del prefetto Carmine Valente hanno consentito di com- prendere l’entità del lavoro del Ministero dell’Interno nell’ambito dell’accoglienza dei migranti e qual è il no- stro impegno, non solo materiale ma anche umano. Al riguardo, cercherò di fornire un quadro più concreto della situazione, per spiegare quale sistema è stato realizzato nel nostro Paese per una migliore gestione dell’accoglien- za dei migranti.
Anzitutto è importante ricordare che siamo di fronte a una “migrazione della disperazione”, che non lascia alcuna alternativa fra il rischiare di morire e il morire per non aver rischiato, e tale circostanza è fondamentale per capi- re i motivi che inducono le persone alla scelta di abban- donare il proprio paese: oggi 31 cadaveri sono in arrivo al porto di Pozzallo, si tratta di persone consapevoli del fatto che salire sui barconi può significare morire, tuttavia le loro condizioni sono a tal punto disperate, la spinta è talmente forte che il fenomeno risulta irreversivibile, come hanno detto i relatori che mi hanno preceduto.
I numeri variano, il 3 ottobre gli arrivi sono stati 132.069, oggi – 6 ottobre – sono 139.300, con un incre- mento, in pochi giorni, superiore alle 7 mila unità. Sono numeri pesanti, che non hanno un trend regolare ma mu- tevole, a causa anche degli elementi climatici. Sembra as- surdo, ma si devono sempre considerare le condizioni meteorologiche, che influiscono sulle azioni dei traffican- ti di esseri umani.
I numeri, ovviamente, comportano un impatto sul si- stema di accoglienza, sistema che presenta difficoltà e problemi, ma è organizzato: da un sistema che gestiva l’emergenza, la straordinarietà del fenomeno, si è passati a una gestione organica, a seguito soprattutto dell’accordo sottoscritto con le Regioni nel luglio 2014. Tale accordo costituisce uno spartiacque nel concetto del sistema di accoglienza, che prevede il coinvolgimento delle Regioni e spero che entro breve questo burden sharing sia este- so anche ai Comuni, con l’obiettivo di un lavoro comu- ne e una distribuzione organizzata dei migranti, che non sono un numero elevato e possono essere meglio gestiti se suddivisi in tutto il territorio nazionale.
L’accordo con le Regioni è stato poi disciplinato nel Decreto Legislativo 142/2015, legge di recepimento del- le direttive comunitarie 2013/32/UE e 2013/33/UE. Successivamente vi sono state importanti decisioni a livello
of Italy and Greece, submitted by the Commission. On 20 July 2015, the JHA Council agreed the general guiding lines providing specific support for Italy and Greece – the countries that are mostly exposed to flows of migrants – and establishing a system for relocating migrants to other Member States. Now, some critical issues have emerged in this system. Think of that European country that has just called a referendum on the hospitality of 1,900 persons to be relocated, whereas Sardinia is receiving a ship with 1,400 migrants today. These figures are very imbalanced. It is unthinkable that an EU country would refuse to host migrants after having signed such an agreement.
The relocation system that provides for the transfer of a considerable number of migrants in Europe – we are talking of 35,000 migrants to be relocate by the end of 2017 – has turned out to be, to a certain extent, a fail- ure. To date, one year after its launch, there have been only some 1,200 relocations. This is nothing compared to what was planned at the beginning, which, if respect- ed, would have allowed for a better management of the migrants who have remained in Italy.
The support promised to Italy by Europe was condi- tional on the setting up of so-called hotspots, places for the identification of migrants, as Italy was criticised for its failure to identify migrants.
I agree with Ms Tatiana Esposito that Europe ‘is us’, but this cannot be a one-way proposition. Apparently, Europe is subject to the pressure of some Member States that do not want to provide hospitality to migrants.
As I said, hotspots have been set up to identify mi- grants and avoid their entry into other countries. We were in fact blamed for allowing easy access, as we are a gateway into Europe. However, it is the geography of our country, which has no land border with Africa, that prevents us from stopping migrants. We have the sea, and if we do not rescue migrants, the risk is that they will be taken by the sea. This is a basic point that should always be borne in mind.
Therefore, over a short time-frame, hotspots for the identification of migrants have been set up in Lampedusa, Pozzallo, Trapani, and Taranto. The Ministry of the Interior sends the ships that rescue migrants mainly to these ports. It is clear, however, that when many ships arrive, as has been the case in the past few days, it is difficult, indeed al- most impossible, to send them exclusively to the hotspots. As a result, other ports may be used. These are always ports that are considered structurally safe, i.e., all Sicilian ports, and ports in Calabria, Campania, and Sardinia.
After migrants arrive in hotspots, the Italian reception system provides for their distribution in centres that are organised at two different levels.
The first level consists of governmental reception cen- europeo, fra le quali la Proposta di decisione del Consiglio
che istituisce misure provvisorie in materia di protezione in- ternazionale a beneficio di Italia e Grecia, presentata dalla Commissione e sulla quale il Consiglio GAI ha raggiunto un orientamento generale il 20 luglio 2015, prevedendo specifici aiuti per l’Italia e la Grecia – i paesi maggiormen- te esposti ai flussi migratori – e stabilendo un sistema di relocation dei migranti da ricollocare in altri Stati mem- bri. Ora, su tale sistema si registrano evidenti criticità, si pensi a quel paese europeo che ha di recente indetto un referendum per l’accoglienza di 1.900 rilocandi, mentre la Sardegna riceve oggi una nave con 1.400 migranti. La sproporzione dei numeri è tale che non si può pensare che un paese dell’Unione Europea rifiuti di accogliere mi- granti dopo aver sottoscritto un accordo.
Il sistema che prevede il trasferimento di un numero considerevole di migranti in Europa – parliamo di 35 mila migranti da ricollocare entro il 2017 – registra, in un cer- to senso, un fallimento. Ad oggi, a un anno dall’entrata in vigore del sistema, i ricollocandi sono stati poco più di 1.200, un numero irrisorio rispetto a quello inizialmente programmato, che – se rispettato – avrebbe consentito una migliore gestione dei migranti rimasti in Italia.
Il sostegno promesso dall’Europa all’Italia era subor- dinato alla realizzazione dei cosiddetti hotspot, luoghi di identificazione dei migranti, dal momento che una del- le critiche rivolte all’Italia riguardava proprio la mancata identificazione dei migranti.
Convengo con la dott. Tatiana Esposito che l’Europa “siamo noi”, ma ciò non può essere solo inteso a senso unico, e questa Europa ha dimostrato di subire le pressioni di alcuni Stati membri, non favorevoli all’accoglienza.
Gli hotspot, come dicevo, sono stati istituiti per iden- tificare i migranti ed evitare il loro ingresso in altri paesi e in questo consisteva la critica, nel fatto cioè che l’Italia permettesse un accesso facile, dal momento che noi sia- mo la porta di ingresso dell’Europa. Ma è la conforma- zione geografica del nostro Paese, che non ha una fron- tiera terrestre verso l’Africa, che impedisce di bloccare i migranti, noi abbiamo il mare e, se non si provvede al soccorso degli stessi migranti, vi è il rischio che sia il mare ad accoglierli! Questa è una differenza sostanziale da te- nere sempre presente.
Sono stati così istituiti gli hotspot per l’identificazione, in tempi brevi, dei migranti a Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto. Il Ministero dell’Interno indirizza le navi che soccorrono i migranti principalmente verso questi porti. È evidente però che quando arrivano numerosissime navi, come nei giorni scorsi, è difficile, quasi impossibile, invia- re tali navi esclusivamente negli hotspot; di conseguenza, i porti individuati per gli sbarchi possono essere anche altri. Si tratta sempre di porti considerati strutturalmen-
tres: there are 16 of them, with a current capacity of approximately 13,378 (on 5 October 2016), though that figure may vary hourly.
There are also Extraordinary Reception Centres (CASes), located all over the country. These host the larg- est number of migrants, and are run directly by Prefects. There is a lot of work to do, as work at a local level is very important. It is work of mediation, which needs a greater involvement of local authorities.
Once a plan is approved with the ANCI (National Association of Italian Municipalities), the prefectures will be working with the Municipalities, aiming for greater co- operation and participation. The idea is to overcome the concept of CASes, and have a more structured and or- ganised reception system.
The SPRAR system, which has been referred to a number of times, is responsible for second-level recep- tion. This is not only about providing food and accom- modation, but it is a fundamental and qualified service, and the beginning of an integration process for migrants, mainly through language courses. The Italian language is in fact a first means of integration. Not being able to un- derstand Italian is one of the main reasons why migrants may be isolated, not being able to interact with others and to integrate into hosting communities. The aim is to increase the capacity in the SPRAR, compared to the ca- pacity of CASes.
At present, there are 5,963 CASes, providing hospital- ity to 123,227 people. This implies a burdensome work of control and monitoring, as each prefect has a high number of reception centres under his or her jurisdic- tion. There have been bad examples, made known by the press. However, it should be taken into account that it is difficult to make systematic checks due to the large number of reception centres. Moreover, a few negative cases cannot be considered as representative of a recep- tion system that often works quite efficiently.
For better monitoring, a fully automated reception management system has been put in place, covering the period from the disembarkation of migrants to their ad- mittance into CASes and their placing into second-line reception facilities. This system will allow us to host mi- grants in a more suitable way across the country and to control reception facilities more effectively at a central level. The intention is to repeat what was done in the past concerning legal entry into national territory, when Immigration Desks with fully automated management pro- cedures were set up. This work will be carried out in co- operation with the Ministry of Labour.
As regards integration, the Ministry of the Interior promoted voluntary work for migrants, intended not as exploitation, but as an opportunity for participation. te sicuri, quindi tutti i porti della Sicilia, i porti calabresi,
i porti campani e quelli sardi.
Il sistema di accoglienza italiano, dopo l’arrivo negli hotspot, prevede una distribuzione dei migranti su un pri- mo e un secondo livello.
Nel primo livello vi sono i centri governativi: 16 centri con una ricettività totale, ad oggi – sono dati del 5 ot- tobre – di circa 13.378 unità, sebbene i numeri possano variare di ora in ora.
Vi sono poi i cosiddetti Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), distribuiti su tutto il territorio na- zionale, che accolgono il maggior numero di migranti, sono i centri gestiti direttamente dai prefetti. E qui il lavoro è immane, il lavoro sul territorio è effettivamente molto importante, è un lavoro di mediazione, che deve coin- volgere sempre più gli enti locali.
Una volta approvato il piano con l’ANCI, i prefet- ti saranno impegnati in un’opera di collaborazione con i Comuni per una più diffusa partecipazione, al fine di su- perare – questo anche lo scopo dell’accordo – proprio l’idea del CAS, nella logica di un sistema di accoglienza più strutturato e organizzato.
Il sistema SPRAR, di cui si è parlato più volte, è il siste- ma di seconda accoglienza, fondamentale perché si tratta di un’accoglienza che non si limita alla mera distribuzione di vitto e alloggio, ma è un’accoglienza qualificata, che avvia per i migranti un processo di integrazione, anzitutto con i corsi di lingua. La lingua italiana rappresenta infatti il primo veicolo di integrazione e l’incapacità di comprenderla è una delle principali cause di isolamento dei migranti, che non consente loro di interagire con gli altri e di integrarsi nel tessuto sociale che li accoglie. L’obiettivo è quello di incrementare il numero dei posti SPRAR rispetto al cor- rispondente numero di posti nei CAS.
Vi sono oggi 5.963 CAS, che ospitano 123.227 perso- ne. Ciò comporta un gravoso lavoro di controllo e moni- toraggio, perché ovviamente ogni singolo prefetto si tro- va ad avere sul proprio territorio un numero elevato di centri. Si sono verificati episodi non esemplari – resi noti anche dalla stampa –, tuttavia si deve tener conto che proprio per il numero elevato dei centri è difficile effet- tuare controlli sistematici e, in ogni caso, pochi episodi negativi non possono essere considerati espressione di un sistema di accoglienza che invece presenta esempi di un buon livello di efficienza.
Al fine di migliorare il monitoraggio, è stato predisposto un sistema di gestione dell’accoglienza totalmente infor- matizzato, che parte dallo sbarco dei migranti fino all’en- trata nei CAS e all’inserimento nella seconda accoglienza. Tale sistema permetterà di ospitare i migranti in modo più adeguato sul territorio e di controllare più efficace- mente a livello centrale i centri coinvolti nell’accoglien-
Different Municipalities and Provinces, together with as- sociations that protect migrants, have signed agreements with prefectures to allow migrants to do some work: for instance, to take care of public green spaces. There have been positive feedbacks, and overall 104 projects have been implemented in 54 cities, including Rome and Milan. This is a form of initial integration for migrants, which, hopefully, may be useful for true integration, through ac- tual work.
za. Si intende replicare l’attività svolta in passato, anche il collaborazione con il Ministero del Lavoro, in materia di ingresso regolare dei migranti sul territorio nazionale, quando vennero istituiti gli Sportelli Unici per l’Immigra- zione con un sistema di gestione realizzato attraverso una procedura interamente informatizzata.
Riguardo al tema dell’integrazione, il Ministero dell’In- terno ha promosso sul territorio attività di volontariato per i migranti, intese non come sfruttamento, ma piutto- sto come opportunità di partecipazione. Diversi Comuni e Province, insieme ad associazioni che tutelano i migranti, hanno sottoscritto con le Prefetture protocolli per con- sentire la collaborazione dei migranti, per esempio, nella cura del verde pubblico. I riscontri sono stati positivi e, in totale, sono stati realizzati 104 progetti in 54 città, fra le quali Roma e Milano. Si tratta di una prima integrazio- ne per i migranti, che spero possa essere poi utile alla vera integrazione, attraverso anche l’avvio di un percor- so lavorativo.