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RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALEL’approvvigionamento energetico da

Nel documento Tattiche per il progetto di architettura (pagine 77-79)

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RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALEL’approvvigionamento energetico da

rinnovabile delle città andrà man mano convertendo la propria modalità di produzione, modificando il “vincolo di vicinanza” che è alla base del sistema e sul «tavolo dell’energia»1; secondo gli esperti

cambieranno i sistemi di stoccaggio, di distribuzione, di consumo, sino ad a definire nuovi dispositivi, assimilabili ad «architetture

poliformi»2 e nuovi «modelli configurativi spaziali»3.

La produzione e la distribuzione dell’energia sono due aspetti strettamente correlati tra loro, partendo dalla considerazione che non si può operare sull’uno senza agire sull’altro. Siamo nel pieno dell’era della “transizione energetica”, periodo storico definito da Jeremy Rifkin come la “terza rivoluzione industriale” nella quale, attraverso l’innovazione e la sperimentazione, le attuali “città fossili” potranno mutare, così da divenire delle realtà urbane sempre più “rinnovabili”.

Nell’evoluzione storica della città che William John Mitchell traccia nelle sue considerazioni iniziali, per meglio comprendere gli effetti della comunicazione digitale sulle città (nel suo testo E-Topia, nel quale si occupa di tendenze e relazioni tra architettura, design e tecnologia; tali opzioni sembrano muoversi nella direzione sempre crescente di “ambienti intelligenti”), afferma che gli insediamenti umani storicamente si sono sviluppati rispetto a quelli che lui stesso chiama “punti di opportunità” (points

of opportunity4, e che oggi potranno ancora

contribuire all’interazione sociale e culturale urbana.

Secondo Peter Droge, stiamo assistendo

ad un ulteriore trasformazione del sistema energetico attuale; infatti le e-web (cioè le

energy-web, intese come «reti elettriche

grandi e piccole», scrive Peter Droege) saranno alimentate da una combinazione differenziata dei sistemi convenzionali, dismettendo, o in parte riconvertendo, gli stessi dispositivi all’interno della rete attuale esistente.

I nuovi cicli energetici, a partire dagli studi sul tema, possono essere considerati cicli chiusi; nel caso dell’energia adottare il modello dei «cicli chiusi delle risorse, significa partire dalle fonti energetiche rinnovabili e con esse produrre energia utile pulita, elettrica o termica»5, non

dimenticando un possibile altro vettore energetico: l’idrogeno, che permetterebbe la «creazione del Worlwide Energy Web e la ridistribuzione come potere energetico»6

sulla terra.

Gli scenari futuri (come quello descritto nella Roadmap 2050 per l’Europa dello studio OMA7, o nelle politiche di Agenda 218, o

nelle descrizione degli Scenari energetici

italiani9 descritti dall’ENEA nel documento10

del 2004 e del Rapporto ISSI11 2007, o nel

report del 23° World Energy Congress che si è svolto ad Istanbul sulle tendenze che plasmeranno il futuro scenario energetico, in occasione del più importante forum internazionale in materia di energia nel quale il WEC ha presentato il World Energy

Scenario 201612) prevedono principalmente

due visioni dell’e-web (differenti per scala, produzione e de-localizzazione): se da un lato si riconosce una progressiva frammentazione dei sistemi produttivi medi

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UPCYCLE

NUOVE QUESTIONI PER IL PROGETTO DI ARCHITETTURA

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e piccoli (secondo Jeremy Rifkin), dall’altro, invece, si continueranno a sviluppare nuove “nodalità energetiche dedicate” (energy hub – ad esempio ricordando le sperimentazioni di Carlo Rubbia in Italia e poi in Spagna) per la generazione di energia rinnovabile (eolica, fotovoltaica, solare termica), all’interno di aree periurbane o in “aree remote”. Per quanto riguarda la prima visione dell’e-web, si riconosce una progressiva frammentazione dei sistemi produttivi medi e piccoli (sprawl-

energy), che più precisamente possiamo

definire con l’azione di decentramento e polverizzazione energetica; il processo di soppressione di quei “vincoli di vicinanza”, tende a far coincidere, nello stesso schema tipologico, il luogo della produzione e quello dell’utilizzo/consumo riducendo, a distanza = 0, la rete di trasporto. Così si genereranno dispositivi ad entalpia uguale zero, cioè cicli chiusi (e combinati) dove la produzione coincide fisicamente con il luogo del consumo; questi dispositivi (definiti “edifici-macchina” o “sistemi-cellula”) potranno essere collegati in rete, in modo da «scambiare tra loro l’energia prodotta in eccedenza»13 – nella visione di un «energy

sharig»14.

Nel corso della storia, secondo William John Mitchell, grazie

all’introduzione di «nuovi tipi di reti» (come l’introduzione di acqua convogliata a rete nel villaggio tradizionale; oppure il processo accaduto nei secoli XIX e XX quando sono state introdotte le reti di energia elettrica nelle città, o ancora quando, nel XX secolo in molte città americane e dell’Europa occidentale, si ebbe lo sviluppo delle reti telefoniche e di nuovi sistemi di trasporto moderni) c’è stata una ridistribuzione delle risorse e delle opportunità, permettendo a molte città (e quindi di territori) di funzionare in modo diverso. Tutto questo ha portato ad un cambiamento sia nella localizzazione che nell’organizzazione delle diverse attività nella programmazione delle città.

Tale processo di sviluppo è quello che William J. Mitchell identifica come “fenomeno di frammentazione e

ricombinazione” – egli scrive infatti – «as new networks are introduced, established building types and urban patterns that had been based on preexisting infrastructure networks begin to fragment and to recombine»15.

Così come le reti di trasporto, di

telecomunicazioni, anche quelle energetiche rinnovabili incideranno sul tessuto (lòigos e logos) delle città?

Essi cambieranno il modo di accedere alla rete (essendo nodi della rete) trasformando il carattere (modo) e la distribuzione (modalità) delle attività urbane?

Le nuove «reti dell’energia, del digitale, dell’ambiente»16, sono paragonabili a quelle

dell’ICT, perché avranno come conseguenza l’interessante fenomeno della “distribuzione delle opportunità”; le une rispetto alle altre differiscono per quanto riguarda il principio di “accesso al servizio”, in quanto i sistemi energetici da rinnovabile possono essere concepiti in qualsiasi punto/luogo (come nello sprawl urbano), senza determinare una gerarchizzazione rispetto al punto di accesso, se non fosse per il loro “mettersi in rete”. I caratteri delle nuove reti influiscono sui territori alle diverse scale (…such networks

operate at a variety of scales); un primo

livello è quello della scala globale, un secondo alla scala della regione e della città, un terzo livello interessa gli edifici stessi (intesi come “sistemi elettronici nervosi”), ed un quarto livello è quello a “scala 1:1”, che riguarda le automobili e degli utenti. Alcune applicazioni e studi sono rintracciabili anche nel lavoro del MIT; in questi studi gli oggetti urbani vengono definiti “corpo-reti”, ed intesi come “fagocitatori energivori” capaci di attivarsi attraverso l’applicazione di «dispositivi»17,

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ALBERTO ULISSE

RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Nel documento Tattiche per il progetto di architettura (pagine 77-79)