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RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALEorganismi (o comunità) è dettato dallo

Nel documento Tattiche per il progetto di architettura (pagine 81-83)

03 RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE

RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALEorganismi (o comunità) è dettato dallo

scambio continuo con l’esterno. Un sistema dissipativo consuma e assimila risorse (in forma di materie prime ed energie di qualità a bassa entropia) attingendo da fonti esterne, provvedendo a strutturarsi ed organizzarsi. Secondo l’indagine di Prigogine sui processi di formazione di strutture ordinate nei sistemi aperti dissipativi, si definiscono i due termini della “variazione di entropia”: dS = d1S + deS 28.

La relazione tra sistemi urbani e sistemi biologici non è una ipotesi astratta, ma prende più forza e senso in seno alle ricerche condotte da Howard T. Odum già negli anni Settanta (nel suo testo Environment.

Power and Society29), quando pubblica e

stabilisce, nei suoi studi sul linguaggio della

picture mathematics (matematica disegnata)

la possibilità di definire l’inventario di tutte le driving energies che sostengono e determinano lo sviluppo delle città, derivanti da un’osservazione estesa a tutte le dinamiche e ai principali processi che in essa hanno luogo. Il linguaggio degli studi di Odum è picture mathematics, dove ogni simbolo ha un significato rigoroso ed è definito matematicamente. Quindi “disegnare un diagramma”, per Odum, «è come scrivere le equazioni per descrivere il sistema» (afferma Mark T. Brown, professore dell’Università della Florida). Ma il cambiamento del punto di vista e l’originalità delle applicazioni di Odum stanno nel fatto che le equazioni che descrivono le relazioni e i processi del sistema emergono semplicemente dal diagramma. La «rappresentazione in un diagramma»30 (osservano Tiezzi e Pulselli)

offre la «descrizione sintetica dei flussi di risorse e processi di trasformazione che si verificano sul territorio»; così si definiscono le relazioni tra il sistema e l’esterno e tra le sue parti, rivelandone le interdipendenze in forma di flussi di energia e materia. Si è ormai sulle tracce di una «cultura

alternativa»31 che mette insieme i diversi

saperi, che consegna all’architettura la

prospettiva di sperimentare rispetto alle esigenze del tempo, come nelle ricerche e nei testi di Brenda e Robert Vale, in particolare

The Autonomous House: design and planning for self-sufficiency (1975), e in The Self- sufficient House D-I-Y tecniques for saving fuel, heat and money (1980).

Nel corso del tempo si sono avute diverse applicazioni che hanno preso input da queste riflessioni teorico-scientifiche, contribuendo alla definizione di un posizionamento in grado di suggerire la scrittura di codici

aperti sulla città contemporanea. In

particolare si riporta lo studio condotto dal gruppo di ricercatori presso l’Università di Siena, in collaborazione con il MIT, cha hanno riprodotto il diagramma di analisi- prefigurazione di una città secondo i criteri del linguaggio energy systems. Esso consiste nel definire un “diagramma energetico” di funzionamento e configurazione che offre una «visione condivisa»32 e congiunta delle

dinamiche della città (o di una “regione urbana”, intesa come un sistema territoriale più vasto), raccogliendo gli aspetti diversi di un territorio in un unico assetto d’insieme. Oltre ai diagrammi di Odum cominciano – a partire dagli anni 1975-80 – la definizione di «diagramme de la circulation d’énergie dans une maison autonome»33. Attraverso

una lettura territoriale del genere si rafforza quella visione sistemica dei territori e delle reti di relazione, di azione, d’interconnessione (dei flussi di materia, energia ed informazioni) e di produzione (soprattutto energetica). Il presupposto alla base di questo posizionamento è quello di considerare le diverse parti del sistema non come elementi (o parti) isolati, ma come sistemi e comunità auto-organizzati capaci di attivare la costruzione di una “visione cellulare” dei territori legata ad un’auto- organizzazione ed un “funzionamento reticolare” dei territori metropolitani, porta a definire quali sono i dispositivi che regolano i diversi sistemi, secondo il concetto dell’auto-produzione (relazioni energetiche).

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UPCYCLE

NUOVE QUESTIONI PER IL PROGETTO DI ARCHITETTURA

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Nelle mappe dei situazionisti prima, dopo nelle mappe psicogeografiche nelle quali Constant rappresenta la New Babylon, si percepiscono le parti di una spazialità liquida, di una città intesa come arcipelago urbano.

Leggendo le piante di Debord sembrerebbe che la deriva psicogeografica abbia

cominciato a formare in città delle isole separate, e anche le frecce rosse possono essere interpretate come scie nell’acqua. Il continuo generarsi delle passioni-tensioni ha permesso ai continenti-quartieri di assumere una propria autonomia magnetica e di intraprendere essi stessi una propria deriva attraverso i vuoti come se questi formassero un unico grande mare.

Louis Aragon nel Paysan de Paris ripercorre le prime “deambulazioni” dei dadaisti e dei surrealisti; Aragon descrive Parigi come un “immenso mare” nel quale, come un liquido amniotico, nascevano le forme di vita spontanea. Nell’idea di città situazionista, anche se non viene mai detto in modo esplicito, la figura di riferimento sembra essere chiaramente “l’arcipelago”: una serie di città-isole immerse in un mare vuoto, interamente navigabile.

Alla scala dell’edificio (inteso come macchina) diverse applicazioni si ritrovano nei dispositivi archetipici delle sperimentazioni sistemiche di Buckminster Fuller, dove la ricerca e l’esperienza della forma attraversa applicazioni e congegni spaziali sostenibili quasi leonardeschi (come la casa Dymaxion).

Nella ricerca Dymaxion, Fuller non opera per modelli, ma per sistemi; ogni parte e ogni evento (componente) si pone in relazione con gli altri, trovando in questa integrazione un potenziale che non è dato dalla semplice sommatoria delle parti. Il centro della casa, i servizi, gli impianti e l’ascensore sono contenuti nella struttura puntiforme del pilastro a cui vengono agganciati dei cavi che reggono i solai. Questa immagine ricorda molto gli schemi

ad albero del progetto della torre per Siena di

Giancarlo De Carlo (1989).

Questa soluzione abitativa rappresenta il passaggio da una struttura scatolare ad un microrganismo composto di parti, dove l’integrazione delle stesse (parti) aumenta la resa del sistema. Il pilastro centrale ha in cima delle lenti che utilizzano la luce e il calore del sole, inoltre contiene un generatore di energia, oltre che a servire come condotto del riscaldamento dell’aria e della luce.

Simili sono le ricerche ed applicazioni sia sul piano sistemico delle architetture e delle sue parti, concepite come delle machine à habiter (Le Corbusier) che assolvono a funzioni di autosufficienza. Infatti principi similari della casa Dymaxion, si ritrovano nel progetto della Wichita house (1945, dello stesso Fuller).

Erano gli anni in cui il dibattito architettonico era concentrato sulle problematiche relative al Movimento Moderno, ma da qualche altra parte Buckminster Fuller stava rivoluzionando sul piano tecnologico, linguistico e tecnologico l’architettura, mentre progettava la copertura della Wichita house, un dispositivo che per forma assicurava l’aerazione e la ventilazione naturale (una ricerca sulla natura della forma che parte dagli studi del Borromini), senza dover costruire architetture energivore. Sono le lezioni e lo studio delle architetture arabe (di area mediterranea orientale), che oggi ritroviamo ricontestualizzate nelle architetture di Renzo Piano, nelle sperimentazioni progettuali di Mario Cucinella e degli MVRDV, nei dispositivi architettonici ed urbani di Stefan Benisch. Mentre negli anni ’70 si cominciava a scrivere e misurarsi con i significati di “coscienza ambientale”, quando gli “ecologisti” parlavano di sostenibilità, nella scena architettonica spiccano le ricerche e le teorie di Frei Otto, ma restano costanti le applicazioni e sperimentazioni di Fuller. È dal «dibattito sull’autonomia energetica»34

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ALBERTO ULISSE

RELAZIONI ENERGETICHE: LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

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