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1.2. La struttura egoico trascendentale della vita interiore dell’animale

1.2.2. Sensibilità cinestetica, vita psichica, carattere trascendentale

Accanto all’analogia con il sistema degli organi percettivi, l’apprensione empatica del corpo vivo dell’animale restituisce anche una correlata analogia con i sistemi delle funzioni motorie e, corrispondentemente, con i sistemi cinestetici relativi al corpo vivo dell’essere umano. Come accade per l’analogia con il sistema degli organi di percezione, anche l’analogia con le funzioni motorie del corpo vivo non comporta l’affermazione dell’esistenza di una struttura motoria comune tra uomini e animali. Non solo, infatti, molti animali presentano un sistema di locomozione non basato, come quello umano, su muscoli e ossa. Spesso essi hanno a disposizione sistemi motori poco complessi, con limitate possibilità di movimento (al paramecio è, ad esempio, possibile muoversi lungo la sola linea retta, con forti limitazioni anche in caso di deviazioni)109. Come, dunque, già il sistema percettivo, anche il sistema motorio dell’animale si costituisce in maniera non omogenea rispetto al sistema motorio del soggetto umano. Anche in questo caso, perciò, l’analogia con il sistema motorio umano non può riguardare la struttura dello stesso, quanto, piuttosto, la necessità formale della sua presenza nel corpo vivo in quanto tale110,indipendentemente dalle diverse forme che tale sistema può assumere nell’essere umano e nell’essere animale.

La necessità di ritrovare nel corpo vivo un sistemo motorio che si lasci interpretare come un sistema cinestetico è, in realtà, duplice. Da un lato, infatti, nella misura in cui le funzioni di costituzione richiedono l’integrazione tra vissuti percettivi e vissuti cinestetici111, come nota

direttamente Husserl, lo stesso sistema cinestetico «ha un significato costitutivo essenziale […] per il nostro punto di vista sulla natura»112: il sistema cinestetico rappresenta, detto altrimenti, una delle

Analogamente Marchesini scrive: «ciò che rende un animale sostanzialmente diverso da una macchina (retta da automatismi) non è in alcun modo il possesso della facoltà di esplicitare o di rendere dichiarabili i propri processi interni» (Marchesini, Modelli cognitivi e comportamento animale, op. cit., p. 17). Sempre Marchesini recentemente precisa: «Esistere soggettivamente non significa averne piena consapevolezza o saper esplicitare le proprie funzioni […]. Esistere [soggettivamente] [N.d.A.] significa emergere dalle proprie dotazioni» ovvero manifestare una singolarità della presenza soggettiva come singolarità di interazione tra individuo e mondo (R. Marchesini, Etologia filosofica. Alla ricerca della

soggettività animale, Mimesis, Milano- Udine 2016, pp. 44-45).

109 L’esempio è sempre tratto da von Uexküll, Ambienti animali e ambienti umani, op. cit., p. 80.

110 Sulla necessità della presenza del sistema motorio nel corpo vivo Husserl prende posizione inequivocabile: «Fehlen

Bewegungsysteme, die sich als kinästhetische deuten lassen […], so können wir dem Lebewesen […] nicht zudeuten» (Husserl, Husserliana, vol. XIV, op. cit., p. 116).

111Altobrando, Husserl e il problema della monade, op. cit., pp. 122-123; Husserl ammette il valore costitutivo della

cinestesia per le cose esterne in Husserl, Husserliana, vol. XIII, op. cit., p. 362. Le modalità con cui avviene l’integrazione tra cinestesie e sensazioni presentative è illustrata in Husserl, La cosa e lo spazio, op. cit., pp. 195 ss. Sul ruolo delle cinestesi nella costituzione di oggetti percettivi si veda anche J.J. Drummond, «On Seeing a Material Thing in Space: the role of Kinaesthesis in Visual Perception», Philosophy and Phenomenological Research, n. 40 (1979), pp. 19-32.

112 Ibid. Sul ruolo decisivo delle funzioni motorie per la costituzione delle cose di cui si compone il mondo circostante si

36 condizioni di possibilità fondamentali per la costituzione del mondo circostante a cui, nella loro esistenza cosciente, fanno riferimento, in maniera essenziale, sia l’essere umano sia l’animale. Dall’altro lato, i sistemi motori e i vissuti cinestetici sono necessari ai fini della stessa esperienza empatica che il soggetto ha dell’altro, sia esso umano sia esso animale. Sebbene, infatti, le sensazioni cinestetiche connesse al movimento non abbiano alcun contenuto materiale relativo agli oggetti fisici del mondo esterno113, ciò non vale per il corpo vivo egoico. Relativamente a quest’ultimo, Husserl scrive, infatti, che

[i]l corpo vivo […] si distingue da tutte le altre cose fisiche nel modo di manifestarsi. Si tratta delle determinatezze “soggettive”. Ad esse appartengono le sensazioni cinestetiche […]. Da esse procedono, così, determinatezze aderenti di specie particolare, soggettive ed intrinseche al corpo vivo, cioè eventi in esso localizzati.114

I sistemi motori e le sensazioni di movimento che a essi si riferiscono, pertanto, sono formalmente necessari per la costituzione del corpo vivo del soggetto115, senza la quale non potrebbe esserci alcuna apprensione analogizzante del corpo vivo altrui (umano o animale): alcuna esperienza empatica dell’altro, inteso sia come essere umano sia come essere animale.

In realtà, come precisa Husserl nello stesso contesto,

[s]e ci atteniamo alle sole sensazioni che hanno una funzione oggettivante cosale, troviamo, allora, che esse ammettono una doppia apprensione, e cioè da una parte quella che permette il manifestarsi della cosa fisica e anche del corpo vivo in quanto cosa fisica, e dall’altra parte quella che permette il manifestarsi del corpo vivo come corpo senziente, in quanto supporto di queste e quelle sensazioni.116

113 Husserl, La cosa e lo spazio, op. cit., p. 195. 114 Ivi, p. 199.

115 La questione del ruolo dei sistemi di movimento e delle cinestesi per la costituzione del corpo vivo egoico è stata qui

semplificata per ragioni argomentative. In realtà, la questione è molto complessa e non è del tutto chiaro se le cinestesi siano fondanti per il Leib o viceversa. È, infatti, evidente che, se da un lato, sono le sensazioni di movimento che, localizzandosi nel corpo vivo, portano quest’ultimo a manifestarsi in maniera fenomenologicamente evidente, dall’altro lato è altrettanto vero che senza un corpo mobile già a disposizione – senza un corpo vivo che rientra nella sfera di quella che nei capitoli successivi verrà indicata come corporeità fungente [fungierende Leiblichkeit] – il soggetto non può realizzare alcun movimento e, dunque, avere sensazioni cinestetiche relative a questo stesso. Sembra, perciò, convincente il modo in cui Bernet prova a illustrare questa complessità, sottolineando che: «Non solo le cinestesi sono costitutive dell'esperienza del Leib, bensì anche [corsivo mio] [N.d.A.] la corporeità fungente [fungierende Leiblichkeit] è costitutiva dell'esperienza dei diversi sistemi cinestetici» (R. Bernet, I. Kern, E. Marbach, Edmund Husserl, Il Mulino, Bologna 1992, p. 123) (su questo punto si veda anche U. Melle, Das Wahrnehmungsproblem und seine Verwandlung in

phänomenologischer Einstellung. Untersuchungen zu den phänomenologischen Wahrnehmungstheorien von Husserl, Gurwitsch und Merleau-Ponty, M. Nijhoff, The Hague 1983, pp. 114-120).

116 Husserl, La cosa e lo spazio, op. cit., p. 199. Per un’illustrazione più dettagliata del processo di costituzione del corpo

vivo che ha luogo nelle sensazioni tattili che si qualificano come sensazioni di contatto, si rimanda alla trattazione del capitolo successivo del presente lavoro.

37 Le sensazioni cinestetiche riferite al sistema motorio, pertanto, non sono le uniche sensazioni a ricoprire un ruolo essenziale nel processo di costituzione del corpo vivo. Anche la sensazione tattile – la sensazione di levigatezza, ad esempio – oltre a presentare una proprietà della cosa (appunto il suo essere levigata), nella misura in cui si percepisce localizzata nella mano che tocca la superficie esterna, consente la costituzione di un corpo proprio come campo di localizzazione delle sensazioni.

Tuttavia, la sensazione cinestetica riferita al movimento nel corpo vivo rende possibile la costituzione di gradi manifestativi di quest’ultimo a cui non è possibile avere accesso per mezzo dell’esclusivo riferimento alle sensazioni tattili e, più in generale, alle sensazioni presentative. Più precisamente, «la localizzazione delle serie cinestetiche nel corrispondente membro mobile del corpo vivo [beweglichen Leibesgliede] – scrive Husserl – comporta che in tutte le percezioni […] è presente il corpo vivo in quanto organo liberamente mobile, in quanto totalità liberamente mobile degli organi di senso»117. Mentre, dunque, il sistema percettivo costituisce il corpo vivo come campo di

localizzazione delle sensazioni, è solo grazie al sistema motorio e alle sensazioni cinestetiche a esso connesse che il corpo vivo si presenta, nelle parole di Husserl, come «organo centrale del di fronte»118:

vale a dire, come luogo attuale e potenziale della totalità dei decorsi cinestetici (spontaneamente) attualizzabili nel flusso dell’esperienza e, corrispondentemente, come vero e proprio centro di orientamento nello spazio119.

Da questo punto di vista, allora, nel contesto dell’esperienza empatica dell’animale, il riconoscimento che quest’ultimo presenta un sistema motorio e cinestetico analogo a quello del soggetto (umano), suggerisce, come ammette Husserl stesso, che «l’animale ha un “io-posso”, esso agisce, ha i propri orizzonti di possibilità operative […] i quali sono i suoi, come campo di ciò che è a disposizione, di ciò verso cui si tende e questo innanzitutto in noi»120: all’animale inerisce essenzialmente la libera disposizione dei propri movimenti e, in generale, del proprio corpo vivo. L’esperienza empatica dell’animale, pertanto, nella misura in cui presuppone l’apprensione di un analogo sistema senso-motorio nell’animale, implica che a quest’ultimo siano riferibili vissuti percettivi e vissuti cinestetici: che l’animale sia al contempo Io- soggetto percettivo e Io- soggetto

117 Idem, Idee…, II, op. cit., p. 60.

118 Idem, Husserliana, vol. XIII, op. cit., p. 137 [traduzione mia]. Cfr. Idem, Meditazioni cartesiane, op. cit., §§ 46-47;

Idem, La crisi delle scienze europee…, op. cit., §28, pp. 136 ss.

119 Su questa corrispondenza si veda, in particolare: Altobrando, Husserl e il problema della monade, op. cit., p. 127. Per

la definizione di corpo vivo come centro di orientamento si può fare riferimento a Husserl, Meditazioni cartesiane, op. cit., pp. 136- 138; Idem, Idee…, II, op. cit., §§ 32, 41.

120 «Das Tier hat ein “Ich-kann”, es tut, es hat seinen Horizont des Tun-könnens […], der der seine ist, als Feld der

Verfügung, der Abzielung und das vorweg im Wir» (Ms A V 24 Bl 9b) [traduzione mia]. Circa questi vissuti di carattere potenziale altrove Husserl precisa: « Denn jedem „Ich kann“ steht gegenüber der Möglichkeit einer Hemmung, die ausgedrückt wird mit „Ich kann nicht“» (Husserl, Husserliana, vol. XLII, op. cit., p. 173). Ai vissuti potenziali, dunque, non pertiene soltanto la facoltà di muovere spontaneamente il corpo vivo: di fronte a questa facoltà si registra anche la possibilità del fallimento.

38 agente121, a cui ineriscono non solo l’“io muovo” o l’“io faccio”, ma anche un preliminare “io posso muovere” e “io posso fare”.

Come abbiamo visto a proposito della zecca all’inizio del presente capitolo, secondo la prospettiva naturalista, il presupposto perché il soggetto passi da una funzione motoria potenziale a una funzione motoria attuale andrebbe ricercato in precise cause fisiologiche122. Nella prospettiva fenomenologica, invece, alla base dell’attuazione delle possibilità cinestetiche si ritrova un altro genere di fondamento che viene illustrato da Husserl nella maniera seguente:

Perché [la mano] [N.d.A.] si muove? Perché la posizione era scomoda. Oppure: “non so bene perché”, non ci ho badato – il motivo [corsivo mio] [N.d.A.] rientra sempre nella dimensione psichica [im Psychischen], dipende dai suoi stimoli e dai suoi motivi oscuri.123

Nonostante il riferimento esplicito sia rivolto all’esperienza del soggetto umano, dal passo appena riportato si ricava un’evidenza a favore della tesi di Altobrando per cui la spontaneità motoria del corpo vivo soggettivo in generale richiede di andare oltre la semplice struttura fisiologica dei sistemi sensomotòri per poter essere spiegata124. Essa richiede, in particolare, come si legge nella citazione che entri in gioco la struttura motivazionale caratteristica della dimensione psichica vera e propria. Quando, dunque, Husserl scrive che «questo reale obiettivo, questo gatto […] al di là delle determinazioni caratteristiche meramente fisiche, ha anche determinazioni caratteristiche estesiologiche e psichiche»125 indica sostanzialmente questo: che, parafrasando Melle, l’esperienza empatica va intesa come un nesso fondativo unilaterale delle funzioni senso-motorie dell’animale e, corrispondentemente, dell’esperienza psichica dello stesso126. L’esperienza empatica dell’animale ci offre, in altre parole, l’appresentificazione di una vita interiore dell’animale stesso nel senso di un’esistenza cosciente dotata di un carattere psichico analogo a quello dell'essere umano.

Benché, come sottolinea Altobrando, la dimensione psichica non conosca in Husserl una caratterizzazione univoca127 – aspetto che va di pari passo con una certa incostanza terminologica cui si è già accennato nelle pagine precedenti – ai fini della nostra ricerca sembra comunque importante inquadrare più da vicino le caratteristiche che le sono proprie. A tal proposito la definizione di vita

121 All’espressione “Io-soggetto agente” Husserl ricorre in: Husserl, Husserliana, vol. IX, op. cit., p. 132. 122 Su questo punto anche: Idem, Idee…, II, pp. 258 ss.

123 Ivi, p. 261.

124 Altobrando, Husserl e il problema della monade, op. cit., p. 127.

125 Husserl, Idee…, II, op. cit., p. 181. Della natura psichica della vita interiore dell’animale Husserl offre diverse conferme

anche nei manoscritti inediti, in particolare in Ms A V 24 Bl. 9 a-b. Per quel che riguarda i testi pubblicati, invece, è possibile fare riferimento a: Husserl, Idee…, II, op. cit., appendice XII. Nello stesso libro di Idee, inoltre, si legge: «quest’ultimo [il soggetto psichico] [N.d.A.] inteso come realtà rientrante nella psiche, […] un’unità di una portata tale che domina in prevalenza il discorso comune sul soggetto umano e sul soggetto animale» (Ivi, p. 138).

126 U. Melle, «Nature and spirit», in Nenon, Embree (eds.), Issues in Husserl's II, op. cit., pp. 19-20. 127 Altobrando, Husserl e il problema della monade, op. cit., p. 135.

39 psichica fornita da Husserl nell’appendice XII del secondo libro di Idee sembra essere illuminante. Qui, in particolare, si legge:

Che dire, quindi, della realtà della psiche128? […] Essa è l’unità della vita psichica, un

flusso di coscienza; questo flusso è la vita di un io identico, una unità che si estende attraverso il tempo (attraverso quello stesso tempo in cui dura il corpo vivo) e “agisce” sulla physis e da essa subisce influssi: essa, certo, rivela un’identità anche in questo, che nel complesso si “comporta”, reagendo in modo regolato, entro certe circostanze somato- psichiche, ha sensazioni, percepisce, ecc. Inoltre, […] in date circostanze psichiche, qualcosa si modifica nell’ambito somatico, la mano si muove, ecc.129

La psiche, dunque, non si identifica con i singoli vissuti coscienziali del soggetto130. Essa sembra, piuttosto, essere la sfera unitaria che funge da sfondo131 stabile e permanente del flusso psichico del soggetto: l’unità assolutamente indivisibile132 che garantisce l’unità al fluire nel tempo della vita

psichica della coscienza. Proprio in questa prospettiva di rapporto con i singoli vissuti psichici, la dimensione psichica è detta anche “intero coscienziale”133.

In quanto intero, inoltre, la forma che assume non è indipendente dalle parti che lo compongono134: «ogni vissuto – nota sempre Husserl – lascia indietro certe disposizioni e crea una

certa novità nella realtà psichica»135. Ogni stato psichico, pertanto, lascia una traccia dietro di sé, la

128 Qui, in realtà, il termine “psiche” rende il tedesco “Seele”. Nonostante, per le ragioni riportate nel paragrafo precedente, Seele e Psyche non siano considerabili propriamente sinonimi, qui la resa italiana è considerabile corretta, dal momento

che nelle pagine precedenti (cfr. Ivi, p. 332) Husserl aveva già ristretto l’analisi al campo della vita interiore animale e umana, le cui vite coscienti condividono la caratteristica della psichicità propriamente detta.

129 Husserl, Idee…, II, op. cit., pp. 335-336.

130 Emblematicamente leggiamo: «Risulta allora che quando si parla di questo io psichico […] non s’intende il flusso

monadico che, conformemente all’esperienza, inerisce a questo corpo vivo e nemmeno ciò che si presenta come un momento effettivo di questo flusso, bensì un’unità che è sì per essenza in riferimento con esso, ma che in un certo senso lo trascende» (Ivi, p. 125).

131 Il termine che Husserl utilizza è, più precisamente, “Substrat” (cfr. Idem, Meditazioni cartesiane, op. cit., pp. 93) che

qui si è deciso di rendere con “sfondo” anziché con il suo equivalente usuale “sostrato”, in quanto quest’ultimo rimanda a connotazioni di carattere essenzialista non presenti nell’accezione husserliana di “Substrat”. Leggiamo, infatti: «Indem aus eigener aktiver Genesis das Ich sich als identisches Substrat bleibender Ich-Eigenheiten konstituiert, konstituiert es sich […] auch als stehendes und bleibendes personales Ich — in einem allerweitesten Sinn, der auch von untermenschlichen Personen zu sprechen gestattet. Sind auch die Überzeugungen im allgemeinen nur relativ bleibende, haben sie ihre Weisen der Veränderung […] so bewährt das Ich in solchen Veränderungen einen bleibenden Stil mit

durchgehender Identitätseinheit [corsivo mio] [N.d.A.], einen personalen Charakter» (Idem, Husserlian, vol. I, op. cit.,

p. 101).

132 Ivi, p. 137.

133 Altobrando, Husserl e il problema della monade, op. cit., p. 130.

134 I rapporti tra le parti e l’intero vengono da Husserl studiati analiticamente nel concetto di fondazione [Fundierung], in

base al quale si riconosce che «Un contenuto della specie α è fondato in un contenuto della specie β, se non può esserci un α per sua essenza (cioè per legge, sulla base della sua natura specifica) senza che sussista anche un β; dove resta indeciso se si richieda o no il sussistere di certi γ o δ.» (Husserl, Ricerche Logiche, vol. II, op. cit., p. 66). Per l’importanza e la centralità di questo concetto è possibile far riferimento a: G. C. Rota, «Fundierung», in Idem, Pensieri discreti, Milano, Garzanti 1993, pp.178-187.

40 quale riconfigura, almeno parzialmente, l’intero psichico stesso136. L’insieme di queste tracce costituisce quelle che Husserl chiama “proprietà abituali permanenti” [bleibende habituelle Eigenschaften], ovvero «caratteristiche che si manifestano come permanenti nel mutamento del fare e vivere psichico»137. Le tracce nella psiche, in altre parole, fanno sì che la psiche assuma certe "disposizioni": vale a dire, un certo stile di reazione alle circostanze – dunque un determinato atteggiamento pratico – che si realizza di volta in volta in maniera analoga, sebbene non identica, rispetto al passato.

Il riconoscimento fenomenologico della vita interiore dell’animale come vita psichica cosciente provoca, conseguentemente, un’ulteriore rottura con l’apparato concettuale antropocentrico e privativo della tradizione moderna della filosofia del soggetto. La tendenza di quest’ultima ad accostare l’animale alla macchina si connette, infatti, con la privazione all’animale non soltanto della vita cosciente, ma anche della capacità di fornire risposte138. Come osserva Derrida, «la descrizione

del potere semiotico [dell’animale] [N.d.A.] resta determinata in modo assolutamente dogmatico e tradizionale, fissata nel fissismo cartesiano, nel presupposto di un codice che permette solo delle reazioni a degli stimoli»139. Questa posizione sembrerebbe essere confermata dal comportamento

degli stessi animali. Un cane addestrato per salire a comando su una sedia sembra reagire allo stimolo- comando precisamente in maniera reattiva. Se, tuttavia, facciamo in modo che, alla somministrazione dello stimolo- comando, il cane non trovi alcuna sedia nei suoi dintorni, osserviamo che questo utilizza come sedie tutti gli oggetti su cui è abituato a giacere: casse, scaffali e addirittura sgabelli rovesciati140. Il comportamento del cane non ha qui evidentemente nulla di reattivo141: fenomenologicamente esso si offre come l’azione di un soggetto psichico in grado di determinare la propria azione alla luce dei vissuti psichici anteriori. In prospettiva fenomenologica, allora, che gli animali non siano macchine dotate di un comportamento che si configura come una risposta automatica a stimoli esteriori, significa sostanzialmente questo: che la loro vita interiore, appresentata come vita psichica, «risulta – nelle parole di Husserl – dipendente, per così dire, da se stessa»142,

136 Cfr, Ivi § 29.

137 Idem, Husserliana, vol IX, op. cit., p. 105. Nel secondo libro di Idee Husserl precisa che il substrato psichico

rappresenta «un substrato di proprietà (di proprietà personali in senso particolare e ampio)» (Idem, Idee…, II, op. cit., p. 125).

138 Descartes, Discorso del metodo, op. cit., pp. 49- 65.

139 Derrida, L’animale che dunque sono, op. cit., p. 177. Per l’importanza di superare la frontiera reazione- risposta posta

al confine tra uomo e animale si veda Ivi, pp. 181, 193.

140 Lo studio è riportato e illustrato in Von Uexküll, Ambienti animali e ambienti umani, op. cit., p. 105.

141 Sull’evidenza fenomenologica di riconoscere all’animale una propria e peculiare capacità di risposta, piuttosto che di

reazione, agli stimoli che riceve dal mondo esterno si veda: Toadvine, «How not to be a jellyfish. Human Exceptionalism and the Ontology of Reflection», op. cit., pp. 39- 55.

142 Husserl, Idee…, II, op. cit., p. 139. In linea con questa osservazione nel terzo dei volumi dell’Husserliana dedicati al

tema dell’intersoggettività si legge: «l’essere animale ha il proprio essere che, in quanto essere psichico, è un essere per sé e che, in quanto essere per sé, si trova per noi realmente nel mondo» (Idem, Metodo fenomenologico statico e genetico, op. cit., p. 100).

41 ovvero che la natura psichica della vita interiore dell’animale permette un certo livello di “autodeterminazione” per quanto riguarda i vissuti coscienti di quest’ultimo.

Ora va tenuto presente che, come scrive Husserl stesso, «[t]utto ciò che è trascendentale […], per mezzo di questa mondanizzazione, entra nella mia vita interiore come qualcosa di psichico»143. Il soggetto trascendentale, pur distinguendosi dall’io psichico144, non è, dunque, qualcosa che gli sia del

tutto estraneo. Esso, piuttosto, assume nell’io psichico la sua obiettivazione mondana: realizza la sua obiettivazione nel mondo spazio-temporale145. Corrispondentemente, allora, il soggetto psichico