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Anche se non numerosissimi, gli studi e i contributi dedicati alla produzione del Cariteo, proprio per la loro indubbia qualità, riescono a dare un‟idea complessiva ed alquanto esauriente su questo affascinante letterato, fine cortigiano e uomo politico di primo piano, che, quasi del tutto dimenticato nel Seicento, anche per via dell‟indiscusso trionfo del canone bembesco, venne riscoperto dall‟erudizionedel Settecento, ricevendo nell‟Ottocento crescenti attenzioni grazie alle ricerche condotte dalla scuola storica. Dopo gli scarsi accenni al poeta, sparsi tra le produzioni degli eruditi settecenteschi, un primo vero interesse nei confronti della produzione del Cariteo si registra nel lavoro svolto da Antonelli186 che nel Parnaso classico italiano, nel volume intitolato Lirici dal

1501 al 1835, aveva pubblicato gran parte dell‟edizione summontina. Capasso187 e Minieri Riccio188 con i loro contributi aggiunsero particolari preziosi alla vita del Garret, mentre ad Alessandro D‟Ancona si deve una prima, ragionata considerazione sul poeta, che vide nel Cariteo uno dei modelli principali dell‟Aquilano, su cui conduceva uno studio189.

Posto d‟eccezione tra tutti gli studi condotti, sino a quelli a noi più vicini, spetta al monumentale lavoro svolto da Pércopo, preposto ad inaugurare nel 1892 la collana

Biblioteca napoletana di storia e letteratura diretta da Croce, che si occupò del nostro

anche in alcuni studi sulla letteratura e la cultura dell‟ambiente aragonese190. L‟attenzione filologica propria della critica storica, alla quale Pércopo appartenne, lo spinse a pubblicare tutti i testi volgari del Cariteo, integrando di fatto l‟edizione del

186 G. ANTONELLI, Lirici dal 1501 al 1835, ed. F. Zanotto, Venezia 1846.

187 B. CAPASSO, Sul vero cognome del Cariteo antico pontaniano, in Rendiconto delle tornate

dell‟accademia pontaniana, vol. V, 1857, pp. 37-52.

188 C.MINIERI RICCIO, Biografie degli accademici alfonsini detti poi pontaniani dal 1442 al 1543, Forni,

Bologna 1960.

189 D‟ANCONA, Del Secentismo nella poesia cortigiana, cit.

190 Cfr. il sintetico profilo del poeta tracciato da CROCE in Il Chariteo, in Poeti e scrittori del pieno e

60 1509 con i testi della prima stampa del 1506, esclusi nel rifacimento summontino, in modo tale da fornire ai lettori il corpus degli opera omnia quanto più completo. Ciò che caratterizza lo studio del Pércopo è la straordinaria accuratezza con la quale l‟erudito presentò la produzione cariteana191, tanto da scoraggiare i critici successivi ad allestire ulteriori e nuove edizioni delle opere del Garret: oltre al pregevole apparato critico che correda il testo, lo studioso prepose alla sezione dedicata alle rime una minuziosissima introduzione, nella quale riportava con cura tutte informazioni sulla vita, sulla formazione e sulla poetica del Gareth, pubblicando anche una serie di documenti, molti dei quali ancora a quel tempo inediti, ritenuti importanti testimonianze della vita del poeta192.

Dopo il lodevole lavoro svolto dal Pércopo, altri eminenti critici si sono accostati alla produzione del Cariteo, privilegiando lo studio dell‟opera maggiore. Accurata e particolareggiata risulta la descrizione dell‟unico manoscritto dell‟Endimione, messa a punto da Contini nel 1964193, quando poté osservare il codice “De Marinis”, oggi appartenente ad un privato collezionista. Lo stesso codice è stato ampiamente descritto anche dalla Morossi, che ha potuto visionarlo quando era di proprietà della fondazione Marocco194.

Sintetico, ma ugualmente approfondito, il contributo di De Robertis dedicato al Cariteo, nel capitolo riservato alla poesia aragonese del Quattrocento; lo studioso sottolineò soprattutto le qualità squisitamente poetiche dei versi cariteani e la genesi di questi da un sostrato petrarchesco intriso di classicismo195.

Getto, dedicando la sua attenzione alla poesia del Cariteo196, sottolineò la costante attenzione del Cariteo alla limatura dei versi, modellati sulla lirica dei grandi padri della

191 VITTORIO ROSSI, autore di una recensione sull‟edizione delle Rime curata dal Pércopo, lodò

entusiasticamente la completezza delle ricerche, apprezzando soprattutto l‟attenzione dedicata alla biografia del Gareth e il nutrito apparato critico che accompagnava il testo. Vedi Rossi, Recensione a PÉRCOPO, Le Rime di Benedetto Gareth detto il Chariteo, in «Giornale storico della letteratura italiana», XXII, 1893, pp. 229-236.

192 Cfr. PÉRCOPO, .Introduzione a Le Rime… cit, vol. I, pp. CCXI.

193 CONTINI, Il codice De Marinis… cit. Contini ritorna sul Cariteo, tracciandone un breve exursus nel suo

volume Letteratura italiana del Quattrocento, dove viene evidenziato l‟aspetto stilnovistico del petrarchismo del poeta catalano. Vedi G. CONTINI, Letteratura Italiana del Quattrocento, Sansoni, Firenze 1976, p. 554.

194 MOROSSI, Il primo canzoniere… cit., pp. 173-197.

195 DE ROBERTIS, Il Cariteo, in L‟esperienza poetica… cit., vol. III, Il Quattrocento e l‟Ariosto, pp. 706-

713.

196 G.GETTO, Sulla poesia del Cariteo, in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», CXXIII, 1945-

61 letteratura volgare e frutto di una grande conoscenza letteraria, che si mantengono «su un tono di nobilissima letteratura, che assume un suo valore e una sua etica ed estetica responsabilità»197.

Enrico Fenzi ha, invece, studiato le differenze linguistiche e stilistiche intercorse tra le due edizioni dell‟opera. Lo studio condotto dal Fenzi ha preso in esame soprattutto l‟aspetto linguistico, concentrandosi sul raffronto delle varianti linguistiche tra la prima stampa del 1506 e la seconda e ultima del 1509198. Il pregevole lavoro di Fenzi rimane uno studio imprescindibile per chiunque voglia studiare la lirica del poeta catalano. Rino Consolo199 e Claudia Fanti hanno preferito concentrare le loro attenzioni sulla considerevole influenza dei modelli classici nella genesi dei componimenti del Cariteo. Lo studio della Fanti prende in esame la presenza properziana, che pare disseminata abbondantemente tra i versi dell‟Endimione200.

Un‟accurata presentazione del poeta, il cui nucleo d‟origine si deve ad una serie di lezioni tenutesi presso l‟Università di Barcellona, incentrate sulla figura e la produzione del Cariteo, è stata svolta nelle pagine di Benet Garret. Profilo di un poeta, da Parenti, che nel suo studio ha cercato di delineare un‟immagine a tutto tondo del poeta, attraverso gli eventi che hanno scandito la sua esistenza e di riflesso la sua produzione, che in questo volume è oggetto di un interessante raffronto tra le fonti classiche e le fonti volgari201.

Francesco Tateo ha invece dedicato alcune pagine al poeta, approfondendo la figura del Cariteo nel più grande contesto napoletano della Napoli aragonese202. Sempre a Tateo si deve l‟unico studio condotto sullo pera delle Metamorfosi, analizzate in rapporto al modello ovidiano, tra le fonti più rilevanti del poema203.

197 Ivi, p. 67.

198 FENZI, La lingua e lo stile del Cariteo, cit. pp. 9-83. Sotto aspetti diversi del canzoniere si è soffermata

in seguito l‟attenzione del poeta. Cfr. E.FENZI, Et avrà Barcellona il suo poeta, in «Quaderns d'Italià», VII, 2002, pp. 117-140.

199 CONSOLO, Il libro di Endimione, cit., pp. 19-94. 200 FANTI, L‟elegia properziana… cit., pp. 23-44. 201 PARENTI, Benet Garret, cit.

202 F. TATEO, L‟umanesimo meridionale, Laterza, Bari 1973.

203 Id., Le Metamorfosi del Chariteo e la fortuna napoletana di Ovidio, in Le Metamorfosi di Ovidio nella

letteratura tra Medioevo e Rinascimento, a cura di G.M.ANSELMI,M.GUERRA, Gedit ed., Bologna 2006, pp. 125-138.

62 Ultimo, ma non meno importante, il contributo offerto dalla Barbiellini Amidei che ha tentato un approccio tematico al canzoniere, mettendone in luce gli aspetti e le componenti più rilevanti204.

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II

Le Metamorfosi

II.1 La riflessione storico-politica

Gli eventi della storia, in ogni epoca e in ogni luogo, hanno sempre lasciato una traccia indelebile nelle opere letterarie, che, anche quando sembrano allontanarsi dalla vita reale o dalle situazioni più vicine agli autori, portano in loro l‟impronta concreta di quella vita che spesso con la letteratura si cerca di evadere. Questo avviene perché la scrittura, per quanto possa connaturarsi come distacco o sfogo ininterrotto dell‟anima, porta sempre con sé un coefficiente di vissuto, che è poi quel di più che si regala all‟arte e che arricchisce ogni opera, rendendola originale.

Ogni testo letterario, chi più chi meno, è figlio, quindi, del contesto storico-culturale che lo ha generato e non fa meraviglia se molte opere, composte in occasione di avvenimenti storici particolarmente importanti, siano state redatte, e pensate prima, proprio con il fine di raccontare ai posteri quel dato evento che ha radicalmente mutato la vita e la storia dell‟autore e del proprio paese. Questo è avvenuto soprattutto in quei periodi storici particolarmente importanti, quei momenti in cui gli intellettuali erano consapevoli di dover trasmettere qualcosa alle generazioni future, di dover raccontare per evitare che tali eventi fossero dimenticati con il passare dei secoli; ricorrendo alla scrittura i letterati hanno così eternato nomi, avvenimenti, cause e conseguenze, spesso rielaborando retoricamente, attraverso gli artifici della poesia, le circostanze più tragiche e dolorose.

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