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Donne divise tra lavoro e responsabilità familiari, un ritorno alle origini? I decenni di politica di pianificazione familiare si sono tradotti nella riduzione delle famiglie a tre

1.2 “L’altra metà del cielo”: le donne cinesi sotto la Cina comunista

1.3 Le donne cinesi nell’epoca del socialismo di mercato e le disuguaglianze ancora esistent

1.3.5 Donne divise tra lavoro e responsabilità familiari, un ritorno alle origini? I decenni di politica di pianificazione familiare si sono tradotti nella riduzione delle famiglie a tre

componenti. Le donne all’interno di questo contesto sociale, sotto alcuni aspetti hanno beneficiato di una maggiore libertà al di fuori dell’ambiente domestico. Senza il carico di una famiglia numerosa la donna è libera di realizzarsi nel lavoro, ottenendo di conseguenza una maggiore indipendenza economica (Attané, 2012). Tuttavia come visto in precedenza, la bassa natalità non ha contribuito ad un sostanziale aumento delle lavoratrici donne. In realtà le donne cinesi sono state colpite negativamente dalle riforme economiche.

Il sistema maoista di supporto alla famiglia, attraverso benefici mirati a consentire alla donna di lavorare al di fuori del nucleo familiare, è venuto a mancare e non è stato sostituito da alcun sistema di assistenza sociale. Il pacchetto di benefici di Welfare accessibili ai lavoratori delle imprese di Stato, non esiste più e si va incontro alla privatizzazione del mercato dei servizi. Le madri si sono così ritrovate schiacciate dal peso di conciliare il lavoro con le cure della famiglia e dei figli. Servizi quali asili all’interno delle fabbriche e assistenza medica gratuita sono quasi del tutto spariti, minando gravemente partecipazione femminile nella vita economica e polita della società (Hinton, 2009). Un altro fenomeno aggravato dalla riforme e dalla politica del figlio unico, è l’invecchiamento della popolazione cinese. Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è presente in tutte le società occidentali sviluppate e industrializzate, è attuale anche nella realtà italiana dove il 21,1% della popolazione ha più di 65 anni (OECD, 2013). Il problema non è quindi nuovo e inaspettato: ciò che nello specifico caso cinese viene a mancare sono sufficienti nuove generazioni che sostengano il sempre crescente numero di anziani.

La cultura tradizionale confuciana ha ancora un grande influenza nella società e tra i suoi principi

fondamentali vi è il rispetto del rapporto tra genitore e figlio e tra anziano e giovane. Ciò ha particolarmente rilievo per la donna che tradizionalmente doveva trasferirsi dopo il

matrimonio con la famiglia dello sposo e prendersi cura dei propri suoceri oltre che dei propri figli. Nonostante l’epoca delle riforme abbia portato dei cambiamenti a livello culturale lo Stato ha continuato ad enfatizzare come prendersi cura dei propri genitori, sia un dovere vero e proprio per i figli25.

25Per approfondimenti si veda: “Legge per i diritti e gli interessi degli anziani”,1996,

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La politica del figlio unico ha esacerbato questa situazione in quanto ha rivoluzionato la struttura della maggioranza delle famiglie cinesi: oggi esse possono essere descritte secondo il paradigma 4:2:1, ovvero quattro genitori, due figli, e un nipote. La coppia in futuro si ritroverà in età lavorativa a sostenere il proprio figlio e i rispettivi genitori senza poter contare sulla collaborazione di eventuali fratelli. La nuova struttura delle famiglie cinesi e l’allungamento delle aspettative di vita, che è passata dai 63 anni del 1970 ai 75 anni in media nel 2012 (Unicef, 2014), pongono sulle spalle delle nuove generazioni un carico molto pesante da sostenere, sia dal punto di vista economico ma anche e soprattutto da un punto di vista di stress psicofisico.

L’apertura ad un mercato competitivo è stata perpetuata solamente in nome del ritorno economico: non ha previsto politiche di protezione sociale per la donna e la famiglia e il suo ruolo di pilastro portante nelle dinamiche familiari è stato completamente ignorato. La funzione del marito visto come supporto economico e quello della moglie vista come centro della famiglia, rimangono nell’immaginario cinese, i ruoli prestabiliti nei quali si riconoscono i coniugi stessi (Evans, 2008). Nel caso in cui il mercato del lavoro sia in crisi è la donna che si sacrifica e lascia il lavoro per

dedicarsi alla cura della famiglia, in quanto, il suo contributo economico è visto come secondario. In particolare la mancanza di servizi fruibili per l’assistenza all’infanzia rappresenta uno dei maggiori

ostacoli alla partecipazione delle madri nel mondo del lavoro. Questo ostacolo è particolarmente consistente se vengono prese in considerazione le fasce della popolazione più povere, in quanto esse non posseggono i mezzi economici per trovare dei sostituti alla cura dei figli senza in quel modo andare incontro a grossi esborsi di denaro.

La condizione femminile è sicuramente migliorata per alcuni aspetti, tuttavia le donne molto spesso, si trovano a far parte di gruppi svantaggiati della popolazione che il governo cinese non ha saputo proteggere. L’invecchiamento della popolazione, il ritorno delle classi dirigenti a discorsi attinenti all’importanza della famiglia nel rispetto di valori tradizionali confuciani, ha esacerbato la condizione della donna che si trova intrappolata da responsabilità multiple, che la vedono connotarsi sia come soggetto addetto al sostegno economico della famiglia, sia protettrice del benessere dei genitori e dei figli (Cook e Dong 2011).

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La donna cinese contemporanea ha sicuramente assunto un ruolo di maggior rilievo rispetto alla donna di epoca imperiale, tuttavia è innegabile come, sia in epoca maoista, che durante la liberalizzazione di mercato, il miglioramento della sua condizione non sia mai stato politica prioritaria, ma sia sempre e comunque stato subordinato all’interesse economico. Anche se passi avanti in questo senso sono stati compiuti, soprattutto a livello legislativo, l’uguaglianza con l’uomo è ben lontana dall’essere raggiunta.

I progressi compiuti soprattutto nel capo dell’educazione, sono offuscati dalle discriminazioni esistenti nel mondo del lavoro; l’emancipazione sessuale delle città è ridimensionata, per non dire

inesistente nelle aree rurali del paese, dove l’uomo rimane il capo famiglia. Il comunismo nelle sue forme più radicali (ad esempio durante la Rivoluzione culturale), è stato in

grado solo in parte di cancellare le tradizioni culturali radicate nella società cinese. La liberazione della donna dovrà avvenire tramite le donne stesse, poiché attualmente come in passato, le politiche in suo favore, sono filtrate dall’atteggiamento paternalistico ancora presente, nella classe dirigente del partito comunista.

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CAPITOLO 2

2. Le politiche sociali di assistenza all’infanzia nella realtà cinese e le