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Il tema della riqualificazione urbana è negli ultimi tempi molto sentito, non stupisce perciò, che molti giovani e associazioni si cimentino in progetti di questo tipo. In Italia le

9WWF Italia, Riqualificare il nostro territorio: la Campagna RiutilizziAMO l’Italia,

http://www.wwf.it/il_pianeta/lo_stato_di_salute_del_pianeta/suolo/i_motivi_della_campagna/, ultima data di consultazione: 1 maggio 2013

10 Audis, "RiutilizziAMO l'Italia" una carta Wwf per limitare l'uso di suolo,

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idee non mancano, la fase più critica è sempre quella operativa. Spesso, trovare progetti che abbiano avuto una realizzazione anche pratica, oltre a slanci teorici e creativi, non è facile. Due esempi virtuosi sono in questo senso, i progetti Precare e Temporiuso.

Il progetto Precare nasce a Bruxelles nel 1999, dal network Citymine(d), il quale si occupa di organizzare azioni a livello locale. Il network, che ha avuto sede anche a Barcellona e a Londra, è una proposta informale che supporta progetti e iniziative artistiche nello spazio urbano. Il network si occupa in genere di questioni collettive riguardanti il vivere comune in città, con il fine di condividere tra i partecipanti, informazioni, esperienze e contatti11. Il progetto Precare è una loro iniziativa, che negli anni si è evoluta, uscendo dai confini di Bruxelles per sperimentare in altri stati europei, come ad esempio in Italia (al momento il progetto è interrotto dal 2010). Inizialmente, Precare era nato con la finalità di aiutare i giovani a trovare edifici da utilizzare per svolgere delle attività. Il progetto fungeva da intermediario per collegare i proprietari degli edifici sfitti e i giovani, in modo da riuscire ad ottenere una concessione temporanea degli spazi, che per un breve periodo, tornavano a essere funzionali. Per far fronte ai costi elevati del mercato immobiliare e per aiutare allo stesso tempo i giovani, Precare credeva fortemente nell’idea di riutilizzo temporaneo di edifici, nel momento in cui, questi erano temporaneamente sprovvisti di una loro funzione d’utilizzo. Con Precare, si cercavano edifici che sul mercato non avrebbero avuto una grossa appetibilità economica a causa delle loro condizioni ma che, avrebbero potuto interessare i giovani che volevano sperimentare liberi da vincoli. Uno dei fini del progetto era, infatti, promuovere la cultura urbana, concedendo ai ragazzi degli spazi per muovere i primi passi nella loro attività. Il secondo fine del progetto era di cercare di amministrare gli spazi della città, ottimizzandoli nel migliore dei modi, per impedire che questi potessero cadere nel degrado. Uno dei punti fermi per la riuscita del progetto era coinvolgere direttamente i proprietari degli stabili, per convincerli a concedere l’uso temporaneo degli edifici. Ai proprietari si assicurava sicurezza e promozione degli immobili che, non rimanendo passivi, diventavano di nuovo in grado di

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attirare nuovi investimenti, dopo la conclusione del periodo di occupazione temporanea. Così facendo, gli edifici della città non avrebbero corso il rischio di fossilizzarsi nel degrado, attraverso un continuo ricambio e rigenerazione degli immobili12.

In Italia, l’iniziativa Precare era proposta da Temporiuso, progetto nato a Milano dalla fusione di due idee già esistenti: appunto “Precare.it” e da “Cantieri Isola”13. L’associazione Temporiuso è nata nel 2008 con la finalità di sensibilizzare la cittadinanza ad avviare azioni nei confronti del patrimonio immobiliare vuoto della città, affinché torni a riempirsi, per proteggerlo al tempo stesso, dal vandalismo e dall’incuria. L’associazione, che collabora con il Politecnico di Milano e Multiplicity Lab14, organizza attività informative, workshop e incontri sul tema del riuso temporaneo di edifici in stato di abbandono, oltre ad eseguire un costante aggiornamento della mappa dei siti abbandonati a Milano. I progetti per riattivare i siti dimenticati riguardano l’associazionismo culturale, piccole attività di artigianato o l’avvio di start-up.

Temporiuso è un esempio di autogestione degli spazi urbani attraverso piccole azioni, che

possono però, influire sul benessere collettivo. L’associazione stimola la fantasia dei cittadini a ripensare nuovi usi per i siti in abbandono, allo stesso tempo, limitando il consumo di suolo e la costruzione di nuovi edifici. Temporiuso si inserisce in quel momento interstiziale, che può durare anche anni, in cui un edificio rimane chiuso prima di trovare la sua nuova funzione d’utilizzo. Come il progetto Precare a Bruxelles, lo scopo di Temporiuso è di occupare solo per brevi periodi questi luoghi, per fare in modo che non si fermino mai.

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Per un approfondimento sui progetti realizzati, cfr. www.precare.org/Website/Projets/Projets%20realises.php?Menu=6&O=1&Tri=0, ultima data di consultazione: 2 maggio 2013

13 Associazione nata nel 2001 a Milano, nel quartiere Isola appunto, in risposta al progetto per la “Città della

Moda”. Ad oggi, il collettivo si occupa di questioni sociale e urbanistiche, culturali del quartiere Isola. Per approfondimenti vedi: www.lastecca.org/chi-siamo-who/cantieri-isola/, ultima data di consultazione: 2 maggio 2013

14 Multiplicity Lab è un laboratorio didattico di sperimentazione del Politecnico di Milano, collegato

all’associazione Multiplicity, la quale riunisce professionisti nel campo dell’architettura, dell’urbanistica, della sociologia, della cultura. Multiplicity Lab favorisce la ricerca nel campo dell’urbanistica contemporanea e dei suoi sviluppi antropologici.

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Questi progetti sono la dimostrazione concreta, che attivare siti abbandonati si può, anche senza l’intervento dell’azienda di costruzioni e di grossi appalti. L’attivazione di questi siti è fondamentale per farli ripartire, soprattutto quando si parla di singoli edifici e non di aree ampie, che attirano maggiori interessi economici. Inoltre, sia Precare sia

Temporiuso, dimostrano che questo si può fare, promuovendo iniziative non

necessariamente a scopo di lucro (come le associazioni culturali), che riescono a donare attrattiva al quartiere, fungendo da attivatori d’interesse per nuovi possibili acquirenti.

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CAPITOLO 3

Spazi industriali rigenerati per l’arte contemporanea

ra gli edifici dismessi, una buona parte appartiene alla categoria degli stabilimenti industriali, come si è potuto costatare nel capitolo precedente. In questo capitolo, si approfondiranno gli aspetti riguardanti il riuso di edifici industriali da parte dell’arte contemporanea. In particolare, saranno considerate le problematiche del recupero di uno stabilimento industriale, da un punto di vista culturale. Alle problematiche inerenti al processo di rigenerazione urbana, si sommano quelle relative alla tematica della produzione culturale.

In questo capitolo, saranno esplicitate le caratteristiche espositive degli ambienti di origine industriale e come attualmente, si relazionano in modo privilegiato nei confronti dell’arte contemporanea. L’analisi verte inoltre, sul superamento delle leggi espositive del White Cube nello spazio industriale, fino a poco tempo fa, dominanti nella disciplina dell’allestimento museale.

Per concludere il capitolo, si esporrà il caso della Tate Modern di Londra che, pur essendo un museo e non un centro alternativo di produzione e di esposizione culturale, si configura come l’esempio più famoso e riuscito, di rigenerazione di un edificio industriale per scopi culturali. Per di più, la Tate Modern rappresenta la capacità di rigenerazione territoriale, che un museo di tanto successo, può riscuotere e promuovere.

Alcuni aspetti affrontati in questo capitolo, serviranno da guida nello studio dei casi, nei quali molti concetti saranno ripresi e approfonditi, rispetto alle specifiche del caso.

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