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Indipendentemente dal BIM, il bisogno di standard è da diversi secoli, uno dei punti chiave per la collaborazione nei più diversi settori, dal commercio alle scienze e tecniche. Senza opportuni standard, per esempio non potremmo utilizzare oggi la maggior parte dei nostri dispositivi elettronici.

Da più di 50 anni ISO (International Organization for Standardization) ha prodotto 22.155 standard riguardanti di fatto ogni aspetto della nostra vita quotidiana, che rappresentano la garanzia e l’affidabilità di un prodotto, servizio o sistema, permettendo una loro interpretazione la quanto più possibile univoca.

Uno standard è, per come viene definito sinteticamente da ISO, ciò che “make things work”8, ciò che fa funzionare le cose. Dai primi 25 paesi coinvolti nel 1946, l’anno della creazione si è arrivati ad oggi a 161, con la collaborazione di 780 tra comitati e sub-comitati tecnici. Ancor prima dell’avvento del BIM, lo scambio di informazioni ha da sempre richiesto la presenza di standard che permettano di ‘parlare la stessa lingua’ e quindi di capirsi.

fraintendimenti nella quasi totalità dei casi. Anche in quel caso c’è stata la necessità e la volontà di standardizzare, da papa Gregorio XIII, che nel 1582 introdusse il calendario che porta il suo nome, per giungere sino alla norma ISO 8601 (Data elements and interchange formats - Information interchange - Representation of dates and times) risalente al 1988, la cui ultima versione è quella del 2004 e che è attualmente in via di revisione. Una norma che a livello globale ed economico ha un fortissimo impatto: dai voli, ai meeting, ai documenti aziendali e informatici. Per coloro che hanno a che fare con rapporti internazionali è nota l’ambiguità relativa al formato della data 06-05- 2018 potrebbe significare: in Europa il 06 maggio dell’anno 2018 mentre negli Stati Uniti il 06 giugno.

2018-05-17T09:33Z

Quanto sopra indicato è un esempio di

data e ora UTC (Coordinated Universal

Time), un dato espresso attraverso un codice alfanumerico che porta con sé un significato. Si riferisce al giorno 17 maggio dell’anno 2018, giovedì, ore 9 minuti 33, mentre la Z sta ad indicare che l’orario è quello relativo a una zona appartenente al fuso orario UTC.

Per stabilire univocamente il riferimento temporale sono state necessarie diverse La comprensione passa attraverso

l’informazione che rappresenta

“uno dei maggiori driver economici dell’odierna economia e, per definizione, un’informazione è una relazione tra due dati. Fondamentale da questo punto di vista è la distinzione tra dato (un numero, una data, una parola…) e il significato che gli si può attribuire, mettendolo in relazione con uno o più dati o rappresentazioni di concetti”9

Un concetto apparentemente scontato come quello della data come riferimento temporale, cela dietro di sé concetti, convenzioni e un sistema che ha avuto uno sviluppo durante tutto il corso della storia.

Nel corso dei secoli si sono sviluppati diversi calendari, cioè sistemi di calcolo cronologico, di diversa natura, ognuno con una propria struttura; da quelli astronomici a quelli di matrice religiosa. Per la maggior parte del mondo occidentale però la data è rappresentata da tre ‘dati’: giorno, mese, anno; questo perché siamo cresciuti con questa ‘convenzione’, che ha origini storiche, dimenticando spesso che: non è l’unico sistema impiegato, non è detto che sia il più accurato, non è detto nemmeno che sia il sistema più efficiente. Quel che è indubbio è che si tratta di quello più accettato a livello internazionale, cioè quello che fa sì che non vi siano

migliaia di anni, senza comunque giungere ad un’unica forma condivisa universalmente, al giorno d’oggi si accetta la coesistenza di diverse forme, il cui impiego è da scoraggiare quando l’ambito in cui le si impiega è internazionale o infrasettoriale.

2.3 Interoperabilità

Anche il BIM viene investito da questa necessità/volontà di standardizzazione e in maniera ridotta anche la codifica temporale rientra in quest’ambito, si pensi allo scambio di file, alla definizione di un aggiornamento, solo per citare qualche esempio. In particolar modo, in questo momento in cui il BIM è impiegato al pieno delle sue potenzialità soprattutto in grandi opere internazionali in cui il progetto è difficilmente gestito da un’unica organizzazione, ma più comunemente da un network di imprese sparse per il globo, in paesi che possiedono standard nazionali e internazionali differenti, che parlano una propria lingua e hanno una propria cultura.

Ecco quindi che la presenza di standard condivisi diventa strumentale alla comunicazione e, in termini informatici, all’interoperabilità che nella letteratura tecnica viene descritta in modo diversi, ma che ruotano tutti attorno principalmente a due concetti chiave: comunicazione e scambio.

“l’interoperabilità è l’abilità di scambiare i dati tra le applicazioni, in modo da semplificare il flusso di lavoro e a volte facilitarne l’automazione”10. Al di là delle numerose possibili definizioni, il concetto di interoperabilità è molto più ampio di quel che si potrebbe immaginare; essa non riguarda solamente la comunicazione tra software diversi che scambiano informazioni, ma anche l’interpretazione delle stesse informazioni che vengono scambiate. “Piuttosto che di interoperabilità tra software occorrerebbe più precisamente parlare di interoperabilità semantica, definibile come il processo che permette ad applicazioni software o a sistemi di utenze di interpretare il significato delle informazioni scambiate. Riuscire a governare l’eterogeneità semantica rappresenta attualmente una delle sfide più importanti per l’integrazione dei sistemi informativi”11 . La relazione tra semantica ed informatica si potrebbe riassumere in questo modo:

Parola + parola = linguaggio Parola + significato = semantica

parti di aprire quel formato” 12.