• Non ci sono risultati.

REATO PERMANENTE E REATO ABITUALE

B) LA SORPRESA

2.3 REATO PERMANENTE E REATO ABITUALE

Quando la “sorpresa” realizzata da un terzo è rivolta verso un reato permanente, è stato previsto espressamente dall’articolo 382, II comma,

76 Cfr. Cass. pen. Sez. I, 17-11-1995, n. 5912 in Cass. Pen., 1997, 1035, in cui si

stabilisce che “Ai fini della configurabilità dello stato di c.d. quasi flagranza, quale delineato nell'art. 382, comma 1, seconda parte, c.p.p., quando risulti che, nell'immediatezza del fatto (intesa nel senso non di un rigido limite cronologico ma della non contraddizione rispetto al significato della locuzione normativa), il soggetto si è venuto a trovare materialmente a disposizione e nella custodia degli organi di polizia giudiziaria, perdendo in tal modo la propria libertà, nulla rileva che solo a distanza di alcune ore sia stato formalmente redatto il verbale di arresto. (Nella specie, in applicazione di tale principio, la Corte ha ritenuto che legittimamente fosse stato convalidato l'arresto di un soggetto che, presentatosi con indumenti sporchi di sangue e di fango ad un ufficio di polizia giudiziaria, dichiarando di aver commesso - come poi effettivamente accertato - un omicidio circa quindici minuti prima, era stato subito trattenuto dagli agenti, i quali si erano fatti da lui accompagnare sul luogo del commesso delitto e, una volta rientrati in ufficio, a distanza di circa due ore, avevano redatto il processo verbale di arresto).”

77

39 che lo stato di flagranza sia connesso e perduri fino a che non cessi la permanenza.

Il reato permanente è un reato di durata caratterizzato dal protrarsi nel tempo dell’evento lesivo e della sua consumazione. Si può strutturare essenzialmente in due fasi: la prima, iniziale, in cui un individuo pone in essere il fatto illecito; la seconda, in cui si ha il persistere dell’ individuo stesso nella condotta e nella volontà che genera l’illecito. Quindi si tratta di quei reati in cui ciò che conta non è solo la condotta criminosa inizialmente posta in essere, ma soprattutto la successiva volontà di mantenimento di quella stessa condotta nel tempo. Naturalmente la configurabilità di una tale tipologia di azione e condotta (la permanenza) rileva nel nostro ordinamento come elemento caratteristico ai fini della determinazione della pena e del reato corrispondente ( sequestro di persona ex art 605 c.p., riduzione in schiavitù ex art 603 c.p., ecc…).

In relazione alla flagranza si opera anche per il reato permanente, come per la quasi flagranza, una fictio iuris78. In ragione di questa, infatti, la condotta viene considerata “in atto” in quel determinato momento in cui agli occhi del terzo un soggetto agente viene dal terzo stesso sorpreso nella realizzazione di quel reato che nel nostro ordinamento si qualifica come permanente in base le sue caratteristiche.

La giurisprudenza della Suprema Corte ha stabilito infatti che per un legittimo arresto in flagranza in relazione ad un reato permanente occorra da un lato provare la commissione del fatto criminoso da parte del soggetto sorpreso e dall’altro l’inequivoca riferibilità della frazione di reato in questione percepita ad una fattispecie nel nostro ordinamento configurata come permanente79.

78 CRISTIANI, voce Flagranza, in Enc. Giur., vol. XVI,Treccani, 1989. GENTILE,

op. cit., p. 43.

79

40 Non vi sono dubbi inoltre che la flagranza possa configurarsi in maniera analoga anche nel caso di reato abituale e continuato80(es. maltrattamenti in famiglia). Ma è comunque da ritenersi che quest’ultimo non costituisca una fattispecie giuridicamente unitaria, quanto invece una serie di singoli episodi. Episodi che dovranno rimanere autonomi e distinti nonché ognuno come potenzialmente oggetto di “percezione” di un terzo; senza divenire parti, come già detto, di una fattispecie giuridicamente unitaria. È da aggiunger inoltre che in base a quanto fissato nella sentenza Cass. pen. Sez. VI, 09-05-2013, n. 34551 (rv. 256128) sempre in relazione al reato abituale dei maltrattamenti in famiglia sarà legittimo l'arresto in flagranza qualora la polizia giudiziaria, “dopo avere raccolto le dichiarazioni della persona offesa su comportamenti di reiterata sopraffazione, assista personalmente ad un singolo episodio che, pur non integrando autonoma ipotesi di reato, si pone inequivocabilmente in una situazione di continuità con le condotte denunziate dalla persona offesa medesima” ( la Fattispecie riguardava il caso in cui una persona, la cui convivente aveva denunciato reiterate ipotesi di violenze e sopraffazioni, il giorno dell'arresto, recatasi presso l'abitazione della donna stessa e verificato che quest'ultima era in auto con i carabinieri, aveva provato in modo irruento ad aprire la portiera dell'auto di servizio per parlare con la predetta). (Annulla senza rinvio, G.i.p. Trib. Marsala, 01/12/2012). Infine è necessario aggiungere che per entrambe le ipotesi di reato permanente od abituale occorrerà vedere cosa la legge ha stabilito in merito alla pratica dell’arresto e il fatto che il delitto debba riscontrarsi come tentato o consumato. Si pensi, ad esempio, ad un caso in cui un determinato reato veda consentito l’arresto in flagranza solo in caso di sua consumazione ma non nel caso di tentativo, l’eventuale sorpresa del presunto reo in un’azione che presenti gli estremi per essere considerata tentativo non giustificheranno un arresto in flagranza, neanche nel caso

80

41 in cui questo tentativo sia l’ultimo episodio di una serie di reati consumati e collegati tra loro da vincolo di continuazione. La flagranza sussisterebbe infatti solo verso la sorpresa di un reato consumato.