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Capitolo 3: Antropologia, teatro e intercultura

3.5. Quartieri Teatrali: dal laboratorio allo spettacolo

3.5.3. Rehearsal e performance: dal retroscena alla ribalta

La fase di preparazione dello spettacolo, ovvero del rehearsal schechneriano, ha coinciso con il periodo finale dei laboratori, ed ha portato in generale ad una coesione maggiore del gruppo, focalizzato sull'obiettivo comune di andare in scena.

È stata molto importante in questa fase la responsabilità che è stata data ai partecipanti per la creazione dello spettacolo. Il lavoro in piccoli gruppi che ha proposto Nicola è stato a mio parere particolarmente efficace da questo punto di vista: ogni gruppo aveva infatti ampio spazio di manovra rispetto alla creazione del proprio pezzo.

Il fatto che Nicola ci lascia un grandissimo spazio di lavorare noi su questo spettacolo, quindi questo ci permette di sentirlo un po’ più nostro, soprattutto perché ci permette di entrare un po’ più in relazione l'uno con l'altro, ci permette di accorgerci di cosa potrebbe non andare, cosa non è valorizzato, chi è nascosto. Non siamo solamente i burattini che devono fare lo spettacolo, ma siamo quelli che stanno creando lo spettacolo. (…) È bello perché possiamo entrare in relazione con l'altro. Con Khadisja ci sto parlando molto più adesso, che magari dobbiamo provare a riuscire a dire la sua battuta, ed allora devi dire, proviamo, mentre magari prima era molto più, ognuno...

Intervista a Sofia

Khadisjaper esempio mi ha raccontato -cosa che ho notato anche durante l'osservazione- come abbia acquisito in questa fase una notevole sicurezza in se stessa, tanto da riuscire a recitare alcuni pezzi in italiano, lingua da lei poco conosciuta. “Sbagliare” durante le prove era considerato parte del processo: l'apprendimento delle tecniche teatrali, del linguaggio teatrale, e, nel suo caso, della lingua italiana, avvenivano in itinere, per tentativi, come proprio del training informalelxvii.

La presa di parola all’interno di un percorso introspettivo e di condivisione di emozioni, pensieri ed esperienze, ha sviluppato, a mio avviso, l'agency di ogni partecipante. Questo elemento diventa tanto più importante quando si considera la difficoltà di definirsi e collocarsi vissuta da molte persone, che si trovano in un nuovo ambiente sociale molto differente da quello di origine, spesso con una conoscenza scarsa della lingua locale.

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In questa fase è diventata sempre meno importante la necessità di confrontarsi con le differenze culturali, come mi ha raccontato Bianca, la quale si era avvicinata a Quartieri Teatrali proprio con l'obiettivo di rapportarsi a tali differenze.

A parte i momenti iniziali in cui dovevamo raccontare qualcosa di noi, i ricordi, il primo giorno di scuola... piano piano è venuto assottigliandosi [il tema della diversità culturale]. Lo spettacolo, il preparare qualcosa insieme, ha tolto completamente ogni tipo di confronto, o di possibilità che emergessero questi background. Da un certo punto di vista è assurdo, perché in qualsiasi altro posto del mondo, nella vita di tutti i giorni, emergerebbero molto di più. E lì hanno smesso di emergere.

Intervista a Bianca

Il training informale ha portato a vivere gli errori come parte del processo di apprendimento, permettendo a mio avviso di sviluppare sicurezza in sé stessi e nelle proprie risorse, preparandosi con impegno all'uscita in scena, alla performance pubblica.

Il laboratorio è una struttura di formazione e il teatro (lo spettacolo) è la pratica. Sono due esperienze: laboratorio per aggiustare, capire, essere la persona che non è forte, ma può inserirsi nel gruppo e il teatro è la realtà. (…) Quando vai a fare il laboratorio proviamo, proviamo, proviamo, ma lo spettacolo dare ancora una spinta. Intervista a Junior

Ciò che viene portato sul palco, come spiega Schechner, è sia l'atto performativo in sé, che il processo che ha preceduto la messa in scena del prodotto finale:

The hidden portion of performance is what the performer has learned, non only about the specific role being enacted, but also about the whole craft, the years of knowledge standing behind the enactment. (Schechner 2010:227)

Lo spettacolo è stato un momento importantissimo per tutti i partecipanti: era percepibile la tensione, la concentrazione, la coesione del gruppo prima di andare in scena. Come racconta Juniorlxviii, durante i laboratori soprattutto i ragazzi più piccoli erano distratti,

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mentre nella preparazione dello spettacolo ed in scena erano molto concentrati, pronti a cooperare, ed hanno dato il meglio di sé. Anche all'interno del laboratorio nel Centro delle Donne ho potuto notare maggiore impegno e coesione di gruppo a partire dalle prove finali, fino alla messa in scena dello spettacolo.

Un primo elemento importante su cui riflettere è il buon esito di ogni spettacolo: ognuno ha portato in scena bene la sua parte, in armonia con il gruppo. Per tutte le persone che ho intervistato, ed anche per gli altri partecipanti, è stato un momento unico, molto forte dal punto di vista emotivo. Dalla paura di condividere le proprie esperienze, di recitare davanti al gruppo e poi davanti ad un pubblico, si è passati ad una maggiore fiducia in se stessi, nelle proprie potenzialità e capacità, culminate nell'atto stesso della presenza e dell'azione come attori sul palco.

Attraverso la creazione di un proprio testo, proposto prima nello spazio laboratoriale e successivamente nello spazio pubblico, ogni persona si è allenata ad essere creatrice-autrice e attrice di una propria storia, di una propria visione del mondo, comunicandola all'esterno attraverso una forma artistica. Ritorna in questo caso il significato attribuito da Turner alla performance, ovvero una conclusione adeguata ad un'esperienza, che viene espressa e resa disponibile alla penetrazione simpatetica di altri spiriti. Inoltre, attraverso questo percorso, è stato possibile essere al contempo author e performer di una propria narrativalxix.

Aboudramanelxx mi ha spiegato come per lui il momento dello spettacolo sia stato molto importante ed emozionante, mentre Khadisja mi ha raccontato quanto la sua paura di non essere in grado di recitare si sia affievolita nel tempo, ed alla fine sia arrivata concentrata e sicura al momento dello spettacolo. Anche Junior ha dato una particolare rilevanza al momento della performance pubblica:

È importante per me fare questo spettacolo. Io so che c'è altre capacità in me. Sono avvantaggiato. (…) Io riesco a parlare davanti a tanti persone e a stare tranquillo, a controllare la mia eccitazione. Io sono stato un po’ nervoso, ma dopo andiamo a fare un piccolo riscaldamento, fare, buttare fuori. Prima di spettacolo. Quando fare lo spettacolo, ancora, io euforico, io non penso che posso fare questo gesto, la scena. (…) Hai fatto piccolo gesto, piccola frase, e tutti hanno fatto uno per fare un grande spettacolo.

73 Intervista a Junior

Un altro elemento da osservare nel momento della performance pubblica è il modo in cui essa porti le persone a riflettere e ad essere “toccate”, ed in questo modo a partecipare alla performance attraverso un tipo di relazione fatta di coinvolgimento, impegno e riconoscimentolxxi. Da parte del pubblico ho avuto solamente la testimonianza di alcuni partecipanti ai laboratori, i quali mi hanno raccontato di essersi avvicinati a Quartieri Teatrali poiché erano stati incuriositi e “toccati” dagli spettacoli a cui avevano assistito:

Ho visto uno spettacolo loro che mi ha colpito, il Violino del Titanic, c’è un momento in cui c’è un passaggio di questi semi, c’è questa semina, ho ricevuto questi semi che poi ho conservato, c’è stato un incontro affettivo, e da lì mi è piaciuta come realtà, ho iniziato a conoscere pian piano varie persone che gravitano intorno a Cantieri Meticci, mi è sembrato validissimo il progetto, c’è stato un po’ un innamoramento.

Intervista a Luca

Da parte dei partecipanti ho potuto riscontrare l'importanza che hanno rivestito le tematiche affrontate a laboratorio e portate sul palco. Junior ha condiviso con me le sue riflessioni maturate rispetto al tema “essere streghe oggi”:

Ci sono persone che hanno macchine, vita, soldi. Ci sono degli altri che sono ricchi e non guardano niente, sempre il suo lavoro, il suo famiglia, i bambini, basta. E questo tema può risvegliare le coscienze, però non penso che tu oggi se stai bene fare come non vedo cosa succede vicino a te. C'è un'altra cosa, qualcuno mi ha detto questo proverbio: dietro l'angolo c'è un arcobaleno nel cielo. Oggi non va bene per te, tutto difficile, domani posso avere la fortuna. Così oggi tu vivi bene con la famiglia e non ti preoccupare di nessuno, domani può cambiare nella vita. Quando sono ricco o povero devo denunciare cosa non va bene nella società, e tu dici sempre, devo essere attivo.

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