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8. La sostenibilità dei progetti OER
come accennato in precedenza, molti progetti oer sono oggi propo- sti da istituzioni accademiche con il supporto di fondazioni e associazioni non-profit come la Fondazione Hewlett e altre. è necessario tuttavia pensa- re a come questi progetti possano essere sostenibili nel tempo, soprattutto dal punto vista economico. downes36 ha proposto un elenco di possibili
modelli di sostenibilità per i progetti oer, tra cui:
• sovvenzione: basato su fondi messi a disposizione in fase iniziale, i cui interessi servono a finanziare il progetto nel tempo;
• consorzi: per fare massa critica ed economie di scala, organizzazioni in- teressate si consorziano;
• donazioni: il progetto richiede frequenti piccole donazioni agli utenti; è un modello molto diffuso: praticamente tutti i progetti oc prevedono la possibilità di donazioni (vedi Wikipedia);
• conversione: gli utenti, inizialmente ad accesso gratuito, divengono progressivamente utenti di servizi a pagamento. alcuni progetti open source si affidano parzialmente a questo modello, ad esempio moodle. com37;
• istituzionale: in questo caso un’istituzione finanzia direttamente il pro- getto; la maggior parte dei progetti oer istituzionali come il mit-ocW prevede il finanziamento diretto;
• pubblico: agenzie governative che finanziano progetti oer; esiste un
36 S.Downes,Models for sustainable open educational resources?, «interdisciplinary Journal of
KnowledgeandLearningObjects»,3,2007,pp.29-44.
37 Moodle.comnonèunsemplicemirrordimoodle.orgmaunsitodifferente,dedicatoai
servizi (a pagamento) relativi a moodle, come hosting, supporto, consulenza ecc. Questi servizi sono offerti da una rete di moodle partners, società commerciali che, per fregiarsi di questo titolo, si impegnano a contribuire in misura percentuale sul loro fatturato al progetto.
certo dibattito in rete sulla questione della opportunità di un finanzia- mento pubblico delle oer. alcuni sostengono che sarebbe auspicabile un impegno dei governi (almeno dei paesi sviluppati) in questo senso. ovviamente, la maggior parte dei progetti oer utilizza una o più forme di finanziamento. Generalmente i progetti istituzionali puntano anche su un certo ritorno in termini di immagine per l’università che offre i contenuti aperti, sperando quindi in un aumento degli studenti regolarmente iscritti.
c’è chi, come Wiley38, suggerisce che i progetti attuali siano da consi-
derare come la ‘versione 1.0’ delle oer, sostanzialmente privi di piani di sostenibilità a lunga durata (cosa succederà una volta terminati i contributi delle fondazioni come la Hewlett Foundation?). la versione 2.0, ipotizza Wiley, potrebbe affiancare la possibilità di seguire i corsi in modo formale, con relativa iscrizione (a pagamento) e rilascio di certificazioni istituziona- li, continuando nello stesso tempo a diffondere contenuti gratuiti e aperti per i discenti ‘informali’. si realizzerebbe in questo modo una sorta di mo- dello ibrido che da un lato consentirebbe una sostenibilità a lungo termi- ne per la pubblicazione di oer e dall’altra includerebbe (a pagamento) la parte di valutazione e certificazione, attualmente non prevista dai progetti oer. Questa prospettiva è molto simile a quella che si sta delineando con le iniziative partite nel corso del 2011 a cura dell’università di stanford e nuovamente del mit (vedi il prossimo paragrafo).
è da rilevare infine il crescente interesse di alcune amministrazioni pubbliche verso le oer. negli stati uniti, il governo federale ha varato un programma per complessivi due miliardi di dollari per lo sviluppo di ma- teriale didattico destinato principalmente ad adulti in formazione39, con il
vincolo della pubblicazione con licenza creative commons – attribuzione (cc-BY). lo stato della california sta operando da anni per la realizzazione di un vasto programma diretto allo sviluppo di libri di testo digitali aper- ti40; allo stesso modo lo stato di Washington ha pubblicato nel 2011 il por-
tale del progetto open course library, con il preciso obiettivo di fornire ai docenti dei college dello stato un’alternativa aperta, di alta qualità, che non comporti per gli studenti un costo superiore a $30 per singolo corso41. 9. Le prospettive future per le OER
le risorse aperte presentate nei paragrafi precedenti sono tutte ricondu- cibili al concetto di contenuto, ovvero di materiali di studio, accessibili li-
38 D.Wiley,The Future of OCW, and “OCW 2.0”, «iterating toward openness», may 14, 2009,
http://opencontent.org/blog/archives/881.
39 Il programma è finanziato dal US Department of Labor (http://www.doleta.gov/
taaccct).
40 Siveda:http://www.opensourcetext.org. 41 Siveda:http://www.opencourselibrary.org.
beramente da chiunque, eventualmente modificabili e adattabili. tuttavia, per la realizzazione di una esperienza di apprendimento completa e di va- lore, sono decisamente importanti anche gli aspetti relativi alle relazioni (tra docente e studenti e tra pari) e al riconoscimento e certificazione delle conoscenze e competenze ottenute.
Questi ultimi due aspetti non sono inclusi in alcuno dei progetti presen- tati: usufruire delle risorse del mit non implica (anzi, è escluso a priori!) alcun collegamento con i professori del prestigioso istituto e non consente di ottenere un diploma o una laurea dalla medesima istituzione.
negli ultimi anni, tuttavia, alcuni professori hanno cominciato ad ‘apri- re’ i propri corsi universitari, allargando la partecipazione a chiunque vo- lesse, attraverso il web.
nell’autunno 2008, George siemens e stephen downes hanno lanciato un’iniziativa di formazione online aperta per la quale è stata coniata una nuova sigla: mooc (Massive Online Open Course), ovvero un corso online aperto di tipo ‘massivo’, con la partecipazione di un gran numero di perso- ne in tutto il mondo.
i corsi open sono una prima evoluzione del concetto di oer, in quanto costituiscono vere e proprie attività di formazione collettiva e includono tutte le interazioni tra docenti e tra partecipanti, oltre a consentire la mas- sima libertà nell’uso di una vasta gamma di strumenti tecnologici, proposti sia dagli organizzatori che attivati in modo autonomo dai partecipanti42.
cosa manca, dunque, per una esperienza educativa completa? il rico- noscimento e l’accreditamento degli apprendimenti effettuati mediante le oer sono i passi successivi. si tratta in realtà della riedizione di un proble- ma già ampiamente dibattuto, anche nelle sedi istituzionali, ovvero il rico- noscimento degli apprendimenti non formali e informali.
tra il 2011 e il 2012 le offerte di mooc si sono moltiplicate: nel 2011 il corso artificial intelligence (ai) dell’università di stanford43 ha avuto un
successo forse inaspettato, con oltre 150.000 iscritti, che lo ha portato all’at- tenzione dei media generalisti. alcuni di essi hanno iniziato a prevedere si- stemi di valutazione automatici che consentono di certificare le competenze raggiunte dagli studenti, al termine del corso. ovviamente, non si tratta di lauree di prestigiose università, ma certo si tratta di un ulteriore passo.
nei primi mesi del 2012, il mit, l’università di Harvard e l’universi- tà di california-Berkeley hanno presentato la nuova iniziativa edX44. con
modalità molto simili a quelle già sperimentate da stanford, edX offri- rà corsi open con possibilità di accreditamento finale. in questo caso, le
42 A.Fini,The Technological Dimension of a Massive Open Online Course: The Case of the CCK08
Course Tools, «irrodl - the international review of research in open and distance learning», 10, 5, 2009, http://www.irrodl.org/index.php/irrodl/article/view/643/1402.
43 Ininternet:https://www.ai-class.com. 44 Ininternet:http://www.edx.org.
certificazioni non saranno rilasciate direttamente dalle istituzioni, ma da un’organizzazione parallela, appositamente creata. su questa scia si stanno muovendo anche alcune startup45 che, basandosi su oer, intendono offrire
corsi completi, con certificazioni finali.
un approccio ancora più incisivo è quello di un gruppo di università di diversi paesi (per ora canada, australia, nuova Zelanda, sud africa, usa, spagna) che ha scelto la via del consorzio (oeru ) con lo scopo di stabilire accordi con le università accreditate e altre eventualmente disponibili a ri- conoscere in modo formale gli apprendimenti basati su oer46.
infine, mozilla, il produttore del noto browser Firefox, ha proposto il meccanismo degli open Badges47, un sistema aperto basato su dei ‘distin-
tivi digitali’ che attestano il raggiungimento di determinati obiettivi didat- tici, ottenuti in rete, attraverso corsi online e studio individuale accreditati mediante tecniche simili a quelle già sperimentate con i certificati digitali comunemente utilizzati per le comunicazioni sicure in rete.
ma forse queste sono iniziative con le quali le istituzioni accademiche stanno sostanzialmente sperimentando possibili scenari futuri nei quali es- se potrebbero essere costrette a modificare radicalmente il loro ruolo. in questo senso vi sono già alcuni esempi significativi: la university of the people48 è un’università privata che offre corsi gratuiti a livello mondiale,
e sta per diventare un’istituzione accreditata negli stati uniti; nello stato dello utah opera da alcuni anni la open High school of utah, una scuola secondaria totalmente online, gratuita, che utilizza (e produce) materiali di studio interamente oer49.