LINEE GUIDA DI INTERVENTO
STATO DI CONSERVAZIONE
3.3. FASE DI STABILIZZAZIONE E MESSA IN CANTIERE
3.3.1. Stabilizzazione dell’imbarcazione
Con il termine stabilizzazione si intende la messa in sicurezza dell’imbarcazione in attesa dell’intervento di restauro. Non sempre è possibile compiere la messa in cantiere in tempi brevi, per problemi di natura logistica o d’altro tipo. In tali casi è quindi necessario procedere con alcune operazioni mirate alla minimizzazione dei danni durante il periodo di attesa dell’intervento.In questa condizione i principali rischi che corre un’imbarcazione variano a seconda che l’unità si trovi in acqua o su invaso in piazzale; entrambe le situazioni tuttavia sono compromettenti per lo stato di conservazione se non sono presi provvedimenti adeguati. I principali rischi che corre un’imbarcazione nelle due soluzioni d’intervento possono essere così riassunti:
3.3.1.1. Stabilizzazione in acqua
La stabilizzazione in acqua è da preferirsi per quelle imbarcazioni il cui stato di conservazione lo consente senza il rischio di affondamento, causato principalmente dall’eccessivo degrado delle strutture dello scafo e dalla conseguente cattiva tenuta del calafataggio.
L’imbarcazione è meno sollecitata strutturalmente rispetto che appoggiata sull’invaso e presenta una percentuale d’umidità più costante al suo interno e conseguentemente in tutte le strutture lignee che la compongono. Questa condizione è la migliore per evitare spaccature nelle tavole ed eccessivo restringimento delle componenti lignee per essicazione, soprattutto se l’avvio dell’intervento non è previsto in tempi brevi. Gli accorgimenti necessari dovranno puntare a ottenere un ambiente interno all’imbarcazione che non favorisca la proliferazione di muffe, funghi e il conseguente sviluppo di fenomeni di carie delle strutture. È indispensabile quindi prevedere e installare delle protezioni dall’acqua piovana (più dannosa dell’acqua salata) che coprano il ponte di coperta e tutte le aperture da cui possono generarsi infiltrazioni. Tali coperture, realizzate con teli o tensostrutture, non devono compromettere la ventilazione degli ambienti interni, condizione essenziale per evitare attacchi biotici. La loro presenza è inoltre utile per proteggere le sovrastrutture e le zone superiori dell’imbarcazione dal sole.
Per favorire la ventilazione è possibile utilizzare l’attrezzatura propria dell’imbarcazione (se questa è in legno è molto probabile siano già presenti griglie d’areazione, maniche a vento e o osteriggi basculanti) eventualmente anche lasciando permanentemente aperti gli accessi sotto coperta se protetti da teli. Una soluzione efficace è la predisposizione di una serie di maniche a vento amovibili, realizzate con tubi plastici utilizzati in edilizia, installate su strutture in compensato da appoggiarsi in coperta al posto di tambucci, coperture degli osteriggi e altre componenti. Ciò consente di generare un flusso continuo d’aria interno l’imbarcazione. La percentuale d’umidità dell’aria può essere monitorata e limitata anche attraverso uno o più deumidificatori posizionati sottocoperta.
È anche opportuna l’installazione di una pompa di sentina automatica che mantenga minimo il livello di acqua presente in sentina, permettendo di controllare la percentuale d’umidità dell’aria interna l’imbarcazione. La sentina dovrà perciò essere pulita da sporcizia, da gasolio e olio del motore e la totalità degli ombrinali di scolo puliti tramite passaggio di un filo di ferro allo scopo di lasciar defluire l’acqua verso la zona più profonda della barca nella quale sarà installata la pompa.
L’eventuale predisposizione di vaschette con sali (per l’accumulo di umidità) è una soluzione efficace per il controllo dell’umidità interna dell’imbarcazione. È stato osservato come in un’imbarcazione cabinata di otto metri di lunghezza, costruita totalmente in legno, in buone condizioni di manutenzione e opportunamente ventilata, un paio di vaschette di raccolta poste rispettivamente sottocoperta a prua e a poppa, accumulino all’incirca da 0,4 a 0,6 litri la settimana in funzione delle condizioni atmosferiche e della stagione. Questi dati fanno riferimento esclusivamente all’umidità atmosferica interna presente per via dalle caratteristiche costruttive stesse dell’imbarcazione. Nel caso di imbarcazioni con infiltrazioni d’acqua piovana dalla coperta e d’acqua marina dallo scafo è chiaro come questi valori possano incrementarsi notevolmente.
Figura 22. Imbarcazione del tipo skipjack in fase di stabilizzazione in acqua presso i pontili del Chesapeake Bay Maritime Museum (Annapolis, Maryland USA). Sono chiaramente visibili le strutture di legno predisposte per sorreggere il sistema di copertura della coperta.
3.3.1.2. Stabilizzazione a terra
La stabilizzazione a terra deve essere prevista per imbarcazioni il cui stato di degrado impone l’immediato alaggio in piazzale o per quelle il cui intervento di restauro è imminente, situazione prima della quale un certo essicamento del legno, preferibilmente progressivo, è necessario per garantire l’efficacia di alcuni prodotti che verranno utilizzati.
Il posizionamento dell’imbarcazione deve tenere in considerazione l’esposizione solare e i venti dominanti che, uniti a eccessivo surriscaldamento nella stagione estiva, causano restringimento repentino delle strutture e spaccature, specialmente delle tavole del fasciame. Una buona soluzione è il rimessaggio dell’imbarcazione sotto una tettoia che protegga da pioggia e radiazioni solari. L’indisponibilità di una tettoia impone l’uso di teli di copertura associato ai sistemi di ventilazione secondo i medesimi accorgimenti indicati per la stabilizzazione in acqua.
Può essere eventualmente prevista l’installazione di una gonna in telo di nylon, a livello della cinta o della linea di galleggiamento, per proteggere dall’aria eccessivamente secca la carena; è anche utile spargere della segatura bagnata sotto la gonna stessa per rallentare la repentina deumidificazione. Una soluzione d’immediata efficacia, soprattutto nei climi mediterranei estivi, è il riempimento della sentina con alcune decine di litri (secondo la grandezza dell’imbarcazione) d’acqua salata da sostituirsi periodicamente.
L’operazione di sollevamento e d’appoggio dell’imbarcazione deve essere studiata attentamente, soprattutto se questa soffre di forte perdita di resistenza delle strutture. Le fasce per l’alaggio vanno posizionate in corrispondenza di zone dello scafo le cui strutture interne sono valutate adeguate, e nel caso in cui quest’ultime non fossero presenti ne va aumentato il numero e la vicinanza, al fine di distribuire maggiormente il carico.
distribuzione più uniforme del peso sulle strutture della carena. È necessario che, per le imbarcazioni a vela, la parte inferiore della chiglia sia in appoggio su tacchi in legno al fine di scaricare la maggior parte del peso della barca, lasciando così alle selle esclusiva funzione di supporto laterale.
Qualora lo stato di degrado delle strutture longitudinali lo richiedesse e in generale per le situazioni in cui lo stazionamento a terra non è breve, la predisposizione di puntelli che sorreggano gli slanci di prua e di poppa è buona pratica al fine di evitare deformazioni strutturali. I puntelli non devono essere posizionati con eccessiva forza, evitando così che la loro funzione risulti addirittura controproducente, spingendo innaturalmente la struttura longitudinale dello scafo verso la coperta. Il corretto posizionamento di questi elementi va verificato con cadenza settimanale soprattutto se il personale addetto sale frequentemente sull’imbarcazione.
Figura 23. Esempio di possibile copertura adatta per la messa in sicurezza dell’imbarcazione in ambienti freddi e piuttosto umidi. La struttura, non vincolata alla cinta dell’imbarcazione, permette la creazione di un flusso d’aria utile a limitare la creazione di condizioni ambientali favorevoli agli attacchi fungini.
Figura 24. L’aggiunta di un telo perimetrale lo scafo vincolato all’altezza della cinta che si estende fino a terra permette, nel caso di ambienti molto secchi, di limitare la perdita d’umidità repentina del fasciame dello scafo. L’eventuale aggiunta di segatura umida sotto l’imbarcazione può aiutare il mantenimento delle condizioni ambientali più adatte. Deve essere comunque prevista un’adeguata ventilazione nella zona superiore lo scafo.
Figura 25. Il montaggio di maniche a vento o semplici tubi, anche di materiale plastico per edilizia, alle estremità dell’imbarcazione (sfruttando aperture già esistenti) genera un flusso di aria che attraversa il volume interno dello scafo. La rimozione del pagliolato e di allestimenti interni amovibili è consigliabile per incrementare l’efficacia del flusso.
Figura 26. Il sistema di costruzione di maniche a vento modello Dorade che consentono il flusso d’aria
senza entrata d’acqua piovana sottocoperta. Questa soluzione è stata progettata da Olin Stephens e utilizzato per la prima volta sull’imbarcazione Dorade. In figura è visibile anche la versione proposta
anni dopo da John Laurent Giles. Immagine tratta da ILLINGWORTH J. H., 1949. Offshore. Southampton: Adlar Coles.
Figure 27 e 28. Esempi di coperture realizzate per il ricovero temporaneo di imbarcazioni in legno, in attesa d’interventi di manutenzione, all’interno di un bacino di carenaggio presso la fortezza marina di Suomenlinna (Helsinki).