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Il Ritratto di Guillaume Apollinaire e lo spazio onirico della Metafisica

Nel documento Giorgio de Chirico la vita e l'opera (pagine 76-80)

L’enigma di un pomeriggio d’autunno

12. Il Ritratto di Guillaume Apollinaire e lo spazio onirico della Metafisica

Per mettere meglio a fuoco il fecondo rapporto di scambio tra de Chirico e Apollinaire, conviene esaminare un quadro a questo proposito emblematico e sotto certi aspetti unico, il ritratto dello scrittore eseguito nel 1914 da de Chi- rico, che costituisce l’esempio forse più canonico di questo rinnovamento di stile della Metafisica dechirichiana e in qualche modo il “manifesto” di que-

sta nuova ricerca.1 Un quadro a suo modo atipico, perché de Chirico intende

eccezionalmente dargli un senso e significati legati al personaggio rappresen- tato, a differenza di tutta la sua produzione contemporanea.

Tra la fine del 1913 e l’inizio del 1914 de Chirico inizia dunque a frequen- tare assiduamente la casa parigina di Apollinaire e, come pare ovvio, a leg- gere con attenzione i suoi scritti. È de Chirico a introdurre il fratello, solo

nel gennaio 1914, al poeta francese.2 Tra i vari brani autobiografici dei due

fratelli de Chirico che si riferiscono ai pomeriggi e alle serate trascorsi nel suo frequentatissimo studio letterario, due sono particolarmente significativi: “Apollinaire pontificava seduto al suo tavolo di lavoro; individui taciturni e volutamente pensosi sedevano sulle poltrone e sui divani […]. Più tardi furo- no attaccati anche due o tre quadri metafisici miei, tra i quali anche un ritratto di Apollinaire, raffigurato come una sagoma di tiro a segno che, a quanto pare,

profetizzò la ferita che Apollinaire ricevé alla testa.”3 “Dietro la scrivania, cari-

ca di oggetti privi di determinata utilità ma curiosi in sé e amabili, Apollinaire correggeva con occhio vigile e pronta mano le bozze del ‘Poeta assassinato’. Poppava sotto il naso senatorio una di quelle pipette di coccio che nei tirasse-

gni popolari costituiscono un elegante e fragilissimo bersaglio.”4

Apollinaire dovette in poco tempo divenire veramente molto amico di de Chirico, al punto da donargli i manoscritti di sue poesie inedite, e certa- mente fargli leggere i suoi lavori appena scritti o in corso di elaborazione. A questo proposito infatti, Savinio ricorda con precisione nel brano sopra ripor- tato, che il poeta stava correggendo le bozze del Poète assassiné quando egli frequentava la sua casa, ossia in quei brevi mesi del 1914 precedenti il luglio, quando Apollinaire partì volontario (benché solo più tardi riuscì ad arruolarsi

Le chant d’amour, metà del 1914,

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a causa della sua condizione anagrafica) per la Grande Guerra. È noto che Le poète assassiné è formato in gran parte da brani scritti anche molti anni prima, ma tuttavia vide la luce in stampa solo nel 1916, a causa della guerra; tra il

1913 e il 1914 si concentra però la stesura generale dell’opera,5 esattamente in

concomitanza con l’approfondita conoscenza e amicizia con de Chirico. Le poète assassiné è una sorta di autobiografia simbolica di Apollinaire, il percorso allegorico della vita di Croniamantal (protagonista della storia, che letteralmente significa “il divinatore del tempo”, il divinatore dell’eternità:

quasi il titolo di un quadro di de Chirico),6 poeta veggente la cui storia è trac-

ciata simbolicamente, a immagine di quella dei “grandi iniziati”, Cristo e Or- feo: dalla sua gestazione e nascita fino al martirio finale e alla glorificazione.

Ritratto di Apollinaire, estate 1914,

collezione privata.

à Guy Romain, à l’homme et au mécène, hommage d’amitié métaphysique et de souvenirs pacifiques M.CMXIV. Georgio de Chirico. (Guy Romain è uno pseudonimo dato da de Chirico a Paul Guillaume, N.d.A.)

Portrait de Guillaume Apollinaire, estate 1914,

giorgiodeChiriCo. lavitael’opera

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Quando mi s’affaccia alla memoria il suo profilo numismatico che stampai sul cielo veronese d’una mia pittura metafisica, penso alla malinconia grave del centurione romano […] un uomo macerato nel bagno caldo della malinconia universale. Di malinconie ne conosceva più di una; anzitutto quella del senza- patria […] versi stampati nella malinconia di quella fatale Avenue de l’Obser- vatoire, posta quasi ai limiti della Città, là ove comincia il porto fumante delle officine operose e sorgono le foreste dei comignoli rossi […] le spirali della sua cronica malinconia di poeta dal destino triste.

Certamente de Chirico leggeva nel poeta amico le stimmate della malin- conia, la musa metafisica che egli aveva celebrato nell’omonimo quadro del 1912, e che lo rendeva quasi un suo fratello spirituale. E il pesce che cam- peggia in primo piano nel Ritratto, una carpa, nel Bestiaire di Apollinaire è definita esplicitamente “pesce della melanconia […] che la morte ha

dimenticato”,12 oltre che simbolo cristologico ripreso dallo stesso poeta,13

confermando l’identificazione Orfeo-Cristo-Apollinaire. La carpa è per Apollinaire il simbolo della melanconia, musa inquietante sia sua che di de Chirico, dimenticata dalla morte così come la poesia sfugge alla morte attraverso la gloria. Il pesce “sacro” che campeggia emblematico e miste- rioso al centro del quadro, a fianco dell’ombra di Apollinaire, è per di più rappresentato anch’esso come un “nulla”, cioè non con la sua “presenza” ma attraverso l’assenza della sua forma vuota (suggerita da uno stampo di stagno da cucina per i dolci, che induce nel pittore il suo tipico metodo as- sociativo surreal-metafisico), esattamente come il monumento celebrativo di Croniamantal-Apollinaire. Una sorta di fossile moderno, memoria di epoche primordiali, la cui forma è conservata dal suo vuoto.

La conchiglia, l’altro elemento che compare insieme al pesce nel primo piano del Ritratto di Guillaume Apollinaire, sembra essere invece il simbolo

Carpa, illustrazione dell’inizio del XX secolo.

Molti passi del “poema-romanzo” sono estremamente significativi per spiegare le opere di de Chirico e dello stesso Savinio (vi troviamo ad esempio anche l’idea del manichino); in particolare esso è, come ho avuto modo di

rilevare nel 1993,7 l’ispirazione precisa da cui parte de Chirico per costruire

il celebre dipinto del Ritratto di Guillaume Apollinaire.

Il ritratto “premonitore” di Apollinaire (il bersaglio che si trova sulla tem- pia della silhouette nera, che ricalca il profilo di Apollinaire, fece dire in seguito che si trattava di una preveggenza della scheggia di obice che avreb- be colpito il poeta, durante la guerra, esattamente in quel punto) non fu generato da una metafisica premonizione dechirichiana (che il pittore, sor- nionamente, accreditava), ma fu semmai ispirato dall’allegoria cristologica- orfica che lo stesso Apollinaire aveva tracciato di se stesso, ferito a morte (nel poema) all’occhio da un falso poeta. La ferita fu dunque, prima che dal ritratto ad olio di de Chirico, preconizzata attraverso la stessa figura

autobiografica di Croniamantal,8 nuovo Orfeo. Dalla lettura del poema, si

capisce anche come la sagoma nera non sia solo quella di un homme-cible (uomo-bersaglio), ma rappresenti altresì il monumento al poeta stesso, ad Apollinaire-Orfeo. I seguaci di Croniamantal, dopo la sua morte violenta, vogliono erigergli un monumento, una statua a perenne memoria; ma un monumento in marmo, o in bronzo, o in legno, sarebbe troppo poco per lui: “È una cosa troppo vecchia – dice uno dei suoi adepti – […] bisogna che io

gli scolpisca una statua profonda di nulla, come la stessa poesia e la gloria.”9

Una statua dal significato profondo, fatta “di nulla”; e così nel bosco di Meudon fu scavata una fossa il cui interno era modellato a immagine di Croniamantal, di modo che “il vuoto fosse pieno del suo fantasma”. Anche nel ritratto la sagoma dipinta da de Chirico è un vuoto, un’ombra nera, un nulla pieno del fantasma di Apollinaire.

Il dipinto, che lo stesso Apollinaire definiva “opera singolare e profonda”, ribadendo l’identificazione del suo profilo con l’homme-cible, è dunque la tra- sposizione pittorica di un autoritratto letterario che lo stesso Apollinaire aveva fatto di sé. E se la pipa in gesso da tiro a segno che Apollinaire usava fumare

gli poté concretamente suggerire l’idea della sagoma,10 è certo che egli adottò

quella soluzione perché faceva miracolosamente coincidere un fatto formale con il contenuto “interiore”, premonitore e misterioso del poeta-vate Cronia- mantal e del suo destino, della “statua in negativo”, fatta di vuoto.

Il ritratto è in seguito ricordato in un commosso brano di de Chirico del

1918, un cammeo dell’amico poeta, morto da poco a Parigi.11 Nel descriver-

lo, il carattere che egli sottolinea di più e sul quale insiste quasi ossessiva- mente è quello della melanconia; in un così breve articolo sono molti i punti in cui la cita:

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di pellegrinaggio, di cui parla lo stesso Apollinaire nel Poète assassiné (“ragaz- ze vestite con la pellegrina di San Giacomo di Compostella; il loro costume,

come s’addice, è costellato di conchiglie Saint-Jacques”);14 a questa malinco-

nia di pellegrino errante per l’Europa fa cenno anche de Chirico nell’articolo del 1918 sopra riportato, citandola come prima causa (“anzitutto quella del senza-patria”) del suo spirito malinconico. L’ipotesi che la conchiglia Saint- Jacques possa simboleggiare la lira, strumento di Apollo ma anche di Orfeo, che avrebbe origine appunto da una conchiglia, è decisamente inaccettabile,

in quanto la lira deriva dal guscio della tartaruga, sia nella mitologia greca15

sia nella realtà storica, e, infine, anche per Apollinaire.16 Anche in questo

caso, come per il pesce, de Chirico ha scelto la formella “vuota” di un dolce, quello tipico della madeleine, a forma di conchiglia Saint-Jacques.

Per quanto riguarda il significato del busto bianco in primo piano, è vero- simile che la prima, fulminante ispirazione sia venuta a de Chirico da una te- sta di cartapesta da barbiere, che egli ricorda nel 1918 in Zeusi l’esploratore: “Il cranio di cartapesta in mezzo la vetrina del parrucchiere, tagliato nell’e- roismo stridente della preistoria tenebrosa, mi bruciava il cuore e il cervello

come un canto ritornante.”17 L’ambiguità della testa è accentuata dal fatto

che non si tratta di un busto classico, anche se l’aspetto bianco marmoreo potrebbe inizialmente suggerirlo. L’uomo dalla calvizie incipiente, ma dal

Formella per dolci francese in forma di carpa (a sinistra). Formella francese per “madeleine” in forma di

coquille saint-Jaques (a destra).

Alla pagina a fronte:

La nostalgie du poète, estate-autunno 1914,

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13. De Chirico e Apollinaire: i non-luoghi

Nel documento Giorgio de Chirico la vita e l'opera (pagine 76-80)