Non essendoci uno standard, ma una lunga serie di standard, risulta difficile muoversi nel mondo degli standard. “Non c’è uno standard che sia standard!” non esiste uno standard migliore di altri o che standardizzi meglio le informazioni rispetto ad altri.
Potrebbe sembrare un paradosso che quanto nato per agevolare lo scambio di informazioni, si possa trasformare se non in un impedimento, quantomeno in un ostacolo, nel caso in cui non venga opportunamente compreso. Uno dei problemi che vengono riscontrati è che nella maggior parte dei casi la definizione di standard, comporta il rimando e quindi il rispetto di ulteriori standard, come avviene in ambito giuridico con le norme.
Per cercare di metter ordine, nel corso degli anni sono nati diversi enti come il National Bim Standard-United
States o Building Smart International
che hanno proposto dei propri standard BIM per lo scambio di informazioni (information exchange).
Negli Stati Uniti
“The National BIM Standard-United States Version3, developed by the National Institute of Building Sciences buildingSMART alliance,
Informazione + significato = interoperabilità (semantica)
Eterogeneità semantica significa quindi molteplicità di significati. L’architettura e in particolare nell’edilizia è popolata da termini locali, diversi persino all’interno di uno stesso paese in cui uno strumento da lavoro, un elemento edilizio può assumere diversi nomi. Tutto questo lo si ritrova in ambito informativo con una diversa complessità.
Riguardo l’idea di interoperabilità, e in particolare in ambito BIM è da sottolineare che
“esistono due concetti fondamentali da mettere a fuoco, quando si tratta di raggiungere l’interoperabilità tra diversi prodotti: il concetto di formato comune e quello di formato di interscambio […] Un formato comune è un formato che di prassi viene utilizzato come formato di interoperabilità. Si tratta generalmente di un formato aperto, open-source (il .jpeg è esempio). […] Il formato aperto tuttavia non è necessariamente un formato di interscambio. Si parla di formato di interscambio quando questo formato nasce esclusivamente come risultato di un’esportazione, ovvero quando nessun software utilizza quel formato come estensione dei propri documenti nativi. […] In un processo collaborativo tra due parti, inoltre, l’efficacia di un formato di interscambio dipende esclusivamente dalla possibilità delle
contains core consensus-approved standards regarding the exchange of information and standard practices for implementing BIM on a project”13.
Da sola l’associazione approva otto tipi di standard, riconoscendone altri 2; tra quelli approvati vi sono:
1. CoBie
2. Design to Spatial Program Validation (SPV)
3. Design to Building Energy Analysis (BEA)
4. Building Programming information exchange (BPie)
5. Electrical System Information exchange (Sparkie)
6. Heating, Ventilation and air conditioning information exchange (HVACie)
7. Water System information exchange (WSie)
8. IFC 2X3 Coordination View
Mentre quelli che riconosce ma che ancora non ha approvato sono:
1. IFC 4 Reference View 2. IFC 4 Design Transfer View
Vengono poi tenuti in considerazione la ISO 16739:2013 e la National
CAD Standard (NCS). Ciò che viene
osservato nella National BIM Guide for Owners è che in alcuni casi, più standard diversi coprono aree tematiche simili, se
non identiche e che quindi ciò potrebbe generare un conflitto. Ciò dovrebbe essere identificato nel BEP (BIM PXP) per poi venir valutato dal BIM Manager.
2.4.1 Open BIM e Open Standard
Trattare di Open Standard significa trattare di openBIM che viene definito da BuildingSMART International come “a universal approach to the collaborative design, realization and operation of buildings based on open standards and workflows. openBIM is an initiative of buildingSMART and several leading software vendors using the open buildingSMART Data Model”14.
Concetto ripreso da Autodesk:
“L’openBIM® è un approccio cooperativo alla progettazione, alla realizzazione, al funzionamento e alla manutenzione di edifici in base a standard e workflow di tipo “open”, che consentono ai soggetti coinvolti in un progetto di condividere i dati con qualsiasi software BIM compatibile. Questo approccio collaborativo, definito da buildingSMART International, si pone l’obiettivo di migliorare la qualità di edifici e infrastrutture, in particolar modo contribuendo a ridurre il rischio di errori durante le fasi della rielaborazione o del coordinamento multidisciplinare, fornendo allo stesso tempo ai proprietari pubblici e privati la possibilità di confrontare le proposte di progetto. L’interoperabilità software è resa
“L’IFC rappresenta la geometria, le relazioni, i processi, i materiali e le altre proprietà necessarie per la progettazione e produzione, utilizzando il linguaggio ISO-STEP EXPRESS con minori restrizioni rispetto al linguaggio EXPRESS. Mentre molti altri ISO-STEP focalizzano i propri sforzi nello scambio tra software precisi all’interno di specifici campi dell’ingegneria, si è pensato che nell’Industria delle Costruzioni questo avrebbe portato a un risultato frammentario nonché ad un insieme incompatibile di standard”18.
L’IFC è stato creato nel 1997 dall’ International Alliance for
Interoperability e da lì in poi si sono
susseguite diverse versioni nel tempo, l’ultima della quale risale al 2013 (IFC4).
Come già affermato in precedenza, è certo che, al giorno d’oggi non esiste uno standard migliore di altri o più efficiente; l’IFC non è considerato la panacea di tutti i problemi legati allo scambio di informazioni, ma, al di là di possibili critiche di carattere tecnico, si possono fare delle considerazioni riguardanti:
• Il divario che esiste tra coloro che ‘fanno gli standard’ e coloro che intendono o devono applicarli. Provenendo da settori distanti tra di loro, la critica mossa dai secondi nei confronti dei primi è che sia uno possibile dall’implementazione degli scambi
tra gli standard ISO-IFC, che attualmente costituiscono il punto di riferimento a livello mondiale”15.
Esso è stato definito da BuildingSMART, che è opportuno sottolineare essere un’organizzazione no-profit che si è posta come missione quella di
“Proactively facilitate with key leaders the active use and promulgation of open data standards enabling civil infrastructure and building asset data and life-cycle processes to be seamlessly integrated, improving the value achieved from investments in the built environment and enhancing opportunities for growth”16.
2.4.2 IFC
Al giorno d’oggi l’open standard più diffuso a livello mondiale è l’ IFC, acronimo di Industry Foundation Classes.
“Una delle norme che regolano l’interscambio di dati in un processo BIM è la ISO 16739:2013, che specifica uno schema concettuale di dati e un formato di interscambio per il modello. Lo schema di dati utilizzato dalla norma è quello IFC, Industry Foundation Classes, ma questo non significa che il formato sia l’unico a poter rispettare questa norma: formato di interscambio alternativi possono essere utilizzati, se conformi a questo schema concettuale”17.
standard che funziona molto bene astrattamente, ma che quando lo si va ad utilizzare presenta ancora un certo numero di lacune che incido- no sull’operatività.
• Il fatto che “l’IFC è lontano dall’es- sere un formato che contenga tutti i parametri utili alla professione: l’intero settore delle infrastrutture, ad esempio, manca ancora di un sistema, attualmente in fase di svi- luppo”. Alla luce di quest’ultima osservazione è doveroso ricordare che, in Italia, per come è strutturata la normativa che sancisce l’intro- duzione del BIM nelle opere pub- bliche, saranno con tutta probabilità proprio le opere infrastrutturali quelle che per prime verranno coin- volte. Essendo esse quelle che più facilmente raggiungeranno la soglia dei 100 milioni di euro di appalto,
per la quale dal 2019 sarà obbligo l’utilizzo di sistemi informativi. • L’IFC è un formato di interscambio
e non un formato comune, quindi nel momento in cui viene importato in un software, viene convertito in un formato del software. Allo stesso tempo software che leggono diret- tamente gli IFC (IFC viewers) non possono in alcun modo modificarli. • L’IFC sembra che sia la soluzione
ai continui upgrade dei vari soft- ware, garantendo una futura leggi- bilità, ma essendo l’IFC un for- mato di interscambio, avrà sempre bisogno di altri software per essere letto e modificato e per far ciò ci si affida a traduttori che creano le sin- gole software house per ogni loro software. È una fiducia da parte di un’organizzazione no-profit come
RFID:
acronimo di Radio Fre- quency IDentification. la tecnologia RFID di identifi- cazione automatica è basata sulla propagazione nell’aria di onde elettro-magnetiche, consentendo la rilevazione automatica (hand free), massiva ed a distanza di og- getti, animali e persone sia statici che in movimento. fonte: rfidglobal.it
CODICE A BARRE: Il codice a barre è un co- dice di identificazione costituito da un insieme di elementi grafici a contrasto elevato destinati alla lettura per mezzo di un sensore a scansione e decodificati per restituire l’informazione in essi contenuta.
di selezionare in modo veloce solo quanto interessa, senza dover selezionare tra tutti i dati presenti in un file in formato nativo proveniente da un software di BIM authoring. • Tutte le operazioni di clash detection,
facility management, coordination che non comportano l’apporto di modifiche dirette al modello.
2.4.3 BIM Object Standard (BOS)
Per qualsiasi tipo di oggetto BIM presente in una Libreria BIM, è necessario che sia conforme ad una serie di standard prestabiliti. La mancanza di standard comuni per la definizione degli oggetti BIM, rappresenta una barriera all’adozione del BIM. Quindi la necessità di definire chiaramente cosa fa di un oggetto BIM, un oggetto BIM di qualità, viene ritenuta una priorità dall’industria delle costruzioni che intende innovarsi.
Secondo NBS
“a BIM object is a combination of many things: information content that defines the product; model geometry representing the product’s physical characteristics; behavioural data such as detection, maintenance and clearance zones, that enable the BIM object to be positioned in, or function in the same manner as, the product itself. Visualization data giving the object a recognizable appearance”20.
• BuildingSMART nei confronti di aziende private che operano in un mercato in continua espansione. Prospettando continui aggiornamenti e quindi nuove versioni del formato di interscambio IFC, secondo alcuni esperti non c’è troppa distinzione tra la fiducia che si ripone nei confronti di un formato proprietario quale formato di archiviazione e quella nei confronti dell’IFC. Il punto chiave rimane la mancata garanzia che il formato può dare nel contenere tutti i dati del formato proprietario.
• Essendo l’IFC un formato di interscambio di software, gli utilizzatori finali (architetti, ingegneri…) non dovrebbero interessarsi a come è strutturato internamente. Se non che, all’atto pratico questo viene richiesto. Facendo un paragone azzardato, l’esportazione in .pdf non necessita la conoscenza della ISO 3200- 1:2008. Quello che si ha a che fare è la responsabilità che ne derivano da un suo corretto impiego.
Nonostante alcune ragionevoli criticità, l’IFC risulta molto adatto al giorno d’oggi per quanto riguarda:
• L’analisi, da quella strutturale a quella impiantistica perché permette
Anche InnovAnce ha creato un proprio standard.
2.5 Verso un prodotto da