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X secolo inizio XI secolo

Nel documento Mappa. Pisa medievale (pagine 187-189)

3.2 Il tessuto urbano

3.2.5 Economia, commercio, status sociale 1 I contesti ceramic

3.2.5.1.2 X secolo inizio XI secolo

I contesti di X–inizio XI secolo iniziano a fornici un quadro maggiormente esauriente sulla circolazione ceramica. Nei contesti di fine X-inizio XI da piazza dei Cavalieri e da piazza Dante423 sono presenti so-

prattutto forme chiuse di ceramica priva di rivesti- mento depurata, si tratterebbe424 per la maggior par-

te di contenitori di piccole dimensioni, che presen- 417 I testelli rappresentano più del 60% dei reperti ceramici attestati nei contesti di VIII-X secolo (abela, berti 1998: 26). 418 Tale dato è confermato dalla più ampia casistica legata alla produzione delle Alpi Occidentali: nei siti dell’Italia

settentrionale la produzione occidentale tende a diminuire molto, se non a scomparire dal mercato entro il VII secolo, quando diviene quasi esclusiva la presenza dei lavezzi delle vallate delle Alpi centro-occidentali. Tra questi due momenti di attestazione pare che ci sia un vuoto forse giustificabile nel mantenimento di certi porti toscani sotto il dominio bizantino fino al 643 (Pisa, Cosa), per quanto riguarda la più antica fase di attestazione, e nella riorganizzazione dei traffici marittimi e l’affermazione di Pisa a partire dal X secolo per la seconda fase di documentazione di pietra ollare in Toscana (alberti 2009).

419 Febbraro, Meo 2009.

420 Il condizionale è d’obbligo in attesa di una pubblicazione definitiva dei dati di scavo; l’associazione ceramica

descritta, infatti è riferibile anche a contesti più tardi, di X-XI secolo.

421 Lo scavo di piazza Dante fu il primo a fornire testimonianze stratigrafiche certe della presenza di ceramica a

vetrina pesante nei contesti pisani, in precedenza è attestato il ritrovamento di un frammento di Forum ware, non meglio identificabile e definito “della tipologia più diffusa e più antica essendo con impasto chiaro e granuloso, con applicazioni a pigna e vetrina verde marcio spessa”, presso gli scavi di Palazzo Vitelli (redi 1982).

422 Un solo esemplare è relativo ai contesti di metà XI- XIII secolo.

423 I contesti di piazza Dante mostrano che per il 60% sono composti da ceramiche prive di rivestimento depurate

(ca. 1/3), quasi tutte forme chiuse, e da fuoco (poco meno di 2/3), con un rapporto fra forme chiuse ed aperte di 4 a 3; per il 29,5% da ceramiche a colature di ingobbio rosso, a vetrina pesante e a vetrina sparsa, in quote pressoché identiche, e per il rimanente 10,5% da ceramiche con rivestimenti vetrificati provenienti da centri di produzione islamici afferenti al mediterraneo occidentale (bruni et alii 2000).

tano spesso schiarimenti superficiali non omogenei realizzati in fase di cottura425, e, quando presenti,

decorazioni a filettature parallele o decorazioni con linee sinusoidali e ad onde (Menchelli renzi rizzo

2000, Menchelli 1993). Impasti depurati contraddi-

stinguono anche la ceramica a colature di ingobbio rosso presenti sia nei contesti di piazza Dante (abe- la 1993c), sia in quelli di piazza dei Cavalieri (abela

2000), con un incidenza simile, che proprio fra fine X e inizio XI ha il suo picco massimo. Si tratta sia di boccali e brocche per la mensa, sia di recipienti di maggiori dimensioni. I primi hanno fondi piani apodi, ansa a nastro attaccata poco sotto l’orlo, la li- sciatura delle superfici a spatola e una decorazione estremamente semplificata a bande rosse verticali. I secondi sono probabilmente grosse brocche con ansa a nastro attaccata poco sotto l’orlo e decora- zione a bande verticali che a volte tende al bruno. Fra X e inizio XI secolo si ha una scarsa presenza di forme chiuse di ceramiche da fuoco, spesso caratte- rizzate dalla presenza di fitte solcature sulla super- ficie esterna, realizzate a crudo con un pettine, che ricoprono completamente il corpo ceramico ad ec- cezione dell’orlo e del piede (abela 2000:181, C.6),

mentre sono presenti sia testelli, sia tegami426 (abe-

la 2000b). In questi contesti, come abbiamo visto in

precedenza, perdurano i prodotti a vetrina pesante di area laziale, come nello scavo di vicolo del Porton Rosso, con alcune forme di Forum ware attardata. È a partire da questi contesti che ricompare la pietra ollare427. La tipologia delle pentole è rappresenta-

ta esclusivamente da forme di medie dimensioni a profilo tronco conico, con fondo concavo con gradi- nature esterne caratteristico dell’uso in sospensione

sul fuoco, interno fittamente scanalato ed esterno lisciato con fasce di fitte linee di tornio. Si tratta di talcoscisti prodotti nelle Alpi centro-occidentali. La loro presenza secondo alberti 2009 può essere

considerata un buon marker per i contesti di X-XI secolo. Anche la comparsa di ceramiche importate da differenti paesi del Mediterraneo, si registra a Pisa pressoché all’improvviso, a partire dalla fine del X secolo. Queste ceramiche, prevalentemente da mensa, con coperture vetrose, ricche di colori e di altri ornamenti, contrastano nettamente con il quadro produttivo locale del momento, che, come abbiamo visto risulta costituito da manufatti privi di rivestimento, con forme prevalentemente chiuse (da magazzino e da dispensa), idonee a cuocere o a conservare derrate alimentari, liquide o solide428.

Questi prodotti giungono da subito in quantità notevole e vengono impiegati sia come elemento di decorazione architettonica, per decorare le su- perfici esterne di edifici prevalentemente religiosi, sia per usi domestici, come chiaramente attestano i contesti archeologici (baldassarri, berti 2009, bal- dassarri, GiorGio 2010, berti, GiorGio 2011; GiorGio

2013). Si tratta di prodotti invetriati di area islamica tunisina e tunisina/siciliana (berti 2000) e di pro-

duzione andalusa/marocchina429 come i frammenti

decorati a cuerda seca in piazza Dante e al Porton Rosso (berti, García Porras 2006; Febbraro, Meo

2009) e maiorchina (berti 1993) che si trovano nelle

stratificazioni a partire dalla metà X- inizio XI se- colo. Si tratta evidentemente di prodotti di pregio, che si ritrovano in percentuali estremamente ridot- te nelle stratigrafie e che attestano con chiarezza l’ampiezza della circolazione commerciale proprio 424 Il condizionale è d’obbligo dal momento che non è possibile definire i tipi morfologici fino alla prima metà

dell’XI secolo.

425 Tali schiarimenti potrebbero essere messi in relazione con un non ottimale controllo del processo produttivo. 426 Con questo termine si fa riferimento a quei recipienti da fuoco con corpo troncoconico, con pareti alte e sottili,

assimilabili per tecnologia ai testelli, ma con capienza maggiore più adatta alla cottura di cibi liquidi.

427 Piazza Dante, dove la scansione cronologica risulta troppo ampia e hanno un elevato grado di residualità, via dei

Facchini, vicolo del Porton Rosso (alberti 2009).

428 Per un’analisi più approfondita si rimanda a (berti, Gelichi, 1995; berti, Menchelli 1998).

429 L’attribuzione di certi prodotti a centri spagnoli (Al Andalus e Baleari) e marocchini è determinata dal fatto che

nelle due aree si facevano, almeno in parte, ceramiche del tutto simili, come del resto avveniva per certe produzioni in Tunisia e nella Sicilia islamica (abela, berti 1998:27; berti, García Porras 2006).

a partire dalla seconda metà/fine del X secolo (ber- ti 1997a). La comparazione tra i contesti di scavo e

i bacini430 murati relativi al periodo seconda metà

X - inizio XI secolo, mostra come assieme ai pro- dotti di rinvenuti nei contesti di scavo circolassero prodotti, evidentemente di maggior pregio, prove- nienti da centri produttivi egiziani/medio orienta- li, attestati tra i bacini in percentuali intorno al 10% (berti 1997, abela, berti 1998:27; baldassarri, berti

2009:68; GiorGio 2013)

Nel documento Mappa. Pisa medievale (pagine 187-189)