Prof. Robert H. Desmarteau, Professore di strategia, Università del Quèbec a Montréal
“La struttura delle griglie di analisi per l’interpretazione è appropiata e specifica ». Eccellente ponte tra clinica e gestione.
La presenza delle teaching note, molto pertinenti, favoriscono l’apprendimento didattico. Dott. Guido Prato Previde, Presidente Decathlon Consulting Human Qualities, Milano
Ritengo che il caso riportato sia estremamente rilevante e attuale e coerente con i fini della riflessione organizzativa e gestionale che l’Autore si propone.
Il report del Signor Franco è una vivida vignetta di una situazione critica oggi molto diffusa alla quale l’organizzazione sanitaria in Italia cerca di dare una risposta efficace e innovativa. Lo sviluppo del caso è molto ricco di informazioni e offre stimoli concettuali per guardare alla situazione del paziente in modo articolato e secondo una prospettiva non unidimensionale.
La revisione della letteratura è ampia, aggiornata e con importanti riferimenti internazionali.
La scelta delle riflessioni proposte per analizzare il caso è pertinente e stimola il lettore a formulare delle ipotesi ed a volerle testare/verificare nei fatti.
Gli strumenti di analisi e di intervento presentati sono di qualità ed originali.
Come lettore ho seguito lo sviluppo dei fatti attraverso il personaggio di Annalisa, paradigma di una professionista che cerca di interpretare in modo intelligente e proattivo il proprio ruolo all’interno di un sistema di relazioni professionali complesso ed in una logica integrata.
Il report non dà una soluzione ma offre spunti per identificare in fase formativa i fattori di successo e quelli di insuccesso nella impostazione e nella realizzazione di un approccio efficace al paziente cronico applicando il CCM.
In chiave formativa, nel caso sono bene evidenziati (suggeriti) e portati alla discussione temi di natura organizzativa, professionale e gestionale che bene si prestano per facilitare apprendimento individuale ed il confronto nel gruppo. In questo senso suggerirei all’Autore di sviluppare in futuro dal caso di Franco un “caso tascabile” da gestire in un contesto d’aula di 2 ore o anche da utilizzarsi come assessment delle conoscenze e attitudini al servizio.
Sperimentazione del caso “in vivo”.
Il caso è stato somministrato a 124 persone sottoposte ad un assessment centre (sessione composita di valutazione individuale per evidenziare i potenziali professionali e personali). Il caso è stato sottoposto in una prima fase per analisi e soluzione individuale; in una seconda fase è stato utilizzato per la discussione in gruppi di 10-12 persone.
Prova individuale
La prova richiedeva di analizzare il caso nel tempo di 15 minuti.
Tutti i partecipanti hanno dimostrato grande interesse per la prova, che hanno trovato concreta e pertinente. Sono state segnalate difficoltà nel comprendere se era necessario comporre la rete delle transazioni rispetto al caso descritto o come avrebbe dovuto/potuto essere. Le persone hanno per lo più lavorato ricostruendo la sequenza del caso (le cose come sono andate) più che indicare come dovrebbero essere gestite (il compito era questo). Solo un 15% ha lavorato sull’ipotesi innovativa evolutiva. Coloro che hanno lavorato basandosi sulle proprie esperienze (ospedale, territorio) hanno dato la sequenza che meglio conoscono e vedono in atto. C’è una buona correlazione (non ho elaborato ancora i dati quantitativi, però) tra l’appartenenza e la soluzione. Inoltre, nell’individuazione degli attori per le varie attività, i candidati hanno scelto le attività più conosciute, ad esempio gli ospedalieri consulenza e prestazioni diagnostiche, mentre gli appartenenti alle aree territoriali, hanno preferito valutazione per la presa in carico. Va detto, comunque, che in modo più o meno articolato, un buon 40% delle persone ha voluto esprimersi sugli attori di tutte le 8 attività. La valutazione della prova individuale era data in base alla correttezza (o quantomeno la coerenza logica) della sequenza logica indicata (visione di insieme) e sulla completezza dell’elenco di attori indicati nel processo. Le persone
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che hanno (40%) voluto esprimersi su tutti gli attori, hanno ricevuto un punteggio più alto sulla competenza “proattività” alla fine dell’assessment centre.
Prova di gruppo
La prova di gruppo ha confermato la validità didattica dell’esercizio. Alle persone è stato dato il cmpito di completare le risposte al caso.
La discussione nei gruppi è stata molto produttiva e, in genere, ha portato ad una concusione comune di qualità (è stato in questa fase essenziale il contributo degli “esperti” che hanno affinato e arricchito le soluzioni) Altrettanto, è stato determinante il teamwork e la presenza di una funzione di leadership che guidasse il processo senza essere competente. I migliori risultati sono arrivati forse proprio dai gruppi in cui la leadership di processo non era identificata nell’esperto. Le conclusioni che posso trarre dai gruppi sono:
- L’esercizio è efficacissimo per suscitare l’attenzione dei presenti su un tema di attualità aziendale e professionale;
- L’esercizio è stato percepito da tutti i componenti dei gruppi come una occasione molto apprezzata di confronto professionale e di riflessione organizzativa;
- L’esercizio ha in generale promosso la cross-fertilizzazione delle esperienze e l’integrazione di punti di vista diversi funzionali ad un discorso più complessivo e meno “autocentrato”
- L’esercizio ha generato apprendimento di ciò che gli altri “fanno” e non solo di come pensano
- L’esercizio ha fatto scaturire la consapevolezza che su questi aspetti organizzativi l’azienda sta lavorando, ma bisogna saperne di più
- Le persone del territorio hanno forse una visione maggiore di quanto succede in ospedale di quanto le persone in ospedalesappiano di ciò che succede sul territorio. Tutti sono piuttosto pronti a ripensare l’organizzazione e a dare il proprio contributo.
Dr. Corrado Ruozi, Agenzia Sanitaria e Sociale, Regione Emilia Romagna
Il caso rappresenta un’ottima opportunità formativa per sollecitare l’allievo ad una analisi delle diverse “viste” epistemologiche che caratterizzano i modelli d’intervento presentati (biomedico, biopsicosociale, apprendimento situato). Sarebbe pertanto opportuno formulare una domanda che pone attenzione a questa analisi, magari formulando il quesito: Come cambia l’idea di malato e di malattia in questi diversi approcci metodologici? E’ possibile, rispetto alla maggior efficacia dell’intervento di cura, l’utilizzo di diversi modelli o, le differenze epistemologiche che li contraddistinguono, producono confusività (quindi ipotetica minor efficacia) nel percorso di cura?
Il signor Franco è un ottimo esempio di come la patologia cronica è sovradeterminata da diversi fattori di causa (contesto e storia di vita, caratteristiche della struttura di personalità, caratteristiche biomediche, ecc.) che spesso rendono poco efficaci interventi prodotti rispetto a scelte assistenziali e terapeutiche orientate dall’utilizzo di un'unica chiave di lettura dell’esperienza di malattia.
Particolarlmente ricca e dettagliata l’informazione relativa agli aspetti organizzativi, professionali e gestionali del caso, ricchezza certamente utile per favorire una riflessione del professionista in apprendimento sul rapporto fra bisogno di semplificazione e bisogno di pensiero complesso nell’approccio alla cronicità.
Dott. Alessandro Suppressa, Direzione Sanitaria AUSL di Piacenza
Il case study, seppur ben definito e contestualizzato su uno specifico paziente, permette dal punto di vista metodologico, un approccio strutturato esportabile a tutti quei pazienti cronici affetti dalle più comuni comorbilità .
Le teaching note permettono inoltre di comprendere i punti di forza e debolezza del case study offrendo una lettura critica ed un supporto formativo alle domande che i discenti si troveranno ad affrontare durante l’analisi del caso in esame.