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Stampe non individuate nelle edizioni, stampe sciolte e copie

Barberini senior e la stampa a Roma di Franca Petrucci Nardell

2.5 Stampe non individuate nelle edizioni, stampe sciolte e copie

Certamente non tutte le lastre del fondo Barberini vennero commissionate per essere edite nei libri, come illustrazioni, o per accompagnare dei testi a stampa. Le incisioni, infatti costituiscono un mezzo privilegiato per la divulgazione di immagini, ed è probabile che alcune di esse vennero realizzate come opere singole attraverso le quali, talvolta, era veicolato un messaggio con intenti autocelebrativi da parte del committente.

Di seguito si riporta una sintesi di tutte le matrici di cui non è stato possibile individuare le edizioni di appartenenza, e di quelle che si presuppone siano state concepite come stampe sciolte.

Erano forse destinate ad illustrare delle edizioni: le due matrici raffiguranti l’Effige di Pio IV191, di cui una datata al 1561; lo Scudo per stemma192 di Aloisio Giovannoli (1550- 1618); il Teatro quarant'ore in San Lorenzo in Damaso193 realizzata da un incisore anonimo, su disegno di Pietro da Cortona a seguito della cerimonia per le Quarantore promossa dal cardinale Francesco Barberini durante il Giubileo del 1650; il Frontespizio architettonico194 (1655-1671) di Dominique Barrière, dedicato ad Antonio Barberini; ed ancora il ritratto della Suora Francesca Farnese195 inciso da Benoît Thiboust, forse destinato alla ristampa dell’edizione del Nicoletti Vita della venerabile madre svor francesca Farnese del 1678, ma è possibile che ad essa venne preferita l’incisione di Giovanni Francesco Bonacina già pubblicata nella prima edizione 1660. Inoltre, due Stemmi Barberini, di cui uno per papa Urbano VIII196 e l’altro destinato al cardinale Antonio Barberini197. Restano inedite una

190 Matrice VIC 1839/37 (scheda 184). 191 Matrice VIC 1839/62-63 (schede 200-201). 192 Matrice VIC 1839/46 (scheda 202). 193 Matrice VIC 1818 (scheda 203). 194 Matrice VIC 1839/66 (scheda 208). 195 Matrice VIC 1839/38 (scheda 210). 196 Matrice VIC 1839/42 (scheda 211). 197 Matrice VIC 1839/43 (scheda 212).

matrice raffigurante una Lince198, un’altra un Vetro cimiteriale Petrus Paulus199, ed infine delle monete, di cui una greca200, una dell’imperatore Massenzio201, ed un’ultima sulla quale è incisa l’iscrizione Successa Vivas202.

Non è stata individuata in nessuno degli esemplari da me visionati delle edizioni in latino De Florum cultura del 1633 e in italiano Flora del 1638, del padre Giovanni Battista Ferrari, la stampa tratta dalla matrice di Johann Friedrich Greuter su disegni di Giovanni Lanfranco che raffigura Il banchetto degli dei203, forse perché venne preferita l’incisione di stesso soggetto disegnata da Pietro da Cortona204. Tuttavia ho reperito un unico esemplare in foglio sciolto presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi di Firenze205.

Restano inutilizzate per l’edizione Praenestes antiquae libri duo del Suares del 1655 anche le due tavole con l’Ortografia del tempio della Fortuna Primigenia di Palestrina206,

e la lastra raffigurante un’usanza russa207 che, con molta probabilità, appartiene alla serie

delle matrici per l’opera Viaggi di Moscovia del 1658.

Sono opere singole, ossia realizzate con l’intento di essere diffuse come stampe sciolte, le quattro lastre per L'imbarco della regina d'Ungheria dal porto d'Ancona208, incise nel 1632 da Matthäus Greuter, su disegni di Vincenzo Ricci, dedicate da Domenico Castelli a Fausto Poli; la lastra realizzata per il cardinale Carlo Barberini raffigurante la Facciata di San Girolamo della Carità 209, su disegno di Domenico Castelli, che intorno al 1654 si occupò della ricostruzione della chiesa; ed ancora la matrice dell’Apparato e fuochi artificiali per la nascita del delfino di Francia210 incisa nel 1662 da Dominique Barrière, su invenzione di Johann Paul Schor, per iniziativa del cardinale Antonio Barberini, in occasione della nascita del figlio di Luigi XIV e di Maria Teresa d’Austria; lo stesso cardinale Antonio fu committente e destinatario anche di una Cornice211 del 1662 firmata da Robert Nanteuil, al cui interno presenta un ovale ritagliato per inserire il ritratto del cardinale inciso su un’altra

198 Matrice VIC 1839/35(scheda 213). 199 Matrice VIC 1839/33 (scheda 217). 200 Matrice VIC 1839/55 (scheda 216). 201 Matrice VIC 1839/52 (scheda 214). 202 Matrice VIC 1839/54 (scheda 215). 203 Matrice VIC 1809/24 (scheda 204).

204 Si veda al riguardo Zalum Cardon 2001, p. 49, nota 22. 205 La stampa individuata è nel GdU, inv. 9673 St. Sc.

206 Matrici VIC 1813/10-11 (schede 205-206). Le stampe tirate da queste due matrici in fogli sciolti sono in

BAV, Cicognara.XII.541 (66) e in BAV, Barb. lat. 3022, c. 267.

207 Matrice VIC 1839/15 (scheda 207).

208 Matrici VIC 1835/1-4 (schede 218-221). Sono state individuate due tirature di queste quattro lastre, non

visionate direttamente, in BNF di Parigi, Département Cartes et Plans, GE C-4873 e in Palazzo Bosdari di Ancona, Pinacoteca civica “F. Podesti”.

209 Matrice VIC 1838 (scheda 222). 210 Matrice VIC 1819 (scheda 223). 211 Matrice VIC 1839/57 (scheda 209).

lastra212 . Seguono due matrici per le Conclusioni di Logica, Filosofia, Fisica e Matematica213 incise da Pietro Aquila, su disegno di Carlo Maratta, della disputa teologica di Francesco Barberini junior, pronunciate nel 1681 presso il Collegio di Propaganda Fide.

Ed ancora, nello stesso Collegio, nell’ottobre del 1684 venne discussa un’altra tesi di cui resta testimonianza grazie alle tre matrici incise da Jacques Blondeau e Arnold van Westerhout214 su disegno di Augusto Scilla, sulle quali sono delineate le Conclusioni Logico-metafisiche e Fisiche pronunciate da Urbano VIII e Taddeo Barberini, e l’Apoteosi di Giovanni III Sobieski, dedicatario dell’opera.

Della composizione del Mosaico nilotico di Palestrina costituita da sette matrici incise da Giovanni Girolamo Frezza su disegni di Giuseppe Sincero215 nel 1721, come si è visto le quattro raffiguranti il mosaico vennero utilizzate in un’edizione ottocentesca del Pieralisi (scheda W.49), mentre le lastre con l’interpretazione dell’opera musiva incisa all’interno di una cornice barocca e quelle che raffigurano il sostegno marmoreo, sul quale poggiavano tutte le stampe, ne restano escluse. Forse queste stampe non erano state concepite per un’edizione. L’opera, infatti, di dimensioni notevoli, ottenuta accostando lungo i bordi sette tavole è probabile che fosse stata realizzata per essere collocata su una parete come un quadro, magari sotto un vetro, per poter godere della grandiosa resa scenografica. In effetti questa ipotesi potrebbe trovare conferma in un inventario del 1741216 del cardinale Francesco junior, dal quale si apprende che nel suo appartamento era presente una stampa di un mosaico posizionata su una parete. È noto infatti che, già dalla fine del XVI secolo, circolavano delle stampe intelaiate su supporti di legno come fossero delle pitture, un esempio a tal proposito è l'incisione Il Giudizio Universale di Nicolas Béatrizet del 1562, rielaborazione attraverso l'osservazione diretta dell'affresco sistino della famosa incisione di Giorgio Ghisi217.

Le successive lastre sono copie tratte da celebri opere: la serie delle ventisei matrici per l'Oraculum Anacoreticum218, dedicate a papa Urbano VIII nel 1644, probabilmente tutte incise da Giovan Battista Cavazza prendendo come modello le stampe di Jan e Raphael Sadeler, su disegni di Martin de Vos, per il papa Clemente VIII nel 1600; la lastra raffigurante i Momenti della vita eremitica di S. Brunone e dei suoi compagni219 di Giovanni

212 Matrice VIC 1833b (scheda 125). 213 Matrici VIC 1816/1-2 (schede 224-225). 214 Matrici VIC 1829/1-3 (schede 226-228).

215 Matrice VIC 1839/60-61 (schede 230-231), 1813/12-17 (schede 229, 185-188). 216 BAV, Arch. Barb., Indice II. 2465 (b), c. 119v.

217 Per approfondimenti si rimanda a Bury, Lockett 2011, pp. 266-271 218 Matrici VIC 1810/1-26 (schede 232-257).

Lanfranco, copia da un esemplare di primo stato incisa da Francesco Villamena nel 1620; l’Allegoria della Giustizia220, riproduzione non in controparte dell’esemplare disegnato da

Malatesta Albani e inciso da Cornelis Bloemaert per i Documenti d’amore pubblicati nel 1640 ed infine le cinque lastre con gli Affreschi di Pietro da Cortona nella volta del salone di Palazzo Barberini221. Queste ultime, nella Descriptione ed inventario de’ Rami esistenti nella Biblioteca Barberini, nel Barberiniano latino 3166222, sono attribuite a “Bloemarti” (Cornelis Bloemaert), mentre in un altro elenco sono espressi alcuni dubbi circa la paternità all’artista olandese, si legge infatti: «Questi rami sono molto mancanti; In altre sono stati Stimati per copie, e non per originali, vedendosi chiaramente non essere eglino usati mai adoprati»223. Anna Grelle Iusco le attribuisce ad un ignoto incisore stilisticamente vicino a Pietro Testa224.

220 Matrice VIC 1809/12 (scheda 258). 221 Matrici VIC 1837/1-5 (schede 259-263).

222 BAV, Barb. lat. 3166, cc. 129r.-130v. L’inventario è stato trascritto nel 1 capitolo, p. 26. 223 BAV, Arch. Barb., Indice II, 322, c. 390r., si vedano pp. 35 o 93.

CapitoloIII