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III L’UTILIZZO DEI DERIVATI DI CAMBIO DA PARTE DELLE IMPRESE VENETE

III.II LA SELEZIONE DEL CAMPIONE

Come in ogni analisi empirica, anche in questo caso il primo passaggio da effettuare consiste nella selezione del pool di elementi che andranno a comporre il campione da studiare nel corso dei vari test.

Per reperire i dati necessari è stato indispensabile l’utilizzo di AIDA di Bureau Van 121

Dijk, società acquisita da Moody’s nel 2017 e specializzata nel trattamento di 122

informazioni commerciali , vale a dire dati di società private combinati a software di ricerca e analisi.

Nonostante possa sembrare una scelta banale, la selezione del campione gioca un ruolo fondamentale nell’intera analisi in quanto, riflettendosi direttamente sui risultati ottenuti, potrebbe comprometterne la validità, a fronte di errate valutazioni in sede di definizione delle strategie di campionamento. 123

Dato che nella presente analisi il main focus sono i derivati sui cambi, si è palesata la necessità di comporre un campione di aziende variegato, ma che al tempo stesso restituisse dei dati utili alla verifica della tesi, secondo cui una maggiore stabilità dei flussi finanziari risulta essere dettata direttamente da un maggiore utilizzo degli strumenti di copertura.

AIDA è una banca dati fattuale di informazioni finanziarie, anagrafiche e commerciali su

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società di capitale, attive o cessate in Italia. unive.it

Adler M., Schwartz S. (2017), “Moody’s Completes Acquisition of Bureau van Dijk”,

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ir.moodys.com

Cfr. Nobile S. (s.d.), “Strategie di campionamento e di selezione dei casi di studio”,

123

L’analisi pertanto prende avvio da una prima selezione tramite AIDA di imprese venete, il cui ultimo bilancio (non consolidato) disponibile si riferisse all’esercizio 2017 oppure 2018.

Come già descritto nel corso del primo capitolo, dato che i derivati di cambio si qualificano come strumenti finanziari utili a neutralizzare le possibili variazioni sfavorevoli intervenute sui cambi valutari in un determinato periodo, di conseguenza è logico ipotizzare che le imprese maggiormente predisposte alla sottoscrizione di questi strumenti siano quelle che intrattengono nel corso dell’anno una quantità considerevole di scambi commerciali con controparti estere.

Infatti, risulta difficile pensare che un’impresa estranea al commercio costante in valuta estera scelga di avvicinarsi agli strumenti derivati, di per se’ complicati, se non per finalità meramente speculative e quindi non inerenti alla tesi che si vuole testare nella presente analisi.

Alla luce di ciò, si è proceduto con una prima estrazione dal database di 225 imprese alla ricerca di quali tra queste avessero una importante quota di scambi commerciali denominati in valute estere.

Dopodiché, a partire da questi 225 item, ha avuto inizio un’operazione di scrematura, al fine di giungere ad un campione definitivo.

In questa fase non è stato possibile procedere in maniera “automatica” tramite il filtro di AIDA, in quanto nello schema di Conto Economico non è presente alcuna indicazione relativamente alla suddivisione dei ricavi; essi, infatti, vengono raggruppati indistintamente alla voce “Ricavi da vendite e prestazioni” alla voce A1 del Valore della produzione.

L’analisi è dovuta quindi cominciare mediante una ricerca manuale all’interno delle Note Integrative dei singoli bilanci delle imprese stesse. Ai sensi del Codice Civile. , 124

infatti, è obbligatorio che all’interno di questi documenti sia data indicazione relativamente alla “ripartizione dei ricavi delle vendite e delle prestazioni secondo categorie di attività e secondo aree geografiche”.


art. 2427, comma 1, numero 10, del Codice Civile.

Una volta presa visione della tabella di ripartizione dei ricavi, è stata calcolata la percentuale di Ricavi esteri annui sul totale dei Ricavi dell’esercizio, e quindi si è riusciti ad ottenere la percentuale di fatturato conseguito in una valuta differente rispetto a quella nazionale (euro).

È doveroso precisare che per quanto riguarda il calcolo dei ricavi esteri, la procedura si è dovuta diversificare, a seconda che la loro ripartizione fosse seguita per ogni singolo paese oppure semplicemente tramite macroaree:

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nel caso in cui in Nota integrativa venisse specificata la ripartizione dei ricavi per ciascun paese, l’ammontare in valuta estera è stato ottenuto effettuando la somma algebrica delle quote dei singoli Paesi che non adottano l’Euro come moneta ufficiale;

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nel caso in cui invece, nel documento si ragionasse solamente per macroaree (Italia-UE-Extra UE), i ricavi in valuta estera sono stati ottenuti dalla sommatoria dei paesi Extra UE e quindi ipotizzando, per semplicità operativa, che tutti i Paesi appartenenti all’Unione Europea adottassero l’Euro come valuta di cambio.

Per la composizione del campione di imprese definitivo, essendo doveroso escludere tutte quelle aventi un rapporto di ricavi esteri su ricavi totali esiguo (per i motivi citati poc’anzi) si è proceduto con l’eliminazione di tutte quelle aziende il cui rapporto in percentuale fosse inferiore al 20%.

Ciò che ha spinto a scegliere di eliminare queste realtà imprenditoriali è stato il fatto che si è ritenuto non sarebbero state spinte alla sottoscrizione di strumenti derivati di copertura, non avendo esse un’importante qualità di scambi commerciali con controparti estere. Di conseguenza, includerle, avrebbe portato a risultati fuorvianti e poco utili ai fini dell’analisi.

Al termine della prima fase, ovvero la scrematura delle 225 imprese iniziali, si è giunti quindi alla definizione di un pool di 50 aziende divise in 2 segmenti differenti.

Il primo è rappresentato dalle “Aziende Top” ed è stato costituito selezionando le 25 imprese maggiori in termini di fatturato totale, partendo da un massimo di 400 milioni di Euro, che avessero una percentuale di ricavi in valuta estera su quelli totali superiori al 20%.

Il secondo segmento, invece, è composta dalle “Piccole/Medie imprese”. Per ottenere questo pool sono state selezionate le 25 maggiori realtà in termini di ricavi totali, partendo da un massimo di 70 milioni, che soddisfacessero lo stesso requisito relativo al rapporto sopracitato.

La scelta di suddividere il campione finale in due distinte sezioni è motivata dalla volontà di indagare eventuali differenze nella gestione dei rischi da parte di imprese appartenenti a diverse categorie dimensionali.

Infatti, i trend individuabili a partire dal campione, benché questo sia limitato a causa del numero ridotto di elementi, potrebbero divergere in maniera consistente a seconda delle competenze e delle risorse possedute dalle varie società . Di conseguenza, si è ritenuto che questa strategia di campionamento permettesse di ottenere dei risultati con valenza superiore rispetto a quelli che sarebbero stai invece raggiunti tramite una mera estrazione casuale di imprese da AIDA.

Nella scelta del campione è stato deciso di non impostare, a monte della ricerca, alcun filtro riguardante l’attività caratteristica, cioè il core business delle aziende. Questa decisione è motivata dal ritenere che ogni impresa, per un motivo o per un altro, possa essere spinta dalla volontà di sottoscrivere strumenti di finanza derivata per la copertura del rischio di cambio.

Inoltre, tale strategia non focalizzarsi su un settore commerciale specifico, ha permesso in sede di analisi dei dati raccolti di poter fare importanti considerazioni in base alle varie attività produttive combinandole con l’utilizzo o meno dei contratti di

Grafico n.14 125

Formazione del campione