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Strumenti europei di prevenzione della radicalizzazione

3. Le misure di contrasto adottate dall’Unione Europea nella lotta al fenomeno de

3.3. Strumenti usati dall’Unione Europea per contrastare il fenomeno dei FTFs

3.3.2. Strumenti europei di prevenzione della radicalizzazione

Uno dei pilastri fondamentali, sia dell’approccio strategico globale del 12 febbraio 2015, formulato in relazione alla minaccia dei FTFs, sia della Strategia Antiterrorismo dell'UE del 2005, è il tema riguardante “la prevenzione alla radicalizzazione”. Questa corrispondenza mostra come la prevenzione alla radicalizzazione abbia assunto, nell'approccio generale dell'UE contro il terrorismo, un ruolo centrale sin dal 2005, e che venga ribadito, rivalutato e potenziato in seguito alla comparsa sulla scena europea del fenomeno dei FTFs.

In particolare, proprio nel 2005 è stata adottata, per la prima volta143, la Strategia UE per Combattere la Radicalizzazione e il Reclutamento, aggiornata nel 2008144 e soprattutto nel 2014. La Strategia rivisitata del 2014145, condivide gli obbiettivi principali delle precedenti, ovvero “smantellare le attività delle reti e degli individui che spingono persone verso il terrorismo, fare in modo che la voce dell’opinione maggioritaria prevalga su quella dell’estremismo, promuovere la democrazia, la sicurezza, la giustizia e eque opportunità per tutti”146. Allo stesso tempo però, la Strategia rivisitata, esprime “il bisogno di prendere atto del carattere mutevole della minaccia e del fatto che i mezzi e i

143 Consiglio dell’Unione Europea, Strategia UE per Combattere la Radicalizzazione e il Reclutamento,

2005.

http://register.consilium.europa.eu/doc/srv?l=EN&f=ST%2014781%202005%20REV%201

144Consiglio dell’Unione Europea, Strategia UE per Combattere la Radicalizzazione e il Reclutamento

rivisitata, 2008.

http://www.statewatch.org/news/2008/nov/eu-council-r-and-r-revised-15175-08.pdf

145 Consiglio dell’Unione Europea, Strategia UE per Combattere la Radicalizzazione e il Reclutamento

rivisitata, 2014.

http://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-9956-2014-INIT/en/pdf 146 Ibidem, pag. 2.

55 modelli di radicalizzazione sono in continua evoluzione”147 (jihadismo autoctono, lupi solitari e ovviamente FTFs). Inoltre, la suddetta sottolinea l'importanza di un "approccio equilibrato tra le misure di sicurezza e gli sforzi per affrontare quei fattori che possono creare un ambiente propizio alla radicalizzazione e al reclutamento del terrorismo", evidenziando che a tale scopo risulta molto importante il ruolo “delle comunità, della società civile, delle organizzazioni non governative e del settore privato”148.

Proprio nella Strategia rivisitata del 2014 viene espressa l’importanza di sviluppare programmi e gruppi di lavoro volti a far fronte ai diversi aspetti della prevenzione alla radicalizzazione, tra i quali emerge il Radicalisation Awareness Network (RAN)149, quale attore principale nel dar seguito agli obiettivi dell'UE. Designato nel 2010, tramite la dichiarazione della Commissione europea intitolata “La strategia di sicurezza interna dell'UE in azione: cinque tappe verso un'Europa più sicura”150, e lanciato successivamente nel settembre 2011, il RAN è stato istituito al fine di aiutare i professionisti dei vari Stati membri, impegnati in prima linea nella prevenzione alla radicalizzazione, e al fine di facilitare lo scambio di esperienze positive e di buone prassi fra quest’ultimi.

Nell’ottobre 2015, come previsto dall’Agenda europea sulla sicurezza151, il RAN viene potenziato e dotato di un Centro di Eccellenza (CoE), il quale agisce come vero e proprio “knowledge hub”, al fine di consolidare le competenze degli operatori di prima linea dei vari Stati Membri, raccogliere buone prassi e favorire la diffusione e lo scambio di esperienze positive.

La prevenzione alla radicalizzazione comprende una serie di settori rilevanti, diversi ma allo stesso tempo intrinsecamente correlati tra loro, che variano: dalla comprensione e la correzione dei fattori scatenati della radicalizzazione, allo sviluppo di programmi di de- radicalizzazione e riabilitazione, al contrasto della propaganda estremista violenta su Internet, fino ad arrivare all’elaborazione di contro-narrative strategiche.

147 Ibidem, pag. 4. 148 Ibidem, pag. 5.

149 Per approfondire l’azione svolta dal RAN è opportuno consultare il sito web: http://www.ec.europa.eu/ran

150 Commissione europea, La strategia di sicurezza interna dell'UE in azione: cinque tappe verso

un'Europa più sicura, 22 novembre 2010,

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=LEGISSUM:jl0050&from=IT

56 Tra questi temi, secondo il CTC europeo ed altri esperti152, due, in particolare, hanno assunto grande importanza in relazione al fenomeno dei FTFs ovvero: la riabilitazione dei reduci e il contrasto della propaganda jihadista su internet. Riguardo il primo tema, lo sviluppo di programmi efficienti di riabilitazione, all’interno del contesto giudiziario, si è rivelato un bisogno prioritario sin dalle prime fasi della lotta al fenomeno dei FTFs. La priorità data alla riabilitazione dei reduci viene dal numero ingente di FTFs partiti alla volta della Siria e dell’Iraq153, ma anche dall’allargamento della criminalizzazione dei comportamenti relativi al fenomeno. A questo aumento dei potenziali condannati, secondo il CTC ed altri esperti, non si può fare fronte solo attraverso misure detentive dato che le prigioni sono universalmente riconosciute come uno dei maggiori incubatori della radicalizzazione154. Per questo motivo, il CTC europeo e altre istituzioni hanno richiamato più volte l’attenzione sul problema della riabilitazione dei reduci, proponendo l’adozione di criteri comuni a livello europeo. A tal proposito però gli Stati membri hanno ancora una lunga strada da percorre, dato che si sono dotati di programmi di riabilitazione diversi da Stato a Stato senza riuscire ad arrivare ancora ad un sistema comune.

Più successo ha invece ottenuto l’azione europea mirata al contrasto della propaganda estremista su Internet. Questo risultato è stato possibile grazie alla Commissione che ha promosso e finanziato la creazione di un team di esperti, chiamato Gruppo di consulenza per le comunicazioni strategiche per la Siria (SCATT). Il suo compito è quello di assistere gli Stati membri interessati a sviluppare strategie di comunicazione efficaci contro il messaggio dei gruppi radicali, grazie anche alla collaborazione con la società civile. Sempre per far fronte alla propaganda via web, nel marzo 2015, è stato creato, dal Consiglio GAI, l’Internet Referral Unit (IRU) di Europol155 al fine di supportare gli Stati

152 de Kerchove e Höhn, op.cit, pag. 316 e Wensink, et al. op.cit., pag. 170.

153 Il numero dei FTFs provenienti dagli Stati membri dell’UE tra le 3,922 e le 4,294 unità. van Ginkel, et

al., op.cit, pag.3.

154 Preventing and Countering Youth Radicalisation in the EU, Study for the LIBE Committee (2014), p.

14 citato in Wensink, et al. op.cit., pag. 172.

155 L’IRU è stato costruito a partire dall’iniziativa Check-the-Web. Il Check-the-Web era un portale

elettronico gestito da Europol che memorizzava informazioni sui siti estremisti islamisti e controllava le dichiarazioni pubblicate su Internet dalle organizzazioni terroristiche. Il portale rendeva disponibili tali informazioni al personale dell'Europol e alle autorità competenti degli Stati membri. Dal 2015 è confluito all’interno dell’IRU. Bonfanti, op.cit., pag.347.

57 membri nell’identificazione dei siti con contenuti terroristici e nella loro segnalazione alle aziende fornitrici di servizi internet.

Il diverso grado di armonizzazione e conformità, auspicate dal CTC europeo, riguardo i due temi più importanti in relazione ai FTFs, testimonia, secondo gli esperti, che vi è ancora una lunga strada da percorrere per arrivare ad un quadro europeo più efficace e incisivo riguardo la prevenzione alla radicalizzazione.

Infatti, secondo uno studio della commissione LIBE156, nonostante la complessità e la capillarità raggiunta dalle iniziative europee volte alla prevenzione della radicalizzazione, questo “pilastro” viene ancora considerato come una competenza esclusiva degli Stati membri. Per questo motivo le varie strategie, i programmi, i meccanismi, le reti e le piattaforme attuate a livello UE, possono solamente assistere gli Stati membri nello sviluppare politiche e strumenti a livello nazionale o locale. Ciò è dovuto anche alla mancanza di meccanismi di monitoraggio in grado di valutare l'attuazione, da parte dei Membri, degli obiettivi politici formulati nei documenti strategici. In questo senso è impossibile misurare l'efficacia politica di queste iniziative, tanto meno l'efficacia materiale. Per questo motivo gli autori sottolineano l’importanza dell’introduzione di un “sistema di reporting”, il quale contribuirebbe ad accrescere la trasparenza sull’implementazione da parte degli Stati e a migliorare lo scambio di buone prassi.

3.3.3. Forme di cooperazione operativa europea finalizzate al contrasto