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Riciclaggio e finanziamento al terrorismo

2 Regolamentazione Bitcoin: aspetti giuridico-fiscal

3.2 Riciclaggio e finanziamento al terrorismo

Tra tutte le valutazioni negative avanzate nei confronti delle criptovalute, da parte delle autorità di vigilanza o dagli investitori più scettici, non manca mai quella che collega le monete virtuali al riciclaggio di denaro sporco e al finanziamento del terrorismo internazionale per scoraggiarne l’utilizzo. In effetti, tali considerazioni sono emerse a seguito di scandali che rischiano di minare la credibilità del sistema. Tra questi, il più noto è il caso Silk Road (letteralmente “via della seta”), un sito di e-commerce, lanciato nel 2011 e chiuso dall’FBI nell’ottobre 2013, che veniva utilizzato dagli utenti per acquistare in bitcoin prodotti illegali di ogni tipo: armi, droghe, documenti falsi o farmaci illegali. Il sito non era accessibile tramite la normale rete Internet, ma solo tramite il

117 Marco Mancini,” Valute virtuali e Bitcoin”, Analisi Giuridica dell’Economia, giugno 2015, Fascicolo 1,

p. 119 e ss.

118 Al seguente indirizzo si può consultare la distribuzione del potere computazionale tra i principali mining

pool mondiali. https://blockchain.info/it/pools

119 https://learncryptography.com/cryptocurrency/51-attack 120 http://www.borghesiassociati.it/economics/i-limiti-di-bitcoin/

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software Tor, che garantiva l’anonimato nei movimenti in rete, consentendo una navigazione sicura senza essere monitorati. Alla luce di tali eventi, molti ritengono che le criptovalute, prevedendo un regime di anonimato che consente di proteggere l’identità di ogni individuo, potrebbero essere impiegate dalle organizzazioni criminali per riciclare denaro sporco. Ma queste considerazioni quanto sono sostenute dai dati concreti?

Uno studio121 condotto da Elliptic, una nota società che fa indagini sulle criptovalute allo scopo di neutralizzare le attività criminali, in collaborazione con il Centre on Sanctions of Illicit Financing, organizzazione americana che si occupa di terrorismo, criminalità, corruzione, riciclaggio di denaro, ha provato a fare chiarezza sul fenomeno e verificare se, numeri alla mano, il riciclaggio di denaro e il finanziamento al terrorismo rappresentano un vero problema da risolvere. In particolare, il report analizza le transazioni in bitcoin avvenute tra il 2013 e il 2016 per determinare in quale misura i diversi servizi di conversione sono i destinatari diretti dei proventi di attività illecite. Sono stati analizzati 214 servizi di conversione, tra i quali spicca la presenza dei Bitcoin Exchange. Il documento chiarisce che intende offrire una panoramica del fenomeno significativa ma non completa in quanto la mole dei dati acquisita è volutamente bassa perché risultasse più facilmente gestibile. Lo scopo dello studio non è quello di catturare la totalità delle transazioni illecite di bitcoin, ma di tracciare le transazioni che fluiscono direttamente dagli indirizzi associati agli attori illeciti conosciuti ai servizi di conversione in valuta fiat.

Figura n.3.2

Fonte: Bitcoin Laundering: An analysis of illicit flows into digital currency services, Yaya J. Fanusie and Tom Robinson | January 12, 2018

121https://cdn2.hubspot.net/hubfs/3883533/downloads/Bitcoin%20Laundering.pdf?__hssc=222901956.2.1

516239345295&__hstc=222901956.d857d189893608b1427aea79da578b1e.1516236965535.1516236965 535.1516239345295.2&__hsfp=176175848&hsCtaTracking=66a034a3-865d-481a-8e56-

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La tabella mostra la percentuale del volume transattivo che deriva da entità illecite e che entra direttamente all’interno dei servizi di conversione analizzati. Lo studio mostra che in realtà il riciclaggio di denaro effettuato da entità illecite note attraverso il trasferimento di risorse ai servizi di conversione è piuttosto contenuto. Solo lo 0.61% di tutti i flussi finanziari destinati ai servizi di conversione proviene da fonti illecite, con la percentuale più alta registrata nel 2013 (1.07 %). La tabella mostra anche una forte propensione al riciclaggio di denaro da parte dei servizi di mixing122, sebbene rappresentino una piccola porzione di tutte le transazioni dato che la scena è dominata dagli Exchange che ricevono circa il 75% di tutti i bitcoin. Tuttavia, si nota che anche la percentuale di illiceità che caratterizza i Mixers è in forte calo a partire dal 2016 rispecchiando una riduzione generalizzata nella proporzione di illeciti. Il report sostiene che probabilmente tali risultati siano dovuti ad un inasprimento delle regole antiriciclaggio a cui devono ottemperare anche i prestatori di servizi in valute virtuali.

Tali risultati suggeriscono che probabilmente il bitcoin, inteso come potenziale strumento che favorisce il riciclaggio di denaro sporco, potrebbe non essere lo strumento adatto per le organizzazioni criminali. Infatti, è bene ricordare che il sistema bitcoin non gode di un regime di totale anonimato bensì di pseudo anonimato che permetterebbe alle forze dell’ordine di ricostruire l’identità fisica di coloro che eseguono determinate transazioni. Conviene ai criminali utilizzare uno strumento che si avvale di un registro pubblico trasparente che traccia qualsiasi tipo di transazione? Non credo proprio. Inoltre, gli autori dell’elaborato affermano che “Il riciclaggio attraverso monete digitali ha senso per attività illecite che nascono o sono perpetrate online. Diversamente, i contanti restano l’opzione migliore, se commetti un crimine offline. In quel caso non conviene passare per le ‘cripto’ e riconvertire di nuovo in euro o dollari”123. Nella maggior parte dei casi i criminali non

potrebbero gestire l’intero volume di affari utilizzando esclusivamente criptovalute, il che li obbligherebbe a riconvertire nuovamente in moneta tradizionale. Sembrerebbe poco fondato il legame tra bitcoin e riciclaggio. Tuttavia, lo studio prevede una serie di raccomandazioni. Innanzitutto, chiarisce che la percentuale rilevata potrebbe essere più elevata in quanto non sono state esaminate tutte le possibilità che permettono il riciclaggio di denaro. Dopodiché, sostiene che sia necessario migliorare le regole antiriciclaggio per

122 Quando si parla di mixer o tumbler, s’intendono servizi offerti da terzi che “mescolano” il denaro inviato

per anonimizzarlo e ripulirlo. Questo tipo di servizio garantisce un potenziale anonimato della transazione poiché ripulisce il denaro sporco nascondendo le transazioni e mescolandole tra quelle di diversi utenti.

123http://www.lastampa.it/2018/02/06/italia/bitcoin-e-riciclaggio-tutto-quello-che-sappiamo-

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garantire tracciabilità e trasparenza delle transazioni, monitorando soprattutto quei servizi di conversione (mixer) che potenzialmente sono in grado di eludere le regole in materia di integrità finanziaria. Inoltre è importante tenere sotto controllo la diffusione di criptovalute come Monero e

Z-cash. Queste garantiscono un totale anonimato che renderebbe praticamente impossibile tracciare le transazioni in determinate circostanze.

Per quanto riguarda il link tra bitcoin e finanziamento alle attività terroristiche, è utile segnalare l’intervento da parte del Center for a New American Security con uno studio intitolato “Terrorist Use of Virtual Currencies”124. Il report segnala che tale rischio attualmente è piuttosto contenuto. Anzitutto, le considerazioni precedenti sull’anonimato sono replicabili: le transazioni in bitcoin sono tracciabili e ciò lo rende uno strumento poco “sicuro” per un impiego ai fini terroristici. Inoltre, lo studio segnala la sussistenza di un’incompatibilità strutturale tra il sistema delle valute virtuali e il terrorismo. Infatti, i principali gruppi terroristici, a differenza di altre organizzazioni criminali, operano spesso in contesti privi di una buona infrastruttura tecnologica necessaria per un impiego efficace delle monete virtuali a scopi criminosi. Inoltre, il report afferma che la ragione più importante per cui i gruppi terroristici non hanno adottato valute virtuali su larga scala è che non hanno avuto la necessità di farlo. Preferiscono utilizzare altri strumenti quali carte prepagate o semplicemente il contante in quanto le regole globali contro il finanziamento del terrorismo sono ancora facilmente aggirabili.125 Pertanto, i terroristi

hanno bisogno soprattutto della moneta legale per acquistare materiali o servizi; quindi, in caso di utilizzo di valute virtuali, sarebbe necessaria una conversione delle stesse in euro o dollari aggiungendo una complicazione inutile. Il report conclude affermando che l’impiego delle criptovalute da parte dei terroristi è stato molto sporadico e frutto delle iniziative di singoli. Tuttavia si invitano le autorità a monitorare continuamente l’evoluzione del fenomeno in quanto ha il potenziale per crescere e diventare uno strumento diffuso su scala globale. Il problema potrebbe inoltre sussistere nel caso in cui gli atti criminosi si realizzassero mediante l’utilizzo di valute come Monero e Z-cash che renderebbero nettamente più difficoltosa l’attività investigativa.

124http://www.lawandsecurity.org/wp-content/uploads/2017/05/CLSCNASReport-TerroristFinancing-

Final.pdf

125http://www.lastampa.it/2018/02/06/italia/bitcoin-e-riciclaggio-tutto-quello-che-sappiamo-

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