Il teatro comunitario: da “esperienza” a “fenomeno”
III.8. Fuori dalla rete, dentro il movimento: la danza comunitaria All’indomani della crisi del 2001, a Buenos Aires ha inizio l’esperienza della
III.8.1 Riferimenti storici e antropologic
A questo punto è interessante fare una sorta di bilancio storico.
Nel 1983, con la fine della dittatura militare, nasce il gruppo di teatro comunitario Catalinas Sur. Un decennio dopo, una compagnia di teatro di strada mette radici in un teatro e fonda il secondo gruppo comunitario, il Circuito Cultural Barracas. A partire dal 2001, con l’esplosione della crisi economica argentina, il teatro comunitario da esperienza isolata diventa un fenomeno in forte crescita, anche oltre confini del paese, nel resto dell’America Latina e, oltreoceano, in Italia e Spagna. Contemporaneamente, all’interno di un’università porteña, nasce un progetto di danza comunitaria, che condivide molti degli elementi che caratterizzano il teatro comunitario. La questione identitaria, legata al rapporto individuo/società e individuo/comunità diventa sempre più urgente. L’America Latina è l’orizzonte di riferimento del presente studio, ma vedremo come anche in Italia questo conflitto antropologico cerchi una risoluzione. La parola comunità diventa il leitmotiv di un generazione, cliccata sul web, ambita, desiderata, temuta. Di certo c’è che l’uomo del ventunesimo secolo, figlio della globalizzazione e dell’individualismo esasperato, brama più d’ogni altra cosa la realizzazione di una comunità, di un luogo protetto, dove poter condividere la propria solitudine.
Forme artistiche come la danza e il teatro sono le espressioni che meglio si prestano alla creazione di comunità. Il teatro comunitario argentino rappresenta un’esperienza pioniera nel contesto teatrale internazionale; la
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Red., Danza comunitaria, Baile con olor a pueblo, in “Agencia NaN”, anno 7, 2012. Articolo consultabile all’indirizzo http://agencianan.blogspot.com.ar/2012/07/danza- comunitaria-baile-con-olor-pueblo.html?spref=fb.
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danza comunitaria argentina ha, invece, delle realtà precorritrici, seppure del tutto indipendenti da essa, in Europa, e in particolare in Inghilterra.
Nell'Inghilterra del secondo dopoguerra, quando i bassifondi venivano demoliti, intere comunità venivano rialloggiate e anche le strutture di vita famigliare e di comunità locale venivano distrutte. Nella vita sociopolitica inglese degli anni '40 per la prima volta si afferma il concetto di rivalutazione e rifondazione della comunità. In Germania il fondatore del fenomeno è Laban attraverso la danza, con la creazione di cori di movimento, di una danza amatoriale (laientanz) e partecipativa, secondo cui tutti erano in grado di danzare. Nell'Inghilterra del 1975 si affermava una generazione di danzatori che sostenevano l'importanza di riportare l'arte fra la gente. Durante i cinque anni successivi la community dance è diventata un movimento, con una sua filosofia che trova le radici nell'idea dell'accesso democratico alle arti e nella necessità di restaurare la comunità perduta. Nel 1986 è stata fondata un'associazione professionale, la “Foundation for community dance”.
La community dance è costituita da persone che si incontrano una volta alla settimana e danno vita a una comunità che accoglie indiscriminatamente, dove ogni membro è sempre libero di interrompere il suo percorso, non esiste un vincolo inscindibile che privi l'individuo della sua libertà. Il dinamismo è anche fonte di ricchezza per la comunità: ogni individuo dà il suo apporto, a seconda degli interessi personali, delle proprie esigenze e potenzialità. Si potrebbe prendere in prestito la terminologia di Turner che, parlando di communitas176,
si riferisce a una situazione particolare di liminalità, a una comunità (intesa come insieme di individui che persegue scopi orientati e duraturi, che condivide progetti e che si riproduce insieme177) che riunisce individui temporaneamente legati in uno stato di assoluta parità. Questa fase antistrutturale rispetto alla struttura sociale è un momento molto particolare in cui si creano inediti rapporti tra i membri, individui diversi per età, idee politiche, classe sociale, che arrivano a sperimentare una condivisione comunitaria. In questo senso, La community dance crea una condizione di liminalità, una terra franca nella quale persone sconosciute riescono a
176 Cfr. Victor Turner, Il processo rituale: struttura e antistruttura, Brescia, Morcelliana,
1972 (Ed. or. Victor Turner, The ritual process: structure and anti-structure, Chicago, Aldine, 1969.
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integrarsi. Si arriva ad affermare che ognuno è un danzatore e che può essere coreografo di se stesso, in grado di sperimentare i più svariati stili di danza. Esiste un aspetto psicologico della comunità, ovvero lo spirito comunitario, lo spirito di solidarietà, di appartenenza, il bisogno di essere riconosciuti e valorizzati dagli altri, di dare e ricevere significato. L'operatore della community
dance si definisce artista-pedagogo e manifesta una forte sensibilità etica,
sociale e politica; dichiara di poter sbagliare, ripensare, emozionarsi e farsi coinvolgere; incontra l'altro attraverso l'ascolto, la parola, l'osservazione, i sensi178.
I risvolti sociologici di questo tipo di esperienza sono di primaria importanza, in quanto si tratta di un gruppo aperto a tutti, ispirato a un ideale democratico di pari opportunità, che non tiene conto dei connotati di età, competenza, reddito, etnia, sesso, disabilità. Il traguardo raggiunto ha un valore inestimabile: portare la pratica artistica in diversi contesti, affermare che la cultura non è riservata a una élite, ma è patrimonio di tutti, è un'azione politica e una scelta etica molto importante179. Anche se il fenomeno della community
dance si è evoluto in un particolare contesto sociale, storico e filosofico, la
filosofia che ne è alla base e la sua possibile realizzazione hanno una validità universale. La danza comunitaria argentina ne è la dimostrazione.
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Il facilitator è colui che agevola la conoscenza di danza e crea situazioni e atmosfere che favoriscono la comunicazione. Cfr. Laura Delfini (a cura di), Oltre la scuola. La
community dance. Atti del convegno internazionale Oltre la scuola. Le nuove vie tra condivisione, integrazione e differenze, Bologna, 27-28 novembre 2004, p. 36.
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“Simon is a member of a break dance group in Warrington. He was 15 at the time of this interview and had been dancing with “Street Beat” for 18 months: “What would I be like if I didn't dance'I'd probably be a bad boy. I'd probably be on the streets doing things, getting into trouble, stuff like that. Dance changes me -it takes the aggression off the street, diverts it into dancing, onto the dance floor. Inside me is a fire -when I'm dancing it's let out. It's another side of me if you know what I mean”. *...+
“Chrissie is an active retired woman who had been dancing with Amici dance Theatre for 20 years when she took part in the Dancing Nation film: “performing to an audience is quite heady, “champagne like”. If you're enjoying the production and you know the audience is enjoying it, you feel as if your feet are just an ich above the stage...it's like an aircraft taking off -you lift into the air- take off. But the excitement of dancing doesn't only take place on the stage in front of an audience, it takes place in our ordinary sessions, every Wednesday, when we perform or improvise -the music speaks to your soul and you express it trought your dance. And that feeling of take-off or uplift is there just as strongly”. Diane Amans, AnIntroduction to Community Dance Practice, New York,