Nel mese di aprile 2020 il Ministro dell’Ambiente aveva annunciato la futura approvazione di altri Decreti. In particolare, secondo Confindustria, sarebbero di prossima emanazione i decreti relativi a:
CARTA DA MACERO, che può essere riusata come materia prima nella manifattura di carta e cartone ad opera dell’industria cartaria e di industrie che utilizzano come riferimento la norma UNI EN 643.
Dopo la frazione organica, con circa 3 milioni di tonnellate, la carta è il primo materiale nelle raccolte differenziate su superficie pubbliche. I tre capisaldi della nuova proposta in merito al pulper e alla carta da macero sui cui si sta lavorando sono:
- individuazione dei rifiuti da cui partire per la produzione di end of waste, fermo restando che la carta deve essere raccolta in maniera separata dagli altri materiali;
- il riferimento alle norme UNI-EN 643 che, nel frattempo, sono diventate uno strumento sempre più completo per la classificazione
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delle carte da riciclare, con l’introduzione di soglie differenziate per i materiali impropri per le circa 60 tipologie previste;
- l’introduzione di procedure semplici ed efficaci, per la verifica delle caratteristiche merceologiche e ambientali.
Oltre al decreto sulla carta da macero è in avanzata fase istruttoria un decreto EoW per il pulper inteso come lo scarto del processo di recupero della carta da macero. Con il materiale che ne deriva potranno essere realizzati manufatti in plastica.108
RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE (C&D), che rappresentano una parte preponderante della produzione italiana di rifiuti speciali. Si tratta, comprese le terre e rocce da scavo, di circa 51 milioni di tonnellate annue109.
Secondo Confindustria «a oggi, gli inerti da costruzione e demolizione sono classificati come rifiuti speciali. L’aggregato riciclato può essere utilizzato:
a) come aggregato riciclato non legato e legato con leganti idraulici per l’impiego in opere di ingegneria civile, opere di protezione (armourstone) e nella costruzione di strade;
108 CONFINDUSTRIA DOCUMENTO DI, Il ruolo dell’industria italiana nell’ economia circolare, 31 ottobre 2018
109 CALLERI S., «Economia circolare: Regolamento EoW-gomma vulcanizzata da pneumatici fuori uso», 22 aprile 2020, reperibile al sito https://snpambiente.it
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b) come aggregato per la produzione di calcestruzzi, di malte e di miscele bituminose;
c) come suolo, nei recuperi ambientali, rimodellamenti morfologici, riempimenti e colmata110».
PLASTICHE MISTE: nello schema di Decreto in discussione per la produzione di plastiche miste recuperate, i rifiuti ammessi sono esclusivamente quelli in possesso dei seguenti codici CER:
- «15 01 02 imballaggi di plastica; - 20 01 39 plastica;
- 19 12 04 plastica e gomma prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti.
Le plastiche miste recuperate sono utilizzabili come aggregati nelle malte cementizie, nei bitumi e negli asfalti secondo la norma UNI 10667-14, destinabili a diverse tecnologie di trasformazione secondo la norma UNI 10667-16 e destinabili a processi di riduzione in impianti siderurgici secondo la norma UNI 10667-17111».
RIFIUTI DI GESSO. Secondo Confindustria, i rifiuti in gesso provenienti dalla demolizione degli edifici, originariamente inseriti nel decreto EoW per i materiali da costruzione e demolizione saranno trattati in uno
110 CONFINDUSTRIA DOCUMENTO DI, Il ruolo dell’industria italiana nell’ economia circolare, 31 ottobre 2018
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specifico decreto in fase di istruttoria, mediante il quale si ottiene gesso per la realizzazione di pannelli in cartongesso e per l’edilizia. Oltre ai decreti già in discussione presso il Ministero dell’Ambiente, nel Paragrafo 8, relativo alle proposte, si rappresentano alcuni processi di riciclo (meccanico e chimico), di ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o altri mezzi per produrre energia, e di recupero, su cui sarebbe opportuno avviare un confronto tra il Ministero ed i settori interessati per approfondire gli aspetti tecnico metodologici ai fini della predisposizione dei relativi decreti, al fine di favorire i processi di economia circolare utili al conseguimento degli obiettivi del Pacchetto UE sulla Circular Economy e di decarbonizzazione dei prodotti energetici. Oltre ai decreti già in discussione presso il Ministero dell’Ambiente, nel Paragrafo 8, relativo alle proposte, si rappresentano alcuni processi di riciclo (meccanico e chimico), di ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o altri mezzi per produrre energia, e di recupero, su cui sarebbe opportuno avviare un confronto tra il Ministero ed i settori interessati per approfondire gli aspetti tecnico metodologici ai fini della predisposizione dei relativi decreti, al fine di favorire i processi di economia circolare utili al conseguimento degli obiettivi del Pacchetto
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UE sulla Circular Economy e di decarbonizzazione dei prodotti energetici112.
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CONCLUSIONI
1. L’end of waste apre le porte ad una Leonia differente
Alla luce dei capitoli precedenti occorre notare quanto, a fronte di una domanda sempre crescente di materie prime, l’uso di materie prime
secondarie possa aiutare a migliorare la sicurezza
dell’approvvigionamento dell’Unione Europea, ridurre la pressione di estrazione delle risorse naturali e di conseguenza, le pressioni correlate sull’ambiente, contribuendo al rafforzamento dello sviluppo dell’economia circolare (v. supra Cap. I, par. 4).
In tale ottica si mira ad aumentare la quantità di materiale recuperato e reintrodotto nell’economia. Secondo dati Eurostat nel 2017, in Europa, il tasso di utilizzo circolare di materia è stato dell’11,7%, in Italia tale tasso è stato del 17,7%, non disponendo di dati più recenti l’augurio è che tali percentuali crescano grazie anche all’emanazione di decreti end of waste. Come sottolinea il “Rapporto sull’economia circolare in Italia”113, un
quadro accurato del settore delle materie prime europee deve includere i movimenti di materie prime provenienti da rifiuti, che attraversano i
113 ENEA DOCUMENTO DI, Rapporto sull’economia circolare in Italia, con focus sulla bioeconomia, Circular Economy Network (a cura di), 2020
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confini europei sia come importazioni che come esportazioni, sia di scambi all’interno dell’UE.
Inoltre, evidenzia ancora tale rapporto, molti flussi di rifiuti non pericolosi sono considerati delle risorse preziose perché importanti fonti di materie prime. Dal 2004 al 2018 l’export di materiale riciclato verso Paesi non UE è cresciuto in modo costante, arrivando nel 2018 a 2000 kt, mentre l’import ha subito una decrescita costante fino al 2012, quando ha raggiunto il valore minimo di 566 kt, per poi risalire a 658 kt nel 2018; nel 2017 la quantità di rifiuti urbani e speciali riciclati in Italia è stata complessivamente di 95,7 Mt e l’export del materiale riciclato è stato di 3 Mt, mentre l’import di circa 3,8 Mt. Quindi, il materiale riciclato reimmesso nei cicli produttivi italiani è 96,3 Mt e ciò denota una domanda di materiale riciclato del sistema produttivo non soddisfatta completamente dal riciclo nazionale e dunque una potenzialità di crescita del settore del riciclo114.
Se leggiamo ciò in combinato disposto col “pacchetto economia circolare” delle direttive europee 849, 850, 851 e 852 del 2018 cogliamo fino in fondo la volontà del legislatore di innalzare gli obiettivi di riutilizzo e riciclo dei rifiuti urbani per poter ottenere l’indipendenza economica da
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Paesi terzi ed un risparmio di immissione nell’ambiente di nuovi rifiuti (v. supra Cap. I, par. 4).
Per di più, concordando con Röttgen, considerando che la messa in atto di un’economia circolare presuppone l’istituzione di un meccanismo di end of waste, questo deve apportare benefici sia ambientali che economici115.
Possiamo concludere, dunque, che applicare la normativa dei rifiuti anche a sostanze o materiali che abbiano cessato di esserlo, genererebbe oneri ingiustificabili per i detentori e sarebbe controproducente per l’ambiente e l’economia. L’end of waste trova, infatti, la sua essenza nel far riacquisire un ruolo utile a sostanze e materiali recuperati che, con le dovute cautele per la salute umana e l’ambiente, riescono a sostituirsi a risorse naturali primarie con il duplice vantaggio di ottenere un risparmio dell’impronta umana sull’ambiente ed andare verso uno sviluppo economico di tipo sostenibile.
Un altro aspetto da considerare è la questione energetica che è strettamente collegata con il settore dei rifiuti a cui si aggiunge la necessità di interventi per la riduzione delle emissioni CO2 e la lotta ai cambiamenti climatici. Come sottolinea Röttgen, l’utilizzo di biomassa “vergine” per scopi energetici desta preoccupazioni non solo tra gli ambientalisti, ma anche
115 RÖTTGEN D., La fine del rifiuto (end of waste): finalmente arrivano le indicazioni di Bruxelles, in Ambiente & Sviluppo, 11/2008, XVI, p. 28
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nel settore industriale, infatti la produzione di biomassa “vergine” può provocare delle significanti distorsioni di mercato, quali, ad esempio, l’aumento dei prezzi della biomassa destinata al settore alimentare per la produzione di cereali ed al settore industriale per la produzione di carta o legno.
Invece, come ricorda Röttgen, il potenziale energetico dell’end of waste offre notevoli benefici quali:
- La riduzione del consumo di risorse naturali grazie all’utilizzo di biomassa “non vergine” in conformità con la Thematic Strategy on the Prevention and Recycling of Waste (v. infra. Cap. II, par. 1); - Il supporto all’utilizzo sostenibile a scopi energetici della biomassa
“non vergine” evitando distorsioni sul mercato del prezzo dei generi alimentari e dei prodotti per la produzione industriale;
- La riduzione della dipendenza da Paesi terzi per il rifornimento di combustibili importati attraverso la promozione del fuel mix, fornendo una risposta ad un mercato che cerca combustibili alternativi e di alta qualità.
Oltre a ciò, possiamo dire che il meccanismo end of waste apporta anche benefici ambientali a partire dalla promozione della raccolta differenziata, passo fondamentale per permettere il filtraggio di materiale idoneo ad essere utilizzato per la produzione di prodotti riciclati e recuperati di alta
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qualità, contribuendo anche al raggiungimento degli obiettivi virtuosi di riciclaggio fissati dal legislatore europeo.
Il maggiore ricorso ad operazioni di riciclaggio e recupero riduce, conseguentemente, il conferimento in discarica che a sua volta porta ad un risparmio nelle tasche dei cittadini, poiché le aliquote sulla tassazione rifiuti per tale conferimento risultano piuttosto elevate.
Tutto ciò va però letto in relazione alla reale situazione presente in Italia attualmente.
Infatti, secondo dati di Legambiente116 del 2019 «il numero di impianti
presenti sul nostro territorio afferenti ai principali consorzi del sistema Conai [plastica (COREPLA), carta (COMIECO), vetro (COREVE), acciaio (RICREA), alluminio (CIAL) e legno (RILEGNO), che raccolgono la frazione organica dei rifiuti (CIC), gli oli esausti (CONOU)] o altre tipologie di rifiuto è di circa 1.700 unità tra piattaforme di stoccaggio e distribuzione e impianti di riciclo che corrispondono quindi a 4 impianti (di riciclo e recupero) per ogni discarica operativa ed esistente in Italia. Numeri dell’impiantistica di riciclo che ancora non soddisfano le quantità differenziate nel nostro Paese, senza considerare che nei prossimi
116 LEGAMBIENTE, Rifiuti zero – impatti mille, dossier rifiuti, Ufficio Scientifico di Legambiente (a cura di), Valeria Barra e Silvia De Santis (con la collaborazione di), 2019
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anni ci sarà un forte incremento di queste percentuali, in linea con gli obiettivi normativi italiani ed europei».
Possiamo, dunque, concludere che, data l’emanazione e la programmazione di decreti end of waste, è auspicabile che venga incrementato il numero di impianti di recupero dei rifiuti per far fronte alla reale necessità odierna e futura, evitando anche ulteriori “emergenze rifiuti” a cui abbiamo assistito in passato, con la speranza che una burocrazia decisamente poco snella (v. cap. III, par. 1). non scoraggi coloro che vorrebbero creare nuovi impianti di recupero e che i cittadini non si facciano ingannare dalla (spesso) poco efficiente gestione dei rifiuti urbani.
L’end of waste rappresenta dunque in pieno la volontà di trovare un valore in un rifiuto e, grazie alla virtuosità dell’economia circolare, diventare una risorsa per il nostro Paese, cercando di renderlo sempre meno dipendente da Paesi terzi che possiedono materie prime di cui noi non disponiamo, ma di cui potremmo non aver bisogno ottenendo materie prime secondarie dai nostri stessi rifiuti.
Inoltre, da quanto risulta dai capitoli precedenti e come sottolinea Masciocchi, possiamo concludere che, in via generale, gli Stati membri possono stabilire il momento in cui i rifiuti cessano di essere tali in diversi punti della catena: dopo il processo di recupero, dopo la caratterizzazione
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o quando il materiale viene venduto117. Ciò risulta anche dalla lettura dei
Decreti emanati dal Ministero dell’Ambiente in cui si stabilisce che la normativa sui rifiuti si applica fino a quando il processo di recupero non si conclude ed il materiale è stato verificato e certificato come prodotto dal produttore con l’emissione della dichiarazione di conformità, mentre, nel caso di autorizzazioni caso per caso, l’indicazione del momento in cui il rifiuto cessa di essere tale è individuata nel provvedimento di autorizzazione e ciò con l’auspicio di garantire un’omogenea applicazione della disciplina sul territorio nazionale, conformemente a quanto stabilito dai decreti nazionali già emanati.
L’applicazione omogenea viene ribadita anche da Valeria Frittelloni118, la
quale rileva che la ratio dell’art. 184-ter, affidando al SNPA la competenza dei controlli sul territorio, è proprio quella di garantire, attraverso il controllo ex post, che le condizioni per la cessazione della qualifica di rifiuto siano applicate in modo uniforme sull’intero territorio nazionale.
Alcune criticità che emergono, vengono evidenziate anche da Kiniger, e riguardano il carico di lavoro che graverà sull’Ispra e sul Ministero dell’Ambiente che sono da sempre noti per non essere molto agili in
117 MASCIOCCHI P., (a cura di), Fine vita rifiuti, le procedure per i controlli. L’end of waste e il ruolo del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, in Dossier Rifiuti Smart24HSE, Febbraio 2020 118 Coordinatrice del gruppo di lavoro delle Linee Guida per l’applicazione della disciplina end of waste
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termini procedimentali, anche se la natura a campione dei controlli dovrebbe riuscire a garantire l’effettività del sistema119.
Nonostante sia necessario un iter trasparente e tracciabile, ulteriori criticità riguardano la burocratizzazione (v. art. 184-ter commi 3-ter, 3- quater, 3-quinquies e 3-sexies) che, come sottolinea Maglia, sembra eccessiva e punitiva, proprio perché parte da controlli a campione, quando sarebbe più equo un controllo a tutti ma con tempi e modalità certe120.
119 KINIGER A., «Finalmente!», Attualità & Approfondimenti, XI, dicembre 2019, reperibile al sito https://ambientesicurezzaweb.it
120 MAGLIA S., «End of waste: le nuove regole dal 3 novembre (L.128/19)», 4/11/2019, reperibile al sito https://tuttoambiente.it
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Normative
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DECRETO LEGISLATIVO 03 aprile 2006 n° 152, Testo Unico Ambientale
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REGOLAMENTO (UE) n. 333/2011, recante i criteri che determinano quando alcuni tipi di rottami metallici cessano di essere considerati rifiuti ai sensi della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
REGOLAMENTO (UE) n. 1179/2012, recante i criteri che determinano quando i rottami di vetro cessano di essere considerati rifiuti ai sensi della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio REGOLAMENTO (UE) n. 715/2013, recante i criteri che determinano
quando i rottami di rame cessano di essere considerati rifiuti ai sensi della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio DECRETO MINISTERIALE 14 febbraio 2013 n. 22, recante disciplina
della cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS), ai sensi dell'articolo 184-ter,