• Non ci sono risultati.

rDa è stato predisposto per essere utilizzabile nel web se- mantico (Dunsire, 2014); per questo motivo, esiste già uno spa- zio dei nomi dedicato (namespace), registrato nell’Open Metadata

Registry (figura 11).

namespace

il namespace (l’indirizzo HTTP comune agli Uri di un dominio) per l’insieme degli elementi di rDa è http://rdaregistry.info, che contiene (gennaio 2014) un totale di 1600 proprietà e classi (in termini frBr, si parlerebbe di attributi ed entità). Gli elementi sono raggruppati in insiemi omogenei, che sono stati pubblicati anche sull’oMr (entro pa- rentesi il numero degli elementi):

– Proprietà dell’agente [http://metadataregistry.org/schema/show/ id/81.html] (226)

– Proprietà dell’opera [http://metadataregistry.org/schema/show/ id/77.html] (232)

– Proprietà dell’espressione [http://metadataregistry.org/schema/ show/id/78.html] (236)

– Proprietà della Manifestazione [http://metadataregistry.org/ schema/show/id/79.html] (213)

– Proprietà dell’item [http://metadataregistry.org/schema/show/ id/80.html] (54)

– Proprietà libere [http://metadataregistry.org/schema/show/ id/82.html] (698)

– Classi [http://metadataregistry.org/schema/show/id/83.html] (8) figura 11 – Open Metadata Registry

in rDa, le entità, rielaborate a partire da frBr, sono otto: • risorse (opera, espressione, Manifestazione, item) • Persone • famiglie • enti • Concetti • oggetti • eventi • luoghi

le prime entità sono le risorse, alle quali, dal punto di vista del contenuto, corrispondono l’opera e l’espressione e, dal pun- to di vista del supporto, la manifestazione e l’item. Nell’elenco seguono le entità con le quali le risorse hanno relazioni.

Possono esistere moltissime relazioni, come “è autore di”, “creato da”, “è parte di”, “contiene”, “tradotto come”, ecc. rDa inizia proprio con l’identificazione di alcune relazioni importan- ti, quelle delineate nelle appendici i, J e K con i designatori di relazione e quelle delineate nei capitoli 17-37. individua, inoltre, alcune caratteristiche come “elementi essenziali” (core elements) quando sono fondamentali per l’identificazione di un’entità.

Come si traduce tutto ciò nel passaggio all’ambiente dei linked data? Si è parlato di elementi che costituiscono le caratteristiche identificative delle entità; per esempio, l’entità persona che ha per cognome “Shakespeare” avrà elementi o caratteristiche identificative come nome, data di nascita, data di morte, genere e così via. questi attributi possono essere formulati in un linguaggio o in un codice che consente alle macchine di creare collegamenti e visualizzare le infor- mazioni. Si può inserire quel tipo di dato in una registrazione MarC o in un template (modulo) e quei dati possono essere ri-assemblati in qualche altro formato di comunicazione. Secondo il W3C (World Wide Web Consortium), i dati sono assemblati utilizzando un mo- dello come rDf, che è in grado di strutturare un insieme di dati in una serie di asserzioni; i dati possono essere formulati, per esempio, mediante il linguaggio XMl (eXtensible Markup language).3

3 i formati di serializzazione rDf sono, tuttavia, diversi: quelli rico-

nosciuti dal W3C sono rDf/XMl e rDfa; al di fuori di questi, esistono molti altri formati utilizzati per la serializzazione dell’rDf, tra cui Turtle, N-Triples e rDf/JSoN.

Nella figura 12 si vede una parte dell’insieme di dati relativi a Shakespeare formulati in XMl. Non importa se non siamo in grado di leggerli: è un codice macchina e non è scritto per le persone. l’insieme dei dati ottenuti contiene l’identificazio-

figura 12 – insieme dei dati del Viaf relativi a William Shakespeare for- mulati in XMl

ne dei metadati utilizzati (per esempio, l’entità Shakespeare appartiene alla classe Person dell’ontologia foaf (friend of a friend; www.foaf-project.org/), l’identificazione univoca di Shakespeare tramite gli Uri a esso associati, e l’insieme delle forme testuali assunte dal nome di Shakespeare a seconda del contesto linguistico e delle norme di catalogazione utilizzate, re- gistrate in Viaf. questi dati sono descritti (rDf) e fisicamente registrati (XMl) in una forma tale da essere utilizzabili da una macchina, in base al significato loro assegnato.

in questo archivio integrato nel web semantico, a ogni ele- mento di rDa (entità, attributo, relazione) è stato associato un identificativo duraturo, un Uri, che consente a qualsiasi appli- cazione standard che utilizzi il protocollo HTTP di ottenere in- formazioni su element sets e vocabularies di rDa.

l’element set contiene l’insieme degli elementi descrittivi de- finiti dallo standard.

i vocabolari corrispondono a elenchi di valori controllati asso- ciati a elementi della descrizione, per esempio, per il tipo di con- tenuto (si veda la Tabella rDa 6.1 riportata al paragrafo 6.13).

Ciascun elemento e ciascun termine controllato è associato a un Uri, un identificativo univoco sul web, una definizione e una formulazione che possono essere utilizzate nelle varie lin- gue: a seconda del contesto (per esempio, un particolare catalo- go), tra i molti valori associati all’Uri potrà essere visualizzato solo quello nella lingua dell’utente. Nella figura 11 si vedono i dati descrittivi associati all’elemento “testo”, che fa parte del vocabolario “tipo di contenuto”.

la dichiarazione degli elementi e dei vocabolari controllati è stata realizzata con l’uso di SKoS (Simple Knowledge orga- nization System). SKoS è un vocabolario rDf che permette di descrivere legami tipici dei tesauri. Ciò significa che con- sente di descrivere i concetti (con l’uso della classe principale SKoS:Concept) e le relazioni tra questi concetti (relazioni ge- rarchiche – tra termini più specifici o più generici – o di altra na- tura). SKoS offre, inoltre, le proprietà adeguate per descrivere le corrispondenze, esatte o parziali, tra concetti appartenenti a tesauri diversi. quando si inseriscono le formulazioni relative a un elemento o al termine di un vocabolario controllato (nel nostro caso il valore “testo” dell’elemento “tipo di contenuto”),

all’Uri identificativo di quell’elemento si associano un certo numero di proprietà che identificano meglio il termine:

• etichetta preferita (preferred label): fornisce la forma pre-

ferita con la quale la risorsa descritta verrà identificata (è l’equivalente della forma autorizzata di una registrazione d’autorità);

• definizione (definition): fornisce una definizione dell’ele-

mento o del termine nel contesto di riferimento nel quale è utilizzato, allo scopo di completare il nome e di evitare un uso improprio dell’elemento.

• nota d’ambito (scope note): precisa ulteriormente la defini-

zione e fornisce istruzioni più precise per l’utilizzo (ambi- to coperto, ecc.).

a ciascuna proprietà può essere associata una qualificazione della lingua che permette di utilizzare l’elemento o il termine, identificato a livello internazionale e, sul web, da un solo Uri, in un contesto linguistico specifico, ricorrendo alla lingua ap-

omr (open metadata registry)

Nel gennaio 2014, il JSC for Development of rDa (JSC) ha annunciato che gli elementi di rDa e i designatori di relazione sono stati pubbli- cati in forma di insiemi di elementi rDf, cioè in forma adatta all’uso come linked data e in applicazioni del web semantico. la versione degli elementi di rDa pubblicata su oMr è il risultato di anni di lavoro del DCMi/rDa Task Group. Nel comunicato di lancio dell’iniziativa, inol- trato a numerose mailing list professionali, Gordon Dunsire, presidente del JSC dal novembre 2013, ha dichiarato che “l’insieme degli elementi di rDa costituisce l’essenza dell’approccio più moderno alla naviga- zione delle risorse, alla descrizione di materiali bibliografici e culturali e alla creazione, su scala internazionale, delle relazioni che sussistono tra loro”. il parere è condiviso da James Hennelly, managing editor del Toolkit, il quale, a proposito della pubblicazione degli elementi di rDa in rDf, ha affermato: “Si tratta di un aggiornamento importante del registro di rDa e un passo decisivo verso l’obiettivo di rDa di diven- tare uno standard accessibile sia ai catalogatori professionali, tramite la pubblicazione nel Toolkit, a stampa e in ebook, sia agli sviluppatori di applicazioni che desiderano usare i dati delle biblioteche, con la pubbli- cazione dei vocabolari e degli elementi di rDa nel registro”.

propriata a quel contesto; per esempio, anche se tutti gli ele- menti e i vocabolari di rDa sono stati formulati in inglese, i tedeschi hanno tradotto tutte le formulazioni e l’etichetta corri- spondente a un elemento o a un termine di vocabolario di rDa comparirà tradotta automaticamente in tedesco quando verrà visualizzata dalla Deutsche Nationalbibliothek (DNB) o dalle altre biblioteche di area tedesca. Sarebbe auspicabile che un lavoro analogo potesse essere svolto anche per l’italiano, non appena la traduzione dello standard sarà conclusa.