in Alsazia (Francia) di William Gasparini *
4. Risultati della ricerca
4.1. I calciatori con un background migratorio si raggruppano in base alla comunità?
Lʼanalisi dei nomi delle società calcistiche in Alsazia ci mostra una grande maggiorananza di società la cui denominazione indica la città, il paese o il quartiere di ubicazione: Racing Club de Strasbourg, Football Club de Barr, Union Sportive Wittenheim, Football Club Bischwiller etc.
Basandosi sullʼorigine nazionale o etnica dei giocatori o delle giocatrici, solo alcuni nomi di società rinviano a “comunità” specifiche, come per esempio lʼAssociation Sportive des Portugais de la ville de Sélestat (asso-ciazione sportiva dei portoghesi di Sélestat), lʼUnion Sportive des Turcs de Bischwiller (l’unione sportiva dei turchi di Bischwiller) o il Mouloudia Club de Mulhouse. Queste società comunitarie rappresentano solo il 4%
della totalità delle società calcistiche alsaziane, cioè 13 società in totale, prevalentemente “urbane”8.
Al di là dei nomi delle società che indicano una comunità di appartenen-za, cosa si può dire dei tesserati? Un altro modo per comprendere la realtà della presenza immigrata nelle società calcistiche consiste nellʼesaminare i nomi di battesimo dei tesserati.
Lʼattribuzione del nome ad un neonato – cioè da parte dei genitori al fi-glio – ha un valore altamente simbolico per quanto riguarda lʼidentità. Gli studi in merito mostrano che le regolarità osservate sono strettamente legate ai periodi storici e allʼappartenenza sociale dei genitori (Coulmont, 2014).
Per le popolazioni immigrate, si tratta indubbiamente di un indicatore cultu-rale che permette di mantenere, attraverso lʼeredità familiare, un forte legame con le origini, o viceversa, di manifestare la volontà di integrazione attraverso la scelta di un nome caratteristico della cultura del paese di acco-glienza. Per gli immigrati turchi si osservano essenzialmente nomi di ori-gine turca.
Nel 2000, sulle 631 società calcistiche recensite in Alsazia, solo due so-no composte al 100% da tesserati i cui so-nomi di battesimo appaioso-no stranie-ri; in altre 12, i nomi di battesimo stranieri superano lʼ80%. Tra queste 14 società, tre sono a forte predominanza turca (oltre il 75%), le altre a mag-gioranza di tipo arabo (delle quali 8 per il 75%, una sola al 100%).
Nel 2015, una sola di queste società ha leggermente aumentato la pro-porzione di nomi di battesimo di origine straniera (la società calcistica della città di Bischwiller). Tutte le altre hanno visto la loro popolazione
diversifi-8. I comuni di Strasburgo, Colmar e Mulhouse ne contano insieme quasi il 70%.
carsi, oppure sono sparite nel 2015 (è il caso di 8 di esse). Quanto alle so-cietà che possono essere considerate maghrebine9, nel 2015 se ne contano solo 20 in cui la proporzione di nomi di battesimo di tale origine supera il 50%. Sono tutte ubicate nei cosiddetti quartieri prioritari della politica ur-bana (le banlieue), in cui, appunto si trova la percentuale maggiore di popo-lazione di origine immigrata. Lʼalta percentuale di calciatori di origine maghrebina è dunque direttamente legata allʼalta concentrazione di tali po-polazioni in questi quartieri e non a una volontà di praticare uno sport inter se. Qualche società turca supplementare appare nellʼarchivio dei tesserati del 2015, soprattuto nelle città più piccole. La percentuale di tesserati dʼorgine turca stimata in base ai nomi di battesimo caratteristici è in netta progressione, poiché per 38 società, tale percentuale supera il 10% degli effettivi nel 2015 (contro 18 nel 2000). Questi fenomeni sono molto meno netti per i giocatori di origine italiana, portoghese o spagnola: nel 2000, si contavano solo 33 società che superavano questa soglia e solo 20 nel 2015.
Graf. 1 - Proporzione di tesserati con nomi di battesimo di apparenza straniera secondo lʼorigine e le dimensioni del comune (nel 2000)
9. In Alsazia, in nomi di battesimo riconosciuti come di origine araba sono essenzialmente legati a un'origine maghrebina.
Araba Turca Latina Altre origini Imprecisata
Meno di 1000 ab.
1000 a 2000 ab.
2000 a 5000 ab.
1000 ab.
5000 a 12000 ab.
1000 ab
12000 a 800000 ab.
1000 ab.
80000 ab.
e +
Graf. 2 - Proporzione dei tesserati con nomi di battesimo di apparenza straniera secondo lʼorigine e le dimensioni del comune (nel 2015)
Quanto alle donne, il numero di calciatrici con nome di battesimo dʼorigine straniera è passato da 8 nel 2000 (cioè il 2,1% delle giocatrici in Alsazia) a 87 nel 2015 (pari al 5,0%). Questa percentuale di giocatrici dʼorigine straniera rimane estremamente bassa rispetto a quella dei giocato-ri maschi, dato che tra gli uomini se ne contano in media il 18,4%.
4.2. Lʼesempio delle società comunitarie turche in Alsazia
La popolazione turca alsaziana rappresenta il 14% della popolazione turca francese e il 22,5% degli stranieri presenti in Alsazia (INSEE, 2010).
La popolazione originaria della Turchia rappresenta pertanto la prima comunità immigrata in Alsazia.
Sulle 568 società calcistiche alsaziane nel 2015, ne abbiamo individuate solo due il cui nome fa esplicito riferimento alla Turchia: il Football Club Anatolie Mulhouse e lʼUnion Sportive des Turcs de Bischwiller. Ora, i
risul-Araba Turca Latina Altre origini Imprecisata
Meno di 1000 ab
1000 a 2000 ab.
b
2000 a 5000 ab.
b
5000 a 12000 ab.
b
12000 a 80000 ab.
b
80000 ab.
e + b
tati dellʼindagine sui nomi di battesimo ci hanno dimostrato che la percen-tuale di calciatori il cui nome suggerisce unʼorigine turca è in netta progres-sione poiché in 38 società, tale percentuale supera il 10% degli effettivi nel 2015 (contro solamente 18 nel 2000). Si assiste dunque a un incremento del numero di giocatori turchi che praticano in società “meticce”, o in società comunitarie turche. Esiste dunque una specificità turca in Alsazia, nonché una penetrazione di calciatori dʼorigine turca nelle società “alsaziane”?
In primo luogo, si constata che il nome della società non basta a qualifi-carla come “comunitaria” o “non comunitaria”; per esempio, nonostante la sua denominazione, lʼAssociation Sportive des Portugais de Sélestat10 è to-talmente mista nella sua composizione (con solo il 12% dei tesserati origi-nari del Portogallo), mentre lʼUnion Sportive Colmar11 o lʼUnion Sportive Wittenheim12, i cui nomi sono totalmente “neutri”, possono essere qualifi-cate come società calcistiche “comunitarie” in quanto i membri sono preva-lentemente turchi o francesi di origine turca. Quando si analizza lʼorigine etno-culturale dei giocatori, ci si rende conto che alcune società sono preva-lentemente frequentate da giocatori e dirigenti provenienti dallʼimmigrazione turca, come per esempio lʼOlympique Strasbourg o lʼAssociation Sportive de Benfeld13. Altre società accolgono calciatori ori-ginari della Turchia in misura minore, ma sempre abbastanza rilevante da essere segnalata (circa il 20 % dei membri). È il caso dello Sporting Club de Sélestat, del Cercle Sportif de Sainte-Croix-aux-Mines (2.000 abitanti), del Cercle Sportif du Neuhof (quartiere strasburghese di circa 20.000 abi-tanti), del Football Club dʼObernai (comune di 12.000 abitanti) e del Foot-ball Club de Barr (comune di 7.600 abitanti).
Le società frequentate dagli originari della Turchia sono essenzialmente situate in zone rurali. Va segnalato che in Alsazia, solo il 40 % dei turchi vive nelle tre maggiori città alsaziane (Strasburgo, Mulhouse e Colmar), mentre il resto della popolazione si è insediato in città medio-piccole. Le ragioni di questo insediamento dipendono dalle opportunità di alloggio (abitazioni meno care nelle città piccole) e di lavoro nel settore edilizio.
10. Associazione Sportiva dei Portoghesi di Sélestat; Sélestat è una città di 20.000 abitanti situata nella pianura alsaziana nel sud del dipartimento del Basso Reno (Regione Grande Est).
11. Colmar è una citta di 70.000 abitanti situata nel dipartimento dell’Alto Reno (Regione Grande Est). È il terzo comune in Alsazia per numero di abitanti dopo Strasburgo e Mu-lhouse.
12. Wittenheim è un comune di 14.000 abitanti situato nella periferia di Mulhouse nel dipar-timento dell’Alto Reno.
13. Città di 7.000 abitanti nel Basso Reno.
4.3. Il “club dei turchi”
LʼUnion Sportive des Turcs de Bischwiller rappresenta un esempio di particolare interesse. Città industriale dellʼAlsazia del Nord di 12.000 abi-tanti, Bischwiller si trova a qualche chilometro dalla Germania e a meno di mezzora da Strasburgo, nel dipartimento del Basso Reno. La città conta più del 13,3% di cittadini turchi. A differenza di altre città alsaziane, in cui nu-merosi turchi sono di origine rurale, Bischwiller ha conosciuto in un primo tempo (allʼinizio degli anni ʼ70 del XX secolo) delle migrazioni di operai provenienti da Istambul e da Ankara. Questi migranti turchi si sono diretti verso tali città per rispondere al bisogno di manodopera qualificata nellʼindustria locale. Poi, a partire dagli anni ʼ80, si è assistito allʼarrivo di popolazioni più rurali e a un insediamento definitivo delle famiglie grazie alla politica francese del ricongiungimento familiare.
A causa dellʼanzianità del loro insediamento (dallʼinizio degli anni ʼ70), i turchi della città di Bischwiller si sono progressivamente investiti nella dinamica associativa locale. Tre associazioni propongono il calcio: il Foot-ball Club de Bischwiller (creato nel 1920), lʼAssociation Sportive de Bischwiller (creata nel 1936) e infine, lʼUnion Sportive des Turcs de Bischwiller (USTB) nata nel 1976.
La pratica di uno “sport inter se” nellʼUSTB è stata a lungo considerata dalla popolazione locale, secondo una “concezione tedesca”, una forma di integrazione14, cioè una prima tappa verso lʼintegrazione nazionale. Fino agli anni 2000, la società tedesca ha in effetti vissuto con lʼidea che i Gas-tarbeiter (lavoratori ospiti) dʼorigine straniera fossero solo di passaggio e dovessero dunque preservare la loro “cultura dʼorigine”. Per questa ragione, i raggruppamenti comunitari sono stati ammessi nel contesto associativo, in paritolare nelle società calcistiche. Alla sua nascita, dunque, lʼUSTB è ser-vita innanzitutto ad accogliere i turchi appassionati di calcio che avevano superato lʼetà scolare e non parlavano il francese. Allʼinfuori dellʼazienda o della fabbrica che contava numerosi lavoratori turchi, la squadra di calcio era una delle sole istituzioni di integrazione per queste popolazioni immi-grate adulte.
14. Contesa tra Francia e Germania fin dal 1870, l’Alsazia ha ereditato una forma di cultura germanica e ha conservato una certa prossimità con una concezione tedesca e multicul-turalista dell'integrazione.
4.4. Legami comunitari attraverso il calcio e sentimento di discriminazione
I tre ritratti sociologici seguenti ci mostrano come dei migranti impegna-ti a vari livelli di partecipazione nellʼUS des Turcs de Bischwiller – gioca-tore, allenagioca-tore, dirigente – vivono la loro integrazione e quale percezione hanno degli altri15. Le tre persone intervistate provengono dall’immigrazione turca (sono nate in Francia da genitori immigrati).
Mustafa, dirigente volontario
Nato in Francia nel 1975, questo imprenditore è il titolare di unʼimpresa ar-tigianale di imbiancatura. I suoi genitori, originari di un villaggio dellʼAnatolia centrale nella regione di Konya, sono venuti in un primo tem-po in Germania per lavoro, tem-poi si sono stabiliti a Bischwiller per ricongiun-gersi a dei cugini.
Cresciuto in un ambiente popolare (il padre era operaio in unʼazienda tessile a Bischwiller), Mustafa ha giocato a calcio tra i 7 e i 17 anni nellʼUSTB prima di investirsi come volontario nel ruolo di dirigente nel 2002. Giustifi-ca la sua scelta evoGiustifi-cando le sue origini turche e le relazioni di amicizia nella città: «si conoscono tutti nella comunità turca, il club è come un grande paese». Per lui il calcio è innanzitutto «un mezzo per comunicare senza le parole» e una scuola di morale e disciplina: «anche nelle grandi squadre, non parlano tutti francese o tedesco, comunicano tutti col pallone. […] il calcio trasmette valori morali, regole di vita, il rispetto, il fair-play, la con-divisione, tante cose…». Mustafa spiega inoltre che, per favorire lʼintegrazione, nellʼUSTB, i membri mescolano francese e turco per parlar-si, anche se «in campo, durante le partite, i giocatori parlano turco, è una cosa automatica». Si ricorda che gli inizi della società sono stati difficili e che lʼamministrazione comunale non li voleva aiutare finanziariamente: «la società è stata fondata nel 1975 dai primi migranti e non cʼerano molti sol-di. È stata la gente della nostra comunità, i piccoli commercianti e impren-ditori che ci hanno dato dei soldi per la società […]. Dal comune non ri-ceviamo un granché. Per parecchio tempo, non abbiamo avuto uno spoglia-toio, i giocatori si cambiavano in macchina».
Ritiene che il sindaco e lʼassessore allo sport li considerino una società troppo comunitaria: «quando si è stranieri in un paese, si è messi da parte».
Tranne quando la squadra vince. Mustafa ricorda che quando la sua squadra è arrivata prima nel campionato e la stampa regionale ne ha parlato,
«eravamo benvisti!» Secondo lui, «lʼintegrazione funziona quando si ha successo».
15. Interviste effettuate a Bischwiller tra il 2015 e il 2016.
Kerem, giocatore
Nato in Francia nel 1990, Kerem è stipendiato da unʼassociazione culturale di amicizia franco-turca nella quale ricopre la mansione di agente amminis-trativo. Ha rapporti con tutte le associazioni culturali turche situate nel Nord-Est della Francia e con lo Stato turco. Il suo ruolo è «aiutare la comu-nità turca», in particolare, le famiglie e gli anziani, nelle pratiche amminis-trative in Francia. Partecipa inoltre attivamente al processo di integrazione della sua comunità nella società francese. Di origini popolari, ha iniziato a giocare a calcio nella società alsaziana della città (il Football Club de Bischwiller), poi è passato allʼUSTB nel 2005 con «un gruppo di amici di origine turca»: «eravamo un gruppo di 15 ragazzi di Bischwiller, eravamo tutti turchi […]. Ci vedevamo tutti i giorni a scuola e fuori, soprattutto per giocare a calcio. È per questo che abbiamo preso tutti la tessera dellʼUSTB, per formare una squadra giovanile». E ciò, nonostante «la cattiva reputa-zione» della nuova società: «a quei tempi, cʼerano molti attriti e scontri fra zingari e turchi, ma anche tra alsaziani e turchi, maghrebini e turchi, per-ché in generale i turchi hanno il sangue caldo». Descrive un passato allʼinsegna del razzismo e della discriminazione: «dappertutto nei dintorni, ci sono dei paesini e lì, sono tutti alsaziani e si chiedono come mai incon-trano una squadra turca […]. In campo, mi hanno dato spesso dello sporco turco. Eppure, ci dicono che la discriminazione è finita, ma non è vero quando ci si chiama con un nome turco». Per lui, il carattere comunitario della sua società si spiega con il rifuto della popolazione locale di venire a giocare a calcio nellʼUSTB. Considera questo rifiuto «una forma di razzis-mo» nei confronti della società e dei suoi membri. Ciononostante, ritiene che le relazioni con la popolazione locale siano nettamente migliorate negli ultimi anni.
Cem, allenatore
Cem, 35 anni, è operaio in una fabbrica di Haguenau16. I suoi genitori sono originari di un paesino turco nella regione di Trabzon, dove va ogni anno in vacanza per una settimana, soprattutto per far visita alla famiglia: «i tre quarti della mia famiglia sono là, al paese. Mantengo i contatti perché fa bene ritrovare le proprie radici»). Per quanto «fiero delle sue origini», Cem ci dice di sentirsi perfettamente integrato. Di origini popolari (suo padre era operaio), pratica il calcio dallʼetà di 9 anni. Giocatore nellʼUSTB dal 2001, occupa il ruolo di allenatore-giocatore dal 2010. Prima, ha giocato «dai tur-chi di Haguenau»: «Il presidente di questo club mi aveva trovato lavoro da un imprenditore turco». Giustifica il suo impegno nel Club des Turcs de Bischwiller con le sue origini turche, le sue amicizie e la famiglia: «mio padre è stato membro co-fondatore della società nel 1975; anche se la nos-tra associazione non è chiusa agli altri, lʼorigine turca conta parecchio. Il 16. Haguenau, a 20 km da Bischwiller, è la seconda città del Basso Reno e la quarta
dell’Alsazia, con una popolazione di 35.000 abitanti.
giocatore turco ha molte più probabilità di venire da noi […]. Nellʼaltra so-cietà degli “alsaziani” - il FCB -, si è accolti meno bene».
Il suo obiettivo principale è di vincere il campionato per i suoi giocatori, ma anche di cambiare la cattiva reputazione della società migliorandone lʼimmagine: «ai tempi della prima generazione di giocatori, cerano parec-chi problemi, risse in campo, nessuna disciplina. È difficile cancellare questʼimmagine». Ma prova un sentimento di ingiustizia riguardo le strut-ture sportive di cui dispone la sua società: «oggi, siamo la società migliore della città e abbiamo il campo peggiore! Le altre due squadre storiche della città hanno strutture migliori». I problemi materiali della sua società, li at-tribuisce a una certa forma di “discriminazione”: «cʼè un problema con lʼamministrazione comunale, non ci danno nessun appoggio. Ci hanno detto che due società calcistiche a Bischwiller bastano, la nostra è di troppo!».
Ora, per Cem, la sola società che ha un futuro a Bischwiller, è lʼUSTB: «Le altre società non hanno giovani. Da noi, tutti i giovani turchi vogliono ve-nire a giocare». Nella sua società, ritiene di contribuire allʼintegrazione e allʼincontro interculturale per mezzo dello sport: «Lʼassociazione sta cam-biando. Qualche anno fa, non cʼerano francesi. Oggi si cominciano a mes-colare nella squadra francesi17, turchi, arabi…» […].
Per gli immigrati turchi, lo “sport inter se” sembra rispondere anche a discriminazioni reali o simboliche della comunità di accoglienza (Gasparini e Talleu, 2010).
Lo sport agonistico – in questo caso il calcio – appare in fin dei conti come una delle fonti di valorizzazione per una gioventù popolare che co-nosce per lo più il fallimento scolastico e lʼesclusione sociale. Per gli im-migrati su cui pesa una dominazione tanto economica quanto simbolica, la vittoria sportiva è considerata come una sorta di riscatto sociale. Lo sport non è un mondo chiuso e sconnesso dalla realtà sociale, ma un universo aperto allʼaffermazione sociale. Per dei giovani adulti alla ricerca dellʼinserimento sociale e professionale, questi club permettono inoltre di consolidare un capitale sociale (Bourdieu, 1980) che può, in taluni casi, condurre a unʼassunzione o a uno stage professionale presso aziende comu-nitarie.
Oltre allʼapproccio esclusivamente etnicista, lo “sport comunitario” ri-chiede anche unʼanalisi in termini di classe sociale. Lʼindagine mostra in-fatti che sono proprio le origini popolari degli immigrati turchi a spiegare in larga misura lʼinter se sportivo. L’élite urbane turche dellʼAlsazia (com-mercianti, funzionari del Consiglio dʼEuropa, universitari…) frequentano
17. L’uso del termine ʽfranceseʼ da parte dell’allenatore è interessante, poiché, essendo nato in Francia, è lui stesso francese (ha la doppia nazionalità), ma definisce i ʽfrancesiʼ come un gruppo etnico e non in base alla cittadinanza.
solo di rado le società calcistiche turche, privilegiando i circoli di tennis, equitazione o danza “misti”, ma socialmente connotati e ciò per una vo-lontà di distinzione (Bourdieu, 1979). Lʼintensità del sentimento di appar-tenenza della comunità turca, traducendosi nel ricorso al fenomeno associa-tivo “comunitario”, appare dunque come un effetto dellʼinclusione in reti sociali specifiche, di tipo popolare. Se i migranti si organizzano su base comunitaria, è proprio sotto la spinta congiunta di una cultura dʼorigine, di condizioni sociali di esistenza, di discriminazioni – reali o percepite – e dellʼappropriazione dei modelli della società dʼaccoglienza nellʼambito di un processo di acculturazione.
Conclusione
Per capire la realtà delle due facce della pratica sportiva immigrata – sport comunitario o sport melting pot – è opportuno individuarne la forma e lʼimportanza attraverso lʼindagine sociologica. In Francia, la stragrande maggioranza dei cittadini con un background migratorio pratica lo sport in associazioni “tradizionali”, conformemente al modello dʼintegrazione re-pubblicano (Gasparini 2007b; 2008 e 2016; Gastaut, 2008). Così come lʼinsieme del settore associativo, lo sport applica i principi della cittadinan-za francese di riconoscimento dei diritti individuali e non comunitari (a dif-ferenza dei paesi con una tradizione multiculturalista). Lo sport moderno si è sviluppato in Francia nello stesso tempo in cui questo paese accoglieva migranti in massa. Lʼimmigrazione ha pertanto introdotto un fattore di di-versità che ha rappresentato una sfida per la costruzione nazionale e un vantaggio per lo sport francese. Ogni grande ondata migratoria ha prodotto un contingente di giocatori dʼeccezione, tra i quali Michel Platini, Luis Fer-nandez e Zinedine Zidane sono altrettante figure dellʼaffermazione sociale attraverso lo sport.
Questo modello prevalente coesiste tuttavia con una pratica sportiva mi-nore dellʼinter se su base comunitaria. Terra dʼimmigrazione e territorio confinante con la Germania, carico di storia, lʼAlsazia rappresenta un labo-ratorio di particolare interesse per analizzare questo fenomeno dello sport comunitario. In tale contesto, la pratica sportiva comunitaria turca è stata scelta in quanto la popolazione originaria della Turchia costituisce la prima comunità nazionale straniera stabilitasi in Alsazia. La comunità turca al-saziana intrattiene inoltre legami molto stretti con la Germania, o perché i suoi membri ci hanno lavorato, o perché hanno parenti che ci vivono. Per-tanto, i migranti turchi dʼAlsazia sono influenzati dal modello di integra-zione tedesco che autorizza la presenza di club etnici (Gasparini e Weiss,
2008). In Germania, infatti, il club comunitario è visto come una prima tap-pa verso lʼintegrazione nazionale e questo modo di funzionamento in tap- paral-lelo agli altri club è ammesso18.
2008). In Germania, infatti, il club comunitario è visto come una prima tap-pa verso lʼintegrazione nazionale e questo modo di funzionamento in tap- paral-lelo agli altri club è ammesso18.