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TRANSIZIONI ENERGETICHE: SPAZIO, TEMPO, ENERGIAdi 3-4 kilowatt (in uso oggi nelle nostre

Nel documento Tattiche per il progetto di architettura (pagine 51-53)

SPAZIO, TEMPO, ENERGIA

TRANSIZIONI ENERGETICHE: SPAZIO, TEMPO, ENERGIAdi 3-4 kilowatt (in uso oggi nelle nostre

case); inoltre è stato calcolato che un litro di benzina equivale al lavoro muscolare di 50 schiavi che trascinano di corsa un’utilitaria per due ore.

La rivoluzione industriale portò a uno sviluppo economico florido, specialmente nei paesi che disponevano di materie prime, cioè di miniere di carbone, principalmente la Gran Bretagna, il Belgio, la Germania. In prossimità delle miniere carbonifere: le fabbriche di carbone, si svilupparono grandi agglomerati urbani, veri e propri centri destinati con il tempo a crescere e divenire palinsesto per città nel corso delle transizioni energetiche.

In Italia una delle prime città che crebbero in prossimità di giacimenti di carbone fu in un’epoca molto più tarda. Il 18 dicembre 1938, dopo 13 mesi di lavori, fu inaugurata la cittadina di Carbonia (in Sardegna). L’ordine del Duce era stato perentorio: “L’Italia

deve bastare a sé stessa in pace e in guerra”.

Carbonia nasce come città operai, come «nuovo comune dell’autoarchia»19, pronto ad

ospitare 50.000 abitanti e assurgere a capitale del distretto minerario più importante d’Italia. Una “non-città”, una “company town”, un agglomerato urbano a servizio dell’industria (costruita in roccia vulcanica e un impianto razionale che ricorda gli sforzi architettonici di Littoria, Sabaudia e Mussolinia).

Alla base dell’evoluzione urbana vi è la ricerca dell’efficienza, perseguita con creatività e determinazione, che «si traduce in significative innovazioni di forme, modelli e strutture»20, oltre che in mercato e successo

economico.

Il progresso evolutivo delle prime centrali a vapore ha determinarono la nascita di un modello di città indipendente dalle risorse energetiche locali come l’acqua e il vento, quasi indipendenti dalle stesse miniere, se non ad essi vincolati per il trasporto del carbon fossile a prezzi ragionevoli, e quindi per «distanze ragguardevoli nel pianeta terra»21.

Iniziarono a svilupparsi le prime reti di trasporto sia delle materie prime verso le centrali, attraverso le vie navigabili dei corsi d’acqua, e sia per l’alimentazione delle prime industrie tessili, siderurgiche e manifatturiere; successivamente il carbone e il vapore vennero utilizzati anche per il trasporto navale e quello ferroviario. Era il boom della prima rivoluzione industriale. Le «case e le strade delle città per essere illuminate (e riscaldate) continuavano ancora a bruciavano candele ed olii (e legna). Nella storia del mondo sviluppato, l’evoluzione tecnologica e socio-economica dei modi d’uso di tali fonti ed i vincoli intrinseci degli stessi, hanno indirizzato lo sviluppo insediativo e determinato l’occupazione del territorio»22.

Il passaggio dall’uso delle fonti animate (forza umana e degli animali) e vegetali (legno e biomassa) a quello delle fonti fossili (prima carbone e poi gli idrocarburi), accompagnati dall’impiego di “nuovi convertitori tecnologici” più idonei

all’impiego di queste nuove fonti (macchina a vapore, motore a combustione, sistemi con turbina, ecc.) ha sbloccato progressivamente, in modo irreversibile, il «nesso localizzativo tra i luoghi della produzione e i luoghi del consumo».

Fino all’epoca preindustriale il “vincolo di vicinanza fisica” tra produzione e consumo ha sostanzialmente condizionato l’uso dei territori a fini insediativi, oltre ad essere stato volano per lo sviluppo, indirizzando lo sviluppo degli insediamenti verso modelli di tipo diffuso (la «rottura del nesso localizzativo»23) dove, al limite delle

aggregazioni (dimensioni, abitanti, consumo, produzione) corrispondevano limitati bacini di approvvigionamento. Quindi ogni comunità “cercava” (ed era concepita), come in un sistema auto-sufficiente, a bilanciare il livello di produzione e consumo. Quindi distribuzione e frammentazione della domanda sul territorio erano più congruenti con le caratteristiche dell’offerta energetica.

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UPCYCLE

NUOVE QUESTIONI PER IL PROGETTO DI ARCHITETTURA

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Le grandi trasformazioni della società sono state sempre accompagnate da nuovi modi di produrre e consumare energia: dal fuoco alla forza animale, al vento, alla forza idraulica, alla combustione del carbone; l’evoluzione del sistema energetico è facilmente

riscontrabile nella storia urbana delle stesse fonti energetiche.

Secondo le ricerche di Paolo De Pascali, la rottura del “nesso localizzativo” del vincolo di vicinanza e la separazione tra il luogo della produzione e quello del consumo, è stata causata da «tre fattori tecnologici evolutivi correlati tra loro:

- la nuova disponibilità di impiego mediante i convertitori di fonti energetiche fossili disponibili in grandi quantità e facilmente accessibili, con un alto valore calorifero rispetto alla biomassa bituminosa, oltre che molto più facili da trasportare e da stoccare, ma principalmente impiegabili in ogni luogo delle città;

- con la crescente efficienza dei convertitori che hanno permesso la nascita e lo sviluppo delle civiltà industriale, hanno permesso di concentrare il un determinato luogo fisico (i luoghi delle centrali) il trattamento, la conversione e il consumo di grandi quantità di fonti energetiche, così facilitando la concentrazione delle attività, influenzando le scelte localizzative delle popolazioni, determinando le scelte funzionali di crescita ed impianto delle città;

- la possibilità di produrre con fonti inanimate, in larga scala con e senza limitazioni di luogo e tempo, l’energia meccanica (mediante la conversione in movimento di calore proveniente dalla loro combustione) ha determinato una importante modificazione in termini territoriali del modo di pensare e costruire città»24.

La crescita della popolazione, l’abolizione della schiavitù, l’allargamento degli spazi coltivati, l’urbanizzazione, l’affermarsi delle autonomie locali, la crescita, lo sviluppo e la ricerca di nuovi sistemi per la produzione

energetica, l’ingresso del carbone nella vita delle città, la scoperta e le prime perforazioni dei giacimenti di petrolio, sostennero (ed in qualche modo assicurarono) questa continua e crescente espansione.

Gli sviluppi urbani non furono omogenei, ma furono favorevoli in quei territori nei quali le “caratteristiche geografiche” (orografiche, idrografiche, “eliotermiche”), economiche e sociali erano più spiccate e sensibili. In questo possiamo liberamente affermare che il bacino del Mediterraneo fu uno dei territori (inteso senza confini politici) ad alto valore di elementi storici legati ad un esemplare applicazione della tecnologia.

Il Mediterraneo, o meglio «i territori del Mediterraneo»25 sono sempre stati

«paesaggi instabili»26 legati alla crescita,

alla sperimentazione e all’evoluzione delle città nate sul modello basato legato ai combustibili fossili. Su questo aspetto molti contributi sono stati sviluppati declinando il paradigma della sostenibilità verso «forms of the projects»27.

In uno dei suoi romanzi, James Graham Ballard, The Ultimate City (in Low Flying

Aircraft), considerata dalla critica una

rivisitazione moderna di un’opera teatrale di William Shakespeare The Tempest, nasce proprio dalla notizia dell’esaurimento della fornitura mondiale di combustibili fossili; a seguito di questo evento (nel personaggio di Halloway, che ricrea la vitalità perduta descritta dai racconti di suo nonno) la «popolazione in declino abbandona le città ed istituisce la prima società agricola scientificamente avanzata»28, basata sul

vento, sul sole e la potenza delle maree. È sempre stato considerato un romanzo futuristico di fantascienza, ma è sempre più contemporaneo delle nostre politiche nazionali e locali.

L’elettrificazione incideva «non solo sulla struttura del territorio e della produzione, ma stava trasformando la forma della città e il comportamento urbano»29 e i suoi

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ALBERTO ULISSE

TRANSIZIONI ENERGETICHE: SPAZIO, TEMPO, ENERGIA

Nel documento Tattiche per il progetto di architettura (pagine 51-53)