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1.5. L’intelligenza artificiale che crea

1.5.1. Il robot intelligente e pittore

Un quadro è da sempre considerato come il risultato della combinazione tra talento e sforzo intellettuale del suo artista. Dietro una tela esposta in un museo ci sono sentimenti e storie che il suo autore voleva fissare attraverso forme e colori. Nel corso degli anni non è mai stata dubitata la componente umana nel dipingere o nel creare una statua.

L’artista, da sempre, è considerato solo l’essere umano.

Tuttavia, con il progresso tecnologico è arrivato il momento di mettere in discussione questa idea e soprattutto è giunto il momento di chiedersi se sia possibile parlare di opera d’arte anche quando quest’ultima sia stata creata da un’intelligenza artificiale.

55 Il modello di Kurzweil è solo uno dei numerosi esempi che appaiono nella “letteratura artificiale”.

Per un approfondimento si vedano, W. ALSCHNER, D. SKOUGAREVSKIY, Can Robots Write Treaties? Using

Recurrent Neural Networks to Draft International Investment Agreements, JURIX: Legal Knowledge and Information Systems, IOS Press, 2016, 119-114; S. BRINGSJORD, D.A.FERRUCCI, Artificial Intelligence and literally creativity:

inside the mind of Brutus, a storytelling machine, 26 Computational Linguistics 4, 642-647 (2000).

56 Per altri esempi in campo musicale si considerino le canzoni “Daddy’s car” e “Mister Shadow”

composte da un’intelligenza artificiale chiamata “Flow Machines” che rappresenta il risultato del lavoro svolto da SONY Computer Science Laboratory Research. Il programma analizza da un database una serie di canzoni, ne impara lo stile musicale e ne identifica gli aspetti comuni per poi sintetizzarli in una musica finale ed originale. Per un approfondimento si veda, D.GALEON, The World’s First Album Composed and Produced by an

AI Has Been Unveiled, in Futurism, August 2017, disponibile online al seguente link: https://futurism.com/the-

worlds-first-album-composed-and-produced-by-an-ai-has-been-unveiled; un altro software da considerare è EMI (acronimo per “Experiments in Musical Intelligence”) che negli anni Ottanta ha dato vita a composizioni di musica classica come Mozart o Chopin. Per un approfondimento, D.COPE, Facing the music: perspectives on

machine composed music, 9 Leonardo Music Journal 79-87 (1999). Si consideri anche C. AMES, Artificial Intelligence and

music composition, in R. KURZWEIL (a cura di), The age of intelligence machines, The MIT Press, Cambridge, MA, 1992, 386-389; B.KALEAGASI, A New AI Can Write Music as Well as a Human Composer, in Futurism, March 2017, disponibile online al seguente link: https://futurism.com/a-new-ai-can-write-music-as-well-as-a- human-composer, dove viene descritto il sistema di intelligenza artificiale chiamato “Artificial Intelligence Virtual Artist” (“AIVA”), che: “recently became the first AI ever to officially acquire the worldwide status of Composer. It

was registered under the France and Luxembourg authors’ right society (SACEM), where all of its works reside with a copyright to its own name”.

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Il quesito non è distante dalla realtà dei giorni nostri, in quanto già da diversi anni è possibile vedere realizzati alcuni dipinti per la cui esecuzione vi è stato veramente poco di “umano”.

Per anni la tecnologia è stata al servizio dell’uomo, ed è stata concepita come uno strumento di aiuto, piuttosto che un qualcosa di autonomo. Tuttavia, a causa della velocità con cui si evolve il mondo tecnologico, deve essere riconosciuto che alcune macchine stanno assumendo un grado di autonomia sempre maggiore e sempre più vicino a quella umana.

Nonostante, infatti, sia sempre necessario un “avviamento” umano al funzionamento di suddetti macchinari è evidente che la capacità di migliorarsi ed evolversi comincia ad essere una caratteristica intrinseca ad esse, così come la capacità di pervenire a risultati totalmente inaspettati e imprevedibili rispetto a quanto programmato in anticipo.

Il primo esempio di robot-pittore è rappresentato dal software “AARON”57.

Nato nel 1968 è stato fino al 2016 il fedele assistente del pittore astrattista Harold Cohen. La sua evoluzione negli anni è stata costante, fino ad essere considerato al giorno d’oggi un’intelligenza artificiale artistica autonoma. Nonostante la scomparsa del suo creatore Aaron è ancora attivo, come testimonia l’ultima mostra risalente al 2017 presso

l’University Art Gallery della UC di San Diego e come aveva dichiarato prima della sua

scomparsa il suo ideatore: “Aaron non finirà quando io finirò”.

Il risultato sorprendente a cui è giunto questo sistema di intelligenza artificiale è stato l’andare oltre alla stessa capacità creativa del suo ideatore.

Il “my other self”, come era solito definirlo Cohen, è riuscito a creare figure astratte, oggetti e persone reali che il suo autore non aveva mai previsto, raggiungendo un livello di creatività paragonabile a quella umana.

Aaron non è l’unico robot-artista. Un altro sistema che dipinge autonomamente e che porta a risultati sorprendenti è “e-David”, sviluppato dall’Università di Costanza, in Germania. Con cinque diversi pennelli, ventiquattro colori e una telecamera incorporata egli pratica la pittura su tela in modo autonomo. Il procedimento di pittura prende avvio da un archivio di fotografie che lui stesso scatta e che poi sviluppa, attraverso il suo software, memorizzando il modo in cui tratteggiare sulla tela. Come Aaron anche questo robot- pittore ha la capacità di cambiare le sue idee in corso d’opera, regolando le pennellate

57 P. MCCORDUCK, Aaron’s code: Meta-Art, Artificial intelligence and the work of Harold Cohen, W H

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successive e osservandone i risultati. Inoltre, come ogni pittore che si rispetti, alla fine dell’opera appone anche la sua firma.

Un ulteriore esempio di “arte computazionale” è stato rivelato al mondo nel 2016 alla galleria Looiersgracht 60 di Amsterdam, quando dopo quattrocento anni dalla morte di Rembrandt van Rijn è stato presentato al mondo artistico: “The Next Rembrandt”.

Il progetto, gestito dalla Thompson Amsterdam58 per il suo cliente, il gruppo bancario ING59 (in collaborazione con Microsoft, TU Delf, i musei Mauritshuis e Rembrandthius) ha avuto come scopo quello di trovare un algoritmo in grado di identificare e riprodurre la tecnica pittorica di Rembrandt.

Ci sono voluti 18 mesi per insegnare ad una macchina dotata di un sistema di IA a pensare, agire e dipingere come il grande pittore olandese.

Nel caso specifico, un gruppo di studio composto da ingegneri, artisti, scienziati e storici dell’arte ha analizzato centinaia di lavori del pittore olandese, prendendo come campioni e memorizzando circa 168.263 frammenti pittorici di oltre trecento dipinti dell’artista, realizzati in un periodo compreso tra il 1632-1642. Successivamente ha acquisito i risultati della ricerca con scanner ad altissima precisione. Una volta ottenuta l’acquisizione dei dipinti un algoritmo, dotato di riconoscimento facciale, è stato in grado di comprendere e poi riprodurre la creatività e lo stile dell’artista, individuando in modo particolare lo schema pittorico in lui ricorrente nella realizzazione dei volti nei ritratti.

Il sorprendente risultato è rappresentato dal volto, su stampa tridimensionale, di un uomo del diciassettesimo secolo, con barba, baffi, un cappello nero e un grande collare candido, che, posto accanto alla ritrattistica dell’autore olandese si confonde perfettamente con le sue vere opere.

Questi sono solo alcuni dei numerosi esempi di applicazione dell’IA in campo artistico. Il filo conduttore tra tutti questi output, che definiamo come opere computazionali, è il fatto che sono state create da un sistema in cui il contributo umano non è stato così fondamentale, almeno dal punto di vista creativo. Infatti, l’uomo ha programmato e poi

58 L’idea è nata dal pubblicitario Bas Kostern, il quale ha affermato: “Perché non possiamo distillare il

Dna artistico di un pittore estraendolo dalle sue opere e creandone una nuova partendo da quelle informazioni?”, in P.SAPEGNO, The Next Rembrandt. Se il computer scalzerà gli artisti, il mondo perderà l’anima, in

Arts Life the cultural revolution is online, aprile 2016, disponibile online al seguente link:

http://www.artslife.com/2016/04/13/the-next-rembrandt-se-il-computer-scalzera-gli-artisti-il-mondo- perdera-lanima/.

59 ING è un gruppo bancario multinazionale che ha commissionato il progetto all’agenzia pubblicitaria

Thompson. L’obiettivo era quello di creare un progetto innovativo che supportasse l’arte e la cultura olandese.

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l’algoritmo ha creato. È necessario indagare il meccanismo più profondo di questi macchinari per capire quanto lo stesso algoritmo possa essere influenzato dall’uomo, oppure, quanto esso possa dipendere dall’essere umano in un primo momento e poi aggiornarsi e migliorarsi autonomamente.