1.2 “L’altra metà del cielo”: le donne cinesi sotto la Cina comunista
27 Friedrich Wilhelm August Fröbel, fu un famoso pedagogista tedesco che creò il concetto di “Kindergarten”, letteralmente il “giardino dell’infanzia” Egli è il primo che innalza il ruolo delle strutture prescolari a veri e
2.5 La situazione nelle aree rural
La Cina mantiene tutt’oggi un sistema di suddivisione tra le aree rurali e urbane. Ciò comporta che il governo, soprattutto negli ultimi decenni abbia privilegiato le aree urbane, mentre quelle rurali si siano ritrovate a fare da supporto allo sviluppo economico. Questo ha profondamente influenzato in maniera negativa, anche lo sviluppo dell’educazione prescolare nelle aree rurali. Questo atteggiamento della classe dirigente ha inasprito le già esistenti differenze tra aree rurali e aree urbane. Da un lato nelle aree urbane sono fioriti degli asili di “prima classe”, in grado di soddisfare le esigenze dei figli dei nuovi ricchi mentre nelle aree rurali le strutture di alcuni asili sono talmente fatiscenti che non sono nemmeno rispettate le basilari norme igienico sanitarie (Hu e Roberts, 2013).
Le disuguaglianze del sistema educativo sono divenute uno dei principali target del governo, tuttavia maggiore enfasi è stata data allo sviluppo dell’educazione obbligatoria. Conseguentemente è divenuta prassi comune nei villaggi la raccolta di tasse di vario genere dagli asili, in modo di ottenere più fondi per finanziare la scuola dell’obbligo. Gli scarsi finanziamenti pubblici e il sistema dell’hukou sono i due problemi maggiormente debilitanti per lo sviluppo di un sistema educativo prescolare efficiente o quanto meno accessibile, nelle aree rurali.
I governi locali scarsamente finanziati hanno visto nelle tasse derivanti dalle entrate degli asili un sistema per compensare la scarsità di fondi. Con le riforme economiche quindi, la situazione degli asili non è migliorata, ma soprattutto nelle aree rurali è peggiorata e il divario già esistente tra aree urbane e rurali si è allargato sempre più. Fortunatamente il governo attualmente ha preso coscienza di questa situazione e a partire dal 2003 sono state promulgate una serie di norme volte proprio a diminuire le disparità44, che definiscono in maniera più dettagliata le responsabilità dei governi locali in termini di finanziamento alle scuole e all’amministrazione degli asili nelle aree rurali. Nonostante questo cambio di atteggiamento e la presa di posizione del Ministero dell’Educazione che si proclama in prima linea nell’impegnarsi nello sviluppo di strutture pubbliche, esse in realtà sono quasi del tutto assenti nelle aree più povere del paese.
Il problema principale è che il governo cinese considera ancora il percorso educativo prescolare, come secondario e principalmente come attività privata. Le ricerche svolte da Luo et al., nel 2008, forniscono un riscontro che rispecchia la situazione reale. Analizzando sei contee povere in tre diverse regioni, il Gansu (甘肃), lo Shaanxi (陕西) e lo Henan (河南), per un totale di 97 città, è emerso che il fattore più discriminante nel tasso di partecipazione è proprio quello economico: più il reddito familiare è basso meno è alta la partecipazione al percorso educativo prescolare. Inoltre nella aree
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considerate ci sono 180 istituti, ciò significa due per ogni città. Nella contea più povera Zhangjiachuan (张家川) ad esempio vi sono 15 città e 269 villaggi, ma solamente una struttura. Inoltre in essa il tasso di partecipazione dei bambini dai 4 ai 6 anni negli asili corrisponde ad un misero 9%. È innegabile come la povertà sia un fattore discriminante nell’accesso alle strutture prescolari.
Il fatto che l’accessibilità e la presenza di questi servizi sia maggiormente scarsa proprio nelle aree rurali più povere è paradossale, in quanto sono propri i bambini che vivono in contesti svantaggiati ad avere più bisogno di evadere da dinamiche familiari problematiche. I bambini che nascono in famiglie povere molto spesso sono circondati da ambienti privi di stimoli e non possiedo le risorse né all’interno della famiglia stessa, né nella comunità che incoraggi uno sviluppo propositivo. In questi casi l’educazione infantile in istituti specializzati, può compensare queste mancanze e rendere le disparità con i compagni residenti in aree urbane meno evidenti (Rao et al., 2012).
Un altro fattore da considerare è la disuguaglianza nella qualità dei servizi offerti. Il rapporto alunno insegante corrisponde a 1:17 a livello nazionale. Tuttavia se prendiamo in considerazione le aree rurali questo dato si attesta sull’ 1:34, fino ad arrivare a cifre esorbitanti che corrispondono a 1:167 nella provincia del Ningxia (宁夏) e 1:164 nel Guizhou (贵州) che è la provincia cinese più povera (World Bank, 2012). Gli insegnanti nelle aree rurali inoltre sono in media meno qualificati rispetto ai colleghi residenti in aree urbane. Nelle città il 48% degli insegnanti possiedono una qualifica specifica per l’insegnamento dell’educazione all’infanzia mentre nelle aree rurali soltanto il 18% risulta qualificato45.Questo dipende sempre dal fatto che i governi a livello locale gestiscono anche il personale docente delle scuole e la scarsità di risorse finanziare si riflette anche su quest’ambito.
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2.5.1 Left behind children, liú shŏu értóng, (留守儿童)
Nel paragrafo 2.4.1 si è esaminato il caso in cui i genitori migranti dalle zone rurali decidano di portare con se i propri figli nelle città. Ma nel caso in cui la decisione risulti opposta? In realtà ci sono diversi fattori che spingono i genitori a scegliere la seconda opzione. Primo fra tutti è anche in questo caso, il sistema dell’hukou. Portare i figli nelle città significherebbe automaticamente escluderli dal pacchetto di Welfare destinato ai cittadini urbani. I costi relativi all’istruzione e all’assistenza medica andrebbero quindi a ricadere sulle spalle della famiglia.
Figura 19. Composizione della popolazione dei left behind children, 2010
Fonte: China National Census, 2010.
Qui entra in gioco la seconda ragione principale. Il fatto che la maggioranza dei lavoratori migranti svolga lavori umili e poco qualificati implica che le entrate di denaro non siano sufficienti a supplire la mancanza di servizi causata dall’assenza dell’hukou. Inoltre il costo della vita nelle città è di gran lunga superiore rispetto a quello delle aree rurali. Per questi motivi e non solo, molti figli dei migranti vengono lasciati dai genitori nelle zone di origine. Le ultime stime tratte dal censimento nazionale del 2010, indicano che la popolazione infantile di età compresa tra gli 0 e i 17 anni dei bambini lasciati nelle aree d’origine corrisponde a 69,73 milioni. Come rappresentato nella figura 19, di tutti i left behind children, 61,03 milioni si trovano in aree rurali, ciò significa l’87,5% del totale dei left behind e il 40% della popolazione rurale infantile.
12%
87,5%
Altre aree Aree rurali
Left behind children: 69,73 milioni.
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La metà dei left behind children è situata nelle provincie economicamente più sviluppate, dove la migrazione interna è un fenomeno largamente diffuso: Sichuan (四川), Henan (河南), Anhui (安徽), Guangdong ( 广 东 ), Hunan( 湖 南 ) e Guangxi( 广 西 ). In ognuna di queste provincie le cifre corrispondono a più di 4 milioni di bambini per ciascuna, il 40% della popolazione rurale infantile di ogni provincia. In altre aree la proporzione supera il 40%: nella municipalità di Chongqing (重庆) la percentuale si attesta sul 66,5%, più della metà della popolazione infantile rurale della regione (National Bureau of Statistics of China).
Il censimento nazionale del 2010 ha evidenziato la situazione dei bambini left behind. Come riporta la figura 20, dei left behind children ben 61,03 milioni vivono in aree rurali, il che rappresenta ben
87,5% di tutti i left behind e il 40% della popolazione infantile totale residente in aree rurali. La maggioranza dei bambini lasciati nelle aree d’origine se non vive con uno dei due genitori,
tipicamente la madre, vive con i nonni. Nelle provincie orientali e centrali i bambini left behind che vivono con i nonni raggiungono la percentuale del 73% (Censimento nazionale, 2005).
Figura 20. Composizione familiare dei left behind children aree rurali, a confronto con la popolazione totale infantile, 2010, (%)
Fonte: Censimento Nazionale, 2010.
196.46 84.5 14.42 29.91 22.57 3.04 14.56 0 61.03 10.29 22.21 19.94 2.06 6.53 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Entrambi i genitori
Senza entrambi i genitori Madre Padre Nonni Soli Fratelli/altri
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Il problema è che molto spesso i nonni non sono in grado di fornire i giusti stimoli dal punto di vista dell’apprendimento, in quanto essi stessi non godono nella maggior parte dei casi, di un educazione minima che li permetta di aiutare i proprio nipoti con lo studio giornaliero. Questo fattore può rappresentare uno svantaggio nella carriera scolastica futura del bambino. I bambini che vivono con parenti o soli, nella maggioranza dei casi hanno contatti limitati con i genitori. In alcune circostanze essi non vedono i propri genitori per svariati anni. Questi bambini, possono risentire di questa situazione in diversi aspetti della loro vita.
Il distacco con i genitori, soprattutto per i bambini molto piccoli, può risultare traumatico e può segnare per sempre il loro sviluppo emotivo e relazionale. Se da un lato il fatto di lasciarli nel loro luogo d’origine li munisce dei servizi di Welfare dai quali altrimenti sarebbero esclusi, dall’altro la scarsa sorveglianza a cui sono spesso sottoposti li espone a rischi maggiori come incidenti o violenza sessuale. Inoltre i servizi offerti nelle aree rurali sono, nella maggior parte dei casi, inadeguati e obsoleti. Spesso vengono pagate delle tasse scolastiche elevate in proporzione alla scarsa qualità delle strutture, sotto finanziate e carenti di personale qualificato. Questi bambini si ritrovano nella migliore delle ipotesi a vivere con i nonni, dopo la scuola devono spesso aiutare nelle faccende domestiche o agricole, prendersi cura dei fratelli più piccoli e non godono di un supporto nello studio.
L’infanzia nella maggioranza dei casi, non viene più vissuta come quel momento di spensieratezza e formazione della persona che dovrebbe rappresentare: la mancanza dei genitori provoca una reazione a catena che priva il bambino degli indispensabili strumenti atti al corretto sviluppo psicofisico. Spesso l’unica alternativa che si pone davanti a questi ragazzi è quella di divenire, terminata la scuola dell’obbligo, lavoratori migranti a loro volta.
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