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Al di là di ogni roboante proclama, formulato attingendo al passato da repubblica marinara di Venezia o alla sua quotidianità di città rivierasca, anche nel capoluogo lagunare il primato mediatico dello strumento bellico terrestre avrebbe avuto comunque la meglio: lo si vide nel dicembre del '15, quando, in occasione del primo natale di guerra, rivolgendo i tradizionali auguri di buone feste alla sua giunta e all'opposizione, Grimani

245 Ibidem. 246 Ibidem.

247 Cfr, a tal proposito: Bruno Tobia, Dal Milite Ignoto al nazionalismo monumentale fascista (1912-1940), in: Storia d'Italia, Annali, Guerra e pace, a cura di Walter Barberis, Giulio Einaudi Editore, Torino 2002, pp 628-630.

sentì l'obbligo di ricordare anche quanti, in quel preciso frangente storico, fossero impegnati a combattere l'odiato nemico asburgico:

Non possiamo però chiudere questa adunanza del Consiglio senza rivolgere un pensiero ai gravi avvenimenti che pur esercitando pressioni sulla nostra città, si svolgono alla fronte e sul mare, dove da una parte e dall'altra combattono valorosamente Esercito e Marina, e quindi un pensiero mesto verso coloro che operano per la grandezza della Patria. Io credo di esprimere il vostro sentimento nell'inviare un fervido augurio e un caldo saluto all'Esercito e alla Marina e al nostro Re, che, lontano dalla sua famiglia, si trova in mezzo a coloro che con viva fede e con alti sentimenti conquisteranno certamente nuove prosperità e nuove glorie per la grandezza del nostro Paese. Con questi sentimenti, v'invito a gridar meco: Viva l'Italia!248

Subordinare l'operato dell'armata alle gesta dell'esercito era una tendenza a tal punto radicata nell'immaginario collettivo nazionale, da indurre il sindaco della città sede della base navale italiana più importante di tutto l'alto Adriatico a dimenticarsi della marina anche quando scelse di ricambiare le attestazioni di solidarietà contenute in un messaggio di conforto rivoltogli dal presidente della provincia di Vicenza, dopo l'ennesima incursione aerea nemica.249 In quell'occasione, infatti, Grimani ringraziò

l'illustre collega per le parole a suo dire ispirate “a squisiti sensi di fraterna solidarietà e all'augurio che la concordia del popolo e il valore dell'esercito possano affrettare il completo raggiungimento delle aspirazioni nazionali.”250

Eppure, solo pochi giorni prima, proprio Grimani era stato obbligato ad interagire coi vertici della regia marina presenti in loco, per perorare la richiesta di esonero dagli obblighi militari di alcuni dipendenti della ditta incaricata dal comune di gestire il servizio di rifornimento idrico.251 Lungi dal voler sottrarre singoli cittadini al servizio dovuto alla

patria, la richiesta era stata avanzata dai vertici della ditta in questione, perché la partenza di un numero sempre più consistente di dipendenti assegnati a servizi di carattere tecnico (più difficili da rimpiazzare rispetto ai dipendenti investiti di oneri burocratico-

248 ASCVe, APGS, 1915, B Dal 1 al 265, Pubblica Seduta 17A-Provincia di Venezia-Comune di Venezia-N° 168

pp-Verbale di delibera del Consiglio Comunale di Venezia. Convocazione straordinaria- Oggetto:

Ringraziamenti ed auguri del sindaco rivolti al Consiglio nell'ultima seduta consigliare del 22.12.1915.

249 Cfr ASCVe, APGS, 1915, B Dal 1129 al..., Presidenza del Consiglio Provinciale di Vicenza (lettera

dattiloscritta del presidente Marco Tattara a Grimani, datata 20.12.1915): “invito a mandare un saluto a tutte le città sorelle, colpite dalle barbariche incursioni aeree del nemico, specie a Verona, dove si ebbero deplorare maggiori innocenti vittime e Venezia continuamente minacciata, non solo nelle persone, ma anche nei suoi artistici tesori”.

250 Ivi, Comune di Venezia (minuta manoscritta datata 22.12.1915)

251 Ivi, Comune di Venezia-N° 1350 del 10.12.1915-Oggetto: Circa l'esonero dalla chiamata alle armi di personale dipendente dalla Compagnia Generale delle acque: “Dalla Compagnia Generale delle acque per l'estero, esercente

l'acquedotto cittadino, ricevo la presentazione alla autorità competente l'unita domanda documentata, con la quale la compagnia stessa chiede alla commissione locale per l'esonero dei richiamati l'esonero di alcuni suoi dipendenti dei quali non potrebbe rimanere priva senza grandi inconvenienti e pericoli per il buon funzionamento dell'acquedotto.”

amministrativi) avrebbe potuto menomare considerevolmente l'efficienza del servizio erogato:

La compagnia non chiede, naturalmente, l'esobero di tutti i venticinque funzionari ch'essa ha sotto le armi. Di mano in mano che le domande si eseguivano la Compagnia ha sostituito ai già esperti funzionari di cui disponeva un personale provvisorio, raccolto affrettatamente e non educato certo alle esigenze ed alle consuetudini del servizio. Se, però, per la parte amministrativa tale reclutamento provvisorio di personale non reca notevoli disguidi e conseguenze pericolose per la parte tecnica, esso presenta presenta i più seri pericoli. In fatti è facile riconoscere come per la manutenzione dell'impianto tutto sia nella parte elevatoria, sia nella rete di canalizzazione, necessita disporre di un personale espertissimo la cui educazione si compie a fatica entro tempi non brevi. Le manovre delle sarracinesche, la conoscenza dei congegni di scarico e di sfiato, le riparazioni sollecitati sui tubi stradali e privati richiedono la presenza continua tanto degli assistenti tecnici quanto dei macchinisti e degli operai di tutto l'esercizio. Incoraggiati da questi concetti che sembrano giustissimi la compagnia si rivolge alla S. V. perché voglia appoggiare le domande di esonero […]252

Gli operatori in questione appartenevano a classi anziane già richiamate alle armi o in procinto di esserlo, di conseguenza è possibile ipotizzare fossero destinati a vestire la divisa grigioverde e ad essere incorporati nella milizia mobile o in quella territoriale; tanto più che non mancavano, in quello specifico frangente storico, le testimonianze253,

adeguatamente pubblicizzate254, di concittadini arruolati fra le file dell'esercito:

In quest'ora in cui tutta Italia si trova in così gravi dolori, per la conquista di cui si campa diritto. I suoi figli della bella e adorata Venezia, in simile giornata rivolge un

252 Ivi, Distribuzione d'acqua potabile in Venezia-Compagnie Generale des Eaux pour l'Etranger-società

anonima-N° 1671 del 08.12.1915.

253 Cfr Ivi, lettera manoscritta datata 20.06.1915: “Viva il Re. Viva Grimani. Non potendo fare partecipe alla S.

V. Ill. che anche [a] Venezia ce volontari ed uno tra questi e il sottoscritto A. Vianello, sergente maggiore d'anni cinquant'uno, fino d'ora il buon Dio mi da forza e mi chiamo pari ai miei soldati per caminare ed alle fatiche di guerra. Potesi scrivere tutte quelle belle montagne che passai siamo forti si cammina sopra la neve. Non voglio più noiarla saluti tutti i signori assessori e consiglieri. Suo concittadino Angelo Vianello sergente maggiore 56 fanteria.” Cfr anche ASCVe, APGS, 1915, B Dal 266 al 500, 4° Reggimento genio (pontieri)- Ufficio battaglione lagunari-Venezia del 11.05.1915-Oggetto: Indirizzo degli individui da precettare: “Domani questo Battaglione trasmetterà a codesto Municipio un elenco di tutti i militari da precettare domiciliati nel Comune di Venezia, affinché sia completato dei relativi indirizzi. È assolutamente necessario che tali dati pervengano a questo Battaglione entro il più breve termine possibile; eppertanto lo scrivente rivolge calda preghiera alla S. V. Ill. onde voglia compiacersi disporre che la nota degli indiizzi sia compilata ed inviata a questo Battaglione con massima sollecitudine.”

254 Cfr ASCVe, APGS, 1915, B Dal 1129 al..., Comune di Venezia-Oggetto: Saluto al sindaco (minuta manoscritta

di comunicazione di Grimani alla direzione de Il Gazzettino, datata 23.07.1915, con cui il sindaco, informando i vertici del quotidiano dei saluti inviatigli da alcuni suoi concittadini arruolatisi fra le file dell'esercito, chiede sia pubblicato il testo della lettera ricevuta)

fiero e affettuoso saluto a Lei quale capo supremo della nostra città nativa, esprimendo a tutta la popolazione il prossimo entusiasmo d'una vittoria indimenticabile. Accetta la S. V. I. codesto fervido saluto dai suoi concittadini, i quali qui si combattono per unico ideale. Da queste montagne e da questi fiumi correnti, sia sempre ricordato nel nobile suo animo i figli della sua Venezia, i quali lui ha sempre tenuto l'affetto, la simpatia e la cratitudine quale persona non ambiziosa ma degna della carica che copre. Dunque viva Venezia, viva S. Marco, viva l'Italia e Casa Savoia e il conte Filippo Grimani. Farà ottima carità far pubblicare sul periodico del Gazzettino codesto saluto. A nome di molti veneziani, fra i quali il sottoscritto Maurizio Attilis, già vigile urbano […] 8° reggimento artiglieria da campagna – II gruppo – 4A batteria. Zona di guerra.255

In altre occasioni, sfruttando il prestigio che la carica di sindaco sembrava garantirgli, Grimani tentò anche di raccomandare amici e conoscenti, per assicurar loro incarichi meno rischiosi256. Ogni volta, comunque, al di là dell'esito avuto dalle richieste,

emerse lampante la subordinazione dell'esercito alla marina, come ebbe modo di fargli notare il comandante della Difesa Regio Esercito in seno alla Piazza Miliatre Marittima di Venezia257, cui il sindaco si era in un primo momento258 rivolto per ottenere il trasferimento

in città di un suo protetto e la sua asegnazione ad incarichi meno onerosi, quali l'attività antiaerea o la censura di giornali. Ciononostante, come già accuduto tre anni prima, quando si era complimentato col ministro della guerra259 e con quello della marina260 per i 255 Ivi, lettera manoscritta datata 18.07.1915.

256 Cfr ASCVe, APGS, B Dal 266 al 500, Comune di Venezia-N° 366-Segreteria pp del 11.05.1915-Oggetto: Ing. Luciano Medail (comunicazione di Grimani al Viceammiraglio Comandante in Capo del Dipartimento di

Venezia): “Nel prendere atto della cortese comunicazione fattami […] circa l'assegnazione del capitano Ing. Luciano Medail, esprimo a V. E. i più vivi ringraziamenti per avere consentito a che egli rimanga, almeno per ora, a Venezia onde metterlo in grado di continuare a prestare l'opera sua, compatibilmente coi suoi doveri militari, in pro dell'Azienda Comunale di navigazione interna.”

257 Cfr, ASCVe, APGS, 1915, B Dal 1129 al..., Piazza Marittima di Venezia-Comando della Difesa R. Esercito

(documento dattiloscritto datato 01.12.1915): “Sono ben spiacente di non poter far nulla per il suo raccomandato […] giacché l'assegnazione di personale, sia ad una stazione antiaerea, sia all'ufficio censura dei giornali dipende esclusivamente dal comando in Capo della Piazza.”

258 Cfr Ivi, Comando in Capo del Dipartimento e della Piazza Marittima di Venezia-ufficio Difesa Costiera-N°

di protocollo riserv. 12853-Oggetto: Beltramelli Antonio (documento dattiloscritto s. d. ma successivo al 07.12.1915, data in cui il comando in questione riceve una comunicazione cui, con la presente, risponde): “Sono veramente spiacente di non poter rispondere favorevolmente – come avrei desiderato – alla lettera di V. S. ill. riflettente il trasferimento di Beltramelli Antonio in Venezia (città). Ma questi trovasi attualmente addetto ad un servizio molto importante, e non si potrebbe, senza danno, distoglierlo.” il fatto che il documento e la richiesta che lo ha preceduto siano cronologicamente successivi alla risposta del comandante la difesa del regio esercito dimostra che Grimani si fosse rivolto direttamente a lui prima di contattare i vertici della marina presenti a Venezia.

259 Cfr ASCVe, APGS, 1912, B Dal 405 al 632, Comune di Venezia-N°629 pp del 22.10.1912 (minuta del

telegramma di Grimani al ministro delle guerra Spingardi): “Prego V. E. aggradire vivissime congratulazioni per alta onorificenza conferitale da S. M. il Re con plauso della nazione che per l'opera dell'Esercito ebbe la sicurezza di trovarsi pronta e forte per qualsiasi avvenimento.”

260 Cfr Ibidem (minuta del telegramma di Grimani al ministro della marina Leonardi Cattolica): “Ossequi e

riconoscimenti concessi loro dal sovrano, anche nel triennio bellico '15-'18 il suo modo di rapportarsi ai vertici delle due istituzioni militari non fu lo stesso. Nel maggio del '18, infatti, in occasione del terzo anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia, celebrato anche a Venezia con manifestazioni dall'elevato significato patriottico261, il comune indirizzò

telegrammi di saluto a diverse personalità di spicco, compresi Diaz e Thaon de Revel. Mentre, però, il testo della comunicazione diretta al Generalissimo si distingueva per il suo carattere assoluto262, quella rivolta al capo di stato maggiore della marina sentì il bisogno

di accostare esercito ed Armata.263

Neppure l'interazione quotidiana con vertici della marina, in un contesto urbano sede di comando navale, dove la militarizzazione della società civile, quando si verificò, fu opera della stessa forza armata di mare, servì, dunque, a rimettere in discussione quello status di subalternità dell'Armata, che il carattere di posizione e logoramento assunto anche dalla guerra sui mari, con tutto il suo corollario di visibilità mediatica sacrificata, aveva solo contribuito ad aggravare; perché quella subalternità veniva da lontano; perché i riferimenti alla marina erano stati marginali e sporadici anche nella retorica del più estroso e fantasioso fra gli oratori interventisti: Gabriele D'Annunzio. Benché, infatti, un consolidato corpus di esegesi storiografica continui a voler vedere nel poeta-vate l'uomo capace di trasformare in navale una guerra eminentemente continentale e terrestre, una attenta analisi dei discorsi da lui tenuti, lungo l'asse Genova-Roma, nella fase più turbolenta e pregna di significato della mobilitazione interventista: il “maggio radioso” del '15 (subito raccolti in volume da Treves)264, permette, invece, di ricondurre anche gli sforzi

oratori del letterato abruzzese al ben più tradizionale e diffuso contesto del militarismo marittimo.

Recatosi a Quarto per presenziare all'inaugurazione di un monumento eretto ad imperituro ricordo della spedizione garibaldina del 1860, da lì salpata alla volta della Sicilia, D'Annunzio colse l'occasione di arricchire con richiami al passato da repubblica marinara della vicina Genova una retorica talassocratico-imperialista sino a quel momento

cittadino compreso di ammirazione di orgoglio per la Marina italiana.”

261 Cfr ASCVe, APGS, 1918, B Dal 571 al 926, f Cerimonia patriottica 24.05.1918, N° 16033 (documento

dattiloscritto datato 21.05.1918 allegato a Prefettura di Venezia-N° 80 Div. Gab. del 22.05.1918-Oggetto: Copia

di un telegramma testè pervenutomi da Sua Eccellenza Orlando, relativo alla commemorazione del 3° anniversario della nostra entrata in guerra): “Avverto che il 24 andante ricorrendo il 3° anniversario nostra entrata in guerra

dovrà essere esposta bandiera in tutti gli edifici pubblici. Dovrà pure concedersi vacanza nel pomeriggio di detto giorno ai funzionari governativi perché possano partecipare a cerimonie promosse per commemorare anniversario suddetto.”

262 Cfr Ivi, minuta s. d. di telegramma di Grimani a Diaz: “Venezia in questo terzo anniversario della nostra

entrata in guerra rinnova il giuramento di fede e di volontà di vittoria inviando un fidente e cordiale saluto all'E. V. ed all'Esercito che valorosamente difende la imperiture ragioni della libertà e del diritto.”

263 Cfr Ivi, minuta s. d. di telegramma di Grimani a Thaon de Revel: “Venezia, la prode, ricorda l'opera

sapiente e patriottica di V. E. che ne fu ospite caro e venerato rinnova oggi terzo anniversario del 22.05.1918 di E. V. il suo rispettoso saluto e il fervido augurio che al più presto la sospirata vittoria coroni e compensi le virtù dell'Esercito e dell'Armata.”

264 Cfr Per la più Grande Italia. Orazioni e messaggi di Gabriele D'Annunzio, Fratelli Treves Editori, Milano 1915.

Tre anni dopo il volume sarebbe stato ristampato: Cfr Baum, Per la più Grande Italia. Orazioni e messaggi di

esclusivamente incentrata sul duplice paradigma storico di Roma e di Venezia:

Genova, che dantescamente dei remi fece ala a sé per traversare i secoli con un battito assiduo di potenza: la più feconda delle stirpi italiche, migratrice come Corinto e come Atene; quella che ebbe in retaggio lo spirito dell'Ulisse tirreno per tentare e aprire tutte le vie, per popolare i lidi più remoti, per fornire uomini e navi a tutti i principi, per dare capitani a tutte le armate, per portare nell'Atlantico le costumanze del Mediterraneo, per istituire con incomparabile sapienza di leggi il primo Consolato del mare, per iniziare nel Breve della Compagna il primo contratto sociale; la razza assuefatta all'avversità, […] indomita in resistere, cercare, durare: la più antica nella successione della romanità se si pensi ch'ebbe i consoli prima d'ogni altra, la più nuova nel presentimento dell'avvenire se si consideri la recentissima figura del diritto foggiata nel suo porto dalla sua gente di mare; radicata nel più profondo passato, protesa verso il più remoto futuro; simile ad un nodoso albero di vita travagliato da una perenne primavera; nel suo stesso aspetto vecchia come le metropoli che compirono il loro destino magnifico e giacquero sotto il cumulo inerte della loro storia, giovine come le dimore edificate con rapida sovrabbondanza dalle civiltà avveniticce che s'armano d'armi improvvise per la lotta e per la signoria; Genova è degna di sollevare un'altra volta al cospetto della nazione, in un'ora ben più tremenda, nel più arduo punto del nostro ciclo, quella <<tazza di salute>> che è il simbolo della vittoria interiore su la viltà, sul tradimento, su la paura, su ogni miseria e contagio d'uomini e di cose.265

La similitudine delineata è sin troppo evidente: come mezzo secolo prima la partenza da Quarto (agevolata dalla connivenza delle autorità regie) dei piroscavi

Piemonte e Lombardo e la loro successiva traversata tirrenica (protetta dalla presenza della Royal Navy) funse da catalizzatore di una serie concatenata di avvenimenti (sbandamento

dell'esercito borbonico, formazione di quello meridionale, disordini nelle legazioni pontifice, intervento dell'Armata sarda) destinati a concludersi con la proclamazione del Regno d'Italia; allo stesso modo, il ritorno (seppur in versione marmorea) a quei lidi dell'Eroe dei due mondi avrebbe rappresentato l'incipit di una nuova cesura destinata ad avere rilevanti ripercussioni sui destini della patria.

Al di là del fraseggio marineggiante266, però, l'evento epocale, il dono di vita e

l'annunzio di vittoria, recato con sé dal poeta, non andava ricercato in una rediviva affermazione dell'Italia sui mari, bensì in uno sforzo bellico terrestre destinato a concretizzarsi lungo il confine orientale, ove tutti i caduti delle patrie battaglie, redivivi in un novello gesto di concordia nazionale, riprese le armi, sarebbero affluiti:

265 Parole dette al popolo di Genova nella sera del ritorno. IV maggio MCMXV, in: Per la più Grande Italia. Orazioni e messaggi di Gabriele D'Annunzio, Fratelli Treves Editori, Milano 1918, pp 8-10.

266 Cfr Orazione per la sagra dei mille. V maggio MDCCCL-V maggio MCMXV, in: Ivi, p 15: “nella nostra vigilia

questo bronzo comanda. È un comandamento alzato sul mare. È una mole di volontà severa […]. È ingente e potente come il flutto decumano, o marinai, come quell'onda che sorge con più d'impeto dopo le nove dalle quali fu preceduta, prima delle nove che son per seguirla: onda maggiore, che porta e chiama il coraggio.”

Verso quella [l'Alpe d'oriente], verso quella risorgono gli eroi dalle loro tombe, delle loro carni lacere si rifasciano, dell'arme onde perirono si riarmano, della forza che vinse si ricingono […] Delle loro bende funebri noi rifaremo il bianco delle nostre bandiere. […] E gli altri eroi tornati pel Tirreno, dai sepolcri di Sicilia ove il grano spiga e già è pieno di frutto, diranno: <<Lode a Dio! Gli italiani hanno riacceso il fuoco su l'ara d'Italia>>. Fuoco d'amore, d'acerrimo amore, di indomabile amore, quale recavano chiuso nel petto i predestinati in quella sera di prodigio, su questo lido ove siamo attoniti di udire l'ansito del mare e il palpito dei viventi, tanto esso è remoto nella più ardua identità, come il piano di Maratona, come il promontorio di Micale, anzi di là da queste imagini venerande, oltre ogni segno; ché là erano schiere ordinate, navi munite, impeto disegnato, nemico aperto, ma qui non altro che un'ebra consacrazione all'ignoto, qui non altro che una nuda devozione alla morte, non altro che passione e travaglio, offerta e dono, canto di commiato, oblio del ritorno, e il potente mistico del numero stellare: Mille.267

Proprio nel richiamo didascalico pedagogico alla storia militare antica (topos letterario comune anche ad altre disquisizioni sulla guerra italiana) risiedeva l'essenza continentale e terrestre del discorso dannunziano: la scelta di equiparare, contrapponendolo, il carattere simmetrico e convenzionale del conflitto che oppose greci e persiani alla natura improvvisata ed irregolare del cimento garibaldino si avvalse, infatti, del ricorso ad un paradigma storico costruito affiancando la battaglia campale di Maratona (vinta in solitaria da Atene) ad uno scontro per mare di minore entità, nettamente inferiore rispetto ai precedenti di Capo Artemisio e di Salamina. Ad obbligare il poeta-vate ad un costrutto retorico ibrido era la figura stessa dell'eroe celebrato (ex- marinaio distintosi combattendo sulla terra ferma) ed il carattere anfibio di quella spedizione, che solo nella sua fase esclusivamente terrestre (da Salemi in poi) poteva dare l'illusione di un successo bellico dipeso soltanto dal valore delle armi italiane e dunque di