Nel settembre 2007 al Museum of Art a Lucerna si è inaugurata una mostra, Projektion, che ha focalizzato l’attenzione sia sul valore e il significato dell’immagine statica e quindi sulla messa in scena in cui è evidente la posizione fissa dell’osservatore, sia su un’immagine spa- zialmente espansa che idealmente richiama un osservatore mobile e dinamico. Forte è stato l’apprezzamento verso un’immagine proiettata che vive di una propria autonomia, di fronte alla quale è l’osservatore a decidere il tempo di fruizione, a differenza della proiezione filmica in cui il soggetto della rappresentazione è il movimento e l’immagine è rilegata a una scansione temporale ben definita (25 immagini al se- condo). Nella mostra l’immagine statica, precursore dell’immagine in movimento, conduce a una profonda riflessione sul contenuto rappre- sentato e sul mezzo utilizzato per la proiezione, parte essenziale dello spazio dell’esposizione con caratteristiche proprie, distinte da quelle filmiche o fotografiche. Sono stati analizzati i parametri fisici dello spazio, della luce, della meccanica, del supporto pittorico sottoline- ando come il processo di proiezione, metafora dell’immaginazione, contribuisce alla complessità semantica del lavoro dell’arte.
La proiezione offre ai contemporanei artisti nuove interessanti possi- bilità di espressione e comunicazione, permettendo di catturare l’os- servatore con immagini che contribuiscono a creare un evento filmico sinonimo di un ʹfilm della menteʹ che ci esclude dalla realtà traspor- tandoci in uno stato di dormiveglia, scandito da una dimensione tempo completamente diversa dalla reale percezione temporale. Le immagini apparentemente singole e slegate le une alle altre vengono connesse tra di loro attraverso una narrazione che l’autore ci vuole comunicare e la nostra mente genera altrettante immagini che si relazionano con quelle proiettate. Immagini proiettate e immagini dell’immaginazione si sovrappongono rendendo attivo l’osservatore che abbandona il ruolo di passivo di vouyer come accade spesso nelle più comuni produzioni filmiche. Le immagini da noi generate, comuni nella fase onirica, non sono più immateriali di quelle proiettate, riconducibili comunque a pura luce opportunamente canalizzata e indirizzata verso una parete ricevente. Proprio in questo aspetto è racchiuso il potere affascinante
dell’immagine proiettata: ci appare reale, ma è comunque immateriale. Forse l’unico elemento veramente concreto, che racchiude una consi- stenza materica, è il mezzo con cui avviene la proiezione, cioè il pro- iettore, oggi, dopo anni di sfruttamento, in serio pericolo di conservazione e trasmissione alle generazioni future perché soppian- tato dalla potenza espressiva della televisione e dei computer. Negli anni ’60 l’attenzione degli artisti fu rivolta a tale strumento mobile perché considerato di ampio aiuto per l’esibizione e funzione delle loro installazioni, ormai insofferenti all’angusto e limitato spazio museale tradizionale.
Le opere esposte alla mostra Projektion, appartenenti ad artisti contem- poranei di diverse generazioni, giocano sull'ampio spettro di possibilità offerte dalla proiezione, citando elementi che appartengono alla sua sto- ria e alla sua evoluzione dei decenni precedenti. I due parametri, impor- tanti per capire le installazioni, sono la presenza di un'immagine proiettata statica, precursore storico e tecnico dell'immagine in movi- mento, e la stanza come luogo chiuso in cui avviene la rappresentazione, una ʹscatola neraʹ che inevitabilmente diventa metafora della percezione e richiama, sia l'occhio della mente, l'immaginazione, sia l'occhio come luogo fisico in cui si forma l'immagine retinica. Il proiettore è assimila- bile alla pupilla da cui penetra la luce (l'immagine dell'imago rerum) che viene poi proiettata nella parete posta frontalmente e l'osservatore si trova all'interno della proiezione stessa. La proiezione di diapositive non è una procedura tecnicamente sofisticata, ma richiede una riflessione sul contenuto proiettato nel tempo di lettura dell'immagine.
Fin dal mito della caverna platonica l'uomo si è interessato al fenomeno della proiezione, sia come apparenza, idea o immagine fantastica e sia come materializzazione nell'immagine dipinta, come traduzione della realtà in immagine. Proprio il legame intimo tra sfera simbolica e fisica, presente anche nella proiezione delle diapositive, ha assicurato che tale mezzo ormai tecnicamente superato continui ad affascinare gli artisti aprendo nuovi campi di sperimentazione e indagine.
Interessante è lo studio critico condotto da Rosalind Krauss sul ruolo dei nuovi media dell'età postmoderna di cui esamina l’intersezione degli interessi artistici con la cultura visiva attuale24 .
24Cfr. R. Krauss, Reinventare il me-
dium. Cinque saggi sull’arte d’oggi, Bruno Mondadori, Milano 2005.
caso delle diapositive, bisogna riconoscere che si verificano i presupposti per la nascita di un medium. Spesso non è la ricerca ossessiva verso l'ul- tima tecnologia sul mercato a garantire il successo, ma viceversa la ri- definizione o la ri-interpretazione di una forma artistica già esistente. Il concetto di medium citato dalla Krauss non è solo un supporto, tecnica di esecuzione, ma un insieme di regole che apre nuovi orizzonti all'arti- sta. Efficace è l'esempio di Pollock la cui idea di orizzontalità permette sia un nuovo risultato artistico, il dripping, cioè la colatura del colore sulla tela adagiata a terra, sia una presa di distanza dalla tradizionale pit- tura 'da cavalletto', riconfigurando le consolidate convenzioni figurative legate alla verticalità del quadro.
Alla luce di tali considerazioni la Krauss sottolinea che anche le proie- zioni di diapositive, spesso accantonate dalle nuove tecniche digitali, mostrano la loro forza espressiva; è sufficiente pensare ai lavori di Co- leman o ai disegni continuamente modificati che Kentridge utilizza per le sue singolari animazioni, dimostrando come il recupero di tecniche passate, ʹfuori modaʹ siano permeate dalla possibilità di produrre pro- gresso e innovamento.