La prima definizione del concetto di “rete” la si deve a Barnes (1954), che in uno studio di natura antropologica descrisse la struttura delle relazioni tra gli abitanti di un villaggio norvegese, come “una serie di punti collegati da linee” (Barnes 1954, in Piselli 2001). La metafora della “rete” è stata in seguito ampiamente utilizzata per indicare l’insieme delle relazioni che connettono diversi soggetti individuali o collettivi, normalmente detti “nodi” della rete. L’analisi delle reti sociali costituisce l’oggetto di studio della network analysis, disciplina che negli ultimi trent’anni anni ha conosciuto un indubbio successo, trovando applicazione a un insieme assai vasto di temi.
Perché il concetto di “rete” sia utile all’analisi sociale è anzitutto necessario definire i confini della rete stessa, ovvero individuare i criteri in base ai quali un singolo Network può essere, in qualche modo, distinto e messo in evidenza all’interno della fitta rete dei legami sociali considerata nel suo complesso (Hannerz 1980). Per far questo, Hannerz individua due criteri analitici. Anzitutto, la rete può essere definita in riferimento ad un soggetto, individuale o collettivo, che funge da focus della rete e punto di diramazione di tutti i suoi legami (rete egocentrica). Un secondo criterio di delimitazione di una rete fa riferimento alla natura delle relazioni. Nell’insieme complessivo delle relazioni sociali, ad esempio, posso decidere di considerare solo quelle di natura politica, oppure economica, ecc (rete parziale). Il rapporto tra il numero delle relazioni effettivamente stabilite e il numero complessivo di tutte le relazioni teoricamente attivabili all’interno di una rete, si definisce della rete. L’insieme delle relazioni che un individuo tesse con altri soggetti è definito, in letteratura, rete “egocentrata” o “personal network” (van der Poel, 1993): in essa rientrano i contatti che si generano sia con l’“emotional support group” (gruppo di supporto emotivo) sia con il “socialsupport group” (gruppo di supporto sociale).
Il primo passo nel percorso che conduce alla misurazione e quindi all’analisi delle reti sociali consiste nell’identificare tali relazioni. A tale fine è utile richiamare la distinzione nei quattro approcci proposta da McCallister e Fisher (1978):
- Interaction approach (approccio basato sull’incontro/interazione tra soggetti). Ai soggetti coinvolti viene chiesto di registrare tutti i contatti intercorsi in un determinato arco temporale. Questo metodo non permette di rilevare il contenuto della relazione osservata, per cui non è perseguibile come criterio generale per identificare le reti di relazione personali;
- Role relation approach (approccio attento ai ruoli riconosciuti ai soggetti interagenti): si assume che gli individui siano influenzati principalmente dalle persone che rivestono un preciso ruolo all’interno della cerchia di riferimento.
Seguendo quest’approccio si rischia di sopravvalutare forme di relazioni che, pur non rientrando nell’insieme degli scambi dovuti al rispetto di precise norme sociali, evidenziano una forte connotazione di supporto.
- Affective approach (approccio basato sulla dimensione affettiva): agli individui si chiede ad esempio di nominare le persone con cui essi hanno instaurato una stretta relazione o quelle che si considerano come importanti punti di riferimento. Il vantaggio principale, che contemporaneamente rischia di essere anche lo svantaggio maggiore, risiede nella valutazione totalmente soggettiva mostrata dal soggetto coinvolto. Questo rende oneroso il confronto tra le diverse tipologie di reti non favorendo la standardizzazione di una metodologia esatta di misurazione.
- Exchange approach (approccio basato sulla teoria dello scambio sociale): tale approccio si identifica con il concetto più generale di “supporto sociale” cui appartengono tre distinte dimensioni. La prima propria della sfera emotiva (“emotional support”) si traduce nel dare consigli e nel parlare dei propri problemi, mentre la seconda (“instrumental support”) comporta l’offerta e quindi il trasferimento di beni materiali o servizi tangibili. La terza (“social companionship”) si mostra, invece, nel condividere determinate attività sociali. Adottando questo approccio, le interazioni hanno una connotazione molto più specifica: si favorisce l’interpretazione uni- direzionale e le eventuali diversità riscontrate nella dimensione o nella composizione del network risulterebbero veritiere e non frutto della metodologia utilizzata.
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Per compiere l’analisi dei nodi della rete, seguendo l’approccio “role approach” per le relazioni tra ruoli e “exchange approach” per l’analisi delle transazioni, è stata scelta la rappresentazione grafica della rete egocentrata, applicata.
La rete si configura come una serie di cerchi concentrici al cui centro si pone l’intervistato. Lo schema è suddiviso in quattro quadranti che rappresentano una delle dimensioni attraverso le quali la rete prende forma. Nel settore indicato come “numerosità dei pazienti” si chiede di posizionare ciascun nodo in base alla quantità dei pazienti che dal “setting” privilegiato transitano verso altro nodo, intesi come percentuale di pazienti assistiti, dal 100% in prossimità del centro al 10% in periferia.
Nel settore indicato come “numerosità dei contatti” si chiede di posizionare in relazione al numero di contatti/anno, ciascun nodo in base alla quantità di contatti che dal “setting” privilegiato si sviluppano verso l’altro, da oltre 100 contatti/anno in prossimità del centro a meno di 10 contatti/anno in periferia.
Nel settore “tempo di vita” si chiede di posizionare ciascun nodo rispetto al tempo da cui è attivo il contatto. Nel settore “tempo di formalizzazione” si chiede da quanto tempo è stata resa formale attraverso procedure o protocolli, la relazione. Per entrambi gli ultimi due, la temporizzazione data è a partire da una data definita, in genere la data di start-up di un fenomeno.
La rete delle transazioni
Un altro elemento di fondamentale importanza per il funzionamento di una rete, è la Transazione ossia quell’insieme di scambio di risorse professionali ed economiche che avviene attraverso relazioni stabili e durature nel tempo che il “setting” scelto come punto di vista privilegiato attiva con Servizi, Reparti o figure professionali con una funzione operativa.
In una rete assistenziale, il concetto di transazione può essere assimilato alle procedure cliniche ed organizzative che si attivano nei processi di cura. Ogni transazione richiede l’attivazione di una relazione con uno o più servizi al fine di scambiare una certa quantità di risorse e implica un impegno per un certo periodo.
Usando come mappa la stessa rete ego-centrata, in questo caso si indicano nei quattro settori alcune delle dimensioni attraverso cui si configurano le transazioni:
Nel settore “quantità di risorse” si chiede di porre ciascuna transazione rispetto alla quantità di risorse che vengono scambiate, collocando quelle nelle quali vengono scambiate più risorse nelle aree centrali, mentre quelle con le quali le risorse scambiate sono poche nelle aree più esterne.
Nel settore “intensità” ciascuna transazione dovrà essere posizionata vicino al centro se sono frequenti, in periferia se avvengono raramente.
Nel settore “durata” l’attenzione va posta sulla quantità di tempo che impegna ciascun tipo di transazione, vicino al centro le transazioni che occupano molto tempo e perifericamente quelle che ne impegnano poco.
Nel settore “tempo di vita” si chiede di rendere evidente da quale periodo (data) è attiva una particolare transazione posizionando vicino al centro l’anno/tempo di inizio analisi e nel cerchio più esterno l’anno/tempo di fine analisi.
Nella tabella 4.4 è presentato un esempio di descrizione delle tranzazioni.
Transazioni Nodi Coinvolti
1- Rilevazione di un problema di salute
1-MMG 2-Persona assistita 3-Familiare/caregiver 2- Consulenza clinica 1-MMG 2-persona assistita 3-familiare care-giver 4-specialista