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BITCOIN E ALTRE CRIPTOVALUTE Opportunità o strumenti speculativi?

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DI PISA

DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT

Corso di Laurea Magistrale in

BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI

Tesi di laurea

BITCOIN E ALTRE CRIPTOVALUTE

Opportunità o strumenti speculativi?

Relatore

Prof. Riccardo Cambini

Candidato

Angelo Petrolo

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Indice

Introduzione

... 5

1 Bitcoin: storia e tecnologia

1.1 L’evoluzione della moneta: dal baratto alla moneta digitale ... 7

1.2 Le valute virtuali: Definizioni e categorie ... 10

1.3 L’origine dei bitcoin ... 14

1.3.1 Principali caratteristiche ... 16

1.3.2 Funzionamento Bitcoin ... 17

1.3.3 Tipologie di wallets ... 18

1.3.4 Come ottenere bitcoin ... 21

1.4 La Blockchain ... 23

1.5 Il Mining ... 26

1.6 Gli Altcoins ... 28

2 Regolamentazione Bitcoin: aspetti giuridico-fiscali

2.1 Contesto normativo. ... 31

2.2 Assunzioni sulla natura giuridica ... 33

2.2.1 Bitcoin e moneta ... 33

2.2.2 Bitcoin e moneta elettronica ... 34

2.2.3 Bitcoin e moneta complementare ... 35

2.2.4 Bitcoin e strumenti finanziari ... 36

2.2.5 Bitcoin e prodotti finanziari ... 37

2.2.6 Bitcoin e documento informatico ... 38

2.2.7 Bitcoin e bene immateriale ... 39

2.2.8 Considerazioni conclusive ... 39

2.3 Framework regolamentare internazionale ... 40

2.3.1 Situazione attuale ... 45

2.4 Regolamentazione in Italia ... 49

2.5 Alcuni orientamenti nazionali riguardanti le valute virtuali ... 52

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3 Criticità del Bitcoin e opportunità offerte dalla Blockchain

3.1 Il bitcoin può essere considerato una moneta? ... 59

3.1.1 Le debolezze del sistema Bitcoin ... 60

3.2 Riciclaggio e finanziamento al terrorismo ... 62

3.3 Volatilità e determinanti del prezzo di Bitcoin ... 66

3.3.1 Interazione tra la domanda e l’offerta del Bitcoin ... 67

3.3.2 Popolarità del Bitcoin ... 68

3.3.3 Sviluppi macroeconomici e finanziari a livello globale ... 69

3.3.4 Fattori politici e regolamentari ... 70

3.3.5 Tether: la criptovaluta stabile ... 70

3.4 Le banche ... 73

3.4.1 Ripple: il Bitcoin delle banche ... 75

3.5 Le potenzialità applicative della Blockchain (cenni) ... 78

3.5.1 Supply chain ... 80 3.5.2 Smart contracts ... 82 3.5.3 Settore pubblico ... 83

4 Ricerca empirica

4.1 Obiettivi e metodologie ... 87 4.2 Criptovalute a confronto ... 88

4.3 BTC, tassi di cambio e commodities ... 90

4.4 Bitcoin e indici azionari ... 93

4.5 Conclusioni e sviluppi futuri ... 96

Bibliografia

... 99

Sitografia

... 102

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Introduzione

Il presente elaborato esporrà le peculiarità del Bitcoin e delle altre criptovalute che, dal ristretto ambito delle comunità virtuali in cui si erano diffuse, hanno iniziato ad espandersi e ad affermarsi sempre più ampiamente anche nel mondo reale, fino a diventare un fenomeno economico, sociale e politico di carattere globale. Bitcoin è una moneta virtuale ideata da un personaggio sconosciuto nel 2009, ispirata sui principi della crittografia. La particolarità è data dalla natura completamente decentralizzata, che permette al Bitcoin di funzionare senza la necessità di una banca centrale grazie alla tecnologia sottostante, la Blockchain. Il presente lavoro si pone l’obbiettivo di delineare gli aspetti nevralgici concernenti soprattutto il Bitcoin, perché rappresenta la criptovaluta più diffusa e con una maggior capitalizzazione di mercato, ma allo stesso tempo di segnalare alcune distinzioni e questioni interessanti, sotto vari profili, che attengono alle altre criptovalute create dopo il successo di Bitcoin.

Il primo capitolo andrà ad analizzare le caratteristiche più rilevanti delle monete virtuali dal punto di vista operativo e tecnologico, cercando di chiarire le logiche alla base del funzionamento delle stesse.

Nella seconda parte del lavoro si esporranno le problematiche di tipo giuridico-fiscale, allo scopo di definire il framework regolamentare nazionale ed internazionale nel quale le criptovalute si collocano, sebbene risulti in continua evoluzione. Verranno altresì fatte alcune ipotesi in merito alla natura giuridica di tali strumenti, sulla base degli istituti giuridici tradizionali del nostro ordinamento, ed esposti gli interventi più significativi da parte dei regulators e delle Autorità di vigilanza.

Il terzo capitolo, dopo aver esposto alcune debolezze intrinseche del sistema Bitcoin che sollevano dei dubbi riguardo alla possibilità che esso possa considerarsi alla pari della moneta tradizionale, analizza le potenzialità e alcune applicazioni della tecnologia Blockchain, ritenuta da molti il reale valore delle criptovalute che sarà in grado di rivoluzionare il mondo delle transazioni e il modello di business di molte aziende appartenenti a diversi settori, anche non strettamente legati al mondo della finanza. L’ultimo capitolo è dedicato ad una ricerca empirica condotta al fine di esaminare, in un dato orizzonte temporale, la volatilità delle monete virtuali e il loro grado di correlazione rispetto alle altre principali attività finanziarie quotate in borsa.

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CAPITOLO 1 – Bitcoin: storia e tecnologia

1.1 L’evoluzione della moneta: dal baratto alla moneta digitale

La nascita della moneta1 è il punto d’arrivo di un lungo processo di organizzazione e regolamentazione degli scambi commerciali fra gli agenti operanti nel sistema economico. La moneta, in qualsiasi sua forma, svolge essenzialmente tre funzioni:

Figura n.1.1

Fonte: https://www.ecb.europa.eu/explainers/tell-me-more/html/what_is_money.it.html

1) Unità di conto. La moneta si usa per confrontare in maniera uniforme il valore di

prodotti e servizi diversi tra loro, agevolando così l’attribuzione di un prezzo e gli accordi contrattuali.

2) Riserva di valore. La moneta consente di spostare nel tempo la quota di reddito che

non viene impiegata immediatamente per consumare beni e servizi. In altri termini, è possibile risparmiare parte del reddito conseguito al tempo presente e utilizzarlo per acquisti futuri.

3) Mezzo di scambio. La moneta viene universalmente utilizzata e accettata per gli

acquisti di beni e servizi.

Inizialmente, però, gli scambi commerciali venivano regolati nella forma del baratto che consisteva nello scambio bidirezionale di beni e servizi. Il baratto è una metodologia pienamente applicabile all’interno di un’economia estremamente primitiva, nella quale

1 Il primo sistema monetario nacque intorno al 3000 A.C in Mesopotamia quando i Babilonesi iniziarono

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l’uomo è produttore e consumatore di beni indirizzati al soddisfacimento dei bisogni necessari alla sua esistenza. Naturalmente, all’aumentare del volume degli scambi commerciali e del progresso della società, il baratto divenne sempre meno efficiente per una serie di motivi:

 Non necessariamente gli interessi degli operatori coinvolti nello scambio coincidono rendendo difficoltosa la compravendita di beni e servizi.

 Problematiche relative allo scambio di beni indivisibili.

 Difficile stabilire un valore equo, di mercato dei beni e/o servizi oggetto di scambio.  In assenza di moneta diventa praticamente impossibile definire il risparmio.

Per queste ragioni risultava necessaria la diffusione di uno strumento di pagamento di comune accettazione da parte di tutti gli agenti economici, che conservasse il proprio valore nel tempo e che non obbligasse gli operatori ad acquistare e contestualmente cedere un bene o servizio per estinguere il rapporto obbligatorio. Per soddisfare tali esigenze e per agevolare lo sviluppo economico nacque dunque la moneta. All’inizio, una volta abbandonato il baratto, furono le merci ad assolvere la funzione di regolamento delle transazioni, ossia qualunque bene (tipicamente bestiame, pelli o sale) dotato di valore intrinseco ed universalmente riconosciuto dalle parti2. Per scambiare le merci era dunque

sufficiente scambiare i beni in proprio possesso con la 'moneta-merce' e infine quest'ultima con il bene desiderato.3 Con l’evoluzione della società e con il miglioramento

delle condizioni economiche, i metalli preziosi (oro/argento) sostituirono le merci come strumenti di pagamento. Essi si affermarono soprattutto grazie alle loro caratteristiche che permettevano un miglior regolamento delle transazioni e degli interessi commerciali delle parti coinvolte nello scambio: omogeneità, divisibilità e, soprattutto, la non deperibilità. Nonostante le innovazioni riguardanti il sistema dei pagamenti, il baratto non venne drasticamente eliminato. Infatti le piccole transazioni continuarono per molto tempo a essere gestite nella forma del baratto e utilizzando la moneta-merce mentre per i pagamenti più consistenti e per gli scambi internazionali si ricorreva all’oro e all’argento. Poco più avanti, intorno alla metà del VII secolo A.C, dopo che i lingotti e anelli preziosi lasciarono spazio a piccoli pezzi di metallo prezioso (a forma di goccia e costituiti da elettro), i mercanti e coloro i quali gestivano l’offerta di moneta iniziarono ad apporre un sigillo e dunque a contrassegnare i metalli con una loro impronta. Questo processo

2 È importante sottolineare che, una volta che una merce viene usata come moneta, essa acquisisce un valore

che è spesso lievemente differente dal suo valore intrinseco. Il fatto di poter essere utilizzata come moneta aggiunge utilità alla merce, aumentandone, quindi, il valore.

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garantiva che il metallo fosse autentico e che quindi potesse essere ampiamente utilizzato dalle parti4. Da qui pare evidente che, anche in un contesto arcaico e poco civilizzato,

l’elemento fiduciario iniziava ad essere imprescindibile per fare in modo che la moneta potesse essere accettata universalmente come strumento di pagamento. La moneta, grazie al continuo processo di civilizzazione e allo sviluppo economico, nel corso dei secoli ha subito continui mutamenti in funzione del contesto storico e politico. Negli anni più recenti, con la diffusione di Internet e della globalizzazione5, le transazioni ed i contratti hanno assunto una connotazione virtuale, generando il cosiddetto fenomeno dell’e- commerce e la creazione di e-money.

Per e-money (moneta elettronica) si intende “qualsiasi valore monetario immagazzinato elettronicamente o magneticamente rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente che sia emesso dietro ricevimento di fondi per effettuare operazioni di pagamento e accettato da persone fisiche o giuridiche diverse dall’emittente6”. Il denaro,

quindi, ha assunto una dimensione sempre più virtuale. Infatti, il commercio elettronico frequente sul web e gli acquisti effettuati con questo sistema prevedono il pagamento in forma elettronica, ovvero senza che il trasferimento delle risorse finanziarie sia necessariamente legato alla consegna fisica del denaro, quindi un pagamento virtuale. In altre parole, la circolazione monetaria non è più regolata dallo scambio materiale del denaro o da titoli di credito ma avviene sulla base di strumenti informatici che trasferiscono denaro da un soggetto all’altro.

La moneta elettronica, oggigiorno è diventata un metodo di pagamento molto più attraente rispetto alla moneta legale in quanto presenta numerosi vantaggi, tra i quali la possibilità di effettuare pagamenti immediati tramite E-POS (Electronic Point of Sale), prelevare denaro dagli sportelli ATM (Automated Teller Machine) e ridurre i costi di transazione favorendone l’utilizzo per pagamenti anche di modesto ammontare. Queste caratteristiche sono il punto di forza della moneta elettronica e giovano socialmente aumentando l’efficienza delle transazioni al dettaglio interne e internazionali. La moneta elettronica viene definita come la “quarta generazione” dei mezzi di pagamento dopo l’era della moneta legale e bancaria.

4 All’inizio il processo di certificazione della moneta fu gestito esclusivamente dai privati. Solo più avanti

lo Stato evocò a sé il diritto di gestire l’offerta di moneta vietando ogni emissione da parte dei privati e attribuendo il carattere dell’ufficialità.

5 Processo caratterizzato dalla liberalizzazione degli scambi commerciali e dall’integrazione economica

verso la creazione di un mercato unico globale superando i confini nazionali.

6 Definizione contenuta nella direttiva 2009/110/CE concernente l’avvio, l’esercizio e la vigilanza

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La rapida crescita di Internet e le continue innovazioni hanno sostenuto il crescente processo di digitalizzazione monetaria, creando alternativi mezzi di pagamento che, dal ristretto ambito delle comunità virtuali in cui preliminarmente si erano sviluppati, hanno iniziato a diffondersi sempre più ampiamente anche nel mondo reale e sembrano aver raggiunto ormai la portata di un fenomeno sociale ed economico globale, richiamando l’attenzione del pubblico e delle autorità. Una svolta al riguardo si è avuta nel 2009, anno in cui è stata creata la criptovaluta denominata Bitcoin (simbolo BTC) da un anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Il termine Bitcoin, oltre ad indicare un nuovo tipo di moneta utilizzata come mezzo di pagamento, indica altresì la tecnologia sottostante che ne garantisce il corretto funzionamento7. Le operazioni in Bitcoin sono cresciute rapidamente nel tempo, motivo per cui le autorità hanno cercato e stanno cercando tuttora di definire un assetto istituzionale in un contesto privo di un’adeguata regolamentazione. Il bitcoin, e in generale il mondo delle criptovalute, trova pareri discordanti tra i vari attori del mondo finanziario. Molti lo considerano un passaggio naturale in un contesto sempre più digitale e caratterizzato dal progresso tecnologico evidenziandone i punti di forza e l’efficienza, altri fanno leva sui rischi e sulle incognite di questo nuovo sistema dei pagamenti, ragione per la quale molti paesi considerano questo tipo di moneta illegale e per questo sono state prese misure adeguate per frenarne l’utilizzo.

1.2 Le valute virtuali: Definizioni e categorie

Prima di passare alla trattazione delle valute virtuali, è utile effettuare una breve disamina delle principali caratteristiche e distinzioni tra le diverse valute. Si ritiene opportuno esporre le proprietà fondamentali poiché, spesso, i termini moneta elettronica, moneta digitale, moneta virtuale e criptovaluta vengono usati indifferentemente ma esistono significative differenze. L’elemento che accomuna queste diverse terminologie è sicuramente il fenomeno della dematerializzazione della moneta la quale ha assunto nel tempo un format sempre meno cartaceo. La moneta elettronica non è altro che una rappresentazione digitale della moneta legale che può così circolare sia attraverso lo scambio fisico di monete e banconote, sia attraverso trasferimenti elettronici quali bonifici, pagamenti bancomat e altro ancora. La moneta legale (o moneta fiat) è una valuta

7 Convenzionalmente, il termine Bitcoin maiuscolo si riferisce alla tecnologia e alla rete mentre il minuscolo

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emessa e gestita da una Banca centrale che ne regola l’offerta in funzione dell’andamento dell’economia ed è riconosciuta dall’ordinamento giuridico in quanto ha il potere di estinguere le obbligazioni in denaro avendo effetto liberatorio per il debitore. In Italia tale funzione è svolta dalla Banca d’Italia che emette le banconote in euro, in base ai principi e alle regole fissati nell’Euro-sistema. La moneta digitale, invece, può essere definita come un mezzo di scambio in sostituzione alle banconote e monete da utilizzare per eseguire transazioni su internet senza confini di trasferimento.

Figura n.1.2

Fonte: Lukasiewicz-Kamińska, “Digital Currencies and their impact on monetary system”, 2015

Appartengono alla categoria del denaro digitale le valute virtuali e le criptovalute nelle quali si applica il sistema della crittografia.

Nel 2012, la Banca centrale europea8 ha definito la moneta virtuale come una tipologia di

moneta digitale, non regolamentata da nessuna giurisdizione che viene emessa e controllata dai suoi creatori. Questo tipo di moneta viene utilizzata tra i membri di una specifica comunità virtuale. L’EBA9 (Europea Banking Authority) le definisce come

rappresentazioni digitali di valore, utilizzate come mezzo di scambio o detenute a scopo di investimento, che possono essere trasferite, archiviate e negoziate elettronicamente. Le peculiarità della moneta fiat non sono riscontrabili nel contesto delle monete virtuali, infatti le monete virtuali:

8 European Central Bank, “Virtual Currency scheme”, October 2012, p. 13 e ss.

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 non hanno corso legale in nessun ordinamento giuridico e dunque l’accettazione come mezzo di pagamento avviene esclusivamente su base volontaria;

 non sono regolate da enti centrali governativi, ma sono generalmente emesse e controllate dall’ente emittente secondo regole di funzionamento proprie.

Per le ragioni sopra esposte, nella maggior parte dei casi, le valute virtuali non rientrano nella fattispecie della moneta a corso legale, ma possono far parte della categoria del denaro, se accettate come mezzo di pagamento per beni e servizi nell’economia reale. Per contro, l’assetto istituzionale che regolamenta il fenomeno delle criptovalute nei vari paesi è in continua evoluzione per cui non si può escludere che, in un futuro prossimo, le valute virtuali possano assumere una veste giuridica differente che consenta un’adeguata equiparazione delle stesse alla moneta tradizionale o, persino, un suo superamento10. Dalla figura n.1.2 è possibile evincere che le valute virtuali rappresentano un universo variegato poiché ognuna si dota di uno schema che ne regola il funzionamento e che può differire sensibilmente da quello di altre monete virtuali. Innanzitutto è possibile distinguere tra:

a) Valute virtuali a schema accentrato. Queste si avvicinano di più ai sistemi di pagamento tradizionali e sono caratterizzate da uno schema gestito da un unico attore centrale, che emette la valuta, definisce le regole per il suo utilizzo e cambio, mantiene evidenza dei trasferimenti effettuati e gestisce la piattaforma elettronica e l’infrastruttura informatica. Nell’ambito di tale schema è possibile annoverare ad esempio il Ripple e il Second Life Linden Dollar11.

b) Valute virtuali a schema decentrato. Le valute virtuali decentrate rappresentano la grande novità perché sono tecnicamente più complesse ed innovative, prive di un ente centrale che regola l’emissione, l’amministrazione e la gestione. Tali attività sono demandate ad uno schema formato da più soggetti che operano collettivamente attraverso la rete in modo non coordinato.

10 Per un maggior approfondimento riguardo all’inquadramento giuridico delle valute virtuali si rimanda

alla consultazione del capitolo successivo.

11 Marco Mancini, “Valute virtuali e Bitcoin”, Analisi Giuridica dell’Economia, Fascicolo 1, giugno 2015,

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Una seconda distinzione deve effettuarsi tenendo conto del grado di apertura delle suddette valute rispetto all’economia reale:

Figura n.1.3

Fonte: European Central Bank, “Virtual Currency Scheme”, October 2012, p.15.

▪ Moneta virtuale chiusa: identifica una moneta virtuale pura che non ha interazioni con l’economia reale; la valuta virtuale può essere spesa solamente per acquistare beni virtuali e servizi all’interno di una comunità virtuale e non può essere convertita in denaro reale.

▪ Moneta virtuale a flusso unidirezionale. Sono valute che possono essere comperate direttamente con moneta tradizionale, ad un determinato tasso di cambio, per l’acquisto di beni o servizi virtuali ma che non possono essere convertite nuovamente in moneta reale. Appartengono a tale schema ad esempio gli Amazon coins o i Facebook credits.

▪ Moneta virtuale bidirezionale. Indica una valuta virtuale che funziona come ogni altra moneta pienamente convertibile che gli agenti possono acquistare o vendere secondo tassi di cambio ufficiali con le valute reali e che possono essere utilizzate per l’acquisto di beni e servizi reali o virtuali. Esempi sono Linden Dollars, Bitcoin e molte altre valute.

È evidente che, nel passaggio dalla tipologia 1 alla 3, si registra una progressiva incidenza della moneta virtuale sull’economia reale, che certamente porta ad una crescita degli interessi economici che ruotano attorno al denaro virtuale e delle correlate problematiche di natura valutaria, giuridica e fiscale. L’obiettivo della terza tipologia, di cui bitcoin è l’assoluto protagonista, è quello di competere con la moneta tradizionale emessa e gestita dalle Banche centrali come mezzo di scambio e, poiché il numero di operazioni concluse

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mediante moneta virtuale è in continuo aumento, si pongono serie questioni di politica monetaria, di politica fiscale, di tutela del cittadino e dei piccoli investitori al fine di cogliere le opportunità che questo nuovo sistema dei pagamenti offre, ma al contempo di mitigare i rischi qualora questi si manifestassero.

1.3 L’ origine dei bitcoin

L’interesse per il mondo delle criptovalute risale a qualche decennio fa. Nel 1990 David Chaum, esperto in crittografia fondò Digicash, un’azienda che proponeva un nuovo sistema elettronico di pagamenti, creata con l'unico scopo di eseguire transazioni economiche sicure e veloci facilitando le compravendite durante la navigazione su internet. Il sistema Digicash, avvalendosi della crittografia e dell’applicazione di una serie di algoritmi, permetteva agli utenti di mantenere l’anonimato. In particolare, il sistema garantiva un anonimato asimmetrico in cui il pagatore rimaneva anonimo e il beneficiario avrebbe potuto essere rintracciato se necessario. Questo sistema si proponeva di contrastare la corruzione e la criminalità organizzata12. L’iniziativa, tuttavia, non ebbe tanto successo e nel 1998 Digicash dichiarò fallimento. Nel 1997 il Dott. Adam Back creò Hashcash, un sistema di Proof of Work concepito come un meccanismo per limitare lo spam nelle email e gli attacchi DoS (Denal of Service). Lo scopo di Back era quello di prevenire lo spam nelle email richiedendo al computer del mittente di svolgere un lavoro computazionale prima di inviare l’email. È evidente che, a partire dagli anni 90’, si stavano già sperimentando e creando le condizioni che nel 2008 consentirono a un soggetto conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto di creare Bitcoin13. Il bitcoin è la prima valuta virtuale decentralizzata convertibile lanciata a partire dal 2009 in base alle regole pubblicate da Satoshi Nakatomo14 la cui identità ad oggi rimane sconosciuta. Per questa valuta virtuale, che ha realizzato il concetto di criptovaluta teorizzato nel 1998 da Wei Dai15, sono stati creati i relativi simbolo e codice, rispettivamente: ฿ e BTC o

12 Halaburda H. and Salvary M., Beyond Bitcoin, The Economics of Digital currencies, New York, 2016,

p.111 e ss.

13 Per ulteriori approfondimenti consultare Halaburda. H. and Salvary. M., Beyond Bitcoin, The Economics

of Digital currencies, New York; 2016 p.111 e ss. oppure visitare il sito https://nextgenerationcurrency.com/cypherpunk-david-chaum-satoshi-nakamoto/

14 All’ indirizzo https://bitcoin.org/bitcoin.pdf è possibile consultare integralmente il paper originale. 15 Nel 1998, Dai, ingegnere informatico, pubblicò un paper dove descrisse la sua idea di criptovaluta:

"b-money, un sistema di cassa elettronico anonimo e distribuito". Nel documento, Dai delineò le proprietà di base di tutti i sistemi di criptovaluta dei giorni nostri: "... uno schema per un gruppo di pseudonimi digitali non tracciabili che si pagano l'un l'altro tramite moneta e per stipulare contratti tra di loro senza l'intervento esterno".

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XBT, esattamente come accade per le valute reali. Il bitcoin è una moneta digitale e decentralizzata, vuol dire che non esiste un oggetto di metallo (almeno per il momento) o una banconota che rappresenti il bitcoin. Ma la vera novità sta nella decentralizzazione. Non esiste un’autorità o ente centrale che curi l’emissione, la gestione e che validi le transazioni effettuate con tale valuta. Questo significa che nessuna Banca centrale può stampare moneta e influenzare il valore di un bitcoin che è invece affidato esclusivamente alle leggi della domanda e dell'offerta. La domanda è, naturalmente, variabile e riflette l’interesse dei consumatori rivolto a questa rivoluzionaria tecnologia e il grado di fiducia che essi ripongono nel sistema. L’offerta è, a differenza delle monete a corso legale, fissata fin dal principio.

Figura n.1.4

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin

L’offerta dei bitcoin è predeterminata tendendo asintoticamente a 21 milioni. La disponibilità di nuove monete cresce come una serie geometrica ogni 4 anni, in questo modo l’ammontare massimo sarà raggiunto intorno al 2040. Il bitcoin è una criptomoneta che utilizza un software Open source basato su un sistema elettronico P2P16

(peer-to-peer) e si avvale della tecnologia Blockchain17. Si tratta di un registro pubblico che,

automaticamente e in modo sicuro, traccia le transazioni e sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali come la generazione di nuova moneta e l'attribuzione di proprietà

16 Nel settore informatico, il termine Peer-to-peer (P2P) indica un'architettura logica di rete in cui i nodi

non sono organizzati gerarchicamente ma sono strutturati come nodi equivalenti e paritari. Grazie a questa tipologia architetturale, qualsiasi nodo è in grado di avviare o completare una qualsiasi transazione. I nodi possono differenziarsi nella configurazione locale, nella velocità di elaborazione, nell’ampiezza di banda e nella quantità di dati memorizzati.

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dei bitcoin. All’interno di tale rete, ogni computer assolve al ruolo di portafoglio digitale e ogni utente deve essere in possesso di un indirizzo bitcoin. Il 3 gennaio 2009 è stato creato il primo blocco Bitcoin, il cosiddetto genesis block generando 50 bitcoin. Il 5 ottobre dello stesso anno viene pubblicato il tasso di cambio del bitcoin rispetto al dollaro sul mercato:

1$ = 1,309.03 BTC.

Nel 2011 la nuova valuta ottenne l’attenzione dei media ed ebbe l’effetto di provocare un acquisto di massa di bitcoin, ampliandone notevolmente la diffusione tra il pubblico. Ne derivò una progressiva accettazione come mezzo di pagamento da parte di numerose imprese su scala globale, tant’è che attualmente rappresenta la moneta virtuale più utilizzata e avente una maggior capitalizzazione di borsa.

1.3.1 Principali caratteristiche

I bitcoin presentano alcune proprietà innovative e distintive rispetto alle comuni monete a corso legale:

▪ Decentralizzazione. Bitcoin non è stata istituita, né è controllata da alcuna banca centrale. Il controllo sulle transazioni è eseguito sulla rete da tante entità indipendenti in maniera decentralizzata e distribuita, per cui la presenza di banche e di altre autorità regolamentari non è più necessaria. Questo implica che il valore del bitcoin non è condizionato da crisi, guerre politiche o manovre monetarie poiché deriva unicamente dall’incontro tra la domanda e l’offerta. Quest’ultima è predeterminata a priori e pari a 21 milioni di unità, e questo rende il bitcoin una risorsa scarsa definita da molti “oro digitale”.

▪ Non ha corso legale. Tale moneta è accettata dalle parti esclusivamente su base volontaria. Questo indica che non ha il potere di estinguere le obbligazioni pecuniarie se il creditore si rifiuta di accettarli.

▪ Pseudo anonimato. Oggigiorno le banche conoscono praticamente tutto sui loro clienti: storia del credito, indirizzi, numeri di telefono, abitudini di spesa e altro ancora. È tutto molto diverso con Bitcoin, dove le finanze degli utenti non vengono monitorate o governate da nessuna banca. Si parla di pseudo anonimato perché le transazioni, pubblicamente registrate in un database consultabile da chiunque, avvengono tra indirizzi pubblici dai quali è estremamente complesso risalire all’identità della persona fisica o giuridica coinvolta nello scambio.

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▪ Bassi costi di transazione. L’assenza di un ente centrale che controlla la moneta ha come effetto diretto quello di abbattere i costi. Con la tecnologia Bitcoin, infatti, è possibile effettuare transazioni in tutto il mondo a costi di transazione decisamente più bassi rispetto ai comuni circuiti di pagamento.

▪ Trasparenza. Tutti gli scambi sono tracciabili e annotati in un grande registro pubblico, la Blockchain, che chiunque può consultare. Tutti possono verificare saldi e numero delle transazioni associati a ciascun indirizzo. Per questo motivo Bitcoin sarà sempre trasparente, neutrale e prevedibile.

▪ Transazioni veloci e sicure. La rete di Bitcoin elabora i pagamenti quasi istantaneamente, in genere sono richiesti pochi minuti perché lo scambio venga perfezionato, mentre i normali bonifici bancari possono richiedere diversi giorni.

1.3.2 Funzionamento Bitcoin

In questa sezione si illustrano i principali aspetti funzionali che caratterizzano una transazione fatta in bitcoin: una moneta che circola solo in rete in modo decentralizzato, senza l’intervento di alcuna autorità. L’aspetto tecnico-operativo è molto complesso caratterizzato però da una proprietà fondamentale: la creazione della moneta è un elemento condiviso dalla comunità virtuale, in quanto generare bitcoin significa al contempo garantire la sicurezza del sistema18. Come accennato in precedenza, Bitcoin utilizza un software Open source; la sua progettazione è pubblica, nessuno possiede o controlla Bitcoin e ognuno può far parte del progetto. Il Bitcoin funziona sulla base di un protocollo peer-to-peer, appositamente realizzato per applicazioni che necessitano di un’elevatissima velocità di trasmissione dei dati e la condivisione degli stessi tra più utenti (nodi) della stessa rete19. Una rete, quindi, costituita da nodi paritari: ogni nodo ha esattamente lo stesso potere e nessuno prevale sull’altro. Ogni utente deve preliminarmente creare un portafoglio digitale (wallet), costituito da stringhe alfanumeriche, che consente di effettuare operazioni di compravendita di bitcoin. Molti wallet rilasciano anche un QR-CODE. Esistono numerose tipologie di portafogli digitali e ogni utente potrà scegliere la tipologia che desidera scaricabile facilmente presso il sito www.bitcoin.org. Il Bitcoin poggia sulla crittografia asimmetrica, conosciuta anche come

18 Lemme-Peluso, ”Criptomoneta e distacco dalla moneta legale: il caso bitcoin”, Rivista di Diritto

Bancario, Estratto dal n. 11/2016, p.7 e ss.

19 A. Teti, “Bitcoin:la criptomoneta del cyberspazio che sfida banche e governi”, Rivista Mondo digitale,

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crittografia a chiave pubblica. Le chiavi consistono in una chiave privata, da cui si ricava un’unica chiave pubblica. La chiave privata, da custodire segretamente, viene utilizzata per firmare le transazioni che permettono di spendere quei bitcoin. La chiave pubblica, invece, può essere diffusa e serve per ricevere bitcoin. Per questo motivo si parla di pseudo anonimato perché ad essere divulgata è solamente la chiave pubblica dalla quale è molto difficile risalire al legittimo proprietario20. Dopo aver creato e avviato una transazione21, viene “legittimata” da alcuni utenti della rete che svolgono l’attività di

mining22 (estrazione). I miners, in pratica, mettendo a disposizione la potenza di calcolo

del proprio computer, accertano, tramite la risoluzione di complesse operazioni matematiche, che le transazioni di denaro virtuale avvengano in modo lecito e sicuro e contribuiscono alla generazione di nuove unità di valuta virtuale. Quest’attività impedisce inoltre che una stessa valuta virtuale venga duplicata o spesa due volte (double-spending

problem). Ogni transazione verrà inclusa all’interno di un blocco che, una volta approvato

e risolto dalla rete, si aggiunge alla catena di blocchi (Blockchain). La Blockchain è un grande database distribuito che conserva tutto lo storico delle transazioni effettuate, dal genesis block creato da Nakatomo fino all’ultimo blocco, con tutte le informazioni riconducibili agli indirizzi Bitcoin e all’ammontare delle somme erogate e ricevute.

1.3.3 Tipologie di wallets

Come accennato in precedenza, prima di iniziare qualsivoglia transazione di bitcoin, è necessario creare un wallet o portafoglio digitale che rilasci un indirizzo bitcoin,in genere inizia con un numero da 1 a 3 e ha una lunghezza media di 33 caratteri, e una chiave privata che consentono di acquistare o vendere le varie tipologie di valute virtuali in massima sicurezza. Il bitcoin è uno strumento al portatore, vuol dire che chiunque si appropri del codice d’accesso al portafoglio elettronico, potrebbe attingere ai bitcoin collegati a quel determinato portafoglio. Smarrire la chiave privata equivale a perdere integralmente la propria disponibilità di bitcoin. Per tale ragione è importante scegliere

20 In realtà, poiché le transazioni sono tutte registrate in un grande database pubblico, se un utente effettua

delle transazioni utilizzando lo stesso indirizzo è possibile ricostruire, tramite un’attenta attività investigativa e con le opportune strumentazioni, l’identità dell’utente. Tuttavia, questo risulta molto difficile perché esistono tecniche sofisticate che garantiscono un’anonimità quasi perfetta e inoltre non esiste limite né all’installazione di wallet e nemmeno alla generazione di indirizzi bitcoin per ciascun portafoglio.

21Ogni transazione consta di una serie di elementi quali: indirizzo pubblico del ricevente, disponibilità

economica dell’acquirente, prezzo concordato, oggetto della transazione e ogni eventuale altra indicazione importante atta a completare il quadro di riferimento per la vendita e per l’acquisto.

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una piattaforma sicura per evitare di incorrere in attacchi da eventuali hacker. Esistono diverse categorie di wallet che si distinguono in relazione al grado di sicurezza, facilità di utilizzo o velocità delle transazioni:

▪ Desktop wallet. I portafogli desktop sono installati su un computer desktop e consentono di memorizzare e custodire le chiavi private all’interno dell’hard disk.

Esistono svariati software disponibili (Bitcoin Core Electrum ,Green Address) per tutti i sistemi operativi (Windows, Mac, Linus) che offrono questo servizio per bitcoin e altre criptovalute. Ogni software ha le proprie peculiarità: alcuni richiedono, come ad esempio Bitcoin Core, per l’installazione del proprio wallet, il download dell’ultima versione della blockchain che necessita di una grande quantità di spazio di archiviazione, oltre che di una buona connessione. Electrum è invece molto più flessibile e leggera e anche facile da utilizzare poiché non comporta l’installazione dell’intera blockchain. Infine è consigliato effettuare periodici backup del portafoglio, per poter recuperare le chiavi private qualora il pc dovesse subire dei danni irreparabili.

▪ Web wallet. È un servizio online offerto da siti web, che si occupano di custodire le password in server online posti sotto la loro tutela. In poche parole, si affida la gestione dei propri bitcoin a terze parti. Nella maggior parte dei casi, i wallet online sono servizi offerti in via accessoria dalle piattaforme exchange, dove è possibile acquistare o vendere criptovalute. Questa tipologia è molto apprezzata, soprattutto per l’utente inesperto, perché è molto semplice da gestire e, essendo legata agli exchange, molto comoda per coloro che compiono diverse transazioni ogni giorno. Tuttavia, il livello di sicurezza è basso perché legato agli eventuali spiacevoli inconvenienti in cui la piattaforma potrebbe incorrere e questo potrebbe condurre alla perdita totale delle proprie monete virtuali. È una tipologia consigliata per gli utenti che eseguono piccole ma frequenti transazioni quotidianamente e non per chi possiede tanti bitcoin. In quest’ultimo caso è indicata la selezione di tipologie che garantiscono una maggior sicurezza.

▪ Mobile wallet. Questa è una soluzione che consente di verificare il saldo, acquistare o vendere bitcoin comodamente attraverso il proprio smartphone in modo semplice e sicuro. Esistono numerosi servizi offerti per ogni tipologia di sistema operativo (ios, Android, BlackBerry o Windows phone).

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▪ Hardware wallet. Per evitare problemi di hackeraggio il sistema più sicuro è l'hardware wallet, dispositivi simili ad una chiavetta usb che proteggono da qualsiasi problema di sicurezza: viene inserita nel computer solo nel momento in cui si vuol effettuare una transazione e quindi l’utente non è esposto a eventuali attacchi che mettono a rischio le password. Rispetto alle tipologie precedenti, infatti, non si fa affidamento ad alcuna terza parte per la conservazione delle chiavi e non è altresì necessario importare alcun dato online o all’interno di un software.

▪ Paper wallet. Le chiavi private e pubbliche possono essere custodite direttamente dallo stesso utente in un supporto cartaceo, e tenute lontano da hacker e da eventuali anomalie dei propri apparecchi elettronici. Esistono diversi online wallet che consentono di trasferire su un formato cartaceo i propri codici oppure, in alternativa è possibile, collegandosi al sito www.bitaddress.org, generare casualmente una chiave pubblica e privata, unitamente ai rispettivi QR code, che consentono di ricevere e spendere i propri bitcoin. L’indirizzo potrà ricevere normalmente dei pagamenti, ma per spendere bitcoin l’utente dovrà reinserire la propria chiave privata in un online o software wallet per sottoscrivere le transazioni in uscita. Da questo punto di vista la sicurezza offerta da un paper wallet è molto elevata, e funziona benissimo come deposito di bitcoin a medio-lungo termine.

Figura n.1.5: Esempio di paper wallet generato sul sito www.bitaddress.org

Indirizzo Bitcoin

1BGf9gn3birWnSFLcQLQevhouGUCqwdz

Chiave Privata KxJw9q9Y9DckGUcvMVRVZp8LDnZ88QxyJfCxUQZhaT6fz5HVBrS

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1.3.4 Come ottenere bitcoin

Ad oggi sono presenti numerose piattaforme o siti che permettono di acquistare bitcoin e le altre valute virtuali, tutto dipende dal tipo di investimento che si intende fare.

 Acquisto da una persona disposta a venderle. Esistono numerose piattaforme che agevolano l’incontro tra la domanda e l’offerta. É, dunque, sufficiente connettersi a qualunque sito web e cercare una controparte disposta a cedere criptovalute ad un prezzo da essa prefissato. Basta andare, ad esempio, su ebay e trovare decine di persone disposte a vendere bitcoin ad un tasso di cambio stabilito. Questo sistema presenta degli svantaggi:

1) Il prezzo, fissato autonomamente da qualsiasi utente, è tendenzialmente più alto rispetto al prezzo di mercato.

2) In realtà non si conosce la controparte alla quale si inviano gli euro nella speranza che invii realmente i bitcoin onorando l’impegno assunto.

In verità, l’affidabilità di siti come ebay è cresciuta parecchio negli ultimi anni quindi i rischi sono ridotti anche perché è possibile controllare i feedback positivi che rendono più credibile la controparte. Altra opportunità è rappresentata dal sito Localbitcoins.com, una community operante in più di sedicimila città e in 248 Paesi, Italia inclusa, dove gli utenti, dopo aver effettuato la registrazione e fornito la documentazione richiesta, sono in grado di creare degli annunci di acquisto o vendita bitcoin e scelgono tanto il metodo di pagamento quanto il tasso di cambio.

 Exchange online. Si tratta di piattaforme autorizzate che consentono la compravendita di bitcoin e altre criptovalute in cambio di moneta fiat. Sono diversi i siti web che erogano questo servizio e si differenziano per alcuni fattori: commissioni imposte, sicurezza, interfaccia sito web e criptovalute supportate. Queste piattaforme fungono da market makers23 fissando i tassi di cambio a cui la piattaforma acquista o vende criptovalute in cambio delle principali monete fiat o altre valute virtuali. A differenza di un acquisto tra privati, si ha quindi una terza parte che si impegna a cedere o acquistare le diverse valute al prezzo di mercato e che garantisce il funzionamento del sistema. Sul sito bitcoinity.org è possibile consultare la lista aggiornata degli Exchange più diffusi per volumi scambiati e quota di mercato. Tuttavia, molte piattaforme sono state vittime di attacchi hacker, caso più noto quello di Mt. Gox che ha chiuso nel 2014. Per tale ragione si consiglia di usare la massima

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cautela nella selezione delle piattaforme di scambio e di trasferire in un wallet privato buona parte delle proprie risorse monetarie per evitare di perdere tutto nel caso in cui l’exchange dovesse avere dei problemi.

 ATMs. Sono dei distributori in cui introdurre moneta fiat ed ottenere in cambio bitcoin e altre criptovalute. Questi dispositivi sono generalmente di due tipi: unidirezionali, ossia permettono di convertire soltanto moneta legale in bitcoin, oppure bidirezionali, i quali invece consentono sia di acquistare che di vendere bitcoin in cambio di moneta legale. I principali ATMs sono: BitAccess, CoinOutlet, Genesis Coin, Lamassu e Robocoin. Naturalmente questo tipo di servizio varia in funzione della criptovaluta trattata, commissioni applicate e facilità di utilizzo ma tutte queste macchine hanno uno scopo comune: diffondere la tecnologia. Il primo dispositivo è stato installato Il 29 ottobre 2013, una macchina Robocoin aperta nel coffee shop Waves nel centro di Vancouver, in Canada. La prima tappa europea si è avuta invece nella stazione di Helsinki, in Finlandia. In Italia, attualmente, sono ben 28 i dispositivi24 installati.

Il funzionamento è piuttosto semplice: basta inserire gli euro e la macchina provvede, in meno di un minuto, a trasferire le criptomonete supportate nel portafoglio digitale al prezzo di mercato. Il principale vantaggio è la semplicità e la velocità di esecuzione rispetto alle tempistiche previste dai principali Exchange. Tuttavia gli ATM di bitcoin applicano delle commissioni molto alte e variabili che oscillano tra il 7% ed il 9% rendendo questo servizio molto oneroso. Gli operatori ATM di Bitcoin devono adeguarsi ai vincoli normativi sui depositi e sui prelievi applicabili nella giurisdizione in cui sono collocati i propri distributori automatici.

 Vendere beni e servizi in cambio di bitcoin. Per chi esercita un’attività commerciale, un altro modo per acquisire criptomoneta è accettarla come forma di pagamento per la vendita di beni e servizi. I negozi di qualsiasi settore, sia fisici che online, che accettano valute virtuali sono in continuo aumento25. Su Amazon, ad

esempio, non è possibile acquistare direttamente con criptovaluta ma è possibile utilizzare delle gift card o buoni da spendere su Amazon acquistati sulle piattaforme online con le principali valute virtuali. In questo modo, di fatto, si può spendere la propria moneta virtuale per fare acquisti e, fin tanto che non si diffonderanno in modo capillare sul territorio le attività commerciali che accettano i Bitcoin in pagamento,

24 Per dati sempre aggiornati è possibile consultare il seguente indirizzo https://coinatmradar.com/ 25 Il sito coinmap.org indica una mappa in cui cercare gli esercizi commerciali che accettano criptovalute.

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questa rimarrà la soluzione migliore ed efficace. Anche Microsoft e moltissime altre aziende accettano pagamenti in bitcoin. Su Microsoft store è possibile trovare una grande quantità di prodotti dedicati al mondo dell’informatica pagabili con la nota criptovaluta. Man mano che il Bitcoin continuerà ad ottenere sempre più utilizzatori, nasceranno sempre più opzioni per impiegare i propri Bitcoin liberamente attraverso servizi sicuri e affidabili.

 Mining. Ultima possibilità, ma non per ordine di importanza, per acquisire criptomonete è il mining. È un processo che non prevede un acquisto oneroso accedendo ad una piattaforma ma consiste nell’estrazione di nuove monete virtuali attraverso un’attività di validazione e registrazione delle transazioni che avvengono continuamente in rete. Questo sistema in teoria potrebbe considerarsi il migliore, ma in pratica è un metodo che diventa progressivamente sempre più lento e decisamente complicato.

1.4 La Blockchain

Il sistema di pagamento Bitcoin è sicuramente molto stimolante ed innovativo, ma la vera portata rivoluzionaria non sta tanto nella diffusione della criptovaluta stessa, quanto nel suo metodo di funzionamento, basato sulla tecnologia Blockchain. Questa tecnica è stata descritta per la prima volta nel 1991 da un gruppo di ricercatori ed era stata pensata per contrassegnare i documenti digitali in modo che non fosse possibile retrodatarli o violarli. Tuttavia è rimasta inutilizzata fino a quando non è stata impiegata da Nakatomo nel 2009 per la creazione della nota criptovaluta. Quello del Bitcoin è stato il suo primo e più noto utilizzo, ma in realtà è solo una delle tante applicazioni che ad oggi utilizzano il sistema Blockchain. È una tecnologia che consente la creazione e la gestione di un grande database distribuito e decentralizzato per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete. Tale database è strutturato in blocchi tra loro collegati in rete in modo che ogni transazione avviata sulla rete debba essere validata e certificata dalla rete stessa analizzando ogni singolo blocco. La Blockchain risulta così costituita da una catena di blocchi che contengono ciascuno più transazioni. Il vero cambiamento sta nella logica completamente distribuita, in cui nessuno prevale sull’altro e dove nessun ente definisce le regole e gestisce qualsiasi informazione. Infatti, quando ci si affida ai circuiti finanziari tradizionali, per conoscere le movimentazioni legate ad un conto acceso presso un intermediario finanziario, è sufficiente accedere via internet con le proprie credenziali per

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verificare ogni cosa: pagamenti, versamenti, saldi e molto altro ancora. Tutte le informazioni che riguardano il conto corrente sono gestite da un unico attore centrale e confluiscono su un database del medesimo. L’intermediario disporrà quindi di propri server e su questi ci sarà un database in cui vengono annotate tutte le transazioni. Il punto è che, almeno teoricamente, chiunque abbia accesso ai server collegati al database potrebbe modificare i dati contenuti nello stesso. La differenza sta nel fatto che la Blockchain non è contenuta e installata in un unico computer ma è distribuita in migliaia di computer diversi in tutto il mondo che contengono tutti la stessa Blockchain garantendo stabilità e scongiurando qualsiasi tentativo di violazione. Infatti, i bitcoin non sono duplicabili o falsificabili perché la tecnologia utilizza la crittografia per creare dei blocchi tutti concatenati attraverso chiavi crittografiche che sono immodificabili. La Blockchain è, sostanzialmente, un libro mastro pubblico, consultabile sul sito blockchain.info (e molti altri siti web) dove è possibile analizzare qualunque aspetto: ultimi blocchi aggiunti alla catena, le transazioni contenute in ciascun blocco, indirizzi coinvolti nello scambio, totale BTC spediti e molto altro ancora. Pubblica, trasparente, sicura, inviolabile, distribuita e decentralizzata: sono queste le caratteristiche che hanno reso celebre tale tecnologia. Come funziona la Blockchain? Come viene creato un blocco? Descriviamo più nel dettaglio di cosa si tratta. La Blockchain è composta da tanti blocchi di informazioni legati insieme da un sistema crittografico che, nel caso specifico di Bitcoin, utilizza l'algoritmo SHA=25626. Un blocco non è altro che un insieme di tutte le transazioni avvenute

nell’arco di dieci minuti e ognuno può contenere migliaia di transazioni. Ciascun blocco viene preso in carico da un miner il quale si occupa di applicare complessi calcoli matematici alle informazioni contenute nel blocco di transazioni fino ad arrivare al risultato della validazione che consente di aggiungere il nuovo blocco alla blockchain distribuita in tutta la rete. Questo processo genererà un certo numero di bitcoin come ricompensa del duro lavoro svolto dai miners che si aggiungerà all’ammontare totale dei bitcoin mondiali. Ogni blocco contiene alcune informazioni:

o Dati. I dati contenuti e memorizzati all’interno di un blocco dipendono dal tipo di blockchain. Quella dei Bitcoin registra tutti i dettagli di una transazione come mittente, destinatario e quantità di monete scambiate.

26 L’acronimo sta per Secure Hash Algotithm e indica una famiglia di cinque diverse funzioni crittografiche

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o Hash function27. Non è altro che un’impronta digitale, una rappresentazione

crittografata delle informazioni contenute in un blocco. In altri termini, tutte le informazioni sono sintetizzate e compresse in una stringa alfanumerica criptata che identifica ciascun blocco e tutto il suo contenuto.

o Hash del blocco precedente. Questo è l’elemento necessario perché si crei una catena di blocchi e che lega il blocco precedente a quello successivo.

Tutti i blocchi della catena risultano così concatenati attraverso il meccanismo di condivisione dell’hash.

Per poter creare un nuovo hash è essenziale disporre dei dati delle transazioni, hash del blocco precedente e di un nonce (number once used) che corrisponde ad un numero generato in modo casuale. Riassumendo:

Dati delle transazioni + Hash blocco precedente + Nonce= nuovo Hash

La difficoltà di calcolo sta nel fatto che il nuovo hash dovrà soddisfare scrupolosamente una serie di caratteristiche per essere reputato corretto dal sistema Bitcoin. Se l’hash calcolato risulta valido verrà approvato l’intero blocco delle transazioni altrimenti, se si crea un hash non valido, si riparte generando un nuovo nonce. Qualsiasi modifica o manomissione di un blocco causerebbe una variazione del suo hash e questo renderebbe non validi tutti i blocchi successivi. Ciò implica che per modificare la blockchain sarebbe necessario modificare e ricalcolare tutti gli hash dei blocchi che formano la blockchain. Tuttavia, l’esclusivo utilizzo degli hash non garantirebbe un elevato livello di sicurezza poiché, oggigiorno, gli utenti dispongono di computer molto sofisticati e veloci che consentono di determinare in pochi secondi migliaia di hash. L’utente esperto potrebbe quindi agevolmente ritoccare un blocco e ricalcolare tutti gli hash degli altri blocchi rendendo nuovamente valida la blockchain. Per tale ragione, la blockchain utilizza una tecnica chiamata proof-of-work (prova di lavoro). La Proof of Work, o PoW, è un protocollo che viene utilizzato da diverse criptovalute - come Bitcoin, Ethereum, Litecoin - per ottenere un consenso decentralizzato tra i diversi nodi nel processo di aggiunta di un blocco specifico alla catena. La difficoltà di esecuzione del lavoro per individuare la

27 È una funzione matematica che presenta alcune proprietà: (1) è in grado di prendere un input di qualsiasi

dimensione; (2) Produce un output di dimensioni fisse indipendentemente dalla dimensione dell'input; (3) Irreversibilità; partendo dall’output non è possibile risalire all’input una volta criptata l’informazione. (4) Piccole modifiche nell'input determinerebbero un drastico cambiamento nell’output.

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proof-of-work è regolata in modo tale da limitare il tasso con cui vengono generati i blocchi ad uno ogni 10 minuti in media. La bassa probabilità di generazione della proof-of-work rende di fatto impossibile prevedere quale nodo della rete sarà in grado di generare il blocco successivo. In buona sostanza, un trasferimento è considerato valido solo una volta che tutti gli altri nodi ottengono la prova che una sufficiente mole di lavoro computazionale è stata impiegata28 per validare un blocco. Per manomettere con successo la blockchain sarebbe necessario quindi modificare tutti i blocchi della catena, rifare la prova di lavoro per ciascun blocco e assumere il controllo di oltre il 50% della rete peer-to-peer. Questo è estremamente difficile da realizzare. Tale sistema impedisce che il titolare di una valuta virtuale possa spenderla due volte o duplicarla.

1.5 Il Mining

Mining deriva dal verbo inglese to mine che significa “estrarre”. Quando si parla di mining di criptovalute, l'attività di estrazione classica che viene in mente è quella relativa ai Bitcoin, la prima storicamente disponibile. Nel corso degli anni, con la creazione di tantissime criptovalute aggiuntive (le cosiddette altcoins) si è assistito alla nascita di molte opportunità di mining. Come accennato in precedenza, è quell’ attività che permette di proteggere e verificare le transazioni in criptovalute che avvengono su una rete decentralizzata utilizzando la potenza di calcolo del proprio computer per risolvere complessi problemi crittografici garantendo sicurezza e autenticità negli scambi. In cambio di tale servizio, i miners acquisiscono nuova valuta generata a cui si vanno ad aggiungere le commissioni che, discrezionalmente, le parti coinvolte nello scambio attribuirebbero al miner come riconoscimento del lavoro svolto. La quantità di nuovi bitcoin emessi ad ogni produzione di un nuovo blocco è stabilita. Tale compenso si attestava originariamente in 50 BTC per blocco, ed è stato dimezzato e si dimezzerà progressivamente ogni 210.000 nuovi blocchi creati che equivalgono a circa 4 anni. Attualmente la ricompensa è fissata pari a 12.5 BTC e si arriverà al punto in cui, quando l’ultimo satoshi29 di bitcoin sarà emesso, l’unica forma di remunerazione sarà data dalle

commissioni di transazione. Mining, tuttavia, non vuol dire creare denaro. I bitcoin vengono creati in automatico dal protocollo peer-to-peer che gestisce la moneta, ovvero sono generati direttamente dalla rete e distribuiti online in modo automatico e casuale.

28 Bitcoin Mining Pools: A Cooperative Game Theoretic Analysis, p. 919 e ss. 29 Si tratta della parte più piccola di Bitcoin, ovvero 0.00000001 BTC.

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Minare vuol dire quindi raccogliere, appropriarsi della moneta generata dalla rete dopo aver trovato la soluzione alle difficoltà di calcolo che il sistema impone. Pertanto, l’attività di mining diventa sempre più complessa con il passare del tempo perché, più bitcoin vengono trovati e immessi sul mercato, meno ne restano da estrarre e quindi occorre progressivamente più tempo e maggiore potenza di calcolo. Maggiore è la potenza di calcolo che gli utenti hanno a disposizione e più alta sarà la probabilità di ricevere bitcoin distribuiti in rete. Per queste ragioni, esercitare tale attività da soli con il proprio pc, è ad oggi molto complicato nonché poco profittevole considerata la complessità dei calcoli che devono essere svolti. Per il mining occorre installare uno dei tanti software disponibili online ma che richiedono un’enorme potenza di calcolo che può essere ottenuta assemblando degli appositi dispositivi informatici, chiamati miner, che si trovano in commercio30. Una volta installato e configurato il software e collegato il pc alla rete internet è necessario lasciare tutta l'apparecchiatura lavorare 24 ore su 24 al massimo delle sue capacità. Il mining è quindi un’attività che può essere svolta in forma individuale, considerando però le difficoltà crescenti di estrazione, l’elevata concorrenza a livello globale, nonché gli investimenti necessari affinché i miners si dotino degli strumenti adatti in termini di potenza computazionale. Tuttavia, le probabilità che un singolo miner trovi un hash valido per l’autenticazione di un blocco si sono ridotte nel tempo, non garantendo dei flussi di cassa continui. Questo non giustificherebbe l’impiego di ingenti risorse finanziarie per l’installazione delle macchine, le strutture di raffreddamento per superare l'enorme quantità di calore che producono e l'elettricità necessaria per eseguirle. Per queste ragioni, la maggior parte dei miners hanno iniziato ad unirsi in veri e propri gruppi, denominati “mining pools”. Una mining pool non è altro che un gruppo di persone che condividono la propria potenza di calcolo (o hashrate) per aumentare la probabilità di chiudere con successo un blocco e quindi di aumentare i guadagni che verranno ripartiti proporzionalmente al contributo computazionale offerto da ogni singolo partecipante. Il pool-mining consente di svolgere tale attività all’interno di un gruppo, pagando in genere una commissione per farne parte, anche se non si dispone di un’elevata capacità di calcolo. Inoltre, questa opzione, a differenza di un’attività

30 Inizialmente, i minatori usavano la loro unità di elaborazione centrale (CPU) per estrarre bitcoin, ma ben

presto questo sistema venne abbandonato perché non abbastanza veloce ed inefficiente economicamente. I miners passarono rapidamente ad utilizzare l’unità di elaborazione grafica (GPU) nelle schede grafiche del computer perché fornivano una maggiore potenza e velocità di estrazione, nonché consumavano molta meno energia per unità di lavoro. Recentemente sono stati creati dei dispositivi ad hoc, ovvero gli ASIC miner. Questo tipo di configurazioni hanno il grande vantaggio di produrre una potenza di calcolo senza precedenti consumando davvero poca energia.

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individuale, permette la generazione di flussi inferiori ma costanti nel tempo. Un’altra opzione valida da tenere in considerazione per l’attività di estrazione delle criptovalute è senz’altro quella legata al Cloud mining. Si tratta in pratica di società che permettono di noleggiare un determinato ammontare di potenza di calcolo e di farne propri i profitti, previo pagamento di un canone di locazione. Invece di pagare una bolletta onerosa e di gestire fisicamente il proprio hardware, si stipula un contratto a durata prestabilita che permette di gestire dal cloud la potenza di calcolo per produrre moneta virtuale a basso costo. Questa è una soluzione molto semplice e rapida in quanto consente di superare le principali problematiche connesse al mining classico: costi energetici, monitoraggio continuo, investimenti massicci in hardware. I vari competitor del settore propongono soluzioni personalizzate, ma i contratti spesso hanno caratteristiche simili e variano in relazione alla quantità di hashrate orario, commissioni e durata contrattuale.

1.6 Gli Altcoins

È utile sottolineare che il Bitcoin non rappresenta l’unica forma di investimento nel mondo delle criptovalute ad attrarre utenti ed investitori, sebbene sia tuttora la più diffusa e scambiata sul mercato. Le caratteristiche uniche del sistema Bitcoin hanno attratto numerosi sviluppatori che hanno contribuito ad espandere il mondo delle valute virtuali creando nuove monete. Infatti, sul sito https://coinmarketcap.com è possibile constatare che esistono più di 1500 criptovalute in circolazione e ogni giorno ne nascono altre. Nel prosieguo, verrà effettuata una breve disamina degli altcoins più importanti ed emergenti poiché la maggior parte di esse presentano una capitalizzazione di borsa irrilevante oppure non viene accettata dai comuni Exchange. Alcune hanno semplicemente replicato i meccanismi sottostanti il Bitcoin, apportando correzioni e miglioramenti, altre invece si differenziano per funzionalità ed obiettivi. Lo scopo ultimo è chiaramente quello di ripetere lo straordinario successo della regina delle criptovalute. Litecoin, creata nel 2013, è molto simile al Bitcoin come valuta globale, open source e priva di un’autorità centrale ma punta molto sull’efficienza e sulla velocità delle transazioni. Litecoin utilizza un algoritmo diverso per la PoW, lo Scrypt e non lo SHA-256, molto più semplice da eseguire e questo si traduce in una conferma più veloce delle operazioni. infatti in Bitcoin il tempo medio di aggiunta di un blocco è di circa 10 minuti, mentre Litecoin ne impiega 2,5 minuti. Inoltre la rete Litecoin è progettata per produrre approssimativamente il quadruplo di unità rispetto a Bitcoin, ovvero circa 84 milioni di litecoin. Altcoins, come

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Monero e Z-Cash ad esempio, sono state studiate per offrire un’anonimizzazione totale,

non pienamente garantita dal sistema Bitcoin, rendendo impossibile il tracciamento delle transazioni. Bitcoin Cash (sigla BCH) è una nuova criptovaluta nata il primo agosto 2017 da un fork31 di Bitcoin. La differenza principale con il bitcoin è data dalla dimensione del blocco. La piattaforma originaria supporta blocchi fino ad un massimo di 1 megabyte, mentre Bitcoin Cash arriva fino a 8 megabyte. Aumentando la dimensione dei blocchi, aumenta anche il numero delle informazioni che possono essere incluse all’interno di essi e di conseguenza anche la velocità delle transazioni, tant’è che da molti viene definito il vero contante elettronico peer-to-peer nato per internet. Ethereum è stata creata nel 2014 da Vitalik Buterin ed è, al momento in cui si scrive, una delle criptovalute più promettenti nonché la seconda per capitalizzazione di mercato. In prima approssimazione, è una piattaforma decentralizzata pensata per l’esecuzione di contratti intelligenti, definiti Smart Contracts. Come è facile intuire, la portata e gli obiettivi di Ethereum sono ben diversi e più ampi: bitcoin nasce unicamente come mezzo di scambio, mentre Ethereum è uno strumento più ampio. Si tratta dunque di un’enorme piattaforma che digitalizza completamente e in maniera sicura e affidabile la conclusione e la gestione di diverse tipologie di contratti e moltissime altre operazioni. Ripple nasce nel 2012 ed è il nome con cui viene identificata sia la criptovaluta, che ha come simbolo XRP, che la piattaforma. Non è altro che un libro mastro, un sistema che promette di facilitare lo scambio di capitali, valute o qualsiasi altro asset finanziario in tempo reale all’interno della rete. Ripple presenta alcune caratteristiche che la rendono interessante e unica rispetto alle altre criptovalute. Innanzitutto, sebbene sia costruita su un protocollo open source e decentralizzato, l’offerta di Ripple è unicamente gestita da un ente centrale, la società omonima Ripple. Dopodiché, Ripple è perfetta, come caratteristiche e funzionalità, per essere implementata dalle banche, le quali rappresentano proprio quelle istituzioni che il mondo delle criptovalute intende disintermediare e superare. Una sorta di paradosso. Questo protocollo punta alla creazione di un nuovo sistema di pagamenti, istantaneo, sicuro e a basso costo. Da questa breve analisi delle principali alternative al

31 Letteralmente significa “biforcazione” e indica un cambiamento nel codice originario della criptovaluta

che consente di definire una nuova versione della Blockchain che condivide lo storico delle transazioni fino al punto di fork. Esistono due tipologie di fork:

Hard fork: una biforcazione dovuta all’utilizzo di un nuovo protocollo non compatibile con il primo. Dato che i due protocolli sono incompatibili allora non lo saranno nemmeno le due catene, ragion per cui in tali circostanze le catene si sdoppiano.

Soft fork. Il nuovo protocollo è diverso ma compatibile con il primo. Si avranno quindi due protocolli di regole diverse che condividono la stessa catena. Quello di Bitcoin Cash è stato un hard fork.

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bitcoin è evidente che ciascuna contribuisce, in modo diverso, all’innovazione ed al miglioramento tecnologico allo scopo di fornire agli aderenti un sistema di pagamenti virtuale sempre più sicuro, veloce ed efficiente.

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CAPITOLO 2

Regolamentazione Bitcoin: aspetti giuridico-fiscali

2.1 Contesto normativo.

Nella sezione precedente è stato analizzato il sistema Bitcoin dal punto di vista delle potenzialità tecnologiche che esso può offrire. Si tratta di un sistema che permette agli aderenti di cogliere le opportunità e le potenzialità che la tecnologia blockchain offre. In questo capitolo, si espongono le problematiche relative all’inquadramento giuridico-fiscale del Bitcoin, poiché le stesse considerazioni si applicano ad ogni altra valuta virtuale avente un’analoga impostazione. I 2 aspetti sono concatenati e argomentati in un’unica sezione perché un trattamento fiscale incerto scaturisce proprio da un difficile inquadramento giuridico. Il mondo delle criptovalute è diventato un fenomeno monetario globale che necessita di una corretta supervisione da parte di tutti i paesi perché pone una serie di problematiche e rischi che hanno attirato l’attenzione di autorità e operatori di mercato, alcuni dei quali hanno sottolineato l’importanza di istituire regole comuni a livello globale per dare certezza legislativa e tributaria alle criptovalute. L’EBA (European Banking Authority), nel Dicembre 2013, ha pubblicato un documento32 nel quale ha identificato le caratteristiche delle valute virtuali evidenziandone i rischi al fine di sensibilizzare gli utenti. FAFT (Financial Action Task Force)33 nel giugno 2014 ha emanato un report, intitolato “Virtual Currencies Key Definitions and Potential AML/CFT Risks”, in cui analizza le peculiarità delle monete digitali e i potenziali rischi legati al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. Analoghe considerazioni sono state esposte dalla Banca Centrale Europea e da altre diverse autorità competenti. Si evince, quindi, la volontà da parte delle istituzioni di fare chiarezza e di approfondire un tema di difficile collocazione giuridica dovuta sia a delle differenze organizzative e funzionali tra una valuta e l’altra che alle modalità di utilizzo, in quanto asset impiegabile sia come mezzo di scambio che come strumento di investimento. Attualmente dunque non esiste una normativa uniforme né a livello europeo né tanto meno a livello

32 Consultabile al seguente link:

https://www.eba.europa.eu/documents/10180/598344/EBA+Warning+on+Virtual+Currencies.pdf

33 Il Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI) o Financial Action Task Force (FATF), è un

organismo intergovernativo, istituito dal G7 nel luglio 1989 al fine di promuovere strategie mirate al contrasto del riciclaggio di capitali a livello nazionale e internazionale mediante l'adozione di adeguate misure da parte di tutti i paesi che ne sono membri. Le raccomandazioni emanate da questo organismo costituiscono il framework di riferimento su cui si basano le normative di antiriciclaggio nazionali.

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internazionale che disciplini concretamente il fenomeno delle criptovalute, ma solamente dei tentativi isolati di alcuni paesi che stanno tentando di controllarlo con tutte le difficoltà del caso. L’assenza di una regolamentazione unitaria al riguardo non indica tuttavia che il fenomeno sia illegale o proibito34. Sul sito http://bitlegal.io/ si può consultare lo status giuridico delle monete virtuali in ogni paese del mondo, nonché le ultime decisioni assunte dai vari governi in materia.

Figura n.2.1 - http://map.bitlegal.io/

In particolare, in verde sono rappresentati i paesi in cui la diffusione delle criptovalute è consentita dalla legge, in grigio ci sono quei paesi in cui lo stato giuridico non è ancora stato definito mentre in giallo sono indicate le nazioni che hanno permesso alle valute virtuali di diffondersi nel rispetto di certe limitazioni. In rosso, infine, emergono i paesi in cui l’utilizzo di criptomonete è stato dichiarato illecito.

34 Ebook Bitcoin and MobilePayments, Constructing a European Union Framework, Gabriella Gimigliano

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