• Non ci sono risultati.

R ITRATTI DI L EOPARDI NEL PRIMO NOVECENTO FRANCESE IN TOUR

L’eco del Portrait di Sainte-Beuve e del successivo dibattito critico intorno a Leopardi raggiunge il Novecento letterario francese. Diverse sono le forme espressive e i generi letterari prescelti per soffermarsi sull’infelice poeta di Recanati; diversi gli esiti e i livelli di approfondimento dell’autore italiano; diversi infine gli influssi esercitati su poeti e lettori successivi.

Talvolta è un’occasione odeporica a suscitare il desiderio di presentare questo personaggio letterario, come avviene, ad esempio, negli scritti di Le Bourdellès e di Larbaud.

Proprio agli albori del nuovo secolo, infatti, si pone la breve biografia di Raymond Le Bourdellès, volta ad avvicinare Leopardi al pubblico francese e quindi concepita sul modello di altri saggi ottocenteschi, ovvero costruita intorno all’elencazione delle principali tappe biografiche dell’infelice poeta intrecciate a numerosi confronti con autori maggiormente noti al pubblico francese.

Nel complesso lo studio non raggiunge la profondità esegetica dimostrata da Sainte-Beuve: riassume i risultati raggiunti da altri studiosi che si erano, prima di lui, accostati allo stesso argomento e, soltanto in rari casi, avanza personali posizioni critiche.

Già dall’introduzione si nota il tentativo compiuto dall’autore di interessare maggiormente i suoi potenziali lettori stemperando il pessimismo leopardiano e mostrando il poeta attorniato da amici sinceri, piuttosto che insistere sulla sua solitudine.

Del suo pellegrinaggio letterario, assurto a vero e proprio topos della narrativa europea con la moda del Grand Tour, Le Bourdellès si sofferma sulla descrizione del «natio borgo selvaggio», visto per la prima volta di notte:

C’est une des jouissances du voyage que de parcourir le soir, marchant à la découverte, une ville inconnue. Recanati s’endormait: c’est une petite cité, peuplée de travailleurs champêtres, où on ne veille pas tard; quelques lumières brillaient de place en place aux fenêtres; au fond d’une vieille maison, un violon jouait l’air de l’intermezzo de «Cavalleria rusticana». Oh! Cet air de l’intermezzo, qui commence avec la majesté d’un chant d’église et qui se termine par des modulations si mélancoliques et si douces, comme il remue les fibres les plus secrètes de notre être…! Dans cette froide nuit de décembre, les étoiles brillaient du plus vif éclat. Je me souvins des vers consacrés par Leopardi aux étoiles dans son poème «Le Ricordanze».79

L’epifania notturna dello spazio cittadino assume una duplice valenza: da una parte si fa specchio dell’occhio straniato del viaggiatore colto di sorpresa dalla quiete serale e dalle melodie ascoltate che mirano a ritrarre un paesaggio italiano non prettamente connotato in senso leopardiano (come il richiamo a Mascagni suggerisce); dall’altro prepara i lettori ad addentrarsi nei luoghi di Leopardi, a vederli con gli occhi non solo del narratore francese quanto con quelli del poeta stesso, particolarmente attratto dalle percezioni visive e uditive ricevute dal paesaggio notturno.

Alla descrizione, condotta quasi come un’imitazione del modo leopardiano, segue la traduzione in prosa di alcuni versi della poesia citata, secondo una consuetudine già consolidatasi nel corso dell’Ottocento, tentando dunque un secondo tipo di imitazione dopo la descrizione paesaggistica che palesa la volontà dell’autore di dar direttamente voce ai versi del poeta, inseriti non ex abrupto, ma dopo aver mediato nel quadro descrittivo introduttivo tra l’orizzonte leopardiano e quello dei lettori francesi.

La sua versione de Le ricordanze si presenta fedele e curata, attenta a non omettere nulla, pur nella difficoltà, dal punto di vista lessicale, di tradurre alcuni lemmi di particolare rilevanza nel vocabolario leopardiano.

Ampio spazio è dedicato da Valery Larbaud, nella sua Lettre d’Italie, poi riedita in Jaune bleu blanc, al suo viaggio a Recanati che segue la visita alla vicina Loreto. Vi è intanto una distinzione tra Recanati en songe e Recanati en réalité, tra i luoghi

79 Raymond Le Bourdellès, Giacomo Leopardi. Lord Byron en Suisse, en Italie et en Grèce. Boccace – L’Arioste, Paris, Pedone-Fontemoing, 1901, pp. 11-12.

leopardiani immaginati nella mente dell’autore francese prima di averli realmente visitati e le impressioni ricevute dal contatto diretto con uno spazio geografico, delineatosi inizialmente attraverso un filtro essenzialmente letterario.

Secondo una procedura consueta nella letteratura odeporica, Larbaud ammicca ai suoi lettori accostando i luoghi leopardiani ad altre città francesi come Riom e Clermont-Ferrand, indicando come sue ‘preconoscenze’ il libro di Giuseppe Chiarini e soprattutto la lettura degli stessi Canti:

Alors, les deux Recanati, la française et l’italienne, ne formaient qu’une seule ville, que je voyais assez bien pour m’expliquer l’effrayante et mesquine tragédie de Giacomo Leopardi.80

La descrizione di Recanati en réalité ruota tutta intorno all’insistenza su tonalità cromatiche azzurrine, sull’alternanza azur/bleu che viene subito accostata ai «tableaux italiens», dando l’avvio a una precisa modalità descrittiva adottata sovente in queste pagine da Larbaud che predilige la mediazione con le arti figurative per descrivere le peculiarità della città natale di Leopardi:

[…] Recanati m’apparaît comme une glorieuse vision, car au-dessus de cette brume, on distingue, encore et toujours, de l’azur à n’en plus finir: une voûte d’azur qui relie le bleu de l’Adriatique au bleu de l’Apennin et aux bleus des fonds de la campagne, des profonds horizons tels que je ne les voyais, à Londres ou à Paris, que dans les tableaux italiens.81

Subito dopo alla centralità della vista segue la proposizione di un sound-scape ovvero di un paesaggio ‘sonoro’ che permette proficuamente di associare i luoghi reali alla poesia leopardiana in cui le sensazioni uditive svolgono un ruolo di non secondaria importanza.

In particolare il vociare della «gioventù del luogo», ascoltato dall’autore francese durante la sua visita, sembra costituire il prolungamento dell’eco dei versi leopardiani.

La biografia ‘topografata’, ovvero filtrata dai luoghi, viene così a rientrare nella più ampia tipologia delle biografie leopardiane in cui è costante il saldo intreccio tra ricordi di vita vissuta e stralci di poesie citate come exemplum.

80 Valery Larbaud, Jaune bleu blanc, Paris, Gallimard, 1991, p. 67. 81 Ivi, p. 68.

Il ricordo di un celebre verso di Musset («Sombre amant de la Mort, pauvre Leopardi!») dedicato a Leopardi spiega inoltre come si inizi a delineare un tenue leopardismo che collega tra loro gli intellettuali francesi attraverso comuni riferimenti al poeta italiano.

Dagli esterni Larbaud passa alla descrizione di Palazzo Leopardi, mettendone in rilievo la grandiosità, sia pur all’interno di una piccola città di provincia, e si sofferma su una pittura murale che rappresenta un portico greco-romano che «fait penser à une antiquité idéale, aux grands temples de la Grèce, et le contraste avec la piazzetta et l’église est aussi très frappant».82

Subito dopo, così come era avvenuto a proposito dei suoni provenienti dal villaggio, segue la citazione dei versi de Le ricordanze con il ricordo delle «dipinte mura» delle sue stanze. Lo spazio descrittivo si apre poi agli inserti biografici, come avviene ad esempio con il racconto dei tentativi compiuti dal giovane Giacomo per allontanarsi da Recanati.

Ai quadri sostanzialmente euforici dei luoghi esterni (sia pur con la consapevolezza che ben diverso è vederli in visita o abitarvi sempre) seguono delle brevi ma esaustive prosopografie dei genitori di Leopardi.

Se di Monaldo appare tracciato un ritratto simile a quello tradizionalmente vulgato, con qualche tenue punta di acredine in riferimento al suo misogallismo, alla sua erudizione priva di vero genio, molto più feroce è il portrait materno in cui Larbaud coglie i tratti di anafettività caratteristici di Adelaide Antici, definita, attraverso un’espressione italiana virgolettata e più volte riproposta, «Mamma Cattiva».

Lo scrittore francese adotta una prospettiva che dal generale tende a restringersi e a focalizzarsi sul vero protagonista del suo pellegrinaggio letterario.

Gli ultimi paragrafi, interamente dedicati a Leopardi, rivelano un certo acume di Larbaud nell’individuazione del desiderio di gloria leopardiano, nel suo essere scisso tra opposti sentimenti (come d’altronde tipico della temperie romantica) «entre l’amour et la haine, entre le désespoir et l’illusion»,83 nelle sue proposte innovative che lo pongono, in questo ritratto, in opposizione a Goethe (ma comunque ugualmente equiparabile per grandezza e spessore culturale), tra Vigny e Baudelaire

82 Ivi, p. 71. 83 Ivi, p. 81.

nel confronto con la letteratura francese e soprattutto in una posizione di netta avanguardia nel panorama della poesia italiana.

La conclusione si pone circolarmente all’attenzione del lettore attraverso un ritorno ai luoghi leopardiani, anzi al Luogo per eccellenza, rappresentato dal Colle dell’Infinito e all’identificazione della città con il suo scrittore come era avvenuto con Stratford-upon-Avon, divenuta la Shakespeare-Town, anche Recanati è e sarà ormai per tutti la Città-Leopardi, con un paradossale gioco antifrastico, su cui forse avrebbe, meglio di noi, saputo ironizzare l’autore del doppio finale del Dialogo della Natura e di un Islandese, tanto deriso in vita da quei concittadini che oggi ne tributano gli onori.