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RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALEche Fuller, a differenza di Frei Otto, che pur

Nel documento Tattiche per il progetto di architettura (pagine 83-85)

03 RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE

RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALEche Fuller, a differenza di Frei Otto, che pur

lavora sul concetto di adattabilità dell’edificio attraverso l’utilizzo di strutture flessibili, converge verso il concetto di autosufficienza come l’impiego razionale delle energie naturali e dei risultati della ricerca. All’interno delle teorie cosmiche e sistemiche di Fuller, risultano rilevanti i processi di nidificazioni sistemiche: si parla di sistemi che contengono a loro volta dei sottosistemi. Ciascuna unità autonoma (ad esempio la casa) deve contenere tre elementi fondamentali: un collettore (per la captazione), un magazzino (per l’immagazzinamento), un convertitore (per la conversione e la regolazione).

Negli anni ’60-’70 altri esponenti minori del panorama architettonico realizzarono applicazioni in merito, come l’Autonomous

house (casa autosufficiente) di Alexander

Pike (1973), la casa solare in Inghilterra di Jersey Shore (1974), la casa solare nel New

Jersey di Doug Kelbaugh (1975), oppure

l’affascinante dispositivo della casa solare nel New Mexico (1974) di Steve Baer, realizzata e composta da undici cellule poliedriche in alluminio. Quattro di queste cellule esposte a sud contengono bidoni d’acqua che fungono da accumulatore/scambiatore di calore per la conversione energetica.

Ancora oggi, a seguito delle sperimentazioni di Buckminster Fuller sulle forme e

strutture geodetiche (strutture emisferiche composte da una rete di travi giacenti su cerchi massimi, le geodetiche appunto) e sull’ispirazione al modello estetico di Leonardo Da Vinci del “duodecedron

elevatus” (uno dei poliedri che Leonardo

aveva disegnato per il De divina proportione

– 1498) rispetto al quale Enel, in

collaborazione con l’Università Studi di Pisa, ha realizzato il Diamante verde; questo è il nome di una centrale energetica ad energia solare interna la cui forma di diamante richiama le sperimentazioni dei due maestri. A delineare un’alternativa sul modo di concepire gli edifici in chiave energetica che

ha pervaso le avanguardie del futurismo, è stato quello di immaginare gli edifici come macchine, come vere e proprie centrali (si rimanda al declaratorio di Jeremy Rifkin, riportato nel box di questo capitolo). Un esempio singolare è la Villa Girasole – la casa rotante (dell’ingegner Angelo Invernizzi, costruita tra il 1929- 35 a Marcellise - Verona) si può collocare nell’ambito del “culto del sole” che nell’Italia tra il 1930- 40 costituì terreno di studi e ricerche in chiave autarchica in Italia (Il sole

elemento autarchico o Il sole quale fonte di energia autarchica, erano alcuni dei titoli di

articoli apparsi su riviste di architettura e divulgazione del periodo), e l’idea di edifici girevoli, atti a rincorrere il sole, conobbe un certo successo.

Nel 1934 anche Pierluigi Nervi illustrò un suo progetto per una piccola casa girevole (poi non realizzata). Altri edifici girevoli furono poi costruiti per ottimizzare l’elioterapia; singolari appaiono gli studi di Ludwing Hilberseimer (studio ed applicazione sui principi del sistema diffuso di edifici georeferenziati rispetto all’asse elio termico) e quelli di Martin Wagner (Das wachsende haus) per l’esperienza del concorso: la “casa che cresce”, organizzato nel 1932.

Il progetto di Angelo Invernizzi trova la sua ragione nei riferimenti delle avanguardie, nella macchina e nella velocità (il giro completo della casa mossa da carrelli di tipo ferroviario-portuale motorizzati su binari, avveniva in nove ore e venti minuti, per una velocità periferica di circa 4 mm al secondo), quel mito tanto cercato dai futuristi

da Mario Morasso a Filippo Tommaso Marinetti, dall’arte di Giacomo Balla e dalle interpretazioni delle architetture di Sant’Elia per la città.

I temi dell’«ecologia, densità abitativa, rapporto tra naturale e artificiale» sono stati affrontati negli anni dallo studio olandese MVRDV nella realizzazione del Dutch

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UPCYCLE

NUOVE QUESTIONI PER IL PROGETTO DI ARCHITETTURA

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Pavilion all’Expo di Hannover del 2000.

Gli MVRDV rappresentano una delle realtà progettuali e concettuali più vitali sulla scena contemporanea, per la «capacità di produrre teoria e progetto, e insieme di porre attivamente la necessità di rinnovare le parole chiave e i linguaggi con cui l’architettura sta guardando a una realtà in profonda metamorfosi»35.

La struttura del padiglione si caratterizzava, infatti, per la sovrapposizione di sei modi di essere del paesaggio.

Dal piano terra, il sistema delle dune

landscape conduceva al greenhouse landscape, spazio il cui la natura, e

soprattutto la produzione agricola, mostravano il forte legame con la vita, anche nel nuovo mondo high tech. Nel

pot landscape grandi vasi accoglievano

le radici degli alberi posizionati al piano superiore, mentre schermi e immagini digitali lanciavano messaggi di luci e colori.

Rain landscape era invece lo spazio dedicato

all’acqua, che diventava schermo e supporto di messaggi audiovisivi; grandi tronchi di alberi popolavano il forest landscape, mentre in cima all’edificio il polder landscape ospitava delle grandi pale eoliche e un’ampia superficie verde. L’attualità del tema

dell’ecologia, della sostenibilità e di un nuovo rapporto della natura è stata quindi veicolata tramite un’architettura dalla forte sintesi e carica iconica.

Nella seconda «pre-figurazione dell’e-web»36,

invece, si continueranno a sviluppare nuove “nodalità energetiche dedicate” (enegy hub) per la generazione di energia rinnovabile (eolica, fotovoltaica, solare termica). Questi dispositivi potranno essere installati sia nei luoghi (o nei “vuoti” come “luoghi pionieri”) che la città chiama ad esprimere un nuovo

senso (siano esse aree intra- e periurbane),

o «dislocati in aree remote»37 (come ad

esempio gli impianti allestiti nel deserto nordafricano per alimentare in parte le città dell’Europa meridionale).

Quest’ultima posizione sul tema, definisce il

campo di applicazione di quelle che vengono definite: le Super Smart Grid (SSG - Potsdam

Institute for Climate Impact Research - PIK),

cioè una “rete paneuropea” di infrastrutture capaci di soddisfare le necessità elettriche nei decenni a venire e che permetta una piena integrazione38 delle energie rinnovabili.

L’applicazione e lo studio di questi «territori dedicati in aree remote»39, è principalmente

oggetto di nuovi impianti; già negli anni cinquanta venivano affrontati e sperimentati ricerche e sviluppi che immaginavano grandi

hub-energy da rinnovabile. Nel ventesimo

secolo uno dei maggiori pionieri mondiali dell’energia solare applicata in “aree dedicate” è il professor Giovanni Francia.

Torinese di origine, Giovanni Francia, dedicò oltre vent’anni della sua carriera di scienziato, inventore e ingegnere all’energia solare; i suoi lavori sulle strutture a nido d’ape e sui sistemi solari a concentrazione lineari e puntuali, furono svolti presso la stazione di San Ilario di Nervi vicino a Genova; anche se le «sue analisi teoriche e le sue soluzioni tecniche furono a volte dimenticate, ma con il tempo si sono rivelate sempre attuali e dal potenziale applicativo di grande portata»40.

I grandi impianti per la produzione di energia da rinnovabile su grandi aree “non urbane” vedono la prima applicazione nell’impianto solare a concentrazione lineare con specchi piani o tipo fresnel, inventato da Giovanni Francia e costruito a Marsiglia (1964 - Francia). L’impianto solare di Marsiglia (progettato con la collaborazione di Marcel Perrot, pioniere francese del solare in Algeria e fondatore della COMPLES - Coopération Méditerranéenne pour

l’Energie Solaire) fu uno dei primi impianti

a concentrazione solare avanguardista per questa sperimentazione. In questo impianto, per aumentare la temperatura di raccolta dell’energia solare, Francia utilizzò due tecniche: quella nota da secoli della concentrazione della radiazione solare (basta ricordare la leggenda degli “specchi ustori”

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ALBERTO ULISSE

RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

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