Tom Delsey, curatore dello standard (dal 2004 al 2009), in un documento presentato al JSC nel 2006 (e aggiornato nel 2009), dal titolo RDA database implementation scenarios (www.rda-jsc. org/docs/5editor2rev.pdf), espose tre scenari, ovvero tre con- testi tecnologici (tra i vari possibili), per l’implementazione di rDa. Ciascuno scenario disegnava un ipotetico modello di fun- zionamento di una banca dati bibliografica.
lo Scenario 3 rappresenta il modello logico di funzionamen- to del catalogo a schede e si riferisce, dunque, alla tecnologia più vecchia. ogni unità di descrizione bibliografica (la scheda base o, più precisamente, l’unit card, la scheda principale con il “tracciato”) è completa in sé e i dati sono registrati in un unico blocco di testo, costituito da tre diverse tipologie: la descrizio- ne della risorsa (descrizione in senso proprio); l’indicizzazione della registrazione (punti d’accesso) e la rappresentazione delle
relazioni tra quella risorsa e altre risorse (struttura sindetica); a questi dati, si aggiungono i dati gestionali, necessari al trat- tamento amministrativo (inventariazione) e fisico (collocazione) della risorsa.
la costituzione fisica del catalogo a schede richiede che per la sua gestione ottimale, oltre alla sequenza principale delle schede destinate all’uso degli utenti, siano predisposti uno schedario di controllo delle forme dei nomi e dei titoli usa- ti per le intestazioni del catalogo alfabetico per autore, uno schedario di controllo delle forme delle voci o dei descrittori per le intestazioni del catalogo alfabetico per soggetto e uno schedario di controllo per le forme delle voci o degli indici verbali per le intestazioni del catalogo classificato. l’estrazione dei dati dalle schede base per la produzione degli authority file avviene in modo manuale: la soluzione presenta ridondanza nella produzione dei dati e ha alti costi di gestione; per questo motivo la redazione degli schedari di controllo è stata disattesa da numerose biblioteche.
Nel passaggio dallo Scenario 3 allo Scenario 2, cioè dal ca- talogo a schede al catalogo elettronico di prima generazione (a partire dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso), è possibile ridurre una parte della ridondanza nella creazione dei dati (e quindi dei costi di gestione), perché i dati registra-
tracciato
Nel catalogo cartaceo è la segnalazione, in calce alla scheda principale, ovvero alla scheda che, secondo i Principi di Parigi, contiene i dati de- scrittivi e l’intestazione per autore, delle:
a. intestazioni secondarie per autore, dette anche registrazioni aggiunte, cioè, i nomi di coautori, fino a un massimo di tre (la regola del 3), di autori di curatele o di prefazioni all’opera, di altri nomi di persone e di enti ritenuti utili al reperimento della pubblicazione catalogata; b. intestazioni per soggetto, cioè voci riprese da una lista di termini
controllati, come il Soggettario della Biblioteca nazionale centrale di firenze;
c. intestazioni per classe, cioè notazioni riprese da una tavola di clas- sificazione bibliografica come la Classificazione decimale Dewey (DDC).
ti negli authority file non vengono ripetuti in ciascuna unità descrittiva, ma le tre categorie di dati (intestazione, descrizio- ne catalografica e dati gestionali) vengono collegate tra loro tramite legami all’interno della banca dati. Viene eliminata la duplicazione e viene drasticamente ridotto il rischio di in- trodurre errori nelle fasi di copiatura dei dati. lo Scenario 2 (figura 9) rappresenta il modello tipico di un catalogo attua- le, nel quale possiamo immaginare al centro la descrizione (in italia, di solito, creata in base all’iSBD e codificata spesso in base a UNiMarC), e attorno i punti d’accesso (per esempio, autore, voce di soggetto, notazione classificata) e i dati gestio- nali, collegati tramite legami tra l’archivio delle descrizioni e i rispettivi authority file. la presenza di archivi distinti, pur tuttavia collegati tra loro, crea una struttura più complessa per il catalogo, ma favorisce il lavoro di catalogazione, rendendolo più efficace ed economico.
il processo di suddivisione della descrizione catalografica in parti sempre più piccole e collegate tra loro diventa ancora più evidente passando dallo Scenario 2 allo Scenario 1 (figura 10), in cui ciascuna di esse viene registrata in appositi archivi. le parti contengono dati che possono riferirsi a diverse entità:
opera, espressione, manifestazione e item. Secondo una defi- nizione di Barbara B. Tillett (Tillett, 2011), in questo scenario la descrizione catalografica è il risultato dell’aggregazione di un insieme di dati, che la bibliotecaria americana chiama pac-
chetti informativi; lo stesso concetto, con la terminologia di
Dublin Core, si chiama insieme descrittivo (o description set). Ciascuno di questi dati consentirebbe, inoltre, la creazione di legami sia all’interno della descrizione catalografica (la parte centrale della scheda nello Scenario 2), sia tra le diverse parti della descrizione (distinte secondo il livello appropriato) e con gli altri authority file. Nello Scenario 1, la rappresentazione delle entità è molto semplificata: nella colonna di sinistra della figura 10 sono evidenziate alcune entità (quelle del Gruppo 1 di frBr) che vengono descritte mediante un insieme di dati che corrispondono agli attributi delle entità stesse. il resto della fi- gura rappresenta la possibilità di creare relazioni d’autorità (con autori, soggetti, classi, ecc.) per ciascuna entità del Gruppo 1.
la rappresentazione è molto semplificata perché mostra solo come il catalogo del futuro può registrare e rappresentare i dati di una scheda (che corrisponde, in questo caso, a una ma- nifestazione). Un aspetto importante del catalogo del futuro è l’opportunità di descrivere e rappresentare qualsiasi entità. Con la suddivisione dei dati in unità descrittive sempre più piccole è, soprattutto, possibile navigare tra qualsiasi entità descritta dal catalogo e tra entità fuori dal catalogo, grazie alla tecnologia dei linked data.
la conseguenza più importante è che rDa può essere uti- lizzato in qualunque contesto tecnologico, non è obbligatorio cambiare la tecnologia di cui si dispone e, quindi, non occorre alcun investimento finanziario. è, tuttavia, evidente che, come in molte altre situazioni della vita quotidiana, adottare uno strumento tecnologico più avanzato consente di svolgere un numero maggiore di funzioni a costi minori (Bianchini, 2010). rDa consente di registrare le medesime informazioni in qual- siasi scenario tecnologico disponibile, organizzandole in modo più funzionale dal punto di vista logico e più complesso dal punto di vista strutturale. Gli elementi della descrizione pos- sono essere ripartiti tra più registrazioni di dati, in modo che le manifestazioni siano rappresentate da dati trascritti dalle fon- ti d’informazione preferite e dalla descrizione del supporto, e che le opere/espressioni siano rappresentate tramite punti d’accesso autorizzati. i punti d’accesso possono essere asso- ciati direttamente ai livelli pertinenti: per esempio, a livello di opera ci sarà un legame diretto con il creatore e con il sog- getto, a livello di espressione con il contributore, a livello di manifestazione con la responsabilità commerciale e a livello di item con il possessore.