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In merito al numero, stimato in milioni, di persone che a partire dall'età moderna hanno vissuto l'esperienza della schiavitù mediterranea risulta molto difficile dare una stima ben precisa di tutto il fenomeno in toto.

Gli studi hanno permesso di definire il numero totale degli schiavi che sono stati trasportati dall'Africa verso il continente americano grazie all'analisi della tratta e alla disponibilità di documentazione specifica.

In seguito al fenomeno della schiavitù l'Africa, dal canto suo, ha subito un forte processo di depauperamento demografico favorito anche dagli scontri per la cattura di schiavi che venivano trasportati fino alla costa e poi imbarcati per compiere la traversata dell'Atlantico (Bono, 2016).

Secondo le prime grossolane valutazioni effettuate agli inizi del secolo scorso si stimano circa 10-12 milioni di individui che sono stati protagonisti della schiavitù dirottate alle rotte atlantiche.

Per la schiavitù mediterranea non è possibile fare un simile calcolo perché ogni modalità di cattura, di importazione, di riduzione in schiavitù ha assunto forme molteplici che non hanno permesso di effettuare una somma omogenea anche perché molti di quegli eventi non hanno mai lasciato tracce scritte giunte sino a noi (Bono, 2016).

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Pertanto, sino ad un ventennio fa per quanto riguarda la schiavitù mediterranea ci si limitava a riportare in cifra la presenza schiavile e in determinate località grazie alla consultazione di fonti diverse, sia documentarie che narrative.

Di recente sono state fatte ulteriori proiezioni per quanto riguarda le presenze servili in alcune regioni della penisola iberica e del Maghreb. Gli studi che hanno permesso di registrare in queste occasioni il numero degli schiavi hanno preso in considerazione alcuni importanti fattori.

In primis la giovane età della popolazione schiavile, il correlato minore tasso di mortalità rispetto alla popolazione normale, a cui si vanno ad aggiungere le condizioni di vita, l'usura e il rischio di incidenti che erano tutti ugualmente elevati e che potevano effettuare una sorta di compensazione tra questi diversi fattori (Stella e Vincent, 1996).

Occorre tenere in considerazione il fenomeno dell'uscita dalla schiavitù mediante fughe, liberazioni, riscatti e autoriscatti.

È possibile, inoltre, affermare che il medesimo ragionamento può essere effettuato anche nei confronti degli schiavi europei presenti in Medio Oriente ma, in questo caso, bisogna supporre un turnover più accelerato a causa della presenza di altre vie più frequenti per conseguire la libertà, come ad esempio una maggiore disponibilità finanziaria e una maggiore efficienza organizzativa da parte delle istituzioni europee (Bono, 2016).

Nella seconda metà del Seicento il numero degli schiavi presenti sia da una parte che dall'altra cominciò a diminuire considerevolmente e allo stesso tempo subì un accorciamento anche il tempo della schiavitù, soprattutto grazie alle pratiche di riscatto degli europei, generando al tempo stesso minore presenza e un turnover più rapido.

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Secondo gli studi che sono stati condotti in Europa vi erano principalmente schiavi di origine africana e turco-araba soprattutto nella penisola iberica e in misura minore nei territori italiani: sono stati rilevati tra il 1500 e il 1650 circa 2.250.000 schiavi. Successivamente dal 1650 in poi si verificò una considerevole riduzione di questi schiavi tanto che negli successivi cento anni si contarono circa 275.000 schiavi in Europa (Bono, 2016).

Tab. 1. Schiavi di ogni provenienza vissuti in Europa (1500-1800)

Fonte: Bono, S. (2016). Schiavi. Una storia mediterranea (XVI-XIX secolo). Bologna: Il Mulino.

Tab. 2. Schiavi neri, europei orientali e asiatici vissuti nell’impero ottomano (1500-1800)

Fonte: Bono, S. (2016). Schiavi. Una storia mediterranea (XVI-XIX secolo). Bologna: Il Mulino.

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Tab. 3. Schiavi europei occidentali e centro-orientali vissuti nell’impero ottomano (1500-1800)

Fonte: Bono, S. (2016). Schiavi. Una storia mediterranea (XVI-XIX secolo). Bologna: Il Mulino.

Nell'Impero Ottomano il numero degli schiavi era molto elevato sia per l'estensione del territorio dell'impero sia per l'ampiezza di una casta politica e militare dotata di privilegi e di ricchezze ed articolata fra centro, corte imperiale e diverse province.

I neri erano molto numerosi e si stima che arrivassero in quei territori 5.000 individui l'anno per tutto il XVI secolo e per quello successivo.

Un'altra importante componente era quella europea orientale e asiatica per un totale annuo di alcune migliaia di individui: un turnover di queste dimensioni permette di stimare una presenza fra 2/4 milioni unità nei secoli indicati.

Nel corso del Settecento si consegue una presenza ridotta addirittura dimezzata, arrivando a contare appena un milione di schiavi (Cortes Lopez, 1986).

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Per quanto riguarda gli europei occidentali e centro-occidentali come ad esempio gli ungheresi, gli slavi meridionali, i germanici e altre componenti minori, il loro numero era molto inferiore rispetto alle componenti maggioritarie che abbiamo appena descritto.

Gli studi hanno rilevato circa 80.000 individui nel periodo che abbiamo indicato, ovvero nel XVI secolo, un numero che subì una considerevole riduzione nel secolo successivo.

Per quanto riguarda gli schiavi nel Maghreb gli studi condotti da Robert C. Davis hanno rilevato che gli schiavi europei presenti in quell’area nel corso del Cinquecento, che era il periodo più intenso, furono circa 450 mila per poi decrescere tra il 1600 e la fine del 1700 (Bono, 2016) 17.

Tab. 4. Schiavi europei vissuti negli stati del Maghreb (1500-1800)

Fonte: Bono, S. (2016). Schiavi. Una storia mediterranea (XVI-XIX secolo). Bologna: Il Mulino.

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Nel caso del Maghreb è molto difficile valutare la presenza degli schiavi sia perché non vi sono ordinate registrazioni del numero di schiavi trasportati dalle carovane e comunque in gran parte riesportati, sia perché nei paesi magrebini esisteva un’apprezzabile componente di popolazione di soggetti affrancati e dei loro discendenti (Bono, 2016). Di conseguenza gli schiavi neri restavano poco visibili non si prestava molta attenzione nei loro confronti.

Se consideriamo, dunque, in modo unitario gli schiavi europei, musulmani, neri africani e altri dell'intero mondo Mediterraneo e nel corso dei tre secoli appena descritti e oltre, pur tenendo conto della diversità anche molto accentuata delle componenti e dei singoli destini e cerchiamo di dare una misura complessiva a questo fenomeno storico, dobbiamo ritenere che siano stati almeno 7 milioni (al massimo 9) gli esseri umani che sono stati coinvolti nel fenomeno della schiavitù mediterranea (Bono, 2016).

2.2. Le dinamiche della tratta e del mercato degli schiavi nel