-li, fisici ed organizzativi, mentre non è ancora ben definito il ruolo dei fattori psicosociali (1-4). Tali fat-tori di rischio sono presenti nel lavoro degli operafat-tori sa-nitari, che tendono ad avere una frequenza particolarmen-te elevata di lombalgie (5). Scopo di questo lavoro è di va-lutare la frequenza ed i fattori determinanti delle lombalgie tra i dipendenti dell’Azienda Ospedaliera di Terni per pro-grammare successivamente interventi preventivi e riabili-tativi (6).
Materiali e Metodi
Sono state condotte due indagini una di tipo ambienta-le e l’altra di tipo individuaambienta-le negli operatori sanitari allo scopo di valutare il rischio di lombalgia associata alla mo-vimentazione manuale di pazienti (MMP) e fornire ele-menti utili ad un piano d’interventi preventivi. La prima è stata eseguita mediante un colloquio con questionario con le caposala ed un sopralluogo nei reparti di degenza, per valutare alcuni potenziali fattori determinanti la MMP, quali gli aspetti strutturali degli ambienti di lavoro, il nu-mero di letti presenti e d’operatori addetti alla movimenta-zione, il tipo e il grado di disabilità motoria dei pazienti, at-trezzature/ausili in dotazione, la formazione degli operato-RIASSUNTO
Gli operatori sanitari (OS) tendono ad avere una frequenza elevata di lombalgie. Scopo di questo lavoro era di valutare la frequenza ed i fattori determinanti delle lombalgie tra i dipendenti dell’Azienda Ospedaliera di Terni. Lo studio comprendeva: a) sopralluogo e colloquio guidato mediante questionario con la caposala sulla situazione ambientale nei vari reparti per valutare alcuni fattori determinanti le lombalgie associate alla movimentazione manuale dei pazienti; b) compilazione di un questionario, somministrato da una caposala, finalizzato alla rilevazione dei disturbi del rachide su 512 operatori sanitari. Negli ultimi 12 mesi episodi di lombalgia acuta di varia gravità erano riferiti da 301 OS (58,8%) ed erano più frequenti nei soggetti con età <45 anni. Nelle sale operatorie e nei reparti medici prevalevano i soggetti con 3 o più episodi l’anno. La lombalgia durava più di una settimana nel 29% delle femmine e nel 23% dei maschi, oltre un mese nel 18% delle femmine e nel 13% dei maschi, e determinava lo spostamento a mansioni fisicamente meno pesanti e/o assenza dal lavoro nell’11% delle femmine e nell’8% dei maschi. I nostri risultati confermano la necessità d’interventi preventivi e riabilitativi allo scopo di ridurre la frequenza delle lombalgie indotte dal lavoro in ospedale. Parole chiave: lombalgie, dipendenti ospedalieri.
ABSTRACT
[Prevalence and determinants of low back pain in hospital workers]
This study evaluated the prevalence and determinants of low back pain (LBP) in Terni hospital workers. Each ward sister completed a questionnaire about potential determinants of LBP associated with physical loads. Moreover, a trained ward sister administered a questionnaire about the characteristics of low back pain to 512 subjects. In the previous year the prevalence of LBP was 58.8%. It was more common in subjects under 45 years of age. >3 LBP episodes annually were more frequent in operating rooms and medical wards. LBP lasted > 1 week in 29% of females and in 23% of males. LBP caused change of duties or time off work in 11% of females and in 8% of males.
Key words: low back pain, hospital workers.
1Medico del lavoro, Monteleone di Orvieto (TR)
2Servizio di prevenzione e protezione, Az. Osp. S. Maria, Terni
3Direttore sanitario, Az. Osp. S. Maria, Terni
4 Fisioterapista, Serv. di Riabilitaz., Az. Osp. S. Maria, Terni
5Medicina del Lavoro e Tossicol. Prof. e Amb., Dip. di Med. Clin. e Sper., Univ. di Perugia
6Az. San. Unica Reg., Zona Terr. N.8, Dip. di Prevenz., servizio PSAL, Civitanova M. (MC)
360 G Ital Med Lav Erg 2005; 27:3 www.gimle.fsm.it ri sanitari sullo specifico argomento. I dati suddetti sono
stati utilizzati per calcolare l’indice sintetico d’esposizione (ISE) MAPO (Movimentazione e Assistenza Pazienti Ospedalizzati) proposto dall’unità di ricerca “EPM” (7). La seconda indagine è stata eseguita mediante la compila-zione di un questionario appositamente predisposto fina-lizzato alla rilevazione dei disturbi del rachide degli ope-ratori sanitari (OS). La rilevazione ha interessato tutti i re-parti di degenza ed i servizi ospedalieri. Il questionario è stato somministrato da personale opportunamente adde-strato (caposala) a 512 OS dell’Azienda Ospedaliera di Terni; gli infermieri erano il 79,3% degli intervistati, 398 soggetti (77,7%) erano di sesso femminile. L’età media era di 41,8 anni (D.S. 8,3, range 23-65) senza differenza tra i due sessi. L’anzianità media di mansione e di reparto era, rispettivamente, di 15 anni (D.S. 9,5) e di 12 anni (D.S. 10,3), senza differenze tra i due sessi. In particolare la lom-balgia è stata definita in base alla risposta “si” alla doman-da “Hai avuto episodi di lombalgia acuta presenti durante il lavoro negli ultimi 12 mesi?” Tale definizione, meno re-strittiva che quella proposta da altri (5), ci consente di in-cludere nell’analisi anche le lombalgie più lievi, anch’esse potenzialmente in relazione con i fattori di rischio presen-ti nell’ambiente di lavoro. Sono stapresen-ti valutapresen-ti come indica-tori di rischio il sesso, l’età, il reparto, la mansione, l’an-zianità di mansione e di reparto, e come indicatori d’effet-to gli episodi di lombalgia avvenuti negli ultimi 12 mesi, la percezione soggettiva d’affaticamento fisico e mentale, la localizzazione dei sintomi (dolore lombare isolato o as-sociato a dolore in altre parti del rachide), la durata delle lombalgie, la terapia praticata, e la valutazione soggettiva delle lombalgie in base alla scala di Borg o ad una scala da 0 a 5. Per l’analisi statistica è stato utilizzato il test chi qua-drato. I risultati presentati sono preliminari.
Risultati
Nell’Azienda Ospedaliera di Terni tra il 2000 ed il 2004 ci sono stati 161 infortuni dovuti a MMP, pari a 20,1 infortuni/anno, che hanno determinato complessivamente 2938 giornate d’assenza dal lavoro (in media 587,6 l’an-no). Il 10 gennaio 2005 è stata fatta una rilevazione in 20 reparti che avevano complessivamente 431 posti letto, al-lo scopo di valutare il grado d’autosufficienza dei 398 pa-zienti ricoverati: sono risultati autosufficienti il 45,5% dei pazienti, parzialmente collaboranti il
33,4% e non collaboranti il 21,1%. I reparti con il maggior numero di pa-zienti non collaboranti erano la terapia intensiva neurologica (100% di non collaboranti), la rianimazione (100%) e la divisione di ortopedia (72%). L’e-sposizione, valutata in quattro reparti mediante l’ISE MAPO, è risultata molto significativa nella divisione di ortopedia, significativa nella clinica medica, non rilevante nella chirurgia generale e d’urgenza, mentre nella ria-nimazione il rischio era trascurabile.
Tabella I. Operatori Sanitari che hanno riferito episodi di lombalgia acuta negli ultimi 12 mesi
Tabella II. Distribuzione degli episodi di lombalgia acuta per Reparto/Servizio La percezione quotidiana di affaticamento fisico (spesso/sempre) è risultata molto frequente in tutte le aree studiate: tra l’81% dei reparti medici e il 59% dei servizi. La percezione quotidiana di affaticamento mentale era me-no frequente che quella fisica, oscillando da un massimo del 65% nei reparti medici ad un minimo di 44% in sala operatoria. Gli episodi di lombalgia acuta negli ultimi 12 mesi hanno coinvolto 301 OS (58,8%) (Tabella I) ed erano più frequenti nei soggetti d’età <45 anni. Negli ambulato-ri/day hospital prevalevano i soggetti con pochi episodi l’anno (il 41% dei soggetti presentava 1-2 episodi/anno), mentre nelle sale operatorie e nei reparti medici prevale-vano i soggetti con 3 o più episodi l’anno (nel 38% e nel 36% dei casi rispettivamente) (Tabella II). La lombalgia durava più di una settimana nel 29% delle femmine e nel 23% dei maschi, oltre un mese nel 18% delle femmine e nel 13% dei maschi, e determinava lo spostamento a man-sioni fisicamente meno pesanti e/o assenza dal lavoro nell’11% delle femmine e nell’8% dei maschi. Le lombal-gie prolungate oltre un mese erano più frequenti negli am-bulatori/day hospital (27,5%) e nei reparti di degenza (20,8%), a frequenza intermedia nei servizi (16,1%) e me-no frequenti al pronto soccorso/terapia intensiva (11,1%) ed in sala operatoria (7,5%) (p < 0,01) (Tabella III).
Discussione
Il nostro studio ha messo in evidenza una frequenza elevata di lombalgie, d’infortuni e d’assenteismo da MMP, e di spostamento degli operatori sanitari a mansio-ni meno pesanti. Ciò può essere, almeno in parte, spiega-to con il fatspiega-to che alcuni reparti hanno un numero eleva-to di pazienti non aueleva-tosufficienti e non hanno in
dotazio-G Ital Med Lav Erg 2005; 27:3 361 www.gimle.fsm.it
ne un numero adeguato di attrezzature ed ausili per la MMP, come risulta dai dati preliminari dell’ISE MAPO in due reparti di degenza. In un altro reparto (rianimazio-ne), nonostante l’elevata presenza di pazienti non auto-sufficienti, il rischio era trascurabile, essendo ben dotato di personale, ausili e attrezzature. I nostri risultati sul-l’indice MAPO sono in accordo con quanto descritto da Menoni e coll. (8).
La percezione d’affaticamento fisico era elevata in tutti i reparti studiati, a conferma dell’insufficiente dota-zione di personale, ausili ed attrezzature. La frequenza delle lombalgie è risultata simile a quella descritta da au-tori svedesi (9),ma più elevata di quella segnalata da au-tori italiani (5). Tali differenze potrebbero essere spiega-bili sia con l’uso di differenti definizioni di lombalgia sia con condizioni lavorative diverse. I risultati, apparente-mente paradossali, della frequenza delle lombalgie nei vari reparti e servizi (Tabella II) possono essere spiegabi-li con la selezione dei dipendenti. Da una parte ci do-vrebbe essere stata una selezione dei operatori sanitari “più forti” (effetto lavoratore sano) nei reparti più impe-gnativi e stressanti, dall’altra uno spostamento dei dipen-denti “più deboli” nei reparti e servizi meno impegnativi. Inoltre, anche noi abbiamo confermato la maggiore fre-quenza di lombalgie nel sesso femminile, risultato atteso considerando la maggiore fragilità del sesso femminile allo sforzo fisico.
Ribadiamo la necessità del controllo sanitario e della formazione/informazione degli operatori addetti alla MMP. La formazione potrebbe comprendere lezioni teori-che di anatomia biomeccanica, lezioni teoriteori-che e pratiteori-che di ergonomia e corsi finalizzati al corretto utilizzo dei di-spositivi meccanici a disposizione. L’efficacia dei
pro-grammi di formazione degli addetti e dell’introduzione di adeguati ausili per la movimentazione dei pazienti potrebbe essere successivamente va-lutata ad interventi ultimati ed essere oggetto di un ulteriore studio. In con-clusione, i nostri risultati confermano la necessità improrogabile d’investi-menti adeguati su due fronti, preven-tivo e riabilitapreven-tivo allo scopo di prevenire le lombalgie in-dotte dal lavoro in ospedale.
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Richiesta estratti:Andrea Siracusa, via delle Cove 1, 06126 Perugia, tel. 0744 205554, fax 0744 205762, e-mail [email protected]
G Ital Med Lav Erg 2005; 27:3, 362-366 © PI-ME, Pavia 2005 www.gimle.fsm.it
M.L. Scapellato1, R. Tessari1, E. Bonfiglio1, A. Benassi2, P. Tieppo2, A. De Bortoli2, S. Serraino1, M. Carrieri1, I. Maccà1, G. Gori1, G.B. Bartolucci1